Vicina è la
Parola
17 agosto 2025 – Domenica xx/c
Geremia 38,4-6.8-10 / Salmo 39
Ebrei 12,1-4
Luca
12,49-57
Il FUOCO
della PACE
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
nella croce del tuo Figlio
ci riveli il senso più profondo
degli eventi della storia e della nostra vita
aiutaci e tenere fisso lo sguardo su Gesù,
affinché corriamo con perseveranza incontro a Lui,
nostra salvezza.
Amen.
Forse mai come in questo periodo storico abbiamo bisogno di uno sguardo più profondo e completo degli avvenimenti. Tutti siamo convinti della necessità della pace che ponga fine agli attuali conflitti che lacerano la convivenza internazionale, ma questo non ci deve esimere da un’analisi “critica” dei processi che li hanno scatenati. Dobbiamo imparare dalle soluzioni che hanno accorciato le distanze nazionali ma non hanno fatto avvicinare le persone nella comprensione delle cause e nel superamento dei rancori evolvendo verso il bene di ciascuno e di tutti.
La Pace è “un Fuoco che consuma e lascia in piedi solo
la verità”, è un processo che procura sofferenza paradossalmente come una
guerra, il cui esito però è completamente diverso: è una vera e propria
rinascita, un “battesimo”, un’immersione fino in fondo nel dolore per
un’emersione alla vita nell’amore che
permette di risorgere!
Contestualizzazione evangelica
di Luca 12,49-57
La comunità di Luca, come la nostra, si sente
interpellata dalle vicende che attraversa e si interroga sul senso della
missione del Nazareno e sulla reale efficacia della sua morte e risurrezione:
“È vana la sua missione o la nostra comprensione di Lui?” (cf 12,49-51).
Essa
sperimenta che “il regno di Dio”, annunciato e attuato dal Nazareno come
Messia “portatore di pace” (cf 2,14), non riappacifica affatto, non
annulla contrasti e divisioni anche al suo interno (cf 2,33-34), addirittura
nelle famiglie (cf vv. 52-53), non neutralizza le inimicizie e le persecuzioni
nei suoi confronti, anzi in alcuni momenti le acutizza (cf vv. 58-59).
Il
suo “immergersi divino” nell’umano [battesimo] è un “fuoco”
(cf 3,16), ma di quale portata? Si è forse estinto quello divampato nella
Pentecoste? (cf Atti 2,3). Sembra così dall’esterno, ma esso agisce dentro
le dinamiche storiche ed esistenziali contrastanti perché il Signore, per primo,
proverà la stessa angoscia che i discepoli e i futuri credenti sperimenteranno
(cf 22,39-46).
Ogni
contesto storico è provocatorio per la comunità dei discepoli e dei credenti,
la porta a “scrutare attentamente” [discernimento] gli eventi, il loro
svolgimento ed esito, in quanto essi stessi sono “una parabola evangelica” da
comprendere profondamente per operare le scelte più opportune (cf vv. 54-57). Sarà così possibile evitare ogni
fraintendimento “ipocrita” dell’annuncio evangelico riguardante “il
regno di Dio” e la sua signoria, come la pace di cui ne è effetto.
Ambientazione
liturgica
+ La
proclamazione liturgica dell’evangelo è preceduta da testi che ne
favoriscono una “piena” comprensione, secondo il principio dell’Ordinamento
liturgico delle letture bibliche di cui la proclamazione evangelica è “il
culmine” (OLM, 2007).
- La
vicenda profetica di Geremia diventa,
per la nostra comunità cristiana, “chiave interpretativa” di quella messianica vissuta
da Gesù Nazareno “servo sofferente” e già annunciata così da Isaia (cap.
53). La sua predicazione, interpretata come disfattista e osteggiata con
l’accusa di scoraggiare, messa a tacere dai rappresentanti del suo popolo che
la rifiutano e lo condannano alla morte, è invece compresa e “salvata” da chi
paradossalmente le è “estraneo” [I lettura],
- Oggi la comunità la assume come paradigma di ogni
esperienza di sofferenza e di persecuzione, anche personale, e si unisce alla
sua invocazione di salvezza non “dal” ma “nel fango” in cui anche
il Figlio/Servo si è immerso per la forza del suo amore, e nella lode a Chi “libera
dal potere della morte” [Salmo 39].
- Proprio su di Lui “teniamo fisso lo sguardo” anche
nel frangente delle persecuzioni; sulla sua “croce” per” non farsi
sopraffare nelle prove”: la sua fiducia nel Padre [fede] è stata
sottoposta alla prova che è anzitutto opposizione e contrasto all’amore
gratuitamente donato [Ebrei 12 – II lettura] ed è il “fuoco” nuovo
e inestinguibile del Risorto che dona la pace (cf Lc 24,36).
+ La Parola, sinceramente accolta e condivisa, ci porta
necessariamente a scelte anche divisive… altrimenti il rischio è di neutralizzarla,
anche con pastorali che spesso prescindono dall’annuncio celebrativo, che invece
dovrebbe essere criterio di discernimento degli eventi storici e per l’esistenza
dei credenti.
Dio nostro Padre,
nella croce del tuo Figlio
ci riveli il senso più profondo
degli eventi della storia e della nostra vita
aiutaci e tenere fisso lo sguardo su Gesù,
affinché corriamo con perseveranza incontro a Lui,
nostra salvezza.
Amen.
Nessun commento:
Posta un commento