venerdì 18 luglio 2025

Vicina è la Parola 20 luglio 2025 – Domenica XVI C L’Essenziale è amare

 vicina è la Parola

20 luglio 2025 – Domenica XVI C

Genesi 18,1-10 / Salmo 14

Colossesi 1,24-28

Luca 10,38-42

L’Essenziale è amare

La cosa peggiore che possiamo fare è “amare le cose ed usare le persone” 

invece che “usare le cose per amare le persone”. (J. Powell)


Contestualizzazione evangelica di Luca 10,38-42

Prendiamo in considerazione il brano evangelico partendo dal suo contesto comunitario: la giovane Chiesa è attraversata da diverse tendenze: chi vuole dare priorità all’ascolto della Parola (cf in Atti: all’insegnamento degli Apostoli… cf 2,42) e chi invece ai bisogni dei poveri (cf 6,2.4).

Luca fa rileggere alla sua comunità quanto vissuto dal Maestro stesso nella sua esistenza terrena e nella sua frequentazione delle case dei suoi amici, come a Betania.

Le due sorelle, Marta e Maria evidenziano infatti, nei loro comportamenti, i due “movimenti vitali” di ogni discepolo e comunità: ascolto e servizio. Il primo senza l’altro rischia di rimanere un intimismo sterile; il secondo senza il primo può diventare un agitarsi e un preoccuparsi insufficiente a comunicare l’amore da cui ha origine. Un amore unico e necessario senza il quale non sussistono né ascolto della Parla servizio (cf Luca 10,38-41, 11,1ss.).

La prossimità del “Regno di Dio in mezzo a noi” (cf 10,9b) è stato mirabilmente espresso nella parabola evangelica di un samaritano che si fa prossimo di un malcapitato (cf vv. 30-37). Alla questione come una provocazione il Maestro ha risposto su “come leggere la Torah” nei suoi due capisaldi dell’amare il Signore con tutto se stessi e il prossimo come se stessi (cf vv. 25-27).

Amare per vivere e vivere per amare! (cf v. 28: “Fa’ questo e vivrai”)

La propria esistenza, che apparentemente viene messa da parte, ritrova la sua vitalità e autenticità proprio nel “prendersi cura”, anzitutto praticato dal Maestro e poi raccomandato ai discepoli (cf 9,1-2.11; 10,9ss).

Entrare... accogliere…” sono gli atteggiamenti di chi annuncia e di chi riceve (ed è un’altra caratteristica di questa prima parte del cammino “verso Gerusalemme” cf 9,51; 10,5.7-8.10).

Ecco che il “cammino del Regno” prosegue per le nostre strade su invito stesso di Gesù: “Va’ e anche tu fa’ così” (v. 37b), e come aveva raccomandato ai suoi “72” (cf v. 5ss.) Lui entra ed è accolto nella casa di Marta che però non è sola, ma ha una sorella Maria che si dedica all’ascolto della Parola del Maestro, mentre lei ne è distolta a causa dei molti servizi (cf vv. 38-40a).

Fin qui è normale e succede in ogni casa, come in ogni comunità, anche nel gruppo dei discepoli (cf 8,3)… stupisce però che Maria sia descritta nell’atteggiamento tipico da discepolo, lei una donna a cui le era negato dalla tradizione giudaica, ma che già il Maestro incluso in quel vedere e udire dei “benedetti” nella sua “lode al Padre” (cf 10,24 e 11,28). 

Queste diversità nell’ospitalità vengono avvertite come un problema, una questione che dovrebbe interessare il Signore e su cui prendere una posizione risolvendo la dialettica a favore del servizio faticoso.

Tuttavia il Signore apprezza l’operato di Marta, ma ne mette anche in evidenza il pericolo che affanno ed agitazione le possano far dimenticare “per chi" tutto questo lavoro; mentre Maria, con il suo star seduta in ascolto, offre quell’aiuto che la sorella chiede e che è la motivazione del suo servire.

L’urgenza del servizio non è esente dalla tentazione di un suo esibizionismo fino a diventare “pretesa di aiuto” e “arma” di giudizio nei confronti di chi sembra trascurarlo, intento invece a salvaguardarne l’essenziale che per il discepolo non è l’inattività ma l’adesione al Signore.

Notiamo una progressione nell’insegnamento lucano del Nazareno culminato nel “farsi prossimo” come criterio di discernimento per una vita coerente, obbediente perché “rivolta a…” anche quando è “curva su…”, ma sempre consapevoli della propria impotenza e inutilità: “Siamo servi senza utile” (cf Lc 17,10).

La misura di questo atteggiamento è il modo nuovo di pregare che il Maestro trasmetterà ai suoi (cf 11,1-2).


Ambientazione liturgica

+ È proprio nella celebrazione eucaristica che noi, assemblea riunita in nome della Trinità, sperimentiamo la sua visita -come ad Abramo- e diventa nostro “ospite” attraverso il Figlio che si è fatto “ospite e pellegrino in mezzo a noi” (cf Prefazio comune VII pag. 403).

- L’ospitalità eucaristica è l’ambiente più idoneo all’ascolto e al servizio, che permette lo svelamento dell’Altro, della sua identità e della sua presenza feconda, nell’impossibilità umana generatrice di vita [Genesi 18 – I lettura] e il riconoscimento degli altri come fratelli e sorelle [Salmo 14].

+ Nella nostra “casa”, come famiglia e come Chiesa, il Risorto è nostro ospite secondo la sua promessa (cf Matteo 18,20) così nella casa di Betania: la stessa Celebrazione, nei due “momenti liturgici” della Parola e dell’Eucaristia, riflette i due atteggiamenti che il Maestro ha riconosciuto in Maria e Marta, e che il Signore richiede alla sua comunità credente e celebrante: ascolto attento ed operoso nel servizio [Luca 10,34-42 - Evangelo].

- È la consapevolezza richiesta ai suoi discepoli e ai credenti di ieri e di oggi, anche “ministri ordinati” senza nessun merito o utilità come lo era Paolo, “prigioniero del Signore”, mentre scrive alla comunità cristiana di Colossi. È sempre apostolo anche nell’inattività, in quanto continua ad esercitare la sua missione di servo per realizzare, attuare la Parola nei suoi cristiani provenienti dal paganesimo. Proprio in quella situazione si fa conoscere l’evento di Dio: Cristo risorto in noi, speranza di una vita libera e nuova [Colossesi 1,24-28 – II lettura].


Preghiamo con la Liturgia

Padre santo e misericordioso,
nella casa di Betania tuo Figlio Gesù
ha conosciuto il premuroso servizio di Marta
e l'adorante silenzio di Maria:
fa' che nulla anteponiamo 

all'ascolto della sua Parola.

Amen.


venerdì 11 luglio 2025

Vicina è la PAROLA 13 luglio 2025 – Domenica XV C “Cosa devo fare…?”

 Vicina è la PAROLA

13 luglio 2025 – Domenica XV C
Deuteronomio 30,10-14 / Salmo 68
Colossesi 1,15-20
Luca 10,25-37
Cosa devo fare…?” 
Ecco la nostra domanda e anche il nostro alibi, sempre concentrati sul dovere e sul fare… mentre prima c’è da vedere per sentire in sé stessi quello che provano gli altri; c’è da avvicinarsi abbandonando paure e resistenze. La cura non è un intervento sanitario, è tenerezza che ci coinvolge fino a sentire su di noi il peso che non possiamo portare da soli… ma coinvolgendo altri.
Le ferite da curare sono anzitutto le nostre: il nostro guaritore è anch’Egli ferito, e dalle sue piaghe siamo stati guariti” (Isaia 53,5; H. J. Nouwen, 1982).
Una parola seminata nel nostro cuore ci dice quanto siamo amati e sulla nostra bocca per dire che anche da noi altri possono esserlo… amati.

Contestualizzazione evangelica di Luca 10,25-37

Un'altra esperienza che la giovane Chiesa ha dovuto affrontare è stata come garantire a tutti, senza distinzioni, l’accesso alla vita eterna. Erano ancora vive le tensioni con il mondo giudaico dove prevaleva il merito sulla gratuità. L’equilibrio tra “amare il Signore con tutto sé stessi e il prossimo come sé stessi” era un binomio vissuto spesso in tensione e che nella comunità lucana viene risolto optando per la prossimità: si può amare con tutto se stessi solo Chi, con tutto sé stesso, si è fatto vicino a noi prendendosi cura di noi rendendoci ora capaci di amare come noi stessi

Leggendo sinotticamente l’incontro del Maestro con il dottore della Torah (cf Marco 12,28-31; Matteo 22,34-40) assistiamo al superamento in Luca di questa dialettica a favore di un amore unico e necessario senza il quale non sussistono né ascolto della Parola servizio (cf Marta e Maria in Luca 10,38-41; la preghiera di Gesù in 11,1 ss.). 

“Il Regno di Dio è vicino a voi” questo è l’annuncio che Il Signore affidò ai “72” (cf 10,9b).

Il Regno, “Presenza” di Dio vicino… quanto? 

Vicinissimo in modo sorprendente; prossimo non solo come superlativo, ma l’essere di Dio in Gesù di Nazaret che, Figlio amato dal Padre, esulta nello Spirito rivelandolo tale a chi non oppone resistenze o non antepone le sue umane capacità. È proprio la radicale prossimità interiore del Padre al Figlio che lo fa esultare di incontenibile gioia, poiché vede proprio nella piccolezza dei suoi discepoli manifestarsi la sua gratuita benevolenza, beati di vedere e di ascoltare questa rivelazione (cf vv. 21-24; 11,27-28).).

Ma chi presume di saperne abbastanza getta la sfida e si barrica dietro una domanda di comodo anche se legittima (cf 10,25-29).

La risposta di Gesù è una parabola che annuncia la sua prossimità: in Lui, Dio non è mai stato così vicino all’essere umano, che per molti versi lo percepisce “straniero/samaritano” alla propria esistenza; non è quindi soltanto un racconto esemplare sul come essere attenti e sensibili, generosi e disinteressati nell’occuparci degli altri o un’icona di misericordia caritativa… è una sorprendente e sconvolgente rivelazione/manifestazione che la vita eterna non si eredita come un diritto di successione e nemmeno la si merita nemmeno per l’osservanza della Torah: solo chi è capace di accorgersene conosce chi è suo prossimo, Dio per primo in Gesù e in Lui tutti lo sono!

Ora tutti, in quanto umani, possono ricevere in dono la vita eterna, basta saper vedere e provare compassione, avvicinarsi e curare, farsi carico…


Ambientazione liturgica

+ La Parola ci raggiunge, prossima alle nostre orecchie e al nostro cuore, e in questo ascolto si gioca anche il nostro agire nel praticarla e nel rapportarci con gli altri. Quanto è necessario un atteggiamento di totale apertura alla sua proclamazione liturgica! Non si tratta di avere un’attenzione scolastica ma la semplicità evangelica dei “piccoli”: un’accoglienza senza pretese di comprensione, interiore che la lasci agire in noi. 

              - La Parola è molto vicina” e la sua prossimità ci permette ora di agire come fu per Israele in esilio, lontano dalla sua terra e dal suo santuario ma non dalla Presenza nel cuore e nella bocca di ogni povero esule, come lo era stata in Mosè. La Torah non dice solo quello che si deve fare, ma annuncia quello che si diventa capaci di fare nel praticarla in forza della sua prossimità.

              - Dio gli è amico, alleato anche in questa miserevole situazione del suo popolo, come lo fu nel deserto, perché le sue parole sono gli stessi accadimenti, anche quelli più dolorosi…. e il popolo lo capisce come non mai, proprio in una situazione di “distanza” dalla terra che aveva ereditato. Da lì, infatti nascerà una nazione nuova con la forza costruttiva della Parola, suscitando la speranza in un nuovo intervento di Dio, personale [Deuteronomio 30 – I lettura / Salmo 68]. 

- Questa Parola, in Gesù di Nazaret, si è resa visibile, “si è fatta carne” (Giovanni 1,14) e nella sua risurrezione si è manifestata come senso e centro di tutto: in Lui è la nuova creazione; la pienezza che riconcilia gli opposti dell’esistenza e della storia; nel suo “corpo” glorioso che tutti ci unisce “rappacificati nel suo sangue sparso sulla croce” e “trasferiti” nel regno della Vita da persone nuove [Colossesi 1 - II lettura].

+ Partecipiamo a questa pienezza proprio nella celebrazione eucaristica, rinnovarsi della nuova creazione, elemento interiore che fa esplodere il vecchio per far spazio al nuovo.

Mangiando del suo corpo diventiamo il suo corpo!

- La carne della Parola è ora quella di ogni malcapitato che gli è prossimo e di cui è prossimo con la sua umanità solidale: vede e ne prova in sé il travaglio, avvicinandosi ne cura le ferite, facendosene carico, affidandolo alle cure di altri… che paradossalmente siamo noi! [Evangelo]

+ All’inizio di ogni nostra celebrazione invochiamo: Kyrie, Christe eléison! affidandoci alla sua misericordia; al termine, dopo aver sperimentato la prossimità della sua Parola e risanati dal suo Corpo e Sangue, ci affida le ferite dell’umanità da cui non possiamo più fuggire con la scusa di andare da Lui, ma a cui avvicinarci e farci prossimo appunto.


Preghiamo con la Liturgia

Padre santo e misericordioso,
che nel comandamento dell'amore
hai portato a compimento la Torah e i Profeti,
donaci un cuore capace di misericordia
affinché, a immagine del tuo Figlio,
ci prendiamo cura dei fratelli e sorelle
nel bisogno e nella sofferenza.

Amen.


Vicina è la Parola 20 luglio 2025 – Domenica XVI C L’Essenziale è amare

  vicina è la Parola 20 luglio 2025 – Domenica XVI C Genesi 18,1-10 / Salmo 14 Colossesi 1,24-28 Luca 10,38-42 L’Essenziale è amare La cos...