“LE PAROLE… LA PAROLA”
31 ottobre 2021 – XXXI Domenica T.O./B
Deuteronomio 6,2-6 / Salmo 17 / Ebrei 7,23-28 /
Marco 12,28-34 L’Amore basta alla vita
Il cammino dell’Amore
Seguito dal cieco che ora ci vede “di nuovo”, dopo essere riemerso dalle “viscere” della terra [Gerico circa -250 m s.l.m.], Gesù fa il suo ingresso trionfale in Gerusalemme [+754 m s.l.m.] (cf Marco 11,1-11).
Sarà una settimana molto intensa di insegnamenti e di scontri con le autorità religiose e politiche che mettono in discussione l’autorevolezza del Nazareno nel suo operare messianico dimostrando così la loro “cecità” [“non lo sappiamo”], e la loro sterilità dovuta all’incredulità, ben rappresentata dalla “parabola del fico” (cf vv. 12-33).
Il culmine dello scontro avviene quando un’altra drammatica e sanguinosa parabola li riguarda direttamente: quella del figlio ucciso dai vignaioli omicidi (cf 12,1-12). In essa Gesù dà anche il significato più profondo e autentico del suo rifiuto e dello scarto, come evento nel quale il Padre può finalmente e definitivamente operare a favore dell’umanità.
La calma che segue è solo apparente poiché farisei, erodiani, sadducei, scribi si fanno avanti per dirimere questioni riguardanti il tributo da pagare all’imperatore romano (cf vv. 13-17), la risurrezione dei morti (cf vv. 18-28), il comandamento principale della Torah (cf 12, 28-34).
Non si tratta di semplici dispute dottrinali, dentro ci sta qualcosa che riguarda direttamente Gesù, il suo destino messianico, la sequela dei suoi discepoli, la folla che ammirata lo ascolta volentieri, la nostra fede in Lui.
Nel suo consegnarsi riporta tutto al Padre, Dio della vita, e rivela il principio “primo” che muove anzitutto il suo essere e il suo agire: l’amore.
Tutto quello che Egli come Figlio (cf vv. 35-37) finora ha operato e insegnato, anche apparentemente contro la Torah, in realtà ne compie il senso e il significato: amare.
Quello che non riescono più a fare gli scribi, lo attuerà la vedova che “nella sua miseria… ha gettato tutto quello che aveva per vivere” (cf vv. 38-44), vera immagine di Colui che dona [espone] la sua vita per noi e per tutta l’umanità in un amore incommensurabile.
Mentre la mentalità legalista cerca una graduatoria di doveri, la logica divina è quella dell’amore che compie ogni legge, è “il senso di tutte le scelte, di qualsiasi responsabilità che ci investe, di ogni compito che assumiamo nell’esistenza… infatti giudica e relativizza ogni scelta umana dichiarandola incompiuta e contemporaneamente gravida di eternità”.
La risposta di Gesù sta nel consegnare la propria esistenza di Figlio che manifesta la prossimità al/del regno di Dio, attuando Egli stesso il “comandamento più grande” nell’amare il Padre con tutto se stesso e noi come se stesso.
Così Egli annuncia la speranza che la propria vita, e di tutti quelli che di umana non ne hanno più come la vedova [miseria], porta a compimento la storia dell’alleanza tra Dio e il suo popolo;
nulla nell’umanità andrà più a vuoto, infatti sulla croce dirà: è compiuto.
Contestualizzazione liturgica
Quante volte è andato fallito l’invito [ascolta] di Dio al suo popolo di osservare e di praticare, gravido di una promessa di felicità! (cf Deuteronomio 6 – I lettura odierna). Eppure niente di più bramiamo che questa svincolati da ogni imposizione, convinti che essa stia proprio nella libertà di fare e non di essere (cf Salmo 17).
Chi ci salverà da questo radicale e drammatico fraintendimento? Solo Colui che ha offerto se stesso una volta per tutte [èpafax] (Ebrei 7 – II lettura).
E questa parola attua ciò che dice nella nostra fiducia che sia possibile anche per noi far prevale l’amore con tutta la sua forza (cf 1Corinzi 2,4).
Non sperimentiamo ancora volta nei fragili segni del pane e del vino quest’amore che trasforma in sorgente di vita?!
In preghiera
Padre,
tu sei il nostro unico Dio e Signore
fa’ che ti ascoltiamo,
perché i cuori, i sensi e le menti
si aprano alla logica dell'amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito santo, nel tempo e nell’eternità. Amen.