giovedì 27 ottobre 2022

VICINA È LA PAROLA 30 OTTOBRE 2022 DOMENICA XXXI/C …solo dal basso

VICINA È LA PAROLA 
30 OTTOBRE 2022 
DOMENICA XXXI/

Sapienza 11,22- 12,2 


Salmo 144 
2Tessalonicesi 1,11- 2,2 
Luca 19,1-10 
…solo dal basso 
Troppo facile dare una mano a qualcuno quando si è in una situazione di superiorità o  quando si è nel pieno delle proprie forze verso qualcuno che è allo stremo. 
Ci dà quella sensazione di chi ha le possibilità, quasi un benefattore meritevole almeno di  encomio. 
Chi facendosi uomo è sceso fin al nostro livello ed anche più giù… amandoci “dal basso”. Così scrivevo nel commento di domenica scorsa. Ma il Vangelo non finisce di sorprenderci  quando leggiamo che il Rabbi nazareno, nel suo “tortuoso” cammino verso Gerusalemme, scende  addirittura fino a Gerico [Jericho], la città più antica la mondo e sorta nella valle più infima del  pianeta, a -250 m s.l.m. nella depressione del Mar Morto. 
Più in basso di così! 
Permettendo ad un piccolo uomo, non solo di statura fisica ma anche morale, di salire sopra  un sicomoro pur di vederlo, di incontrarlo e di potergli parlare. 
Quanta strada ha fatto quel Dio che noi vorremmo rinchiudere in un santuario, fino a  scendere così in basso per poter entrare non solo nella casa di quell’uomo ma addirittura nella sua  esistenza a tal punto da sovvertirla, facendogli scoprire che anche lui è figlio di Abramo. 
Dal basso per farci risalire alla nostra vera e piena dignità di esseri umani, questa è la  strategia e la tattica usate dal Figlio nel cui volto vediamo riflessa la nostra immagine, quella  impressa dal Padre fin dalle origini. 
Contestualizzazione evangelica di Luca 19,1-10 
L’esclusivo racconto lucano dell’incontro tra Gesù e Zaccheo, il capo degli esattori delle tasse  di Gerico, e proclamato in questa Liturgia domenicale, sembra essere direttamente in continuità con  18,9-14 dove uno dei due protagonisti della parabola è appunto un esattore delle tasse, un  pubblicano. 
In realtà c’è altro che Luca racconta “nell’esodo di Gesù verso Gerusalemme, un  insegnamento che lo riguarda: è Lui il Figlio dell’uomo atteso, ma lo è in modo inatteso, che nei  reinterpreta l’immagine (vv. 31-33). Un insegnamento offerto a quanti lo seguono (vv. 15.26.31.34):  destinatari dell’agire gratuito di Dio e, allo stesso tempo, soggetti del dare forma ad un’esistenza in  grado di accogliere il dono, come quella di neonati che, dal punto più basso della scala sociale, sono  innalzati secondo la logica del Regno (vv. 15-17; cf 1,52; 18,14)” e del capo che, pur nel punto più  alto, ha però domande sulla riuscita della propria esistenza impeccabile (vv. 18-23). [E. BORGHI
L’evangelista annota che l’insegnamento proposto a tre ondate, secondo la sua abile  tessitura narrativa, non viene compreso dai discepoli fin dopo la risurrezione, svelato dal Risorto 
stesso (cf 2,50; 24,44). L’episodio del cieco mendicante lungo la strada per Gerico ne è l’icona più  significativa soprattutto nella vista nuovamente ritrovata e nella sua decisione di seguire Gesù (vv.  35-43). 
La comunità lucana ha davanti a sé un cammino di sequela del Signore e di comprensione  della logica del regno inaugurato e attuato da Gesù che le permetterà di vedere finalmente con  chiarezza e lungimiranza la sua chiamata e la sua missione, ponendosi da punti di vista differenti. 
L’incontro di Gesù con Zaccheo, quasi compimento degli eventi di salvezza da Lui operati, è  un paradigma sempre attuale di questa esperienza che ha come centro l’amore incondizionato verso  chiunque e la fiducia nel bene presente in tutti. Lungo il suo percorso terreno Egli ha sempre  “cercato” di incrociare lo sguardo di chi forse anche inavvertitamente lo stava desiderando. 
Di questo episodio non mi dilungo nel commento, altri lo faranno molto meglio, tuttavia  impariamo a non leggere isolatamente anche gli episodi di più belli del vangelo, finirebbero per  diventare quadretti da appendere in sacristia o poster in qualche aula di catechismo. 
Non ci sfuggano l’ostinato desiderio e la ricerca di vedere (v. 3), gli ostacoli che non fermano  la corsa e la salita (v. 4 e 7), lo sguardo che incontra e le parole che incoraggiano (v. 5), la fretta e la  incontenibile gioia (v. 6), la dignità e la giustizia ritrovate davanti al Signore (v. 8), la salvezza che si  fa avvenimento nell’oggi di una storia partita da molto lontano -Abramo- e sempre attuale (vv. 9- 10). 
Ambientazione liturgica 
+ La casa di Zaccheo diventa il santuario nel quale Dio manifesta il suo amore  misericordioso, così come lo è stata la casa di Maria (cf 1,28) e come lei prova una gioia  incontenibile. [Evangelo] Proprio per questo motivo si proclama Luca 19 nel Rito per la  consacrazione di una chiesa. 
- Cosi la salvezza si manifesta e si attua in una “liturgia laica” che ha come ministri gli opposti. legati da un Dio che non chiede di arrampicarci sugli alberi, perché la Vita che vuole donarci è sul  nostro stesso piano. A questo ci conducono passo passo i riti: accogliendoci, introducendoci,  perdonandoci… così la Parola, che parte da lontano, ci raggiunge “oggi” e imbandisce per noi  un’unica mensa, condivisa con tutti poveri a patto che con essi noi ci riconosciamo perché Dio ama  la Vita! [Sapienza 11 – I lettura
- In Gesù è il Padre chi cerca la vita che si era perduta unendosi alla ricerca di chi perdersi  non vuole, ma non sa come arrivarci e fa casa con noi, in noi (cf Lc 15,6.9.24.32). “Ogni volontà di  bene” viene raccolta e valorizzata senza l’ansia di interventi risolutivi [2Tessalonicesi 1 – II lettura],  trasfigurata sulla mensa eucaristica, trasformando anche il covo dell’imbroglio in una festosa liturgia  di Vita. [Salmo 144
+ Prima di ricevere il corpo del Signore a lui noi ci rivolgiamo con le parole del centurione  romano: “Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto…; ma di’ soltanto una parola” (cf Lc 7,7) ed io sarò salvato. Ed invece entra come da Zaccheo. Accogliamolo con la stessa gioia e con la stessa  decisione di condivisione. 
Preghiamo con la Liturgia 
Dio nostro Padre, 
che ami la vita, 
e nel tuo Figlio Gesù 
sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, 
dona anche a noi di accoglierti con gioia  
nella nostra casa e aiutaci a condividere  
con i fratelli e sorelle i nostri beni 
Amen.

venerdì 21 ottobre 2022

VICINA È LA PAROLA 23 OTTOBRE 2022 DOMENICA XXX/C Siracide 35,15…22 Salmo 33 2Timoteo 4,6-8. 16-18 Luca 18,9-14 …dal basso

VICINA È LA PAROLA 

23 OTTOBRE 2022 
DOMENICA XXX/
Siracide 35,15…22 
 Salmo 33 
2Timoteo 4,6-8. 16-18 
Luca 18,9-14 
…dal basso 
Chi si pone in un atteggiamento che non giudica e non rinfaccia magari a sua volta ha ricevuto  attenzione e aiuto proprio in un momento nel quale stava davvero “giù” come si dice… Qualcuno che ti è stato vicino è riuscito anche darti una mano, ti ha risollevato; non solo ti  ha rimesso in piedi… ma in qualche modo ti ha fatto “risorgere”. 
La consapevolezza delle proprie fragilità e inadeguatezze ci preserva dall’usare maschere e  dal ritenerci capaci di farcela da soli. Gli eventi della vita spesso scardinano la nostra presunzione e  la nostra autosufficienza; ma se così non fosse la preghiera ci offre questa possibilità di metterci a  nudo davanti a chi ci accoglie, ci avvolge, ci sostiene con infinito amore… a Chi facendosi uomo è  sceso fin al nostro livello ed anche più giù… amandoci “dal basso”. 
Contestualizzazione evangelica di Luca 18,9-14 
Anche se non esplicitamente citato qui, non dobbiamo però dimenticarci che siamo nella  parte finale e conclusiva del cammino di Gesù verso Gerusalemme (cc. 9,51-19,29). L’evangelo del  Dio misericordioso stupisce sempre di più coloro che inaspettatamente si sentono raggiunti dalla  gratuità della salvezza e con gratitudine si aprono ad accoglierlo nella loro esistenza, manifestando  così una fede disarmata ma assoluta nei suoi confronti: la gioia di essere salvati! 
Questi sono gli ultimi passi del percorso coinvolgente e sconcertante per chi, come i farisei,  ritengono di essere giustificati dalla loro cieca e ipocrita osservanza della Torah ascrivendo a se stessi  i meriti di questa conquista (cf 16,15). Addirittura “disprezzano gli altri” (cf 18,9) che invece, senza  meritarlo affatto -in quanto esattori delle tasse e gente di malaffare- però “si avvicinavano a Gesù  per ascoltarlo”; soprattutto mormoravano contro di Lui che li riceve e addirittura mangia con loro (cf 5,29-32; 15,1-3). 
Le parabole che continuamente il Nazareno propone non fanno altro che chiarire in modo  inquietante il volto inatteso di Dio, provando in tutti l’imbarazzo di doversi interrogare e di prendere  posizione. Il racconto evangelico di Luca le presenta in modo esclusivo e tale da caratterizzare la  gratuità dell’amore che sovverte ogni criterio e costituisce il vero modo di stare in rapporto con Dio. 
La parabola proclamata nella liturgia della Parola di questa domenica raggiunge il culmine di  questa esperienza nel salire al Tempio e discendere a casa giustificati (cf. vv. 10 e 14). L’esattore delle tasse manifesta chiaramente la sua totale incapacità di vivere non solo in  una giusta relazione con Dio ma anche con se stesso e con gli altri. 
Il fariseo “prega se stesso” e Dio devo solo mettere la firma alla sua autocertificazione. Mentre lui si elogia Egli è uscito dal Tempio ed aspetta a casa sua il pubblicano giustificato,  come sarà per Zaccheo! (cf 19,1-10). 
Ambientazione liturgica 
+ Anche noi “saliamo al Tempio” dalle nostre case … e come ci ritorniamo? [Evangelo] Che esperienza abbiamo condiviso con i nostri fratelli e sorelle nella celebrazione  eucaristica? 
- È proprio la I lettura tratta dalla parte di Siracide dedicata al culto autentico (cf 34,18- 35,18) a metterci in guardia sul nostro ricorrente atteggiamento di voler “accattivare” l’attenzione 
del Signore su di noi e sui nostri problemi, in modo esclusivo… a volte quasi a scapito degli altri. Mentre il povero, colui che nulla si aspetta e pretende, sperimenta gratuitamente il suo amore. - Sono proprio i poveri, vitale componente della chiesa comunità credente, a cantare la loro  esperienza gioiosa di una liberazione inattesa e imprevista. [Salmo 33]  
- Così ci colpisce la consapevolezza di Paolo della sua assoluta povertà come discepolo e  come apostolo in cammino sulle tracce del suo Signore nel dono di se stesso. Ma è proprio Lui a  liberarlo dal male, a sostenerlo e a dargli forza, a giustificarlo in base all’amore vigilante condiviso  con tutti i poveri che con amore attendono al sua manifestazione”. [2Timoteo 4 – II lettura
+ La nostra partecipazione al sacrificio pasquale di Cristo è una “liturgia vivente” (cf Romani 12,1) che si compie nel vissuto quotidiano segnato dalla solitudine, dal fallimento, dalla  emarginazione. La consapevolezza della comunione in Lui con tutti i poveri del mondo non ci fa  sentire fuori posto o inutili, ma autentico seme di vita nuova. 
Preghiamo con la Liturgia 
Dio nostro Padre, 
che sempre ascolti la preghiera dell'umile, 
guarda a noi come al pubblicano penitente, 
e fa' che ci apriamo con fiducia  
alla tua misericordia, 
che da peccatori ci rende giusti. 
Amen.
 

sabato 15 ottobre 2022

VICINA È LA PAROLA 16 OTTOBRE 2022 DOMENICA XXIX/C L’elogio dell’INSISTENZA

VICINA È LA PAROLA 
16 OTTOBRE 2022 
DOMENICA XXIX/
Esodo 17,8-13 / Salmo 120 
2Timoteo 3,14- 4,2 
Luca 18,1-8 
L’elogio 
dell’INSISTENZA 
A dire il vero poco sopporto le persone insistenti e petulanti… ma alla fine cedo alla loro  richiesta. Non so bene se per “togliermele dai piedi” o per acquisita convinzione. Comunque il  fastidio rimane ogni volta che mi capita. 
Questi tali non si arrendono facilmente al primo diniego, sembrano quasi lottare, non tanto con me, ma per alzare un argine verso qualcosa che inesorabilmente li sovrasta e minaccia di  sopraffarli, di travolgerli. 
Ma dinnanzi alle ingiustizie che affamano e insanguinano gran parte dell’umanità non  possiamo tollerare che l’insistente “grido dei poveri” rimanga inascoltato o sottaciuto.  Deve infastidirci, romperci le orecchie e il capo…Anche la voce che utilizziamo nelle nostre preghiere  deve essere la loro, inascoltata supplica di giustizia.  
Lo rimarrà per molto, per sempre? 
Contestualizzazione evangelica di Luca 18,1-8 
Mentre Gesù opera una guarigione, quella dei lebbrosi (Luca 17,11-19) già segno del regno  di Dio presente, i farisei stanno ancora ad interrogarsi sulla sua “venuta” che essi ritenevano  destinata al futuro e quindi impensabile per il loro presente: Il regno di Dio è in mezzo a voi(17,20- 21).  
In realtà anche la comunità lucana era attraversata dallo stesso interrogativo, che se con  connotati più storici (cf Atti 1,6). Ecco dunque il bisogno di un insegnamento rivolto ai discepoli per  chiarire la dialettica-dinamica tra futuro e presente, “già e non ancora”, tipica della teologia lucana  della storia che fissa nel “mistero pasquale” del Signore il suo perno e punto di discernimento per  tutta la storia della Salvezza vissuta da Israele (cf vv. 22-37). 
Come suo solito, la narrazione lucana pone qui una parabola estremamente realistica (vedi  quella di 11,5-8) che apre su un aspetto sempre emblematico per la vita dei credenti: pregare  perché, per cosa… come? (cf 18,1-8).  
Pregare per credere… per vivere! 
Dopo l’invito ai discepoli ad un profondo discernimento [“Ascoltate”] questa potrebbe  essere la risposta più consona alla conclusione del Signore che è uno sconcertante, quanto  misterioso interrogativo sulla fede (cf v. 8b) una sfida ancora più ardua: la percezione della non  curanza di Dio, il suo tergiversare difronte alle ingiustizie nel mondo. 
Il credente, come la sua comunità, avverte tutta la sua disarmata povertà [“una vedova”] e  questa è la forza della preghiera per i nuovi invitati alla festa del regno di Dio inaugurato e attuato  da Gesù, soprattutto nel momento in cui subiscono ingiustizie. La chiesa del Signore sarà sempre  “assetata di giustizia” (cf 6,20 ss.; Mt 5,6), in un mondo che ne è affamato e nello stesso cinicamente  incurante [“il giudice cinico”].  
Ambientazione liturgica 
+ L’azione liturgica ci pone in un fondamentale atteggiamento che vediamo rappresentato  da Mosè a favore del suo popolo, “stare ritti dinanzi a Dio” [Esodo 17 – I lettura]. È un gesto 
disarmato, “fino all’esaurimento delle forze, fino al limite di quanto un uomo può portare della  consapevolezza della propria impotenza e del bisogno die fratelli, fino al limite della tensione  estrema della fede: in un dialogo che coinvolge Dio e l’essere umano nella lotta comune contro il  non-senso, contro il male, l’ingiustizia che opprime i poveri”. (COMUNITÀ DI VIBOLDONE
- Mentre c’è chi esce in battaglia in una lotta corpo a corpo, la comunità, raccolta in  eucaristia, interpreta l’esistenza dell’umanità e la sua storia credendo nel Dio vivo, Presenza che  attraversa per sempre, dalla creazione, la sua storia [Salmo 120]. 
- Al suo interno ci saranno sempre falsi maestri che cercheranno e proporranno altre strade  e altre convinzioni sull’azione di Dio “onnipotente”: ma “l’uomo di Dio resta saldo” perché è  attrezzato dalla sola forza della parola di Dio che ne manifesta la presenza come “manifestazione  del suo regno”. Da qui la sua insistenza a tempo debito e indebito [2Timoteo 3 – II lettura]. 
+ È la stessa insistenza evangelica della donna cananea di Matteo (15,21 ss.) e della vedova  che nel brano evangelico di Luca [1,1-8] oggi è per noi annuncio e invito alla fiducia non degli illusi  ma degli “amici” che conoscono dal Figlio cosa voglia dire essere amati dal Padre (cf Giovanni 15,14- 16). 
Questa vedova, di cui si parla può simboleggiare la chiesa stessa nel suo complesso o quei  poveri nello spirito che non hanno altra speranza che Dio”. (RABANO MAURO) “Quanta paura nella cristianità! Si ha l’impressione che i cristiani siano senza fede, tanto sono  stanchi e intimiditi di fronte a ciò che accade o che sta per accadere (…). Ma non basta una fede  qualunque: bisogna lavorare con Cristo… averlo con noi, non come ostaggio… ma come guida”.  (PRIMO MAZZOLARI
Preghiamo con la Liturgia 
Dio nostro Padre, 
che hai accolto l'intercessione di Mosè, 
dona alla Chiesa di perseverare 
nella fiducia e nella preghiera 
fino a quando farai giustizia ai tuoi amici 
che a te gridano giorno e notte. 
Amen.

Vicina è la PAROLA 14 aprile 2024: III Domenica di Pasqua - Guardare… toccare… mangiare

Vicina è la PAROLA   14 aprile 2024: III Domenica di Pasqua Atti 3,13…19 / Salmo 4 1Giovanni 2,1-5 Luca 24,35-48 Guardare… toccare… mangia...