sabato 27 febbraio 2021

“LE PAROLE… LA PAROLA” 28 febbraio – Con Gesù sul monte: Marco 9,2-10

 LE PAROLE… LA PAROLA” 

28 febbraio – Con Gesù sul monte: Marco 9,2-10

Genesi 22,1…18 / Salmo 115 / Romani 8,31-34 




Se nella I domenica Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto, “messo alla prova come figlio”- e lì si manifesta già vincitore  anticipando la sua morte in croce -, nella II Egli conduce con sé tre  discepoli sul monte deserto e abitato oltre che da loro, anche da  Mosè ed Elìa, ma soprattutto dal Padre. 

È Lui che adesso ad essi conferma la figliolanza del loro  maestro: “È questo il figlio mio, quello che io amo”, con una “trasfigurazione” che ne anticipa la risurrezione; a Lui conferma  quanto già avvenuto al Giordano. 

Nuovo è ora l’invito ai discepoli, che con Lui hanno già  condiviso buona parte del suo percorso terreno e che sono più  volte rimasti sconcertati e increduli, soprattutto davanti alle sue  previsioni riguardo il suo tragico destino (cf 8,31-38). 

Ascoltatelo” dice loro la voce del Padre, che non rievoca solo  l’atteggiamento fondamentale chiesto dal Signore al suo popolo  Israele nello shemà (cf Deuteronomio 6,4; 18,15), ma è un chiaro  invito a non esitare nel seguirlo, superando la loro comprensibile  paura, che manifesteranno anche più avanti (cf 9,32). 

Per il discepolo/credente e per l’intera comunità cristiana, è  iniziato un percorso di “conversione”, di “ritorno” alla propria  rinascita, il battesimo/immersione nella pasqua del Signore, un  “cambiamento”, quindi fatica e impegno, ma anche scoperta e  novità. 

Consapevoli delle difficoltà/prove, sappiamo che il Signore ha  già percorso per primo questo cammino fino in fondo, e che  attraverso la sua sofferenza e morte ci ha manifestato e  comunicato la Vita di figli del Padre. 

È stato così già nella vicenda di Abramo con suo figlio Isacco,  un riferimento luminoso e sconcertante nello stesso tempo: 

smarrimento e liberazione, sempre vissuta per Israele in modo  imprevedibile (Genesi 22 – I lettura odierna).  

Stupore per l’assurda “richiesta divina” e liberazione nel  “perdere la vita” che Gesù porta a compimento per ogni essere  umano come “dono di sé” in un amore assoluto. 

In Lui si rinnova l’alleanza tra Dio è l’umanità, iniziata  nell’elezione di Abramo e compiuta nella Pasqua, anticipata per  entrambi su un monte, che vede anche i discepoli “impauriti e  ammutoliti” e poi orientati alla risurrezione. 

L’episodio della trasfigurazione, come ci è “raccontato” dai  tre sinottici, costituisce uno squarcio di luce che illumina il  cammino dei discepoli e il nostro, ne alleggerisce la fatica per non  farci vincere dallo scoraggiamento e dalla paura, accompagnati  dalla consapevolezza che “Dio è per noi” (Romani 8 – II lettura) in  ogni situazione, anche la più pericolosa e assurda. 

Siamo quindi invitati a proseguire il cammino quaresimale con  questa fiducia perché già ne intravvediamo la meta luminosa e  gioiosa nella trasfigurazione sul monte, consapevoli che stiamo  vivendo e celebrando la Pasqua proprio in questo “tempo quaresimale” così critico. 

Il “cambio epocale” evidenziato da papa Francesco, anche in  questo tempo di pandemia, fa emergere la necessità di “un impegno  profondo per arrivare a un cambiamento di paradigma – ma questo  passo è ancora problematico”.  

Ancora “non vediamo questo cambiamento, almeno esso è  ancora molto sottotraccia, perché si tratta appunto di mentalità.  Ricordiamo che la mens latina, nella sua radice che viene dal  sanscrito, aveva il significato di ardore, di veemenza, di qualcosa che  ti trascina verso il fondamento delle cose. 

Quindi la mentalità è qualcosa di molto profondo, è il modo in  cui io mi rapporto con la realtà delle cose e mi regolo rispetto a essa. Oggi siamo ancora molto lontani da una mentalità nuova, c’è  molto da fare a tutti i livelli per fare in modo che la lezione del Covid  sia pienamente accolta dalla nostra contemporaneità”. 

(Jesús Morán Cepedano)

Se trasfigurato è l’aspetto fisico, umano di Gesù come da una  fiamma interiore, è soprattutto trasformato lo “sguardo” dei  discepoli che alla fine vedono solo Lui con loro nella discesa dal  monte proseguendo il cammino verso Gerusalemme. 

Il segno del “cambiamento avvenuto”, della possibilità ormai  non più smentita, ci è dato dal vivere e dal morire di Gesù  nell’irreversibile passaggio “dalla morte alla vita”, che determina  anche per noi di poter vivere nella verità ultima di noi stessi e della  nostra esistenza, anticipata in ogni più piccolo segno e gesto  d’amore. 

E l’amore, oltre ad illuminare, permette di vedere il volto del  Figlio in tutti i fratelli e sorelle che incontriamo. 

Roberto


giovedì 25 febbraio 2021

Riflessione con le coppie per la loro vita coniugale e familiare con d. Roberto -Sabato 6 marzo ore 19.00 Cattedrale di Ortona /meet-google.com

 E vissero 

felici e contenti… 



Riflessione con le coppie

per la loro  vita coniugale e familiare

d. Roberto 

Sabato 6 marzo ore 19.00 Cattedrale di Ortona 

meet.google.com/edd-igoe-qcf


“LE PAROLE… LA PAROLA” 21 febbraio – Con Gesù nel deserto: Marco 1,12-15

 LE PAROLE… LA PAROLA” 

21 febbraio – Con Gesù nel deserto: Marco 1,12-15 Genesi 9,8-15 / Salmo 24 / 1Pietro 3,18-22 



Dopo la sua immersione nel Giordano, continua per il  Nazareno la presa di consapevolezza della divinità di Figlio del  Padre nella sua umanità, immersa nella nostra. 

È ancora lo Spirito, che gli ha suggerito la voce del Padre: Tu  sei mio figlio, l’amato, a spingerlo attraverso il deserto, sulle orme  del suo popolo verso la terra della libertà e dell’alleanza, ma che  rappresenta anche ogni deserto della nostra esistenza umana e  situazione della nostra solitudine e fragilità. 

Nella lotta che Gesù conduce contro Satana, il  “divisore/tentatore”, ogni cristiano ritrova il suo dramma  personale. Come prima Israele, nel deserto, aveva dovuto  lottare per scegliere: la parola di Dio o la sicurezza politica e  economica; il Signore o gli idoli; accogliere Dio come Signore  o esigere da lui dei miracoli; anche noi cristiani viviamo nella  costante dialettica “nel mondo, ma non del mondo”. 

Ed è proprio in questi momenti che si sperimentano le  tentazioni più minacciose e insidiose, così è stato per Israele  e così è per il Figlio: tornare indietro; rinnegare la propria  figliolanza, rifiutare la propria missione. 

Per questo, ogni anno, con sapienza pastorale, la liturgia apre  il tempo della Quaresima con l’Evangelo di Gesù nel deserto, di  cui le tre redazioni evangeliche ce ne danno un quadro completo1

1 40 giorni ha un forte valore simbolico (40+10 oppure 10x4 – Sant’Agostino) ed ha un costante richiamo biblico, per questo Gesù ha trascorso vissuto 40 giorni nel deserto. 40 giorni e notti di Noè nell’arca durante il diluvio; 40 giorni di Mosè sul monte Sinai; 40 anni di Israele errante nel deserto;  40 giorni il drammatico cammino di Elia verso il monte Carmelo; 40 giorni di tensione per la sfida  

tra il piccolo Davide e il gigante Golìa; 40 giorni il tempo chiesto da Giona ai Niniviti per chiedere la  loro conversione. Un numero e un tempo fortemente di prova, di fatica, di impegno per incontrare  il Signore: ci è donato un tempo di “rigenerazione”. ricerca provata, ma di sicuro incontro con Dio  in Gesù.


Il deserto, oltre alla solitudine ed al silenzio, evoca la  convivenza austera con la natura e con i propri limiti umani di  fronte ad imprevisti ed asperità insuperabili. Riduce all'essenziale,  spogliando del superfluo e delle vanità, concentrando su poche  cose fondamentali: acqua, cibo, strada giusta, riparo dal sole. Così  la Quaresima ci vuole riportare alla sostanza dell'esistenza  cristiana. 

Per Israele però è anche la memoria incancellabile di un  esodo di liberazione, che lo ha fatto crescere come popolo libero;  per i profeti è una scuola severa, che li ha attrezzati per la  missione, ma anche un tempo di ascolto, di amore (Osea). 

Se l’episodio delle prove di Gesù nel deserto deve essere  letto in continuità con l’immersione nel Giordano dove il Padre  rivela e invia con la forza del suo Spirito il Figlio amato, inizia un  tempo di lotta che si protrarrà lungo tutta la sua esistenza e  missione. Anche per noi il battesimo non introduce in uno stato di  sicurezza e di tranquillità, ma di prova: la vita cristiana è scelta e  mai è opportunismo!  

Dopo, infatti, Gesù comincerà ad annuncerà che è finalmente  iniziato un tempo nel quale possiamo incontrare Dio in mezzo a  noi: è una bella notizia a cui però occorre mentalizzarsi, cioè  convertirsi: tra noi e Lui non c’è più distanza e separazione. 

Inizia una nuova alleanza che l’inimicizia inziale tra Adamo e  Dio aveva compromesso l’armonia di tutto il creato. Non tutto è  andato perduto, come si testimonia il patto stabilito con Noè dopo  il diluvio (Genesi 9 - I lettura di oggi). 

“Rompendosi la comunione con Dio, si è venuto ad incrinare  anche l’armonioso rapporto degli esseri umani con l’ambiente in cui  sono chiamati a vivere, così che il giardino si è trasformato in un  deserto (cf Genesi 3,17-18)” (FRANCESCO). 

Infatti la liturgia è pervasa dall’ottimismo evangelico, sia nelle  letture che nelle preghiere: nutriti dalla Parola di vita, nella totale 

fiducia nel Padre e con il dono del suo Spirito, seguiamo Gesù,  l’Adamo nuovo vittorioso nella sua risurrezione. 

Dal deserto al giardino della risurrezione! 

“La quaresima del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto  del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione  con Dio che era prima del peccato delle origini (cf Marco 1,12-13;  Isaia 51,3). La nostra Quaresima sia un ripercorrere lo stesso  cammino, per portare la speranza di Cristo anche alla creazione, che  «sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà  della gloria dei figli di Dio» (Romani 8,21)” (FRANCESCO). 

Gesù, messo alla prova, vive tra le bestie selvatiche e gli angeli  che lo servono, gli stessi che impediva ad Adamo di rientrare nel  giardino della creazione, il paradiso terrestre. 

È ricostituita l’armonia originaria e abolita ogni inimicizia. Roberto


venerdì 19 febbraio 2021

“LE PAROLE… LA PAROLA” 21 febbraio – 21 marzo 2021 Seguiamo Gesù come figlie e figli incontro al Padre

 LE PAROLE… LA PAROLA” 

21 febbraio – 21 marzo 2021 

Seguiamo Gesù come figlie e figli incontro al Padre 





La Quaresima di quest’anno segue il ciclo liturgico “B”, con  l’intento di aiutarci a riscoprire il nostro essere figlie e figli del  Padre. È un “esodo” con Gesù, immergendoci nella sua Pasqua di  morte e risurrezione. 

Attraverso i racconti evangelici di Marco e di Giovanni  seguiremo Gesù nel suo itinerario verso la Pasqua: * nel deserto delle prove – 1 domenica 

* sul monte della trasfigurazione – 2 domenica 

* nel vero Tempio del suo corpo – 3 domenica 

* al suo innalzamento sulla Croce – 4 domenica 

* come seme che muore per dare la Vita – 5 domenica

La prima lettura di ogni domenica, con testi dell’Antico  Testamento, ci accompagnerà attraverso le diverse tappe  dell’Alleanza di Dio con il suo popolo Israele. 

La seconda lettura è costituita da brani delle lettere  apostoliche che ci testimoniano l’esperienza delle prime comunità nel loro impegno a vivere la vita nuova in Cristo. 

Questi “40 giorni”, saranno dunque un “tempo favorevole”  per ritrovare un nuovo rapporto con Dio Padre, e rinnovare  l’alleanza filiale vissuta da Gesù. 

Un Patto di figliolanza con Lui e di fraternità tra noi e con  tutti. 

CON GESU’ nel DESERTO 

Marco 1,12-15 

L’itinerario quaresimale inizia ogni anno,  

nel deserto della “prova”, 

come fu nella prima alleanza 

per il popolo di Israele liberato dall’Egitto.

 

Qui anche Gesù ha la possibilità di scegliere 

e di decidere come aderire da uomo 

alla missione che il Padre gli affida, 

con una coscienza ed un atteggiamento 

libero e responsabile, da Figlio. 

CON GESU’ sul MONTE 

Marco 9,2-9 

Da questa fedeltà di Gesù al Padre 

inizia tutto il percorso della sua presenza in mezzo a noi che Egli porta con sé, annunciandolo e attuandolo, con le sue opere e la sua parola 

il cui itinerario ci è descritto dalle narrazioni evangeliche. L’episodio della trasfigurazione,  

come anticipazione della sua risurrezione,  

riporta nuovamente in evidenza, dopo il Giordano, quello che non sempre la vicenda storica 

lascia intravvedere: la sua identità filiale

Anche noi siamo chiamati dal Padre ad aderire 

con l’ascolto orante,  

anzitutto interrogante e accogliente, 

al progetto del Padre su di Dio. 

CON GESU’ nel TEMPIO 

Giovanni 2,13-25 

Il “senso” di questa trasfigurazione “pasquale” 

si manifesta già in anticipo nel racconto evangelico di Giovanni, che leggiamo nella terza domenica. 

Si rivela già a Gerusalemme per la “prima” Pasqua di Gesù,  dove, proprio nel Tempio, Egli non trova nessun riscontro  con la sua esperienza e consapevolezza filiale

 

finora maturata e confermata, 

anche dall’incontro con i primi sei discepoli  

e nel “vino nuovo” alle nozze di Cana. 

Esplode allora in una “rivolta” contro il “mercimonio”: il santuario, la casa del Padre, diventato un mercato e non più luogo di incontro con Lui. 

Una lacerazione interiore per Gesù  

che sfocia nel ribaltamento non solo dei banchi 

ma del suo stesso significato:  

dal Tempio al suo Corpo! 

Egli “verbo incarnato” è chiamato ad essere  

e a diventare “luogo” di incontro col Padre, suo “sacramento”. Per questo Egli conosce ciò che c’è dentro di noi 

e subito dopo sarà così, con Nicodemo prima  

e con la Samaritana poi. 

Il primo, membro autorevole del Sinedrio,  

curioso di sapere “come poter rinascere”, 

come poter diventare di nuovo figlio! 

La seconda invece sconvolta dal sapere  

che non c’era più nessun santuario adatto a contenere  quello che invece stava avvenendo in lei,  

nel “pozzo” senza fondo della sua esistenza affettiva. 

CON GESU’ dal BUIO verso LA LUCE 

nell’AMORE 

Giovanni 3,14-21 

Del dialogo notturno con Nicodemo,  

il brano giovanneo della quarta domenica  

ci fa ascoltare la parte “catechetica”  

che segue all’interrogativo esistenziale e teologico  sulla possibilità di una “nuova nascita” 

e la proposta/annuncio di “rinascere dall’Alto”, 

 

da Dio attraverso lo Spirito! 

In modo sorprendente: 

con l’innalzamento del Figlio sulla croce. 

In modo sconvolgente: 

dall’amore di Dio per il suo opposto, il mondo! 

Nulla è perduto perché nessuno condanna, 

basta solo fidarsi della forza di questo amore divino. Così le nostre opere, spesso ambigue  

s’inverano nel Figlio e in chi da figlio, da figlia 

cammina verso la Luce, 

uscendo dalle tenebre della vita intrauterina 

delle opere così spesso portatrici di morte, 

finalmente generati alla Vita incorruttibile, 

ad una nuova capacità di amare. 

CON GESU’ dalla MORTE alla VITA 

Giovanni 12,20-33 

L’esperienza di questa “rigenerazione”  

è ben narrata nella “parabola del seme”,  

secondo la versione giovannea, 

proclamata nella quinta domenica, ultima di Quaresima, È la parabola simbolica della Pasqua di Gesù a Gerusalemme,  di morte e risurrezione nell’unico evento glorioso della sua Croce,  attrazione di tutti gli esseri umani al Padre. 

Vedere” Dio diventa così esperienza possibile per tutti nel corpo crocifisso del Figlio, 

che da Parola eterna si è fatta carne. 

È proposta da Gesù anche come “parabola della sequela” per il discepolo e per ogni credente in Lui. 

Roberto


Vicina è la Parola- La passione dell’Amore

Vicina è la Parola Domenica della Passione del Signore Marco 14,1- 15,47 Isaia 50,4-7 / Salmo 21 / Filippesi 2,6-8 Contestualizzazione e...