venerdì 25 febbraio 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 27 FEBBRAIO 2022 - VIII DOMENICA T.O./C MAESTRO E DISCEPOLI, FIGLI E FRATELLI “Uno solo è il vostro Maestro, voi siete tutti fratelli… e sorelle” (cf Matteo 23,8)

LE PAROLE…LA PAROLA” 
27 FEBBRAIO 2022 - VIII DOMENICA T.O./C 
Siracide 27,4-7 / Salmo 91 
Luca 6,39-45 
1Corìnti 15,54-58 


MAESTRO E DISCEPOLI, FIGLI E FRATELLI 
“Uno solo è il vostro Maestro, voi siete tutti fratelli… e sorelle” (cf Matteo 23,8) Da “amate i vostri nemici” al vederci bene così da poter “togliere la pagliuzza dall’occhio del  tuo fratello” (Luca 6,27.42 – Evangelo di oggi). Sì, perché il nemico non sempre sta al di là della  barricata, spesso è dentro di noi, come se un filtro deformasse il nostro sguardo così che vediamo  l’altro, l’altra come nostro nemico. Una “trave” posta proprio lì a distorcere o ad occludere la visione,  mentre pretendiamo di liberare chi in realtà ci è fratello, sorella dalla pagliuzza che invece riusciamo  a vedere nel suo occhio, ma che così non potremo mai aiutare a togliere (cf v. 41). Ma,se oltre ai difetti non vediamo chiaramente chi ci è fratello e sorella, allora siamo “ciechi”  a tal punto da condurre anche gli altri fuori strada (cf v. 39). 
È infatti interessante che Luca abbia trasferito questo ammonimento, rivolto inizialmente ai  farisei ed ai maestri della Torah definiti altrove da Gesù come “guide cieche” (cf Matteo 15,14;  23,16), ai fratelli e sorelle della stessa comunità dove, attraverso la “correzione fraterna”, dovrebbero aiutarsi reciprocamente ad essere persone libere nel liberarsi gli uni gli altri dai propri  limiti e difetti (cf 18,15-18).  
Può diventare un pericoloso alibi non aiutare gli altri a migliorarsi dato che non ci riusciamo  con noi stessi. Anzi, nella nostra esperienza quotidiana, è proprio vero il contrario a patto che la  “misericordia” sia reciproca come poco prima Gesù l’aveva proposta ai suoi discepoli a “regola” della  propria vita personale e fraterna (cf Luca 6,36). 
Ancora una volta la strada da percorrere è quella di discepoli del maestro “misericordioso” per essere “come” Lui (cf v. 40). 
Ogni volta che mi trovo davanti a questo avverbio non posso non ricordarmi il  “comandamento suo e nuovo” di Gesù: “Amatevi gli uni altri come io ho amato voi” (cf Giovanni  13,16.34; 15,12) e convincermi che “come” non indica solo un modo da imitare e una misura da  raggiungere, ma una motivazione e una causa che ci spinge, effetto del suo amore per noi. 
Allora non sono anzitutto io “l’albero che deve dare frutti buoni” (cf vv. 43-44) ma sarà il  “rimanere in Lui come i tralci rimangono attaccati alla vite” a permettermi di amare “come il Padre ha amato il Figlio e come Lui ha amato noi” (cf Giovanni 15,4-5; 9-10; 12,24). 
Non è frutto di un impegno etico, ma effetto di una relazione intima e profonda: come tra  cuore e bocca… a patto che nel cuore ci sia però un tesoro (cf v. 45; Matteo 12,35; 13,45-46).
Contestualizzazione liturgica 
“Il vangelo di questa domenica è un insieme di detti con tutta probabilità originariamente  separati. È perciò abbastanza oscuro il messaggio unitario della liturgia della Parola. La I lettura  (Siracide 27,4-7) riprende la tematica degli ultimi versetti del vangelo: la parola dell’uomo come  frutto, come test di prova del suo cuore (cf Luca 6,43-45).  
Ma la prima parte (cf vv. 39-42) riguarda la possibilità di giudizio tra fratelli e sorelle: è  possibile unicamente a condizione che ci si riconosca sullo stesso piano, con lo stesso bisogno di  misericordia di chi, col suo giudizio, vuole aiutare a camminare. È “buono” il cuore di chi fa verità  sul proprio peccato e che si esprime in un giudizio di misericordia sugli altri”. 
Una verità che scaturisce dall’esperienza della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte; così  ogni fatica, anche della comunione fraterna, in Lui “non è vana”. Ma la comunità non deve  presumere d’aver raggiunto l’incolumità, ognuno deve progredire costantemente perché l’esistenza  continua ed è piena di insidie. (1Corinti 15,54-58 – II lettura) 
Come “è bello annunziare l’amore del Signore fin dal mattino e di notte la sua fedeltà” dopo  averla sperimentata per tutto il giorno! Questo assicura una “perenne giovinezza” e una stabilità  ritrovata su “un equilibrio instabile”: sentirsi amati. (cf Salmo 91)  
Così anche la notte anche peggiore prelude al sicuro sorgere del nuovo sole in un “al di qua”  dove “Cristo afferra l’uomo al centro della sua vita” (D. Bonhöffer). 
In preghiera con la Liturgia 
Dio nostro Padre, 
hai inviato nel mondo il tuo Figlio Parola di verità 
che con la sua morte e risurrezione 
ha risanato i nostri cuori sterili, 
fa’ che dalla nostra bocca non escano parole di giudizio 
ma di misericordia e di vita nuova. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, 
e vive e regna con te, nell'unità del tuo Spirito, 
ora e per l’eternità. Amen. 
Una Chiesa sinodale è una comunità in ascolto 

Per una Chiesa che vuole riscoprire la sua identità “sinodale”, di popolo che “cammina  insieme”, l’ascolto è una dimensione fondamentale. 
Così siamo stati invitati dal nostro Vescovo noi presbiteri ad ascoltarci mentre ciascuno di  noi tentava di rispondere dalle domande proposte dalla “traccia” predisposta per tutte le chiese in  Italia. 
Ci siamo presi un momento prolungato di silenzio per rileggere quelle domande ormai  familiari e poi alcuni hanno parlato, qualcuno anche a lungo con una certa “foga”. Camminare insieme… fianco a fianco”. 
È stato fatto l’esempio dei binari del treno: corrono insieme ma non si incontrano mai. Succede tra Chiesa e società, ma in realtà è così nel nostro modo di “collaborare” tra preti,  anche nella nostra zona. Possiamo condividere iniziative, ma poi tutto finisce lì. Le nostre “vite” non  si incontrano.
Occorre dare contenuto a questo “camminare”, cosa intentiamo nel suo stile, modalità,  direzione…? 
Chiesa casa di tutti” 
Ma se ormai la maggior parte se n’è andata… chi rimane in casa? 
Sarebbe già molto se con “il resto” facessimo le cose che sempre avremmo voluto fare o che  ci diciamo che sono essenziali, come “l’ascolto della Parola”. 
Forse è venuto il momento, “di non ritorno”, di “iniziare a fare sul serio”. Male che vada…  cosa abbiamo da perdere?! 
Incontriamo la Parola…” è il primo luogo dove farlo è la comunità, la comunità nella quale  svolgiamo il nostro ministero anche se composta di poche persone. È il momento di incominciare  dalla “realtà” e non da ciò che noi ricordiamo o sogniamo! 
Piccoli gruppi che “leggendo” insieme il Vangelo ne comprendono il contenuto e si  interrogano sulle esperienze di vita. 
Cosa significa per noi la celebrazione dell’Eucaristia. è cambiato il nostro modo di  percepire e di vivere la liturgia?”. 
Le parole hanno il loro peso: vale ancora “dire Messa” comunque e dovunque?  Se vogliamo che i fedeli abbiano una “nuova” percezione ed esperienza delle celebrazioni  dobbiamo partire da noi che le “gestiamo”: occorre cambiare il nostro modo di presiedere  dall’accoglienza all’uso dei “libri liturgici”.  
Non è l’Eucaristia “culmine e fonte” della nostra vita di comunione e quindi della sinodalità?! Se c’è un momento nel quale “fare sul serio” è questo. 
Certo lo abbiamo sempre fatto, ma adesso lo dobbiamo come priorità e con cura, non  lasciando nulla all’ovvio e allo scontato, “rieducandoci” alla celebrazione e ripartendo dall’abc dei  fondamentali e non perdendoci nei dettagli che abbelliscono ma non sono la sostanza dei gesti e dei  segni celebrativi. 
Una Chiesa partecipativa e corresponsabile 
Non ci siamo addentrati in quest’ambito che, parlando di sinodalità, mi sembra uno dei  capisaldi perché riguarda del “camminare insieme” chi vuole partecipare a questo percorso con  consapevolezza e convinzione, chi vuole “farne parte”. 
Riguarda chi ha il compito/ministero di “guidare” in quale modalità intende svolgerlo (come  dice Francesco: “un po’ davanti… a volte dietro… sempre in mezzo”.  
Ma tutti gli altri che responsabilità hanno e sono consapevoli di avere? 
Forse dobbiamo passare da “organismi di consultazione” a “gruppi ministeriali” che insieme,  coordinati da chi ha il ministero pastorale, animano la vita della comunità. 
Come nella chiesa si esercita l’autorità è un aspetto problematico oggi a tutti i livelli, da  quello universale a quello parrocchiale che nelle diocesi si verifica in tutte le sue le criticità.

venerdì 18 febbraio 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 20 FEBBRAIO 2022 - VII DOMENICA T.O./C UN ALTRO MODO DI VIVERE: SIATE MISERICORDIOSI

LE PAROLE…LA PAROLA” 
20 FEBBRAIO 2022 - VII DOMENICA T.O./C 
1Samuele 26,2…23 / Salmo 102 
Luca 6,27-38 
1Corìnzi 15,45-49 

UN ALTRO MODO DI VIVERE: SIATE MISERICORDIOSI 
La Parola fatta carne ci comunica la misericordia del Padre. 
Appellandosi soltanto all’ascolto dei suoi discepoli, i dodici e gli altri con la gran moltitudine  di gente che era venuti per ascoltarlo, “tra profezia e sapienza”, irrompe con una proposta fuori da  ogni possibilità umana che suona come un comando, ma che altro non è che la comunicazione  dell’evangelo, annuncio di vita nuova: “amate i vostri nemici!”. (Luca 6,27… / Evangelo di oggi) 
“Uomini e donne provati da ingiustizie erano quelli a cui Gesù continuava ad  annunciare la Parola di Dio… il cui unico modo per uscire dall’umiliazione e dal sopruso era  ribellarsi, ripagare… vendicarsi. 
Ad essi Il Nazareno propone “un’altra via di uscita”, non per evadere o far finta di  nulla; un altro modo di stare nelle relazioni e nel conflitto che Egli stesso incarnerà e  manifesterà nella sua sofferta passione”. 
“Cosa può rendere possibile la realizzazione di questo comandamento (cf v. 27), se  non il suo concreto essersi verificato nell’esistenza del Nazareno?! 
Si può seguire Gesù, nel suo cammino di amore che perdona [misericordia] solo  perché si è resi partecipi del dono del suo Spirito, nella sua gloria di Risorto, solo sul  fondamento della fiducia in Lui e nell’esperienza del suo perdono (cf Giovanni 19,22-23). 
Il comandamento “siate misericordiosi” si traduce così nell’appello alla fede in Lui e  alla sua sequela” che ci conduce all’incontro con il Padre misericordioso e compassionevole  (cf Luca 15,11-32), “paragone costante dell’agire di chi ascolta Gesù, nella sua capacità di  amore totale, tanto in una prospettiva universale quanto in quella comunitaria.  
I nemici sono probabilmente in primo luogo i persecutori dei cristiani, quelli che li  odiano proprio a causa di Gesù e del suo evangelo”. 
Come poter amare così se non avendo sperimento un amore così?! 
“E allora, non le nostre possibilità umane o il nostro impegno etico, stoico - nostra  vera povertà [da’… date] - ma l’abbandono alla sua potenza, apriranno quotidianamente,  attraverso e al di là di tutti i fallimenti, il cammino di ricerca della misericordia, il cammino  verso quell’amore che gratuitamente si dona, senza neppure chiederne il riconoscimento mondano”. 
La misericordia opera in quattro modi:  
custodisce, sopporta, ravviva, guarisce
e tutto questo è la tenerezza dell’amore”. (GIULIANA DI NORWICH, 1342-1416)
“Coniugare l’amore con la tenerezza e la misericordia può unire poli apparentemente  inconciliabili; essenziali però a sorvegliare i rischi del desiderio… declinati esclusivamente in  riposta ad un bisogno.  
La tenerezza tempera l’urgenza del bisogno e dell’aggressività, e si sperimenta come  condivisione della fragilità mettendo al riparo sia dall’arroganza che esclude, sia dal colpevolizzare l’altro come mezzo per difendere se stessi.  
La misericordia, d’altra parte è il passaggio necessario per guarire le frustrazioni del  desiderio, permettendo così di salvare la relazione dalla frattura.  
L’amore evangelico, sintesi di misericordia e di tenerezza, è il cuore e il traguardo di  ogni relazione che voglia essere insieme appagante e responsabile
(DOMENICO PEZZINI, L’acqua e la rosa
Bisogna sradicare e distruggere in se stessi  
ciò che si pensa di dover distruggere negli altri. 
Bisogna vivere con se stessi come se si vivesse con un’intera folla di persone. E si  impara, allora, a riconoscere in se stessi tutte le buone e cattive caratteristiche dell’umanità.  E bisogna per prima cosa imparare a perdonare a se stessi le proprie cattive caratteristiche,  se si vuole saper perdonare gli altri. 
Questa è probabilmente la cosa più difficile da imparare per una persona, lo constato  così spesso negli altri (in passato anche in me stessa, ma adesso non più): donare il perdono  a se stessi per i propri errori e passi falsi. Ciò innanzitutto consiste nel saper accettare,  generosamente accettare, che si compiono errori e si fanno passi falsi”.  
(ETTY HILLESUM, 22 settembre 1942
La barbarie nazista risveglia in noi una barbarie identica, che utilizzerebbe gli identici  metodi… Questa nostra barbarie dobbiamo rifiutarla dentro di noi, non dobbiamo coltivare  in noi questo odio, altrimenti il mondo non verrà fuori d’un passo dal fango… si può essere  molto combattivi, molto fermi nei propri principi, senza rimpinzarsi d’odio, e si può ritrovarsi  almeno una volta pieni di odio anche senza sapere realmente a proposito di che. 
Se un uomo delle S.S. mi ammazzerà a calci, io alzerò ancora gli occhi verso il suo volto  e, con angosciato stupore e interesse per la natura umana, mi domanderò: mio Dio, ragazzo,  cosa è mai accaduto nella tua vita di così spaventoso, perché tu arrivassi a fare cose del  genere?”. (15 marzo 1941
Contestualizzazione liturgica 
La ricerca dell’amore e il cammino verso la misericordia non chiede il riconoscimento, pur  meritevole, che vuole David, per l’Unto del Signore, uomo consacrato per la prima alleanza  (1Samuele 26 / I lettura) e così arriva fino all’uomo “nuovo” risorto che ha attraversato la morte e  già “oggi”, nel silenzio, va imprimendosi su chi si affida alla Parola evangelica del Nazareno. 
I “risorti” sono coloro che nell’amore sono rinati a vita nuova (1Corinti 15,45-49 / II lettura). Così come il popolo dell’alleanza segue la legge di Dio i dinnanzi tutto nel ricordo  riconoscente di un precedente, gratuito intervento di Dio: cammina verso l’amore perché ha lo ha  
conosciuto; può pronunciare la parola del perdono perché per primo lo ha ricevuto (Salmo 102). La comunità che celebra l’eucaristia riceve da Cristo il comandamento dell’amore come suo  dono per poter camminare insieme verso ogni fratello e sorella, così come verso tutti. Vince ogni  tentazione di “chiusura settaria” e va senza paura verso il mondo per proporgli un abbozzo di società  diversa, una nuova “reciprocità ideale”. 
Ricordiamo infatti il gesto definitivo di amore fino alla morte che Lui condivide con noi  facendo noi capaci di riviverlo.
In preghiera con la Liturgia 
Padre misericordioso, 
benevolo verso gli ingrati e i malvagi, 
rendici capaci di perdonare chi ci fa del male, 
affinché il nostro amore non conosca nemici,  
e viviamo da figli e fratelli  
in Cristo nostro fratello e Signore 
che è Dio e vive e regna con te, 
nell'unità di un solo Spirito, 
ora e per sempre. Amen. 
Una Chiesa sinodale è una comunità in ascolto 

Per una Chiesa che vuole riscoprire la sua identità “sinodale”, di popolo che “cammina insieme”,  l’ascolto è una dimensione fondamentale. Etty Hillesum è arrivata a questa consapevolezza:  “Ascoltare dentrociò che è più essenziale e profondo in me che sta in ascolto di ciò che è più  essenziale e profondo nell’altro”. 
Interrogarci alla luce del Vangelo -come quello di oggi- significa “essere il cuore pensante” in una  comunità: 
- Amate i vostri nemici…  
il “nemico” a volte è percepito come colui o colei che minaccia la mia presenza in comunità. - Non rifiutare la tunica… 
che può anche voler dire non avere paura di venire allo scoperto. 
- Offri l’altra guancia… 
guarda in faccia da chi viene il “colpo”, senza subire la vergogna. 
- Pregate per coloro che vi trattano male… 
affinché si convertano o perché a noi sia dato lo sguardo del Padre su questi fratelli e sorelle? - Anche voi fatelo a loro… 
l’amore infatti non si merita, lo si accoglie come un dono. 
- Prestate senza sperarne nulla… 
tutto ci è stato dato in prestito, da amministrare e da condividere. 
- Non giudicate… 
distingui il “senso critico” nel “discernimento” dal criticare sempre e comunque. - Non condannate… 
evitare conclusioni affrettate o sentenze definitive: mai dire mai! 
- Perdonate… 
incamminarsi per questa via “dolorosa”, ma “vitale” per entrambi.

venerdì 11 febbraio 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 13 FEBBRAIO 2022 - VI DOMENICA T.O./C BEATI… NOI?! La Parola fatta carne continua il suo cammino in mezzo a noi.

LE PAROLE…LA PAROLA
13 FEBBRAIO 2022 - VI DOMENICA T.O./C 
Geremia 17,5-8 / Salmo
Luca 6,17.20-26 
1Corìnzi 15,12.16-20 
BEATI… NOI?! 
La Parola fatta carne continua il suo cammino in mezzo a noi. 
Chi nessuno poteva incontrare, a cui nessuno si poteva accostare invece a lui il Nazareno  “tende la mano”. Mentre le folle sono sempre attorno a lui per ascoltare la Parola “Egli si ritirava in  luoghi solitari a pregare” (Luca 5,12-16). 
Addirittura si smuovono i farisei e i maestri della Legge mosaica da ogni villaggio, da nord a  sud, ma anche gente “disperata” che non esita a scoperchiare il tetto della casa pur di fargli guarire  un paralitico e in realtà scoprono che finalmente, “oggi”, c’è qualcuno capace non solo di guarire  fisicamente ma di far rinascere interiormente (5,17-26). 
Uno di questi, Levi, da esattore delle tasse infame giudeo, diventa suo discepolo: “Seguimi”  (5,27-32). 
Egli è “lo sposo” per le “nozze” di Dio con l’umanità, il “vino nuovo” che richiedi “otri nuovi”  (5,33-39); 
Il tempo “nuovo” è stato inaugurato, “il sabato” in cui ogni “vita è salvata”, tranne la sua che  fin dall’inizio è minacciata (6,1-11). 
Ma non curante del pericolo, immerso in Dio, coinvolge altri, dodici, per mandarli e tra loro  anche chi lo tradirà e insieme si immergono in una gran folla desiderosa di ascoltarlo e toccarlo per essere liberata dal male (6,12-19). 
Una parola di “beatitudine”. 
Con loro condivide e a loro annuncia la beatitudine della sua esistenza di Figlio pienamente abbandonato alla volontà del Padre, quindi veramente povero. 
La sua beatitudine è affidarsi alla giustizia e alla verità operate dal Padre, fino in fondo, fino  al disprezzo assoluto per l’amore fragile e povero che solo Lui sa dimostrare verso ogni altro essere  umano. (Luca 6,20-26 / Evangelo di oggi) 
Un amore da povero per i poveri, in tutte le sue espressioni; povertà come  decondizionamento per poter amare di più. In tutto il racconto di Luca la povertà è “una teologia  del regno” non una sociologia del vangelo. Dall’inizio nelle parole di Maria è annunciato che Dio “ha  saziato gli affamati e aperto ai ricchi le mani” (1,53), fino alla comunità di Gerusalemme dove i  discepoli e i credenti “tenevano ogni cosa in comune” (Atti 2,44; 4,32). 
Contestualizzazione liturgica 
Una beatitudine inedita anche se spesso profetizzata, il capovolto di un essere arido e  insensibile, vivo e fecondo perché radicato nell’amore e libero da ogni condizionamento del  possesso. (Geremia 17,1-8 / I lettura)
Elogiata e promessa per chi è sempre in cammino, alla ricerca per vie ignote eppure sicure,  in un continuo dialogo con l’esistenza e la sua origine. (Salmo 1
Ma è la risurrezione di Gesù, mentre conferma che il suo affidarsi non è stato vano, rafforza  la vita stessa di tutti coloro che credono, in una beatitudine già operante nell’oggi, primizia del  nostro essere vivi in Lui (1Corinzi 12,12… / II lettura). 
In preghiera con la Liturgia 
O Dio, nostro Padre, 
che prometti il tuo regno ai poveri e agli oppressi 
e resisti ai potenti e ai superbi, 
concedi alla tua Chiesa 
di vivere secondo lo spirito delle beatitudini 
vissute e proclamate da Gesù Cristo,  
tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, 
che vive e regna con te, 
nell'unità di un solo Spirito, 
ora e per sempre. Amen. 
Una Chiesa sinodale è una comunità in ascolto 
Per una Chiesa che vuole riscoprire la sua identità “sinodale”, di  
popolo che “cammina insieme”, l’ascolto è una dimensione  
fondamentale. 
Oltre ad interrogarci noi… può essere significativo coinvolgere  
anche chi guarda alla Chiesa dall’esterno, per provare ad ascoltare  
quel che ha da dirci e da chiedere.  
Confrontarci con la percezione che della comunità ecclesiale e delle sue dinamiche interne ha la  gente, con ciò che le persone si attendono, nei luoghi comuni di vita. 
COMPAGNI DI VIAGGIO 
Nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco. 
- Chi fa parte della comunità ecclesiale e chi sono coloro che in essa “camminano insieme”? - Si è parlato in questi anni di una “Chiesa in uscita”. Verso chi e verso dove? ASCOLTARE  
L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi. - La comunità ecclesiale è un luogo in cui ci si ascolta e si impara ad ascoltare gli altri? PRENDERE LA PAROLA 
Tutti sono invitati a parlare con coraggio e sincerità, integrando libertà, verità e carità. - All’interno della comunità c’è uno stile e uno spazio comunicativo libero e autentico, aperto a tutti?  - E nei confronti della società, su che cosa e come la Chiesa può prendere parola? CELEBRARE 
Camminare insiemenell’ascolto comunitario della Parola e nell’Eucaristia.  - Quale spazio viene dato all’ascolto della Parola: come viene annunciata e incarnata- Come appaiono le celebrazioni liturgiche a chi ad esse si accosta? Quale coinvolgimentoUNA MISSIONE CONDIVISA 
Sinodalità è condividere l’unica missione del Vangelo 
- Quale riteniamo sia la missione specifica della Chiesa nel mondo di oggi?  
- Come la comunità sostiene chi è impegnato nella società: come li aiuta e collabora? - Catechesi e Carità cono vissute come missione comunitaria
DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ 
Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze,  ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli.
Con le altre Confessioni Cristiane 
- Conosciamo le comunità cristiane presenti sul territorio e quali i rapporti con loro? L’Autorità nella comunità ecclesiale 
- C’è una pratica di lavoro in équipe e di corresponsabilità?  
- Come si promuove l’assunzione di responsabilità da parte dei fedeli
Discernere e Decidere 
Nello stile sinodale si decide per discernimento… in obbedienza allo Spirito. - Con quali procedure e con quali metodi si prendono le decisioni?  
- Quale attenzione è data alla trasparenza dei processi decisionali?  
FORMARSI ALLA SINODALITÀ 
Camminare insieme” richiede una spiritualità ed una formazione delle persone, delle famiglie,  dei gruppi. 
- Come ci preoccupiamo di una formazione per essere capaci di “camminare insieme”? (cf https://camminosinodale.chiesacattolica.it/le-tappe-del-cammino-sinodale-delle-chiese-in-italia/)

Vicina è la PAROLA 14 aprile 2024: III Domenica di Pasqua - Guardare… toccare… mangiare

Vicina è la PAROLA   14 aprile 2024: III Domenica di Pasqua Atti 3,13…19 / Salmo 4 1Giovanni 2,1-5 Luca 24,35-48 Guardare… toccare… mangia...