Vicina è la Parola
10 agosto 2025 – Domenica xxix
c
Sapienza 18,3.6-9 / Salmo 32
Ebrei 11,1-2.8-19
Luca
12,32-48
Sempre in
CAMMINO
Non solo in “tempo di sinodo”!
Siamo costituiti così, come “popolo di Dio in cammino” nel mondo e nella
storia, sulle strade di ogni donna e di ogni uomo, di diverse culture ed etnie.
Un cammino ormai millenario che ha conosciuto rallentamenti, smarrimenti di
direzione… ma mai fermo. E oggi più che mai è fondamentale rimetterci in cammino, forse in un’epoca in cui tanti eventi
potrebbero farci desistere e preferire una stabilità che purtroppo in altre
epoche ha spinto le Chiese ad arroccarsi.
Il Dio che Israele fin dall’inizio ha conosciuto è stato in cammino con il
suo popolo ed ha fatto sì che esso non si fermasse, continuando ad ascoltare la
peregrinazione interiore di ogni
essere umano tra nostalgia e desiderio.
Piccolo
gregge
Nonostante l’adunata oceanica dei giovani a Tor Vergata (RM)
per il loro Giubileo, le nostre Chiese conoscono un tempo di fatica e di
scarsità.
L’esperienza della “civiltà cristiana” ha dato un contributo
incontestabile al continente europeo dopo la “caduta” dell’Impero romano, ma
con il passare del tempo ha manifestato anche tutti i suoi limiti e deviazioni,
e ora si è definitivamente conclusa. Eppure ci sono nostalgici che ancora
sognano un “mondo cristiano”, un po’ come chi sostiene un “mondo russo”!
Più volte è stato affermato che in ogni “crisi” si rivela
“un’opportunità”, oggi è sicuramente quella di riscoprire la vocazione di una Chiesa sale e lievito, piccolo gregge che ci faccia vivere
serenamente e con responsabilità l’essere “minoranza significativa”, non per cedere
alla pigrizia o ignavia pastorale, ma per essere fedeli al Vangelo di Gesù che
in questa domenica ce lo riafferma.
Contestualizzazione evangelica di Luca 12,32-48
La comunità di Luca stava superando “il trauma”
di un ritorno glorioso del Signore che si faceva troppo attendere; alcune
scelte economiche testimoniate da Atti (cf 2,44-45; 4,34-37; 5,1-11) rimanevano esemplari e paradigmatiche di una condivisione che nella
storia della Chiesa conoscerà poi diverse versioni ma anche clamorose smentite.
Emergeva quindi una nuova consapevolezza della storia e del tempo a
disposizione come opportunità per assumersi la responsabilità di una missione
che il Nazareno aveva già affidato ai vari discepoli (cf Lc 9,1 ss.; 10,
1 ss.) e ora animata dal suo Spirito (cf At 8,1-4; 9,20-22; 13,1-3).
Risultano quindi appropriate
le raccomandazioni sull’uso dei beni economici di 12,13-31. 33-34 e anche
per un nuovo modo di adempiere la Torah:
il “regno di Dio” -proclamato e attuato da Gesù- non si può né meritare né
conquistare con mezzi materiali, è “dono del Padre” e può essere solo accolto
da chi riconosce la propria piccolezza e disponibilità a lasciarsi
condurre da Lui, unico vero tesoro (cf vv. 32.34), a rimanere in quell’atteggiamento di prontezza e
vigilanza tipici dell’esodo (cf v. 35). Qui però il contesto è nuziale e conviviale,
quasi eucaristico: il Signore viene
già in mezzo a noi ed è Lui a servirci e nutrirci (cf vv. 36-40) come comunità sposa chiamata a un servizio reciproco che non dovrà mai
essere una forma di potere (cf vv.
41-46).
Quest’ultima raccomandazione
è valida per ogni ministero e per sempre!
Ambientazione liturgica
+ In
ogni celebrazione eucaristica la
comunità rivive l’evento pasquale del Signore, di cui Egli stesso ci rende
partecipi come persone risorte e finalmente libere di poter vivere una vita
nuova scaturita dalla veglia pasquale, nella quale ogni “notte” diventa
“veramente beata”, anche quella di ogni essere umano nel suo viaggio
sconosciuto fuori dalle sue sicurezze. Anche quella dell’umanità oggi ferita e
lacerata, con la sola fiducia della Parola in una reciproca solidarietà verso
la libertà.
- L’autore di Sapienza, che vive libero in Egitto, può celebrare la cena
pasquale senza dimenticare “quella notte”
di sterminio: ora le promesse si sono realizzate! Li aveva guidati una
colonna di fuoco ancora accesa nel viaggio dell’esistenza come allora sulla via
del ritorno nella terra dei propri antenati. Anche oggi la comunità riunita in
assemblea liturgica ringrazia a nome di tutta l’umanità per la libertà donata e
tiene viva la sua speranza lungo il suo cammino nel tempo [Sapienza 18 – I lettura].
- Per questo l’umanità ha incessantemente bisogno
di fiducia che Qualcuno compia le sue attese più profonde e vere, che ci
sia un amore gratuitamente donato ad alimentarne la speranza [Salmo 32].
- Oggi la comunità cristiana, soprattutto nella
persecuzione, ha ancora come riferimento il peregrinare di Abramo, il suo desiderio di un
“altrove” dove avere una propria casa. Nonostante l’età potesse indurlo a
fermarsi, egli si mise in cammino, senza tornare indietro. Cosa lo sostenne
insieme alla moglie Sara che
conoscerà un’impossibile maternità? La fiducia in un domani migliore preparato e compiuto da Chi con
noi ha vissuto il nostro oggi vincendo
il limite della morte [Ebrei 11 –
II lettura].
- La risurrezione di Gesù
dalla morte è già l’inizio del “regno
donato”, desiderato e sperato.
Noi
credenti lo sperimentiamo non facendoci deludere dal “ritardo” del ritorno del
Signore e nemmeno illudere dalle soddisfazioni immediate; consapevoli che il nostro
tesoro è già nel cuore di chi rimane vigile
poiché qui ed ora nel banchetto eucaristico, seppur nella notte, sperimentiamo
la sua beatitudine: Egli, che ci
convoca alla sua mensa, ci serve e ci
nutre di sé stesso. Ciò vale anche per ogni ministero nella comunità: servire e nutrire, disponibili
all’inatteso che sempre sorprende e gratifica, quasi al termine della notte già
rischiarata dalle prime luci dell’amore che ci fa riconoscere e accogliere il
Signore nel volto degli altri [Luca
12,32-48].
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
fedele alle tue promesse,
spingici a vivere da pellegrini in questo mondo,
e come ti sei fatto conoscere ad Abramo
anche noi, vigilanti nell'attesa,
possiamo accogliere il tuo Figlio
in ogni sua continua venuta.
Amen.
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