venerdì 26 agosto 2022

Vicina è la Parola 28 agosto 2022 – Domenica XXII C Il Mio Posto nel Mondo

Vicina è la Parola



28 agosto 2022 – Domenica XXII C

Siracide 3,17-18.20.28-29

Salmo 67

Ebrei 12,18-19.22-24

Luca 14,1.7-14


Il Mio Posto nel Mondo

Cosa ci fa stare bene con gli altri? La simpatia, l’intesa, la complicità… tutto ciò ci fa stare bene!

Alle coppie che si preparano al Matrimonio chiedo se ritengano di aver trovato “la persona giusta” e se si siano mai preoccupati di “essere la persona giusta” per l’altro, l’altra.

A volte pretendiamo di occupare un posto che non ci spetta e non pensiamo bene a come gestire quello che abbiamo. Molti finiscono per essere dei perenni “spostati”.

All’università la docente di “Geografia umana” ci fece riflettere sulla percezione soggettiva dello spazio e di come ciascuno di noi entrando in un luogo, in classe o al cine, in chiesa o a tavola finisse per occupare più o meno sempre lo stesso posto. Il dialogo che ne seguì fu molto interessante e utile per tutti.

Avere un posto nella vita, nella società senza chiederci non se stiamo in quello giusto, ma come stiamo dove ci troviamo, è un po’ abitare su una zattera galleggiante.

Che posto hanno gli altri nella mia vita è un altro interrogativo irrinunciabile al fine di tendere ad un’esistenza “piena”, significativa… ma forse troppo scomodo.

Che senso può avere “alzarmi” e dare il mio posto agli altri…? Non credo come farlo su un autobus. E io, poi, sarei disposto a prendere il loro?

 

Contestualizzazione evangelica di Luca 14,1.7-14

Il capitolo 13 del racconto evangelico di Luca si conclude con previsioni drammatiche sul destino messianico di Gesù a Gerusalemme. Egli è intenzionato a proseguire il suo cammino, ad andare fino in fondo senza indietreggiare o cercare scorciatoie poiché è consapevole che proprio così si manifesta il regno di Dio. Un altro atteggiamento che sovverte il nostro modo di pensare e di agire, di leggere gli eventi e la storia, di affrontarne le problematiche (cf vv. 31-35).

Anche la comunità di Luca deve nuovamente ripensare la sua reazione alle dinamiche interne non sempre evangeliche ed alle persecuzioni che sopraggiungono. Così ricorda come il Maestro si è comportato proprio quando era un “osservato speciale dei farisei” (cf 14,1): non rifiuta di condividere il pane con loro, ma anche di provocarli con “guarigioni in giorno di sabato” (cf vv. 2-6).

Infrange i loro tabù e le loro esclusioni dimostrando di non essere capaci di reagire all’improvvisa irruzione di Dio nella loro esistenza, mentre il Nazareno non rimane distaccato ma interloquisce con tutti e soprattutto “tocca con mano” le infermità: è l’inizio della nuova creazione (cf 13,14-16).

Anche pranzare con loro è l’occasione per sovvertire le regole dell’esclusione e dello snobismo che caratterizzava il gruppo dei “farisei” nei loro conviti festivi e sontuosi con un insegnamento rivoluzionario: scegliere l’ultimo posto, invitare gli esclusi… chi non può ricambiare l’invito. La “nuova beatitudine” sta nell’amare gratuitamente e non nel meritare un premio (cf vv. 7-14).

Ancora una volta la comunità ha un riferimento per rivedere i suoi rapporti interni e il suo modo di includere i poveri: una chiesa poveri con e per i poveri.

 

Ambientazione liturgica

+ Quando ci accostiamo all’altare per l’Eucaristia ci rendiamo conto che a questa mensa non solo la Parola ci ha convocati, ma essa proviene da Chi sta seduto in mezzo a noi “all’ultimo posto”, lasciando a noi il suo affinché, abbandonata ogni perplessità e distanza, “possiamo avvicinarci” a Colui che inesorabilmente s’è fatto così vicino da togliere il rossore sul nostro viso e l’imbarazzo, anche da chi così è trattato da noi, come “l’ultimo”.

- Vicina è la Parola tanto da farsi udire e interpretare all’interno delle circostanze quotidiane come un pranzo; con una parabola riesce a far emergere dal vissuto la sua forza di novità da sovvertire ogni comportamento e protocollo di chi è sempre preoccupato di avanzare distinzioni, graduatorie, categorie. Soprattutto è Gesù che trasmette e interpreta la sua vita di Figlio in mezzo a noi e la sua esistenza messianica [Luca 14 – Evangelo].

- L’esperienza umana di colui che il Padre invia per ricreare la festa della vita che noi abbiamo compromesso, rendendo fin inaccessibile l’accesso alla sua fonte. Ora possiamo “accostarci” sia al divino che all’umano con un altro atteggiamento, quello della reciproca fiducia che non ha più nulla da temere e che supera ogni discriminazione e merito, come Lui, unico “mediatore” si è avvicinato a ciascuno di noi, ad ogni essere umano con la fiducia dell’amore. L’Unigenito ha fatto di tutti noi un popolo di “primogeniti” [Ebrei 12 – II lettura].

- Al di là di ogni moralismo meschino la sua umiltà è quella che fa dell’amore non un atto o un gesto, ma un modo di essere e di stare nel mondo, un vuoto di sé nell’esistenza umana, la vera sapienza di chi solo così si rende conto di chi veramente sia e valga [Siracide 3 – I lettura].

-I giusti” sono adesso coloro che ne sanno accogliere lo stile e lo praticano con gioia di un Dio che dimora in mezzo a di derelitti e libera i prigionieri. Siamo il popolo che il suo amore fa abitare in un mondo rinnovato [Salmo 67].

+ “Ci siamo accostati all’assemblea festosa dei primogeniti”.

È stato possibile perché Lui, “il primogenito tra molti fratelli” ci ha fatto posto dando a noi il primo. Nella nostra esistenza quotidiana permettiamo agli altri di sedersi con gioia e con noi?

Più grande sei, più devi essere capace di abbassarti”.


Preghiamo con la Liturgia

Dio nostro Padre, 

tu chiami i poveri e i peccatori
alla festosa assemblea 

della nuova alleanza,
concedi anche a noi di onorare 

la presenza del Signore
negli umili e nei sofferenti,
per essere accolti con fiducia

alla mensa del tuo regno.

Amen.


lunedì 22 agosto 2022

VICINA È LA PAROLA 21 AGOSTO 2022 – DOMENICA XXI C DILATARE IL CUORE

VICINA È LA PAROLA 


21 AGOSTO 2022 – DOMENICA XXI C 
Isaia 66,18-21 / Salmo 116 
Ebrei 12,5-7.11-13 
Luca 13,22-30 
DILATARE IL CUORE 
Se c’è una cosa che mi ha sempre infastidito e fare la fila alle poste, dal medico o agli uffici,  anche le code alla cassa del supermercato… ero sempre concentrato su di me, sul tempo che  impiegavano gli altri… su chi cercava di “saltare la fila…” furbetti! 
Invecchiando ho iniziato a scoprire un altro lato… le persone! 
Gli altri non più visti come antagonisti “a chi arriva prima”, ma come compagni di viaggio nel  cammino della vita. 
Tutto allora mi è sembrato interessante: i loro acquisti, le loro ansie, i loro volti… Le stesse  sensazioni mi procuravano i viaggi in treno o in aereo. Volti - storie, provenienze – arrivi… transiti. Viaggiatori ignari del loro destino e soprattutto del fatto che abbiamo la stessa meta, sospinti  dallo stesso soffio vitale. 
Vivessimo consapevoli di ciò non ci sentiremmo poi così soli ma sempre in cammino con  qualcuno… basta dilatare la mente e il cuore! 
Contestualizzazione evangelica di Luca 13,22-30 
La proclamazione liturgica della pericope evangelica è tratta da capitolo 13 di Luca che è  introdotto dal drammatico invito al cambiamento del modo di pensare e dello stile di vita [conversione] nei confronti di alcuni fatti di cronaca che avevano sconvolto gli abitanti di  Gerusalemme (i vv. 1-9 sono stati proclamati quest’anno nella III domenica di quaresima). Gesù, con la  parabola del “fico sterile”, annuncia l’amore paziente e fecondo del Padre che continua a prendersi  cura di ciascuno “per l’avvenire”, in una nuova prospettiva che permettere di leggere l’esistenza dal  suo punto di vista e non di una presunta colpa. 
Proprio nell’incontro inaspettato con una donna “curva su di sé”, guarendola per giunta “in  giorno di sabato”, Egli dimostra la “sterilità” della mentalità legalista giudaica -vera corruzione del  male- e la forza dell’amore che la “chiama a sé” e che con la sua parola liberante la riporta alla piena  dignità umana: “dritta davanti a Dio”, in relazione dialogica con Lui senza vergogna e con gioia  esultante (cf vv. 10-17). 
Ecco, “la presenza di Dio in mezzo a noi” [regno] si manifesta in modo “vitale” anche se  nascosto perché “mescolato” nel nostro impasto umano (cf vv. 18-21). 
Il v. 22 ribadisce che Egli “passava per città e villaggi insegnando mentre era in cammino  verso Gerusalemme”. Non è dunque Lui “la presenza” che rende la nostra esistenza “feconda”,  “vitale” e la fa “lievitare” con la forza della “pasqua”?! Il suo insegnamento riguarda proprio il “passaggio” a Gerusalemme, “per la porta stretta” della passione e non solo “per città e villaggi”. 
Questa è la convinzione della comunità di Luca nel suo cammino storico: Dio ci salva tutti  insieme come un solo popolo di cui la chiesa è solo “lievito”.
Non ci sono “graduatorie”, tutti saranno invitati alla mensa del regno. 
un altro risvolto della “conversione evangelica” contro ogni ristrettezza ed esclusione:  l’apertura della mente e del cuore al progetto universale di salvezza che connota la messianicità del  Nazareno (cf 2,30-32; 3,1-6) e che gli procurerà un destino di morte (cf v. 31). 
Ambientazione liturgica 
+ Invitati e radunati per l’Eucaristia anche noi sediamo a mensa dove “mangiamo e beviamo  alla sua presenza e ascoltiamo il suo insegnamento”. È un dono, non un merito, che non dobbiamo  mai dare per scontato. 
- “La porta di ingresso non è sgombra, è affollata e occorre fare la fila con pazienza e rispetto.  Non siamo soli, ci sono un sacco di sconosciuti con cui familiarizzare, così una volta entrati  condivideremo da amici i posti disponibili, senza escludere: “Scusi, ma è già occupato”. La scoperta che non era necessario prenotarsi, c’è posto per tutti, senza graduatorie o “priority”.  Tutti siamo in “first class” [Luca 13 – Evangelo]. 
- Ministri” di questo banchetto sono multirazziali e il tempio dove esercitano non è un luogo  circoscritto ma un “raduno” di carovane, un cerchio tra chi si ritrova provenendo dalle regioni più  distanti, richiamati da una voce e da un volto che diventa sempre più familiare [Isaia 66 – I lettura]. 
- Lo si riconoscerà come amico, come “padre”, magari dopo averlo accusato a lungo di  parzialità e incolpato di ingiuste punizioni. Ci rendiamo conto in modo sorprendente che lungo il  cammino, spesso faticoso, al contrario le forse non sono venute meno, “braccia e gambe si sono  rinvigorite”, che tutto adesso è stato un “allenamento” e un “dilatare il cuore” [Ebrei 12 – II lettura]. 
- Frutto di “un amore forte e fedele” i canti che si alzano da una corale plurilingue che dà  speranza anche ai nostri coretti parrocchiali [Salmo 116]. 
+ Usciamo dalla nostra celebrazione domenicale più capaci di “camminare insieme”? Eppure  abbiamo ascoltato tutti (almeno nel rito romano) la stessa Parola, abbiamo mangiato e bevuto alla  stessa mensa, visto una “Presenza” [gloria] pur sempre non riconosciuta. Avremo capito che solo  insieme si manifesta chiaramente?! Lui spera di sì! 
Preghiamo con la Liturgia 
Dio nostro Padre,  
O Padre, che inviti tutti gli esseri umani 
al banchetto pasquale della vita nuova, 
concedi a noi di crescere nel tuo amore 
passando per la porta stretta della croce, 
perché, uniti al sacrificio del tuo Figlio, 
gustiamo il frutto della libertà vera. 
Amen.

VICINA È LA PAROLA 14 AGOSTO 2022 – DOMENICA XX C IL FUOCO DELLA PACE

VICINA È LA PAROLA 

14 AGOSTO 2022 – DOMENICA XX C 
Geremia 38,4-6.8-10 / Salmo 39 
Ebrei 12,1-4 
Luca 12,49-57 
IL FUOCO DELLA PACE 
Forse mai come in questo periodo storico abbiamo bisogno di uno sguardo più profondo e  completo degli avvenimenti. Tutti siamo convinti della necessità della pace che ponga fine agli  attuali conflitti che lacerano la nostra convivenza internazionale, ma questo non ci deve esimere da  un’analisi “critica” dei processi che hanno scatenato i conflitti. Dobbiamo imparare dalle soluzioni  che hanno accorciato le distanze ma non hanno fatto avvicinare le persone nella comprensione delle  cause e nel superamento dei rancori evolvendo verso il bene di ciascuno e di tutti. 
La Pace è “un Fuoco che consuma e lascia in pedi solo la verità”, un processo che procura  sofferenza paradossalmente come una guerra, ma l’esito è completamente diverso è una vera e  propria rinascita, un “battesimo”, un’immersione fino in fondo nel dolore per un’emersione di vita nell’amore che permette di risorgere! 
Contestualizzazione evangelica di Luca 12,49-57 
La comunità di Luca, come del resto anche la nostra, si sente interpellata dalle vicende che  attraversa ad interrogarsi sul senso della missione del Nazareno e sulla reale efficacia della sua  morte e risurrezione (cf 12,49-51): “E’ vana la sua missione o la nostra comprensione di Lui?”. 
Essa sperimenta che “il regno di Dio” annunciato ed attuato dal Nazareno come Messia  “portatore di pace” (cf 2,14) non riappacifica, non annulla contrasti e divisioni al suo interno (cf 2,33- 34), addirittura nelle famiglie (cf vv. 52-53), non neutralizza le inimicizie e le persecuzioni nei suoi confronti, anzi in alcuni momenti si acutizzano (cf vv. 58-59). 
Il suo “immergersi divino” [battesimo] nell’umano storico è un “fuoco” (cf 3,16), ma di quale  portata? Si è forse estinto quello divampato nella Pentecoste? (cf Atti 2,3). 
Non agisce dall’esterno, ma dal di dentro delle dinamiche contrastanti perché Egli per primo  proverà la stessa angoscia che i discepoli ed i futuri credenti sperimenteranno (cf 22,39-46). Ogni contesto storico è provocatorio per la comunità dei discepoli e dei credenti, la porta a  “scrutare attentamente” [discernimento] gli eventi, il loro svolgimento ed esito, in quanto essi stessi 
sono “una parabola evangelica” da comprendere profondamente per operare le scelte più  opportune (cf vv. 54-57). Sarà così possibile evitare ogni fraintendimento “ipocrita” dell’annuncio  evangelico riguardante “il regno di Dio” e la sua signoria, come la pace di cui ne è effetto. 
Ambientazione liturgica 
+ La proclamazione liturgica della pericope evangelica è preceduta da testi che ne  favoriscono una “piena” comprensione, secondo il principio dell’Ordinamento liturgico delle letture  bibliche di cui la proclamazione evangelica ne è “il culmine” (OLM, 2007). 
- La vicenda profetica di GEREMIA diventa per la comunità cristiana “chiave interpretativa” di  quella messianica vissuta da Gesù Nazareno in quanto “servo sofferente” già così annunciata da  Isaia (cap. 53). La sua predicazione, interpretata come disfattista e osteggiata con l’accusa di  scoraggiare, messa a tacere dai rappresentanti del suo popolo che la rifiutano e lo condannano alla  morte, è invece compresa e “salvata” da chi paradossalmente le è “estraneo” [Ger 38 – I lettura]. 
- Ora la comunità la assume come paradigma di ogni esperienza di sofferenza e di  persecuzione, anche personale, e si unisce alla sua invocazione di salvezza non “dal” ma “nel fango”  in cui anche il Figlio/Servo si è immerso per la forza del suo amore, e nella lode a Chi “libera dal  potere della morte” [Salmo 39]. 
- Proprio su di Lui la comunità deve “tenere fisso lo sguardo” anche nel frangente delle sue  persecuzioni, sulla sua “croce” per” non farsi sopraffare nelle prove”: la sua fiducia nel Padre [fede]  è stata ad essa sottoposta che è anzitutto opposizione e contrasto all’amore che gratuitamente si  dona [Ebrei 12 – II lettura] come “fuoco” nuovo e inestinguibile de Risorto che dona la pace (cf Lc  24,36). 
+ La Parola sinceramente accolta e condivisa porta necessariamente a scelte anche divisive…  altrimenti il rischio e di neutralizzarla. Spesso le scelte comunitarie, anche pastorali, prescindono  dall’annuncio celebrativo che dovrebbe essere invece criterio di discernimento per l’esistenza dei  credenti e degli eventi storici. 
Preghiamo con la Liturgia 
Dio nostro Padre,  
nella croce del tuo Figlio 
ci riveli il senso più profondo 
degli eventi della storia e della nostra vita 
aiutaci e tenere fisso lo sguardo su Gesù, 
affinché corriamo con perseveranza incontro a Lui, 
nostra salvezza. 
Amen.

Vicina è la PAROLA 14 aprile 2024: III Domenica di Pasqua - Guardare… toccare… mangiare

Vicina è la PAROLA   14 aprile 2024: III Domenica di Pasqua Atti 3,13…19 / Salmo 4 1Giovanni 2,1-5 Luca 24,35-48 Guardare… toccare… mangia...