Vicina è la PAROLA
XXX DOMENICA DELL’ANNO/A
Esodo 22,20-26 / Salmo 17
1Tessalonicesi 1,5-10 Matteo 22,34-40
Amerai
Cosa meglio dell’amore può unificare i nostri pensieri, le nostre azioni tutelandoci dal pericolo della frammentazione e della dispersione?
Non si tratta di un sentimento tra gli altri o di un’azione collaterale a tutto il resto che possiamo fare: è l’essenza che dà ad ogni nostra intenzione ed attività il suo giusto valore e la sua corretta finalità.
Chi ama “unifica” l’esistenza e dà ad ogni singolo gesto, parola, pensiero la possibilità di esprimersi in pienezza e di suscitare un’adeguata risposta a volte insperata e non voluta, oppure una reazione “uguale ma non contraria” che inneschi una spirale virtuosa, che rompa la catena dell’odio e della vendetta, che vinca la barriera dell’indifferenza e del pregiudizio.
Almeno questo è ciò in cui crediamo e speriamo nonostante tutto, che ci fa continuare ad amare!
Contestualizzazione evangelica di Matteo 22,15-21
Probabilmente l’ultima settimana di predicazione Gesù nazareno la trascorre nel Tempio, il luogo più sacro di Israele dove maggiormente si manifesta il potere a lui avverso delle varie autorità politiche religiose: farisei, erodiani, sadducei, esperti della Torah, che gli pongono questioni “teologiche” con l’intento di coglierlo in errore (cf 22,15), così da avere un buon motivo per arrestarlo e poi farlo condannare (cf 21,45; 26,3-5).
Dopo esserci pronunciato sul “tributo a Cesare” (cf vv. 16-22), sulla “risurrezione dei morti” (vv. 23-33), ora viene interpellato sul precetto “[più] grande” della Torah (vv. 34-40, cf Mc 12,28- 34; Lc 10,25-28); porrà Egli stesso fine alle controversie interrogandoli sulla “figliolanza del Messia” (vv. 41-46).
Il contesto polemico è come se imprimesse più forza alle parole di Gesù, che già si era espresso sulla “novità/superiorità” del suo insegnamento nei confronti di quello tramandato dagli altri maestri (cf 5,17; 7,28).
Inoltre “il [più] grande” indica non tanto una graduatoria di priorità, ma la ricerca di un nucleo essenziale, di un principio unificatore a cui ricondurre tutto il ginepraio normativo dei mitzvòt [613 precetti].
Anche così potevano affermarsi, nella loro novità teologica e di prassi, le prime comunità cristiane di matrice giudaica e dare prova di credibilità e di attendibilità con la loro testimonianza.
La risposta di Gesù da una parte è ineccepibile, dall’altra estremamente innovativa: in un solo “precetto” si innesca una circolarità d’amore che parte da un’esigenza totalizzante dove nel “tutto” vengono messi in relazione: se stesso-il Signore-l’altro.
Così da interrogato, il predicatore inquisito diventa maestro che interpella, con un esito stupefacente (cf vv. 41-46).
Ambientazione liturgica
La Celebrazione eucaristica fa emergere in tutta la sua pienezza l’esperienza dell’amore gratuitamente ricevuto e liberamente ricambiato. Siamo inondati dall’Amore che ci abilita a superare ogni nostra gravità e ad aprirci ad un’esperienza sempre nuova, inedita di amare “con tutto noi stessi… come noi stessi”.
Non c’è legge che tenga, tutto nasce dalla risposta di Gesù al Padre consegnandosi a noi “nel dare il comandamento più grande implicitamente dà se stesso, spiega così il senso della esistenza in mezzo a noi esseri umani, portando a pienezza in senso della nostra esistenza” [1Tessalonicesi 1 – II lettura].
Così porta compimento anche la storia dell’umanità in Israele [Esodo 22 – I lettura], la nostra personale segnata da limiti e contraddizioni, aprendoci ad un “di più” che spesso ci sembra irraggiungibile, proiettato nel futuro: “Amerai…”, sarai capace finalmente di amare come tu sei amato [Evangelo].
È proprio dal “sacramento dell’amore” che come assemblea eucaristica prendiamo forza da Colui che è fedele nell’amore [Salmo 17].
Il cambiamento del nostro modo di pensare e di agire scaturisce dall’esperienza di un amore che ci nutre ed alimenta la nostra povera capacità di amare.
Preghiamo con la Liturgica
O Padre, che per amore
continuamente crei e rinnovi il mondo,
donaci la gioia di un cuore libero e pacificato,
capace di amare te sopra ogni cosa
e il prossimo come noi stessi.
per il tuo Spirito e in Gesù Cristo,
tuo Figlio e nostro Signore.
Amen.