venerdì 28 febbraio 2025

Vicina è La PAROLA 02 Marzo 2025 VIII Domenica Anno/C L’Amore fa vedere

Vicina è La PAROLA
02 Marzo 2025
VIII Domenica anno/c

Siracide 27,4-7 / Salmo 91
Luca 6,39-45
1Corìnti 15,54-58

L’Amore fa vedere
Contestualizzazione evangelica di Luca 6,39-45
Da “amate i vostri nemici” al vederci bene così da poter “togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Luca 6,27.42) ci fa comprendere che spesso il nemico non sempre sta al di là della barricata, spesso è dentro di noi, come se un filtro deformasse il nostro sguardo così che vediamo l’altro o l’altra, come nostro nemico. Una “trave” posta proprio lì a distorcere o a occludere la visione, mentre pretendiamo di liberare chi in realtà ci è fratello, sorella dalla pagliuzza che invece riusciamo a vedere nel suo occhio, ma che così non potremo mai aiutare a togliere (cf v. 41).
Ma, se oltre ai difetti non vediamo chiaramente chi ci è fratello e sorella, allora siamo “ciechi” a tal punto da condurre anche gli altri fuori strada (cf v. 39).
È infatti interessante che Luca abbia trasferito questo ammonimento, rivolto inizialmente ai farisei e ai maestri della Torah definiti altrove da Gesù come “guide cieche” (cf Matteo 15,14; 23,16), ai fratelli e sorelle della stessa comunità, collegando tra loro un insieme di detti con tutta probabilità originariamente separati. La comunità è infatti il luogo dove, attraverso la “correzione fraterna”, dovrebbero aiutarsi reciprocamente ad essere persone libere dai propri limiti e difetti, perdonandosi e addirittura correggendosi (cf 18,15-18). 
Può diventare un pericoloso alibi non aiutare gli altri a migliorarsi dato che non ci riusciamo con noi stessi. Anzi, nella nostra esperienza quotidiana, è proprio vero il contrario a patto che la “misericordia” sia reciproca come poco prima Gesù l’aveva proposta ai suoi discepoli a “regola” della propria vita personale e fraterna (cf Luca 6,36).
Ancora una volta la strada da percorrere è quella di discepoli del maestro “misericordioso” per essere “come” Lui (cf v. 40).
Ogni volta che mi trovo davanti a questo avverbio non posso non ricordarmi il “comandamento suo e nuovo” di Gesù: “Amatevi gli uni altri come io ho amato voi” (cf Giovanni 13,16.34; 15,12) e convincermi che “come” non indica solo un modo da imitare e una misura da raggiungere, ma una motivazione e una causa che ci spinge, effetto del suo amore per noi.
Allora non sono anzitutto io “l’albero che deve dare frutti buoni” (cf vv. 43-44) ma sarà il “rimanere in Lui come i tralci rimangono attaccati alla vite” a permettermi di amare “come il Padre ha amato il Figlio e come Lui ha amato noi” (cf Giovanni 15,4-5; 9-10; 12,24).
Non è frutto di un impegno etico, ma effetto di una relazione intima e profonda: come tra cuore e bocca… a patto che nel cuore ci sia però un tesoro (cf v. 45; cf Matteo 12,35; 13,45-46).
Ambientazione liturgica
Spesso ci sforziamo di trovare un messaggio unitario nella liturgia della Parola domenicale, mentre potrebbe già essere un dono che ciascuno di noi cogliesse ciò che può riguardare la propria esistenza, secondo varie sfaccettature. 
Siracide 27 [I lettura] anticipa il contenuto degli ultimi versetti del vangelo: la parola dell’uomo come frutto, come test di prova del suo cuore [Luca 6,43-45 – Evangelo]. 
Ma la prima parte (cf vv. 39-42) riguarda la possibilità di giudizio tra fratelli e sorelle: è possibile unicamente a condizione che ci si riconosca sullo stesso piano, con lo stesso bisogno di misericordia di chi, col suo giudizio, vuole aiutare a camminare. È “buono” il cuore di chi fa verità sul proprio peccato e che si esprime in un giudizio di misericordia sugli altri”.
Una verità che scaturisce dall’esperienza della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte; così ogni fatica, anche della comunione fraterna, in Lui “non è vana”. Ma la comunità non deve presumere d’aver raggiunto l’incolumità, ognuno deve progredire costantemente perché l’esistenza continua ed è piena di insidie. [1Corinti 15 – II lettura]
Come “è bello annunziare l’amore del Signore fin dal mattino e di notte la sua fedeltà” dopo averla sperimentata per tutto il giorno! Questo assicura una “perenne giovinezza” e una stabilità ritrovata su “un equilibrio instabile”: sentirsi amati. [Salmo 91]
Così anche la notte anche peggiore prelude al sicuro sorgere del nuovo sole in un “al di qua” dove “Cristo afferra l’uomo al centro della sua vita” (D. Bonhöffer).
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
hai inviato nel mondo il tuo Figlio Parola di verità 
che con la sua morte e risurrezione
ha risanato i nostri cuori sterili,
fa’ che dalla nostra bocca non escano parole di giudizio
ma di misericordia e di vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità del tuo Spirito,
ora e per l’eternità. Amen.


venerdì 21 febbraio 2025

Vicina è La PAROLA 23 febbraio 2025 VII Domenica Anno/C Un altro modo di vivere: misericordiosi!

Vicina è La PAROLA
23 febbraio 2025
VII Domenica Anno/C

1Samuele 26,2…23 / Salmo 102
Luca 6,27-38
1Corìnzi 15,45-49
Un altro modo di vivere: misericordiosi!
Contestualizzazione evangelica di Luca 6,27-38
Appellandosi soltanto all’ascolto dei suoi discepoli, i dodici e gli altri con la gran moltitudine di gente che era venuta per ascoltarlo, tra profezia e sapienza (cf vv. 21-26), irrompe con una proposta fuori da ogni possibilità umana e che suona come un comando, ma altro non è che la comunicazione dell’evangelo vissuto e attuato dal Nazareno come vita nuova: “amate i vostri nemici!” (cf 6,27…). 
“Uomini e donne provati da ingiustizie erano quelli a cui Gesù continuava ad annunciare la Parola di Dio… il cui unico modo per uscire dall’umiliazione e dal sopruso era ribellarsi, ripagare… vendicarsi. Ad essi il Nazareno propone un’altra via di uscita, non per evadere o far finta di nulla; un altro modo di stare nelle relazioni e nel conflitto che Egli stesso incarnerà e manifesterà nella sua sofferta passione”.
“Cosa può rendere possibile la realizzazione di questo comandamento (cf v. 35), se non il suo concreto essersi verificato nell’esistenza del Nazareno?!
Si può seguire Gesù, nel suo cammino di amore che perdona [misericordia] solo perché si è resi partecipi del dono del suo Spirito, nel suo essere Risorto; solo sul fondamento della fiducia in Lui e nell’esperienza del suo perdono (cf Gv 19,22-23)”.
Il comandamento “siate misericordiosi” si traduce così nell’appello alla fede in Lui e alla sua sequela che ci conduce all’incontro con il Padre misericordioso e, paragone costante dell’agire di chi ascolta Gesù, nella sua capacità di amore totale, tanto in una prospettiva universale quanto in quella comunitaria compassionevole (cf v. 36; 15,11-32). 
I nemici sono in primo luogo i persecutori dei cristiani, quelli che li odiano proprio a causa di Gesù e del suo evangelo, ma posso essere visti in chiunque sia percepito ostile.
Come poter amare così se non avendo sperimentato un amore così?! (cf v. 37).
“E allora, non le nostre possibilità umane o il nostro impegno etico, stoico - nostra vera povertà (da’… date cf v. 38) - ma l’abbandono alla sua potenza, apriranno quotidianamente, attraverso e al di là di tutti i fallimenti, il cammino di ricerca della misericordia, la tensione verso quell’amore che gratuitamente si dona, senza neppure chiederne un riconoscimento mondano”.
Ambientazione liturgica
La Parola fatta carne ci comunica la misericordia del Padre.
La ricerca dell’amore e il cammino verso la misericordia con cui iniziamo ogni celebrazione, non chiede il riconoscimento pur meritevole che vuole David per l’Unto del Signore, uomo consacrato per la prima alleanza [1Samuele 26 - I lettura], ma arriva in modo imprevedibile a tutti, fino a “l’uomo “nuovo”, risorto che ha attraversato la morte e già “oggi”, nel silenzio, va imprimendosi su chi si affida alla Parola evangelica del Nazareno [Evangelo]. 
I “risorti” sono coloro che nell’amore sono rinati a vita nuova [1Corinti 15,45-49 - II lettura].
Così come il popolo dell’alleanza segue la legge di Dio nel ricordo riconoscente di un precedente e gratuito intervento di Dio e cammina verso l’amore perché lo ha conosciuto, anche noi possiamo pronunciare la parola del perdono perché per primi lo abbiamo ricevuto [Salmo 102].
La comunità che celebra l’eucaristia riceve da Cristo il comandamento dell’amore come suo dono per poter camminare insieme verso ogni fratello e sorella, così come verso tutti. Vince ogni tentazione di “chiusura settaria” e va senza paura verso il mondo per proporgli un abbozzo di società diversa, una nuova “reciprocità ideale”.
Ricordiamo infatti il gesto definitivo di amore fino alla morte che Lui condivide con noi facendo noi capaci di riviverlo.
Preghiamo con la Liturgia
Padre misericordioso,
benevolo verso gli ingrati e i malvagi,
rendici capaci di perdonare chi ci fa del male,
affinché il nostro amore non conosca nemici, 
e viviamo da figli e fratelli 
in Cristo nostro fratello e Signore
che è Dio e vive e regna con te,
nell'unità di un solo Spirito,
ora e per sempre. Amen.


venerdì 14 febbraio 2025

Vicina è La PAROLA 16 febbraio 2025 VI Domenica Anno/C

Vicina è La PAROLA
16 febbraio 2025
VI Domenica Anno/C

Geremia 17,5-8 / Salmo 1
Luca 6,17.20-26
1Corìnzi 15,12.16-20
Contestualizzazione evangelica di Luca 6,17…26
A chi nessuno poteva incontrare, a cui nessuno si poteva accostare, il Nazareno invece “tende la mano” e mentre le folle sono sempre attorno a Lui per ascoltare la Parola, “Egli si ritirava in luoghi solitari a pregare” (Luca 5,12-16).
Addirittura da nord a sud si smuovono da ogni villaggio i farisei e i maestri della Toràh, ma anche gente “disperata” che non esita a scoperchiare il tetto di una casa pur di fargli guarire un paralitico e scopre così che finalmente “oggi” c’è qualcuno capace non solo di guarire fisicamente ma di far rinascere interiormente (vv. 17-26).
Uno di questi Levi, da esattore delle tasse e infame giudeo, diventa suo discepolo: “Seguimi” (vv. 27-32). Egli si manifesta come “lo sposo” per le “nozze” di Dio con l’umanità, il “vino nuovo” che richiede però “otri nuovi” (vv. 33-39).
Il “tempo nuovo” è stato inaugurato, “il sabato” in cui ogni “vita è salvata” tranne la sua che fin dall’inizio è minacciata (6,1-11); ma Gesù, non curante del pericolo, immerso in Dio coinvolge altri -i dodici- per mandarli; tra loro anche chi lo tradirà e insieme si immergono in una gran folla desiderosa di ascoltarlo e toccarlo per essere liberata dal male (vv. 12-19).
Con loro il Maestro condivide, e a loro annuncia, la beatitudine della sua esistenza di Figlio pienamente abbandonato alla volontà del Padre, quindi veramente povero
La sua beatitudine è affidarsi alla giustizia e alla verità operate dal Padre, fino in fondo, fino al disprezzo assoluto subìto per l’amore fragile e povero che solo Lui sa dimostrare verso ogni altro essere umano (Luca 6,20-26).
Un amore da povero per i poveri, in tutte le manifestazioni: povertà come decondizionamento per poter amare di più. 
In tutto il racconto di Luca la povertà è “una teologia del regno” non una sociologia del vangelo: dall’inizio, nelle parole di Maria, è annunciato che Dio “ha saziato gli affamati e aperto ai ricchi le mani” (1,53), fino alla comunità di Gerusalemme dove i discepoli e i credenti “tenevano ogni cosa in comune” (Atti 2,44; 4,32).
Ambientazione liturgica
Siamo abituati a trattare la povertà come un problema sociale, mentre la Parola ci annuncia una beatitudine inedita, anche se spesso profetizzata, capovolgimento di un essere arido e insensibile in vivo e fecondo perché radicato nell’amore e libero da ogni condizionamento del possesso. [Geremia 17 - I lettura]
Beatitudine elogiata e promessa per chi è sempre in cammino, alla ricerca per vie ignote eppure sicure, in un continuo dialogo con l’esistenza e la sua origine. [Salmo 1]
È la risurrezione di Gesù, mentre conferma che il suo affidarsi non è stato vano, che rafforza la vita stessa di tutti coloro che credono in una beatitudine già operante nell’oggi, primizia del nostro essere vivi pienamente in Lui [1Corinzi 12 - II lettura]. 
Preghiamo con la Liturgia
Padre,
che prometti il tuo regno ai poveri e agli oppressi
e resisti ai potenti e ai superbi,
concedi alla tua Chiesa
di vivere secondo lo spirito delle beatitudini
vissute e proclamate da Gesù Cristo, 
tuo Figlio e Signore nostro.
Amen.


giovedì 6 febbraio 2025

Vicina è La PAROLA 9 febbraio 2025 V Domenica Anno/C La Parola genera Vita nuova - “Gli facevano ressa attorno per ascoltare la Parola”

Vicina è La PAROLA

9 febbraio 2025

V Domenica Anno/C





Isaia 6,1…8 / Salmo 137

Luca 5,1-11

1Corìnzi 15,1-11

La Parola genera Vita nuova

Contestualizzazione evangelica di Luca 5,1-11

“Gli facevano ressa attorno per ascoltare la Parola”

A Nazareth “il figlio di Giuseppe” inizia a farsi conoscere come “profeta” che compie le promesse messianiche dei profeti: lo stupore prima e il rifiuto violento poi accompagneranno il suo cammino in mezzo noi come “regno di Dio” nell’oggi di chiunque che da povero, lo incrocia sul suo cammino personale e storico (cf Luca 4,31-44).

In Lui ogni “distanza” tra divino e umano è annullata, superando i limiti convenzionali posti dalle tradizioni religiose che generano l’impotenza di dare a se stessi valore e significato per l’esistenza. È Lui per primo ad avvicinarsi, a superare i confini di ogni Galilea, a portare una Parola “diversa”: fa quello che dice! 

Il Nazareno, “il Santo di Dio”, addirittura “il Figlio di Dio”, il suo “Inviato” per tutti e dappertutto ora è qui tra la sua gente, nelle loro case, per le loro strade, sulle rive del lago dove si svolge la loro monotona giornata e il loro abituale lavoro, sulle barche degli inutili e dei falliti.

La Parola” viene ad abitare tra “i suoi” (cf Giovanni 1): attrazione per tutti coloro che il male assilla e perseguita in mille modi; forza che invita ad andare oltre, dove l’esistenza conosce solo sterilità e inconcludenza; prossimità che trasforma l’umana inadeguatezza e incapacità in nuova responsabilità e imprime il senso di una storia che inizia per quattro pescatori e per tutta l’umanità, coinvolgendo la successiva comunità ecclesiale e quindi anche noi.

È qui che l’esperienza post pasquale dei discepoli e dei credenti, narrata in Atti, affonda le sue radici e la sua consapevolezza (cf 2,14-40).


Ambientazione liturgica

Dicono che nel momento del massimo pericolo si avverta il minimo della paura… sarà ma è così che Lui si manifesta e che noi possiamo conoscerlo e fidarci: oltre la comprensibile paura c’è un mondo che attende. 

Così è stato per Isaia: in mezzo al bagliore di fuoco, Chi gli si avvicina è il misericordioso che, mentre lo fa sentire radicalmente consapevole della propria inadeguatezza, lo rende capace di portare ad altri quella stessa Parola che l’ha raggiunto e che gli sembrava inaccessibile [cf Isaia 6 - I lettura]

Così per Simon Pietro davanti alla prossimità di una Parola “feconda”, che aggrega, attrae e coinvolge nel suo stesso cammino verso gli altri. [Luca 5 – Evangelo].

La verità di noi stessi ci fa sempre paura finché non sentiamo di essere gratuitamente amati e liberati da ogni pretesa di autodeterminazione e autogiustificazione. Non ci si salva da soli! Nemmeno per noi stessi: Colui che salva lo fa per gli atri.

Anche Paolo vuole comunicare ai cristiani la sua esperienza: a lui il Signore si è fatto conoscere in uno stato di buia morte -come aborto- e ha manifestato in lui la forza rinnovatrice del suo amore gratuito: una vita nuova, spesa per gli altri che si chiama risurrezione! [1Corinzi 15 - II lettura e Salmo 137].


Preghiamo con la Liturgia

Nostro Padre,
tu che solo sei il Santo 

e hai scelto gli annunciatori della tua Parola
tra persone persino incapaci di pronunciarla,

rinnovaci col fuoco del tuo Spirito
e perdonaci con la tenera dolcezza del tuo amore,
così che come discepoli seguiamo Gesù,
nostro Maestro e Signore.
Amen.


Vicina è La PAROLA 9 Marzo - 6 Aprile 2025 Quaresima/c Amati come figli, ci amiamo da fratelli e sorelle

Vicina è La PAROLA 9 Marzo - 6 Aprile 2025 Quaresima/c Amati come figli, ci amiamo da fratelli e sorelle L’itinerario quaresimale del “cic...