Vicina è la PAROLA
21 MAGGIO 2023
ASCENSIONE/A
Atti 1,1-11 / Salmo 46
Efesini 1,17-23
Matteo 28,19-20
Non stare a guardare in alto…
“L’ARATRO e la STELLA” (attività di impresa sociale: www.laratroelastella.it) nasce dalla riflessione su un proverbio persiano “Se nella tua vita vuoi tracciare solchi diritti attacca il tuo aratro ad una stella”.
Invito tutti gli amici a conoscere IGNAZIO PUNZI, i suoi libri: I quattro codici della vita umana - 2018 e Testimoni di un nuovo giorno – 2022, per me uno degli incontri più belli di questi ultimi giorni! Mi ha riconfermato del corretto “sguardo” da credenti sulla realtà e sulla storia. Tutti vorremmo essere visti e guardati… nel modo giusto.
Abbiamo imparato, a volte a nostre spese, che molto dipende da come noi guardiamo gli altri e le cose.
È un’attività introspettiva nel senso più volte da me ribadito di “guardare dentro per vedere oltre”. La considero la vera “mistica contemplativa del reale” che non esclude la prospettiva dall’alto, come si dice “dal punto di vista di Dio” che mi sembra un’operazione alquanto ardua e presuntuosa e di segno opposto all’incarnazione: con Gesù di Nazaret Dio ha cominciato a guardare le cose dal basso, dal punto più infimo (cf Filippesi 2), per permettere a noi di vedere Lui, la sua presenza d’amore in tutti ed in tutto!
Siamo nel tempo prezioso del distacco e dell’allontanamento da/di Lui, dell’adultità come discepoli del Signore, autonomi e non autosufficienti, animati dal suo Spirito e non dipendenti (già lo scrivevo lo scorso 30 maggio 2022 - BLOG): non ci sfuggano le sensazioni psicologiche dei discepoli in merito a questa “novità”, mentre noi in tale situazione di “presenza altra” ci siamo nati e cresciuti.
Essa è chiamata a diventare un’opportunità per evitare ogni “evasione altrove” e scoprire tutta la portata della realtà e della storia, dentro la quale di svolge anche la nostra, il senso e il valore di tutti percorsi “storti” in mezzo ai quali incessantemente si fa strada l’Amore, la Vita.
Un tale nostro sguardo ci permetterà di essere autentici testimoni in base una “trasparenza” che aiuterà ciascuno a vedere la sua situazione già ascoltata, “presa in carico”, amata… da Lui che vedremo “venire nello stesso modo in cui è andato”.
Contestualizzazione evangelica
di Matteo 28,16-24
Sembra che i discepoli si siano dati appuntamento in Galilea sul monte da dove Gesù ha pronunciato il suo primo discorso messianico (cf 5,1 …).
Le sue “ultime parole”: Io sono con tutti per sempre, tutti i giorni (v. 24) sono una promessa che conferma l’annuncio dato di Lui a Giuseppe e il suo nome: Emmanuele, Dio-con-noi (1,23); e la sua costante presenza nella comunità (cf 18,20).
Anche il dubbio che prevale nei discepoli, messo in evidenza anche dagli altri evangelisti negli incontri con il Risorto, fa parte della dinamica quotidiana del credente sia nel suo rapporto con il Signore sia nella missione affidata da Lui alla comunità: ogni potere è stato dato. Questo non vuol dire essere onnipotenti, ma capaci di formare altri cristiani immergendoli nella loro stessa esperienza pasquale (vv. 18-19).
Ambientazione liturgica
La “nuova presenza” di Cristo è sicuramente più percepibile nella celebrazione eucaristica in cui la Chiesa fa memoria della sua venuta nella nostra umanità [Atti 1 - I lettura] come ora per noi nel segno del pane e profezia di un evangelo che incontra tutti, senza distinzioni etniche, promessa di una definitiva presenza del Signore “l’Emmanuele” che nessun avvenimento potrà mai più smentire [Matteo 28 – Evangelo].
Lo Spirito donato dal Risorto occupa lo spazio intermedio e lo anima della sua Presenza attraverso il nostro “stare insieme”, comunità che vive, crede e celebra la sua Pasqua attraverso la Parola, i segni eucaristici, i volti dei fratelli e sorelle radunati da Lui.
Avvenimento che sempre sconcerta le nostre misure umane di valutazione della prossimità di Dio e ci conduce ad aprirci alla misura unica, vera, che coglie la prossimità dell’altro: l’Amore, Dio in Gesù ama l’umanità introducendola nella sua e nostra “pienezza” [Efesini 1– II lettura].
“Dio rimane ormai per sempre vicino: questo annuncio di gioia che già i discepoli portavano in cuore vedendo Gesù sottrarsi ai loro sguardi, questo vangelo, è il Dono affidato alla chiesa che, come corpo di Cristo, è chiamata a manifestare ogni giorno la “sua” pienezza che si realizza interamente in tutte le cose, poiché in tutte le cose l’Amore può realizzarsi” (COMUNITÀ MONASTICA DI
VIBOLDONE).
Sono già state fatte considerazioni e riflessioni sull’atto del risorgere ponendo Gesù di Nazareth in un nuovo rapporto con il Padre di “piena unità” dopo l’esperienza di aver vissuto umanamente (cf Giovanni 3,13) e che abbia “trascinato con sé” la natura umana e l’umanità in una sorta di divinizzazione.
Ascensione di Cristo e assunzione dell’essere umano.
I testi dell’eucologia liturgica sono ricchi di tanti spunti [COLLETTA – OFFERTE – PREFAZIO I E II – COMUNIONE] in essi si intrecciano e si sviluppano le tradizioni neotestamentarie sulla glorificazione di Cristo e sul destino dell’umanità in Lui, di questa “nuova relazione” con Dio e del suo “stare in Dio” con Lui. Si sente l’influsso della teologia patristica di AGOSTINO, GREGORIO DI NAZIANZO, LEONE MAGNO, ORIGENE…
La Liturgia della chiesa spalanca il cielo in terra e porta la terra in cielo.
L’ascensione è il momento eterno del nostro accesso alla comunione con il Padre… e con i nostri fratelli e sorelle ogni volta che “usciamo da noi stessi” per entrare nelle situazioni altrui con
quella tenerezza e compassione che ha caratterizzato il calarsi del Figlio nella nostra vicenda umana. Più scendiamo abbassandoci (cf Filippesi 2) e con l’umanità ascendiamo in Colui che dell’umanità ha fatto la sua sposa, infatti “non si è separato dalla nostra condizione umana… dove è Lui, nostra testa, siamo anche siamo anche noi suo corpo” [PREFAZIO I; cf Efesini 5].
Preghiamo
Padre santo,
che nell’ora della croce
hai glorificato il tuo Figlio,
concedi alla tua Chiesa,
che attende il dono dello Spirito,
di gustare la beatitudine
promessa a coloro che partecipano
alle sofferenze di Cristo.
Egli è Dio, vive e regna con te,
in mezzo a noi,
nell’unità del tuo Spirito,
ora e per sempre.
Amen.
21 MAGGIO 2023
ASCENSIONE/A
Atti 1,1-11 / Salmo 46
Efesini 1,17-23
Matteo 28,19-20
Non stare a guardare in alto…
“L’ARATRO e la STELLA” (attività di impresa sociale: www.laratroelastella.it) nasce dalla riflessione su un proverbio persiano “Se nella tua vita vuoi tracciare solchi diritti attacca il tuo aratro ad una stella”.
Invito tutti gli amici a conoscere IGNAZIO PUNZI, i suoi libri: I quattro codici della vita umana - 2018 e Testimoni di un nuovo giorno – 2022, per me uno degli incontri più belli di questi ultimi giorni! Mi ha riconfermato del corretto “sguardo” da credenti sulla realtà e sulla storia. Tutti vorremmo essere visti e guardati… nel modo giusto.
Abbiamo imparato, a volte a nostre spese, che molto dipende da come noi guardiamo gli altri e le cose.
È un’attività introspettiva nel senso più volte da me ribadito di “guardare dentro per vedere oltre”. La considero la vera “mistica contemplativa del reale” che non esclude la prospettiva dall’alto, come si dice “dal punto di vista di Dio” che mi sembra un’operazione alquanto ardua e presuntuosa e di segno opposto all’incarnazione: con Gesù di Nazaret Dio ha cominciato a guardare le cose dal basso, dal punto più infimo (cf Filippesi 2), per permettere a noi di vedere Lui, la sua presenza d’amore in tutti ed in tutto!
Siamo nel tempo prezioso del distacco e dell’allontanamento da/di Lui, dell’adultità come discepoli del Signore, autonomi e non autosufficienti, animati dal suo Spirito e non dipendenti (già lo scrivevo lo scorso 30 maggio 2022 - BLOG): non ci sfuggano le sensazioni psicologiche dei discepoli in merito a questa “novità”, mentre noi in tale situazione di “presenza altra” ci siamo nati e cresciuti.
Essa è chiamata a diventare un’opportunità per evitare ogni “evasione altrove” e scoprire tutta la portata della realtà e della storia, dentro la quale di svolge anche la nostra, il senso e il valore di tutti percorsi “storti” in mezzo ai quali incessantemente si fa strada l’Amore, la Vita.
Un tale nostro sguardo ci permetterà di essere autentici testimoni in base una “trasparenza” che aiuterà ciascuno a vedere la sua situazione già ascoltata, “presa in carico”, amata… da Lui che vedremo “venire nello stesso modo in cui è andato”.
Contestualizzazione evangelica
di Matteo 28,16-24
Sembra che i discepoli si siano dati appuntamento in Galilea sul monte da dove Gesù ha pronunciato il suo primo discorso messianico (cf 5,1 …).
Le sue “ultime parole”: Io sono con tutti per sempre, tutti i giorni (v. 24) sono una promessa che conferma l’annuncio dato di Lui a Giuseppe e il suo nome: Emmanuele, Dio-con-noi (1,23); e la sua costante presenza nella comunità (cf 18,20).
Anche il dubbio che prevale nei discepoli, messo in evidenza anche dagli altri evangelisti negli incontri con il Risorto, fa parte della dinamica quotidiana del credente sia nel suo rapporto con il Signore sia nella missione affidata da Lui alla comunità: ogni potere è stato dato. Questo non vuol dire essere onnipotenti, ma capaci di formare altri cristiani immergendoli nella loro stessa esperienza pasquale (vv. 18-19).
Ambientazione liturgica
La “nuova presenza” di Cristo è sicuramente più percepibile nella celebrazione eucaristica in cui la Chiesa fa memoria della sua venuta nella nostra umanità [Atti 1 - I lettura] come ora per noi nel segno del pane e profezia di un evangelo che incontra tutti, senza distinzioni etniche, promessa di una definitiva presenza del Signore “l’Emmanuele” che nessun avvenimento potrà mai più smentire [Matteo 28 – Evangelo].
Lo Spirito donato dal Risorto occupa lo spazio intermedio e lo anima della sua Presenza attraverso il nostro “stare insieme”, comunità che vive, crede e celebra la sua Pasqua attraverso la Parola, i segni eucaristici, i volti dei fratelli e sorelle radunati da Lui.
Avvenimento che sempre sconcerta le nostre misure umane di valutazione della prossimità di Dio e ci conduce ad aprirci alla misura unica, vera, che coglie la prossimità dell’altro: l’Amore, Dio in Gesù ama l’umanità introducendola nella sua e nostra “pienezza” [Efesini 1– II lettura].
“Dio rimane ormai per sempre vicino: questo annuncio di gioia che già i discepoli portavano in cuore vedendo Gesù sottrarsi ai loro sguardi, questo vangelo, è il Dono affidato alla chiesa che, come corpo di Cristo, è chiamata a manifestare ogni giorno la “sua” pienezza che si realizza interamente in tutte le cose, poiché in tutte le cose l’Amore può realizzarsi” (COMUNITÀ MONASTICA DI
VIBOLDONE).
Sono già state fatte considerazioni e riflessioni sull’atto del risorgere ponendo Gesù di Nazareth in un nuovo rapporto con il Padre di “piena unità” dopo l’esperienza di aver vissuto umanamente (cf Giovanni 3,13) e che abbia “trascinato con sé” la natura umana e l’umanità in una sorta di divinizzazione.
Ascensione di Cristo e assunzione dell’essere umano.
I testi dell’eucologia liturgica sono ricchi di tanti spunti [COLLETTA – OFFERTE – PREFAZIO I E II – COMUNIONE] in essi si intrecciano e si sviluppano le tradizioni neotestamentarie sulla glorificazione di Cristo e sul destino dell’umanità in Lui, di questa “nuova relazione” con Dio e del suo “stare in Dio” con Lui. Si sente l’influsso della teologia patristica di AGOSTINO, GREGORIO DI NAZIANZO, LEONE MAGNO, ORIGENE…
La Liturgia della chiesa spalanca il cielo in terra e porta la terra in cielo.
L’ascensione è il momento eterno del nostro accesso alla comunione con il Padre… e con i nostri fratelli e sorelle ogni volta che “usciamo da noi stessi” per entrare nelle situazioni altrui con
quella tenerezza e compassione che ha caratterizzato il calarsi del Figlio nella nostra vicenda umana. Più scendiamo abbassandoci (cf Filippesi 2) e con l’umanità ascendiamo in Colui che dell’umanità ha fatto la sua sposa, infatti “non si è separato dalla nostra condizione umana… dove è Lui, nostra testa, siamo anche siamo anche noi suo corpo” [PREFAZIO I; cf Efesini 5].
Preghiamo
Padre santo,
che nell’ora della croce
hai glorificato il tuo Figlio,
concedi alla tua Chiesa,
che attende il dono dello Spirito,
di gustare la beatitudine
promessa a coloro che partecipano
alle sofferenze di Cristo.
Egli è Dio, vive e regna con te,
in mezzo a noi,
nell’unità del tuo Spirito,
ora e per sempre.
Amen.
Grazie per la emozionante riflessione
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