venerdì 15 luglio 2022

VICINA È LA PAROLA 17 LUGLIO 2022 – DOMENICA XVI C L’ESSENZIALE

VICINA È LA PAROLA 

17 LUGLIO 2022 – DOMENICA XVI C 

Genesi 18,1-10 / Salmo 14 

Colossesi 1,24-28 

Luca 10,38-42 

L’ESSENZIALE 

Ambientazione liturgica 

+ È proprio nella celebrazione eucaristica che noi, assemblea riunita in nome della Trinità,  sperimentiamo la sua visita -come ad Abramo- e diventa nostro “ospite” attraverso il Figlio che si è  fatto “ospite e pellegrino in mezzo a noi” (cf Prefazio comune VII pag. 403). 

- L’ospitalità eucaristica è l’ambiente più idoneo all’ascolto e al servizio, che permette lo  svelamento dell’Altro, della sua identità e della sua presenza feconda, nell’impossibilità umana  generatrice di vita [Genesi 18 – I lettura] e il riconoscimento degli altri come fratelli e sorelle [Salmo  14]. 

- Nella nostra “casa”, come famiglia e come chiesa, il Risorto è nostro ospite secondo la sua  promessa (cf Matteo 18,20) così nella casa di Betania 

+ La stessa Celebrazione, nei due “momenti liturgici” della Parola e dell’Eucaristia, riflette i  due atteggiamenti che il Maestro ha riconosciuto in Marta e Maria e che il Signore richiede alla sua  comunità credente e celebrante: ascolto attento ed operoso nel servizio [Luca 10,34-42 - Evangelo]. 

- È la consapevolezza richiesta ai suoi discepoli e ai credenti di ieri e di oggi, anche “ministri  ordinati” senza nessun merito o utilità come era Paolo “prigioniero del Signore” mentre scrive alla  comunità cristiana di Colossi. È sempre apostolo anche nell’inattività, in quanto continua ad  esercitare la sua missione nel realizzare/attuare la Parola nei suoi cristiani provenienti dal  paganesimo. Proprio in quella situazione si fa conoscere l’evento di Dio: Cristo risorto in noi,  speranza di una vita libera e nuova [Colossesi 1,24-28 – II lettura]. 

Contestualizzazione evangelica di Luca 10,38-42 

[Ancora la giovane chiesa è attraversata da diverse tendenze: chi vuole dare priorità  all’ascolto della Parola (in Atti: all’insegnamento degli Apostoli… cf 2,42) e chi invece ai  bisogni dei poveri (cf 6,2.4). Luca fa rileggere alla sua comunità quanto vissuto dal Maestro  stesso nella sua esistenza terrena e nella sua frequentazione delle case dei suoi amici, come  a Betania… Le due sorelle, Marta e Maria evidenziano, nei loro comportamenti, i due  “movimenti vitali” di ogni discepolo e comunità: ascolto e servizio. Il primo senza l’altro  rischia di rimanere un intimismo sterile; il secondo senza il primo può diventare un agitarsi e un preoccuparsi insufficiente e comunicare l’amore da cui ha origine. Un amore unico e  necessario senza il quale non sussistono né ascolto della Parla servizio (cf Luca 10,38-41,  11,1 ss.)].

La prossimità del “Regno di Dio in mezzo a noi” (cf 10,9b) è stato mirabilmente espresso nella  parabola evangelica di un samaritano che si fa prossimo di un malcapitato (cf vv. 30-37). Non  possiamo dimenticare che a provocare il Maestro è stata una questione a cui Egli ha risposto su  “come leggere la Torah” nei suoi due capisaldi dell’amare il Signore con tutto se stessi e il prossimo come se stessi (cf vv. 25-27). 

Amare per vivere e vivere per amare! (cf v. 28: “Fa’ questo e vivrai”) 

La propria esistenza, che rischia di essere messa da parte, ritrova la sua vitalità e autenticità  proprio nel “prendersi cura” anzitutto praticato dal maestro e poi raccomandato ai discepoli (cf 9,1- 2. 11; 10,9). 

Entrare... accogliere…” sono gli atteggiamenti di chi annuncia e di chi riceve (ed è un’altra  caratteristica di questa prima parte del cammino “verso Gerusalemme” cf 9,51; 10,5. 7-8. 10). Ecco che il “cammino del Regno” prosegue per le nostre strade su invito stesso di Gesù: “Va’  e anche tu fa’ così” (v. 37b). E come aveva raccomandato ai suoi “72” (cf v. 5 ss.) entra ed è accolto  nella casa di Marta che però non è sola, ha una sorella Maria che si dedica all’ascolto della Parola  del Maestro mentre lei ne è distolta a causa dei molti servizi (cf vv. 38-40a). Fin qui tutto bene: è normale che succeda così in ogni casa, come in ogni comunità, anche  nel gruppo dei discepoli (cf 8,3). 

Anche se stupisce il fatto che Maria sia descritta nell’atteggiamento tipico del discepolo, lei  una donna a cui era negato dalla tradizione giudaica, ma il vedere e l’udire che Gesù stesso aveva  “benedetto” nella sua “lode” (cf 10,24 e soprattutto 11,28). 

Finché non viene avvertito come un problema, una questione che dovrebbe interessare il  Signore e su cui prendere una posizione risolvendo la dialettica a favore del servizio percepito come  insopportabile, faticoso. 

Tuttavia il Signore apprezza l’operato di Marta, ma ne mette anche in evidenza il pericolo di  un affanno e di un’agitazione che fanno correre il rischio di dimenticarsi per chi fa tutto questo.  Maria, con il suo star seduta in ascolto aiuta proprio la sorella a non dimenticarlo e trascurarlo. 

Non è forse “amare le cose ed usare le persone” invece che “usare le cose per amare le  persone”?! (POWELL

La “priorità” del servizio non è esente dalla tentazione di un suo esibizionismo fino a  diventare “pretesa di aiuto” e “arma” di giudizio nei confronti di chi sembra trascurarlo, intento a  salvaguardarne l’essenziale. 

L’essenziale del discepolo non è l’inattività ma il tenere fisso lo sguardo sul Signore (cf 4,20). Notiamo una progressione nell’insegnamento lucano del Nazareno: culmina nel “farsi  prossimo” che diventa criterio di discernimento di una vita coerente, obbediente perché sempre  “rivolta a…” anche quando è “curva su…”, sempre consapevoli della propria impotenza e inutilità:  “Siamo servi senza utile” (cf Lc 17,10). 

E la misura di questo atteggiamento è il modo nuovo di pregare che il maestro trasmetterà  (cf 11,1-2). 

Preghiamo con la Liturgia 

Padre santo e misericordioso, 

nella casa di Betania tuo Figlio Gesù 

ha conosciuto il premuroso servizio di Marta 

e l'adorante silenzio di Maria: 

fa' che nulla anteponiamo  

all'ascolto della sua Parola. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo, 

tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, 

nell'unità dell’unico Spirito, 

ora per l’eternità. Amen.


4 commenti:

  1. E' significativo che MARTA significhi "signora/padrona" e MARIA "amore/amata"... l'essenziale è allora questa esperienza d'amore con il maestro che ci fa stare "ai suoi piedi" come a quelli degli altri

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  2. OSPITALITA'. E' l'atteggiamento di accoglienza perché il Signore nel suo "cammino" in mezzo a noi ci visita. E' capitato ad Abramo e Sara nella loro sterilità, è successo a Marta e Maria nella loro casa. Agitarci ed affannarci [Marta] ci può far perdere il senso che Egli viene solo per "amarci/guarirci" perché ci desidera come "figli" [Marìa].

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  3. RICOMINCIARE DAL BASSO
    MARIA è la Chiesa che sta "ai piedi del Signore" per ascoltare la sua Parola e serve "dal basso", non da "signora/padrona" [Marta]. Nelle urgenze del tempo non si pone "davanti al Signore" per "aggredirlo" e pretendere da Lui un intervento, una soluzione... rimane ferma sull'essenziale: ama partendo dal basso

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  4. C'è proprio contrapposizione tra Marta e Maria?
    È proprio vero che una è alternativa a l'altra?
    Davvero è immaginabile una scala di valori
    che premia la contemplazione
    Sull'azione?
    La verità è che Gesù non sceglie,
    Non indica una via più qualificante, le valorizza perché
    necessarie l'una e l'altra.

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