venerdì 8 luglio 2022

Le parole… la PAROLA 10 luglio 2022 – Domenica XV C Vicina è la Parola “Cosa devo fare…?”

Le parole… la PAROLA 


10 luglio 2022
Domenica XV C
Deuteronomio 30,10-14 / Salmo 68 Colossesi 1,15-20
Luca 10,25-37
Vicina è la Parola
Cosa devo fare…?
 
Ecco la nostra domanda e anche il nostro alibi sempre centrati sul dovere e sul fare… ma prima c’è da vedere per sentire in se stessi quello che provano gli altri; c’è da avvicinarsi abbandonando paure e resistenze. La cura non è un intervento sanitario ma la tenerezza che ci coinvolge fino a sentire su di noi il peso che non possiamo portare da soli, ma coinvolgendo altri.
Dal contagio del virus a quello della cura.
Abbiamo una parola nel nostro cuore che ci dice quanto siamo amati e sulla nostra bocca per dire che anche da noi altri possono esserlo, amati.
Ambientazione liturgica
+ La Parola ci raggiunge, prossima alle nostre orecchie e al nostro cuore, e in questo ascolto si gioca anche il nostro agire nel praticarla e nel rapportarci con gli altri. 
Quanto è necessario un atteggiamento di totale apertura alla sua proclamazione liturgica!
Non si tratta di avere un’attenzione scolastica ma la semplicità evangelica dei “piccoli”: un’accoglienza senza pretese di comprensione, interiore che la lasci agire in noi.
-La Parola è molto vicina” e la sua prossimità ci permette di agire come fu per Israele in esilio, lontano dalla sua terra e dal suo santuario ma non dalla Presenza nel cuore e nella bocca di ogni povero esule, come lo è stata in Mosè. La Torah non dice solo quello che si deve fare, ma annuncia quello che si diventa capaci di fare nel praticarla in forza della sua prossimità.
Dio gli è amico, alleato anche in questa miserevole situazione del suo popolo, come lo fu nel deserto, perché le sue parole sono gli stessi accadimenti, anche quelli più dolorosi. E il popolo lo capisce come non mai, proprio in una situazione di “distanza” dalla terra che aveva ereditato. Da lì infatti nascerà una nazione nuova con la forza costruttiva della Parola, suscitando la speranza in un nuovo intervento di Dio, personale [Deuteronomio 30 – I lettura / Salmo 68]. 
- Questa Parola, in Gesù di Nazaret, non solo si è resa visibile ma “si è fatta carne” (Giovanni 1,14) e nella sua risurrezione si è manifestata come senso e centro di tutto: in Lui è la nuova creazione; la pienezza che riconcilia gli opposti dell’esistenza e della storia; nel suo “corpo” glorioso che tutti ci unisce “rappacificati nel suo sangue sparso sulla croce”, come “trasferiti” nel regno della Vita da persone nuove [Colossesi 1 / II lettura].
+ Partecipiamo di questa pienezza proprio nella celebrazione eucaristica, il rinnovarsi della nuova creazione elemento interiore che fa esplodere il vecchio per far spazio al nuovo.
Mangiando del suo corpo diventiamo il suo corpo.
- La carne della Parola è quella di ogni malcapitato che gli è prossimo e di cui è prossimo con la sua umanità solidale: vede e ne prova in sé il travaglio, avvicinandosi ne cura le ferite, facendosene carico, affidandolo alle cure di altri… che paradossalmente siamo noi! [Luca 10,25-37]
+ All’inizio di ogni nostra celebrazione invochiamo: Kyrie, eléison! Christe eléison! affidandoci alla sua misericordia; al termine, dopo aver sperimentato la prossimità della sua Parola e risanati dal suo Corpo e Sangue, ci affida le ferite dell’umanità -da cui non più fuggire con la scusa di andare a Lui- ma a cui avvicinarci, farci prossimo appunto.
Contestualizzazione evangelica di Luca 10,25-37
[Un'altra esperienza che la giovane chiesa deve affrontare è come garantire a tutti, senza distinzioni, l’accesso alla vita eterna. Sono ancora vive le tensioni con il mondo giudaico dove prevale il merito sulla gratuità. L’equilibrio tra “amare il Signore con tutto se stessi e il prossimo come se stessi” è un binomio spesso vissuto in tensione, che nella comunità lucana viene però risolto optando per la prossimità. Si può amare con tutto se stessi solo Chi, con
tutto se stesso, si è fatto vicino a noi prendendosi cura di noi. Leggendo sinotticamente l’incontro del Maestro con il dottore della Torah (Marco 12,28-31; Matteo 22,34-40) assistiamo al superamento di questa dialettica a favore di un amore unico e necessario senza il quale non sussistono né ascolto della Parla servizio (cf Luca 10,38-41, 11,1 ss.)]. 
Il “Regno di Dio è vicino a voi” questo è l’annuncio che Il Signore affida ai “72” (cf 10,9b).
Il Regno la “presenza di Dio” vicino, quanto? 
Vicinissimo” in modo sorprendente, “prossimo” che non è solo il suo superlativo, ma l’essere di Dio in Gesù di Nazaret, che come Figlio amato dal Padre, nello Spirito esulta rivelandolo come tale a chi non oppone resistenze o non antepone le sue capacità umane. I discepoli sono beati di vedere e di ascoltare questa rivelazione.
È proprio la radicale prossimità interiore del Padre al Figlio che lo fa esultare di incontenibile gioia, perché vede proprio nella piccolezza dei suoi discepoli manifestarsi la sua gratuita benevolenza (cf vv. 21-24).
Ma chi presume di saperne abbastanza getta la sfida e si barrica dietro una domanda di comodo anche se legittima.
La risposta di Gesù è una parabola che annuncia la sua prossimità: in Lui, Dio non è mai stato così vicino all’essere umano, che per molti versi lo percepisce “straniero/samaritano” alla propria esistenza. Non è soltanto un racconto esemplare sul come essere generosi e disinteressati nell’occuparci degli altri.
È una sorprendente e sconvolgente rivelazione/manifestazione che la “vita eterna” non si eredita come un diritto di successione e nemmeno la si merita per l’osservanza della Torah. Solo chi è capace di accorgersene conosce chi è suo prossimo, Dio per primo in Gesù e in Lui tutti lo sono!
Ora tutti, in quanto umani, possono ricevere in dono la vita eterna.

Preghiamo con la Liturgia
Padre santo e misericordioso,
che nel comandamento dell'amore
hai portato a compimento la Legge e i Profeti,
donaci un cuore capace di misericordia
affinché, a immagine del tuo Figlio,
ci prendiamo cura dei fratelli e sorelle
che hanno bisogno e sono nella sofferenza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, 
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, 
nell'unità dell’unico Spirito,
ora per l’eternità. Amen.

1 commento:

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