venerdì 17 gennaio 2025

Vicina è la Parola 19 gennaio 2025 Manifestazione del Signore a Cana di Galilea/C Divagazioni coniugali sulle Nozze di Cana- Mancanza

Vicina è la Parola
19 gennaio 2025
Manifestazione del Signore
a Cana di Galilea/C

Isaia 621-5 / Salmo 95
1Corinti1 2,4-11
Giovanni 2,1-12
Divagazioni coniugali sulle Nozze di Cana
Mancanza
Non è solo il vino che può mancare a una festa nuziale, anzi quasi mai, 
ma dopo che la festa è finita sono molte, troppe le cose che possono venire a mancare
in una coppia nel loro menage quotidiano.
La brutta notizia non è questa, 
ma pensare che a noi non capiterà mai 
o addirittura far finta che non sia mai successo 
o non stia avvenendo proprio adesso.
Chi porta in luce questa mancanza non è un profeta di sciagure 
o di cattive notizie, ma addirittura “la madre di Gesù”. 
Un autentico sguardo materno si accorge delle mancanze 
senza lamentele o giudizi avventati, 
mentre noi siamo soliti accusarci vicendevolmente: 
E’ solo colpa tua…”. “Te lo avevo detto io…”. 
Non ti accorgi mai di niente…”. “Sei il solito finto tonto…”.
Ci vuole un’attenzione e una cura per l’altro, per l’altra, 
fatta di piccoli gesti per intuire e non nascondere soprattutto, 
le proprie debolezze e fragilità, facendo finta di niente.
Fate quel che vi dirà
Ci manca spesso e soprattutto la voglia di imparare.
È vero però che qualcuno ci in-segna qualcosa se lascia “il segno”, 
ma occorre anche saper ascoltare, che in latino è ob-audire e in italiano fa “obbedire”.
Siamo pronti a imparare gli uni dagli altri?
Lo dico da prete in riferimento alla mia comunità, 
ma lo puoi dire da marito nei confronti di tua moglie o dei tuoi figli.
Ma se la cosa migliore che sappiamo dire è “Sei sempre lo stesso…”. 
O peggio ancora: “Già lo sapevo che dicevi così…” dove pensiamo di andare?
Maria non ha paura di chiedere l’obbedienza dei servi a quello sconosciuto di suo figlio 
e nemmeno si arrende alla sua impertinente risposta.
Faticosamente, ma inesorabilmente si mette in moto la nuova economia del vino nuovo.
Che a un certo punto l’amore finisca è solo l’amara constatazione di micro perdite 
avvenute negli anni, perché è di Verdone che “l’amore è eterno finché finisce”.
Ma la cosa paradossale è che occorre proprio partire dai “vuoti”.
Nessuno è un vuoto a perdere
Già il 6 è il numero della “mancanza”, 
ma che, per risolvere il problema del vino finito, 
si debba partire dalle anfore vuote e per di più 
riempiendole d’acqua fino all’orlo è proprio paradossale.
Come li faremmo diversamente i miracoli noi umani!
Ma per il Signore nessuno di noi è “un vuoto a perdere” (canta Noemi).
Ripartiamo dai nostri vuoti e accettiamo di riempirli d’acqua.
Proprio vero che Lui non scarta nulla, 
ricicla tutto soprattutto i nostri fallimenti.
Si parte da qui, da dove è più scomodo senza vergogna o sensi di colpa, 
con semplicità e gratitudine.
Alla fine il meglio
Ciò che spiazza davvero non è quello che è avvenuto prima, 
e che in pochi sanno, ma che qualcuno se ne accorga 
e che riconosca che alla fine venga servito “il vino migliore”.
L’attesa di migliaia di anni, la promessa, l’alleanza… 
e noi non abbiamo la pazienza di aspettarci a vicenda, 
che l’altro o l’altra capisca, possa migliorare, cambiare!
Soprattutto, pur desiderandolo, non facciamo nulla, 
anzi a volte il contrario, perché questo avvenga.
Ti amerò sempre come il primo giorno”.
Troppo limitante!
Voglio amarti come l’ultimo giorno”.
Perché è così, alla fine si realizza la “pienezza”.
Contestualizzazione evangelica di Giovanni 2,1-12
Siamo nella “prima settimana” di “vita pubblica” di Gesù, come è raccontata nel vangelo secondo Giovanni: 
1,1-18: Introduce poeticamente la narrazione, dove tutti i “temi” fondamentali vengono anticipati. La Luce e la Vita sono esperienze umane che Dio privilegia per farsi conoscere e comunicare con gli esseri umani, attraverso la sua “Parola generata”, il Figlio. Nel Figlio che diventa “uomo/carne” abbiamo la possibilità di conoscerlo, di farne esperienza. Egli fa si rivela nella nostra umanità come amore gratuito e veritiero che ci consente [potere] di vivere da figlie e figli.
1,19-34: Giovanni che “immerge” nel fiume Giordano attesta che Lui ci “immerge in Dio” [Spirito]: è Lui l’Agnello di Dio!
1,35-51: Andrea, Simone, Filippo, Natanaele e lo stesso evangelista Giovanni sono i primi che diventano suoi discepoli, lo seguono perché da Lui si vedono “riconosciuti”. 
2,1-12: Essi cominciano a “credere” in Lui, invitati a una festa di Nozze nella quale Egli dona “il vino nuovo e migliore”.
vv. 1-2: Così, “il terzo giorno”, la “Festa di Nozze”, con tutti i significati che ha nella Scrittura e per Israele, è in realtà la nostra esistenza umana che racchiude la “nostalgia” e il “sogno” di sentirci amati infinitamente: credere in Gesù ci consente di scoprirlo e di vivere con la consapevolezza di poterlo realizzare, non solo desiderarlo. Nella vita non siamo solo “invitati” alle nozze (cf Matteo 22,1-14; Luca 14,16-24), ma ne siamo parte, siamo noi gli Sposi!
vv. 3-5: È plausibile pensare che il vino “mancante” sia il nostro bisogno di essere amati, sempre inadeguato alla nostra capacità di amare in realtà limitata. Ma succede che “il vuoto” che sperimentiamo dentro di noi (non hanno vino), la durezza del “cuore” (le giare di pietra), la percezione che manchi sempre qualcosa (6 e non 7), la banalità di quello che già sappiamo ([purificazione), l’inadeguatezza delle nostre forze (80-120 lt d’acqua) non siano un ostacolo al rinnovarsi del prodigio sempre nuovo dell’Amore!
vv. 6-10: C’è una fatica da fare, una parola di cui fidarsi, un momento, “ora”, da cogliere con stupore e riconoscenza.
vv. 11-12: Siamo solo all’inizio, poi di “segni” ce ne saranno tanti ma la difficoltà sarà sempre la stessa: ascoltare una voce, fidarsi di una parola, non nascondere i vuoti, valorizzare quello che siamo e abbiamo, sostenere la fatica, gustare il dono sempre nuovo, tornare a casa, non dire mai “basta”.
Ambientazione liturgica
Ricordiamoci che siamo nel “Tempo della Manifestazione del Signore”, la celebriamo nei “tria miracula”: l’Epifania ai Magi (6 gennaio) – il Battesimo nel Giordano (12 gennaio) e oggi le Nozze di Cana (19 gennaio) in cui Gesù Nazareno si manifesta come l’Inviato del Padre ai suoi discepoli in Cana di Galilea (cf Gv 2,11-12).
Così la liturgia ci fa pregare: “Nuovo prodigio a Cana: versan vino le anfore, si arrossano le acque, mutando la natura” (Inno dei Vespri). “Oggi la Chiesa… si unisce a Cristo, suo Sposo: …alle nozze regali e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa, alleluia”. (Antifona al Benedictus)
Una comunità si forma e cresce riconoscendo ogni volta, nei segni della Parola e del Pane, lo Sposo che le ridona la sua identità di Sposa, profezia dell’Umanità rinnovata dalla sua Pasqua.
È il suo Amore, donato per tutti, la vera “gloria” che lo rivela a noi come Vita: pienezza di gioia effusa gratuitamente e senza distinzioni [Salmo 95 / 1Corinti 12 – II lettura], oltre ogni apparenza e impercettibile ai più come alleanza nuova e definitiva ben al di là di ogni nostra incapacità o infedeltà che non potrà mai più essere infranta [Isaia 62 – I lettura].
Preghiamo con la Parola
O Padre,
che ami immensamente
e che nel sangue di Cristo versato sulla croce
hai stabilito con il tuo popolo l'alleanza nuova ed eterna,
fa' che la Chiesa sia segno del tuo amore fedele,
e tutta l'umanità possa attingere
il vino nuovo nel tuo regno.
Amen.


---------------------------------------------------

Anche Nada in una canzone “Vuoti a Perdere”, recita: “Che in fondo, poi, ti capisco Cristo era un figlio come te Lui era il figlio di Dio. Un folle che qualcuno chiama re”.


2 commenti:

  1. "Dio ha voluto che cerchiamo e troviamo la sua Parola viva nella testimonianza del fratello, in bocca ad uomini. Per questo il cristiano ha bisogno degli altri cristiani che dicano a lui la Parola dii Dio, ne ha bisogno ogni volta che si trova incerto e scoraggiato; da solo infatti non può cavarsela, senza ingannare se stesso sulla verità. Ha bisogno del fratello che gli porti e gli annunci la Parola divina di salvezza. Ha bisogno del fratello solo a causa di Gesù Cristo: il Cristo nel mio cuore è più debole del Cristo nella parola del fratello; il primo è incerto, il secondo certo. Quindi è chiaro lo scopo della comunione dei cristiani: essi si incontrano gli uni gli altri come latori del messaggio di salvezza. In questo senso Dio fa in modo che si trovino insieme e dona loro la comunione. Questa si fonda solo in Gesù Cristo e nella “giustizia estranea”. Potremmo dunque dire: il messaggio della giustificazione dell’uomo per sola grazia, che ci viene dalla Bibbia..., fa nascere la comunione dei cristiani, è il solo fondamento del desiderio cristiano di ritrovarsi insieme".
    (da "Vita Comune" di Dietrich Bonhoeffer)

    RispondiElimina
  2. Grazie Madre per accorgerti delle nostre mancanze.Prega per noi

    RispondiElimina

Vicina è la Parola 19 gennaio 2025 Manifestazione del Signore a Cana di Galilea/C Divagazioni coniugali sulle Nozze di Cana- Mancanza

Vicina è la Parola 19 gennaio 2025 Manifestazione del Signore a Cana di Galilea/C Isaia 621-5 / Salmo 95 1Corinti1 2,4-11 Giovanni 2,1-12 ...