venerdì 3 ottobre 2025

L'elogio della gratuità

 

Vicina è la Parola

5 ottobre 2025 - Domenica XXVII/C

Abacuc 1,2…4 / Salmo 94

2Timoteo 1,6…14

Luca 17,5-10

 

L’elogio della GRATUITA’

Avrei voluto titolare “Elogio dell’INUTILITA’” ma in realtà nulla di più inutile della gratuità, anche se nella nostra società, dominata dalle leggi del profitto esasperato, “gratis” funziona molto almeno come esca per poi incastrarci allo scadere dell’allettante offerta.

La gratuità dell’amore è la caratteristica che lo garantisce e lo invera, svelandone le manipolazioni o le contraffazioni: amare senza avere nulla in cambio.

L’amore, nella sua gratuità ci salva e ci abilita ad amare gratuitamente esponendoci al rischio di sentirci inutili quando, senza nessun utile, lo doniamo.

L’inutilità diventa un valore tra le mani di un abile artigiano che sa riciclare e forgiare la bellezza dallo scarto e da ciò che viene buttato perché ormai ritento inutile.

Proprio quando una cosa non ci serve più diciamo che ormai è inutile; ecco quando non possiamo più servircene… la buttiamo. “Servire senza servirsene” riguarda invece noi esseri umani nei confronti della Chiesa e della società, ma anche delle nostre relazioni amicali e affettive.

E quando noi non potremo neppure servire…?

Quando la società o la Chiesa stessa dovesse ritenerci non più utili? Potremo amare ancora!

Forse è questo che ci spaventa dell’amore di Dio fino a ritenerlo “inutile” e da allontanarlo da noi per il fatto di non poterlo meritare e di non doverlo ricambiare, mentre Lui nemmeno ce lo chiede. Allora sperimenteremo quanto l’amore sia necessario, gratuitamente indispensabile.

 

Contestualizzazione evangelica di Luca 17,5-10

Il racconto evangelico di Luca alterna insegnamenti del Nazareno alle autorità religiose e ai suoi discepoli, raccolti e riproposti ai credenti e alle comunità della seconda generazione cristiana le cui esperienze fanno constatare problemi di relazioni e di comportamenti critici che sono di ostacolo [scandalo] nel loro già non facile cammino di fede. La “regola” di base per affrontarli [rimprovero] è lo stesso vissuto da Gesù e da Lui proposto a più riprese: il perdono (17,1-4; cf Matteo 18,16-35 e cf Lc 23,34).

Può sembrare un segno di bontà d’animo la disposizione a perdonare, ma già i discepoli si rendevano conto quanto dipenda dalla fiducia nel Signore, dall’esperienza della sua misericordia da Lui annunciata e a loro manifestata (cf capitolo 15).

Comprendiamo meglio allora la richiesta al Signore, a cui possiamo unire la nostra: “Facci crescere nella fede!”. Il perdono degli altri richiede infatti di “sradicare” dentro di noi l’odio e il desiderio di vendetta mentre ci permette di verificare l’autenticità del nostro credere (cf 17,5-6).

La parabola che segue, come al solito per attuare l’insegnamento dato, ci tutela dal ritenere insuperabile la nostra incapacità naturale ad accogliere il messaggio evangelo dell’amore e di considerarci quindi “inutili”. Piuttosto ci incoraggia a essere ministri fedeli al rapporto con il Signore affinché ogni nostro sforzo non sia inutile e sprecato, ma da Lui valorizzato.

Questo è il vero “servizio” [diakonìa] nei confronti dei nostri fratelle e sorelle, anche di ogni essere umano: mandati dal Risorto ad annunciare e testimoniare la forza rigeneratrice dell’amore.

Nulla è perduto di ciò ch’è fatto con amore” (E. L. Word) anche se a noi sembrasse così e ci sentissimo per questo “inutili” proprio perché “senza utile”, senza merito o diritto a una ricompensa (cf vv. 7-10).

 

Ambientazione liturgica

            + Disporci in ascolto della Parola richiede anzitutto la fiducia che quanto ci viene annunciato/proclamato è il Signore stesso a compierlo nella nostra esistenza e nella storia di cui facciamo parte.

- Anche la Parola ci pone interrogativi che riecheggiano quello che già viviamo; siamo tentati di rovesciare le responsabilità sulla mancanza di un intervento divino piuttosto che verificare la nostra reale fiducia nella sua presenza: non vederla non dà garanzie e assicurazioni; attesta un fine: se tarda attendilo! [Abacuc 1 – I lettura].

- Ascoltare per il credente è anzitutto accogliere questa presenza, quasi mai appariscente, eppure visibile nel creato e nella storia. Anche se tentati di dubitare la liturgia ci invita ad applaudire, ad acclamare, a ringraziare ed adorare i segni di questo amore [Salmo 94].

- Così, giorno per giorno, si ravviva il dono ricevuto e custodito… sempre alimentato dallo Spirito del Risorto che in noi dimora. In questo modo, come i discepoli, non siamo più timidi o vergognosi ma forti, saggi, capaci di amare e di testimoniare anche qualora impossibilitati dalle circostanze o dalle sofferenze [2Timoteo 1 – II lettura].

+ L’efficacia del credere è la forza della speranza, è servizio che non vede utilità… quanto mai necessario anche oggi, anche se non riconosciuto o valutato inutile [Luca 17 – Evangelo].

            Lo stesso Signore, che celebriamo come comunità pasquale, non è stato forse ritenuto servo inutile e la sua croce insulsaggine e follia perché contraddice l’uomo sicuro di sé?!

            Saremo noi capaci di tollerare questa nostra povertà di testimoni?

 

Preghiamo con la Liturgia

O nostro Padre,

tu non tolleri l'oppressione e la violenza,
e soccorri prontamente i tuoi figli,
rinvigorisci la nostra fede,
affinché non ci stanchiamo di operare in questo mondo,
nella gioia di esserne al servizio.

Amen.

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