Vicina è la Parola
Malachia 3,19-20 / Salmo 97
2Tessalonicesi 3,7-12
Luca 21,5-11
Sempre una sorpresa!
Anche se ben predisposti, sensibili e attenti, saremo sempre sorpresi di come sia stato facile fraintendere tutto e lasciarci ingannare da qualche specchietto per le allodole, soprattutto quando riflette tragedie e sconvolgimenti. Ma è proprio così che Lui vuole sedurci e conquistarci, quasi corteggiarci e a noi non piace stare in balìa di qualcun altro, vogliamo condurre noi il gioco con pronostici e previsioni, sondaggi e proiezioni.
Alla fine ci arrenderemo, ci faremo prendere per mano e ci lasceremo andare ad una danza i cui passi ritmano la gioia di essere amati.
Dio è una sorpresa, sempre!
Ma non ci sorprende come noi pensiamo o temiamo… come un agguato, alle spalle.
Ci sorprende con le sue incursioni nel nostro vissuto, nei nostri incontri, nelle nostre esperienze, quando – dove – come noi non immaginiamo perché sempre attenti a tutto ma non abbastanza a “chi”.
Lungo il racconto evangelico di Luca, che abbiamo ascoltato e letto quest’anno, a segnare il passo è stato “l’oggi” (cf 2,11; 3,22; 4,21; 12,52; 13,32; 19,5.9; 23,43), ma determinanti sono stati gli incontri, i gesti, gli sguardi, i volti, le parole… delle persone.
Contestualizzazione evangelica di Luca 21,5-11
Anche Luca racconta di Gesù che caccia i venditori dal Tempio e l’intenzione dei “capi” di farlo morire… ma, mentre il popolo pendeva dalle sue labbra (cf 19,45-48), loro continuano a insidiarlo con le loro tendenziose domande sulla sua autorità provocando la drammatica parabola dei “vignaioli omicidi” (cf 20,1-19). Ancora sul “tributo all’imperatore romano” e poi sulla “risurrezione dei morti”: nessuno “osava più rivolgergli alcuna domanda” (cf vv.20 - 40). Alla fine è stato Gesù stesso a porre la questione “il Messia e il Re Davide” (cf Salmo 110,1) che lo riguarda in relazione al suo destino di morte e risurrezione (cf vv. 41-44). Non c’è più alcuna reazione da parte delle autorità, nemmeno quando il Maestro mette in guardia i suoi discepoli dalle loro ostentazioni, in particolare nel pregare e denuncia come i farisei approfittino delle vedove invece di difenderle (vv. 45-47).
Sono passaggi narrativi impervi che preparano un confronto emblematico tra i ricchi che ostentano le loro offerte nel Tempio e la vedova povera che “getta tutto quello che ha per vivere” (cf 21,1-4): ecco, nel centro del culto e della presenza di Dio, la donna - vedova e povera - chiude la narrazione della vicenda messianica di Gesù e apre il racconto della sua passione, quasi una “profezia” del suo donarsi totalmente ed è presentata anche come “tipo” del discepolo chiamato a donare tutto sé stesso (cf 14,33).
Ora Gesù inizia a “profetizzare” la distruzione del Tempio e le persecuzioni a cui i suoi discepoli andranno incontro ma annuncia che “la vostra liberazione è vicina!” (cf vv. 21,5-28).
I discorsi sugli eventi finali e futuri [éskatologici] riguardano Gerusalemme (cf 13,34-35; 19,41-44) e il mondo intero, ma soprattutto Lui stesso e la comunità dei credenti (cf vv. 21,12-18) e si concludono con una parabola “vitale” che invita alla “vigilanza” come atteggiamento per vivere responsabilmente gli eventi storici senza cedere al fatalismo o al “terrorismo apocalittico” (cf vv. 29-33).
A chi è concentrato sul “quando” (cf 17,20; 21,7; 24; Atti 1,6) può sfuggire che gli avvenimenti tragici, storici o climatici, non sono segni escatologici: “Non lasciatevi ingannare… non andate dietro… non vi terrorizzate, non è la fine” (vv. 8-9). Occorre un ben più attento e profondo discernimento per individuare i germogli di vita, maturato nell’ascolto della Parola del Signore (la perseveranza del v. 18), per cogliere il senso della redenzione che si attua nella storia: ecco il valore del vegliare per l’incontro con “il Figlio” (cf v. 36).
I lettori del vangelo sono così predisposti ad ascoltare il racconto della passione, morte e risurrezione del Signore (cf cc. 22-24 già proclamato nella “Domenica di Passione”) e l’evangelista ci ricorda l’attività quotidiana del Nazareno: l’insegnamento nel Tempio di giorno e il pernottamento tra gli ulivi. Così “il popolo che andava da Lui di buon mattino per ascoltarlo” è l’immagine della comunità che non deve trascurare l’ascolto in ogni circostanza della sua esistenza (cf vv. 37-38)
Ambientazione liturgica
+ Nel ritrovarci per la celebrazione eucaristica proveniamo a volte da situazioni difficili e portiamo con noi un senso di sfiducia e di disillusione: siamo ancora una volta qui, come fosse la prima… Riuscirà la Parola a ridarci fiducia, lo Spirito del Risorto a rinnovarci interiormente, i segni eucaristici ad alimentare nuovamente la Speranza?
- Siamo anche noi nella situazione di Israele a cui si rivolgeva il profeta Malachia: i rimpatriati non sono stati ben accolti da tutti anche se hanno contribuito alla ricostruzione del Tempio; la città, mal fortificata, è spesso soggetta a incursioni; anche la vita religiosa è decadente e la fedeltà all’Alleanza minacciata… Il profeta fa ricorso a tutti i suoi mezzi, dalle minacce alle promesse, pur di risvegliare nel popolo di Dio la fiducia in Lui che ancora una volta si rivolge anzitutto ai poveri e agli umili [Malachia 3 – I lettura].
- Non è né facile né scontato farsi coinvolgere dalla gioia incontenibile e travolgente del Salmo a cui invece partecipano gli elementi della natura. Difficile è invece resistere a questo ritmo concitato e crescente, un’acclamazione di gioia irrefrenabile [Salmo 97].
- Se il futuro ci preoccupa e il passato ci appesantisce “nessun segno ci è dato che non sia verità significativa ed operante nell’oggi: in una situazione personale e universale di crisi violenta che coinvolge l’umanità, al vaglio della Parola, si manifesta l’inconsistenza di ogni tentativo per difendere se stessi o assicurarsi la propria personale incolumità; anche l’impegno quotidiano solidale con la fatica altrui [2Tessalonicesi 3 – II lettura] rende reale e fruttuosa la pazienza dell’amore che salva senza tuttavia tutelare e tenendo vivo il desiderio dell’incontro e la gioia della ricerca” [Luca 21 - Evangelo]. (Comunità di Viboldone)
Preghiamo con la Liturgia
Padre,
principio e fine di tutto ciò che esiste,
che raduni l'umanità nel Tempio vivo del tuo Figlio,
donaci di tenere salda la speranza del tuo regno,
perché perseverando nella fede
possiamo gustare fin da ora la pienezza della vita.
Amen.
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