giovedì 23 ottobre 2025

VICINA È LA PAROLA 26 OTTOBRE 2025 DOMENICA XXX/C …dal basso

 VICINA È LA PAROLA 

26 OTTOBRE 2025 

DOMENICA XXX/

Siracide 35,15…22 / Salmo 33 

2Timoteo 4,6-8. 16-18 

Luca 18,9-14 

…dal basso 

Chi si pone in un atteggiamento che non giudica e non rinfaccia, magari a sua volta ha  ricevuto attenzione e aiuto proprio in un momento nel quale stava davvero “giù”, come si dice… Qualcuno che ti è stato vicino è riuscito anche darti una mano, ti ha risollevato, non solo ti ha rimesso  in piedi… ma in qualche modo ti ha fatto “risorgere”. 

La consapevolezza delle proprie fragilità e inadeguatezze ci preserva dall’usare maschere e  dal ritenerci capaci di farcela da soli; gli eventi dell’esistenza spesso scardinano la nostra  presunzione e la nostra autosufficienza… e se così non fosse, la preghiera ci offre questa possibilità  di metterci a nudo davanti a chi ci accoglie, ci avvolge, ci sostiene con infinito amore… a Chi  facendosi uomo è sceso fin al nostro livello ed anche più giù: amandoci “dal basso”. 

Contestualizzazione evangelica di Luca 18,9-14 

Siamo ormai nella parte finale e conclusiva del cammino di Gesù verso Gerusalemme (cc.  9,51-19,29), ma l’evangelo del Dio misericordioso stupisce sempre di più coloro che  inaspettatamente si sentono raggiunti dalla gratuità della salvezza e con gratitudine si aprono ad  accoglierlo nella loro esistenza, manifestando così una fede disarmata ma assoluta nei suoi  confronti: la gioia di essere salvati! 

Questi sono gli ultimi passi del percorso coinvolgente e sconcertante per chi, come i farisei,  ritengono di essere giustificati dalla loro cieca e ipocrita osservanza della Torah ascrivendo a se stessi  i meriti di questa conquista (cf 16,15)e addirittura “disprezzano gli altri” (cf 18,9) che invece, senza  meritarlo affatto -in quanto esattori delle tasse e gente di malaffare- però “si avvicinavano a Gesù  per ascoltarlo”; soprattutto quelli mormoravano contro di Lui che li riceve e addirittura mangia con  loro (cf 5,29-32; 15,1-3). 

Le parabole che continuamente il Nazareno propone non fanno altro che chiarire in modo  inquietante il volto inatteso di Dio, provando in tutti l’imbarazzo di doversi interrogare e prendere  posizione. Il racconto evangelico di Luca le presenta in modo esclusivo, tale da caratterizzare la  gratuità dell’amore che sovverte ogni criterio e costituisce il vero modo di stare in rapporto con Dio. 

La parabola proclamata nella liturgia della Parola di questa domenica raggiunge il culmine di  questa esperienza nel salire al Tempio e discendere a casa giustificati (cf. vv. 10 e 14).

L’esattore delle tasse manifesta chiaramente la sua totale incapacità di vivere non solo in  una giusta relazione con Dio ma anche con sé stesso e con gli altri. 

Il fariseo “prega sé stesso” e Dio deve solo mettere la firma alla sua autocertificazione;  mentre lui si elogia il Signore, uscito dal Tempio, aspetta a casa sua il pubblicano giustificato, come  con Zaccheo! (cf 19,1-10). 

Ambientazione liturgica 

+ Anche noi “saliamo al Tempio” dalle nostre case … ma come ci ritorniamo? [Evangelo] Che esperienza abbiamo condiviso con i nostri fratelli e sorelle nella celebrazione  eucaristica? 

- È proprio la I lettura tratta dalla parte di Siracide dedicata al culto autentico (cf 34,18- 35,18) a metterci in guardia sul nostro ricorrente atteggiamento di voler “accattivare” l’attenzione  del Signore su di noi e sui nostri problemi, in modo esclusivo… a volte quasi a scapito degli altri. Mentre chi è povero, che nulla si aspetta e pretende, sperimenta gratuitamente il suo amore. 

- Sono proprio i poveri, vitale componente della chiesa comunità credente, a cantare la loro  esperienza gioiosa di una liberazione inattesa e imprevista. [Salmo 33]  

- Così ci colpisce la consapevolezza di Paolo della sua assoluta povertà come discepolo e  come apostolo in cammino sulle tracce del suo Signore nel dono di sé stesso. È Lui a liberarlo dal  male, a sostenerlo e a dargli forza, a giustificarlo in base all’amore vigilante condiviso con tutti i  poveri “che con amore attendono al sua manifestazione”. [2Timoteo 4 – II lettura

+ La nostra partecipazione all’evento pasquale di Cristo è una “liturgia vivente” (cf Romani 12,1) che si compie nel vissuto quotidiano segnato dalla solitudine, dal fallimento,  dall’emarginazione. La consapevolezza della comunione in Lui con tutti i poveri del mondo non ci fa  sentire fuori posto o inutili, ma seme autentico di vita nuova. 

Preghiamo con la Liturgia 

Dio nostro Padre, 

che sempre ascolti la preghiera dell'umile, 

guarda a noi come al pubblicano penitente, 

e fa' che ci apriamo con fiducia  

alla tua misericordia, 

che da peccatori ci rende giusti. 

Amen.


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