sabato 18 ottobre 2025

L'elogio dell'INSISTENZA

 

Vicina è la Parola

19 ottobre 2025 - Domenica XXIX/C

Esodo 17,8-13 / Salmo 120

2Timoteo 3,14- 4,2

Luca 18,1-8 

L’elogio dell’INSISTENZA

            Poco sopporto le persone insistenti e petulanti… ma alla fine cedo alle loro richieste, non so se per “togliermele dai piedi” o per acquisita convinzione; comunque il fastidio rimane ogni volta che mi capita.

            Questi tali non si arrendono facilmente al primo diniego, sembrano quasi lottare non tanto con me, ma per alzare un argine a qualcosa che inesorabilmente li sovrasta e minaccia di sopraffarli, di travolgerli.

            Ma dinnanzi alle ingiustizie che affamano e insanguinano gran parte dell’umanità e del nostro pianeta non possiamo tollerare che l’insistente “grido dei poveri” rimanga inascoltato o sottaciuto. Deve infastidirci, romperci le orecchie e il capo… anche la voce che utilizziamo nelle nostre preghiere deve essere la loro, inascoltata supplica di giustizia.

Lo rimarrà per molto, per sempre?         

Contestualizzazione evangelica di Luca 18,1-8

Mentre Gesù opera una guarigione come quella dei lebbrosi (Luca 17,11-19), segno del regno di Dio già avveniente, i farisei stanno ancora a interrogarsi sulla sua eventuale “venuta” che essi ritenevano destinata al futuro e quindi impensabile per il loro presente:Il regno di Dio è in mezzo a voi(17,20-21).

In realtà, anche la comunità lucana era attraversata dallo stesso interrogativo, anche se con connotati più storici (cf Atti 1,6). Ecco dunque il bisogno di un insegnamento rivolto ai discepoli per chiarire la dialettica-dinamica tra futuro e presente, “già e non ancora”, tipica della teologia lucana che fa del “mistero pasquale” del Signore il focus di tutta la storia della Salvezza, partendo da Israele (cf vv. 22-37).

Come suo solito, la narrazione lucana pone qui una parabola molto realistica (come quella di 11,5-8) che apre su un aspetto sempre emblematico per la vita dei credenti: pregare perché, per cosa… come? (18,1-8).

Pregare per credere… per vivere!

L’invito ai discepoli a un profondo discernimento [“Ascoltate”] potrebbe essere la risposta più consona alla conclusione del Signore che è uno sconcertante, quanto misterioso, interrogativo sulla fede, una sfida ancora più ardua: la percezione della non curanza di Dio, il suo tergiversare difronte alle ingiustizie nel mondo (cf v. 8b).

Il credente, come la comunità, avverte tutta la sua disarmata povertà [“una vedova”] e questa è la vera forza della preghiera per i nuovi invitati alla festa del regno di Dio inaugurato e attuato da Gesù, soprattutto nel momento in cui subiscono ingiustizie. La Chiesa del Signore sarà sempre “assetata di giustizia” (cf 6,20 ss.; Mt 5,6), in un mondo che ne è affamato e allo stesso tempo cinicamente incurante [“il giudice cinico”]. 

Ambientazione liturgica

 + L’azione liturgica ci pone in un atteggiamento che vediamo rappresentato da Mosè a favore del suo popolo, “stare ritti dinanzi a Dio” [Esodo 17 – I lettura]. È un gesto disarmato, “fino all’esaurimento delle forze, fino al limite di quanto un uomo può portare della consapevolezza della propria impotenza e del bisogno dei fratelli, fino al limite della tensione estrema della fede: in un dialogo che coinvolge Dio e l’essere umano nella lotta comune contro il non-senso, contro il male, l’ingiustizia che opprime i poveri”. (Comunità di Viboldone)

            - Mentre c’è chi esce in battaglia in una lotta corpo a corpo, la comunità raccolta in eucaristia interpreta l’esistenza dell’umanità e la sua storia credendo nella Presenza viva che la attraversa per sempre, fin dalla creazione [Salmo 120].

            - Al suo interno ci saranno sempre falsi maestri che cercheranno e proporranno altre strade e altre convinzioni sull’azione di Dio “onnipotente”: ma “l’uomo di Dio resta saldo” perché è attrezzato dalla sola forza della parola di Dio che ne manifesta la presenza come “manifestazione del suo regno”. Da qui la sua “insistenza a tempo debito e indebito” [2Timoteo 3 – II lettura].

            + L’insistenza evangelica della donna cananea in Matteo (15,21 ss.) e della vedova nel brano evangelico di Luca [1,1-8], oggi è per noi annuncio e invito alla fiducia non degli illusi ma degli “amici” che conoscono dal Figlio l’essere amati dal Padre (cf Giovanni 15,14-16).

            Questa vedova, di cui si parla può simboleggiare la Chiesa stessa nel suo complesso o quei poveri nello spirito che non hanno altra speranza che Dio”. (Rabano Mauro)

            Quanta paura nella cristianità! Si ha l’impressione che i cristiani siano senza fede, tanto sono stanchi e intimiditi di fronte a ciò che accade o che sta per accadere […]. Ma non basta una fede qualunque: bisogna lavorare con Cristo… averlo con noi, non come ostaggio… ma come guida”. (Primo Mazzolari)

Preghiamo con la Liturgia

Dio nostro Padre,

che hai accolto l'intercessione di Mosè,
dona alla Chiesa di perseverare
nella fiducia e nella preghiera
fino a quando farai giustizia ai tuoi amici
che a te gridano giorno e notte.

Amen.

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