Vicina è la Parola
3 Agosto 2025 – Domenica XVIII C
Qoèlet 1,2;2,21-23 / Salmo 89
Colossesi 3,1-5.9-11
Luca 12,13-21
Avere o ESSERE
Il colore dei soldi
Uno dei bisogni fondamentali di oggi è la sicurezza personale.
Da sempre l’essere umano ricerca appassionatamente e necessariamente un fondamento stabile per la propria esistenza, ad esempio sul denaro: “Il denaro è tutto”, si dice; anche se poi: “i soldi non fanno la felicità” …figuriamoci la miseria!
L’insidia sta però nell’uso del denaro e nel suo “potere” di asservimento a sé e degli altri.
Il meccanismo dell’accumulare diventa una forma di idolatria a cui sottomettersi pur di avere, e la sete di denaro oppone gli individui -l’altro diventa un rivale da superare o da eliminare- da cui non sono esenti nemmeno le famiglie nel momento della spartizione dell’eredità che in quel momento rischiano di dividersi.
Nella società è infatti il denaro l’origine delle gerarchie sociali e delle discriminazioni: chi più ha è in alto e gli individui si distinguono per quello che “hanno”, perdendo il valore di quello che “sono”; così come la distribuzione ingiusta delle ricchezze provenienti dai profitti è uno dei mali più gravi a tutti i livelli.
“L’uomo del denaro” diventa però un uomo solo e alienato, schiavo e prigioniero delle sue stesse ricchezze. Dal possedere all’essere posseduti!
È la morte a rivelare questa verità e la sua previsione compie realisticamente in ogni essere umano la liberazione da l’illusione.
Da questa “trappola” non sono esenti purtroppo né i credenti né le Chiese: quando si parla sempre e solo di “cose spirituali” qualcuno approfitta nell’ombra di quelle materiali (vedi i recenti ma non ultimi “scandali vaticani!). Ci si alterna tra un ipocrita disprezzo della ricchezza e un suo ingenuo o spregiudicato utilizzo. Di conseguenza il nostro atteggiamento “cristiano” nei confronti dei poveri e delle forme di povertà rimane cristallizzato in una mentalità di “beneficienza” e non di solidarietà o di equità sociale.
Le proposte per una “nuova economia”, anche per impulso di papa Francesco, stanno facendo breccia nelle coscienze individuali e sociali, manca tuttavia una “formazione morale” che le renda possibili partendo dall’esperienza educativa basilare della gratificazione che si prova nel donare e nel condividere.
Contestualizzazione evangelica di Luca 12,13-21
Nell’annuncio evangelico “il Regno di Dio” è Gesù stesso, pellegrino in mezzo a noi, che lo manifesta nel liberare una persona da una forza occulta che la riduceva muta (cf 11,14); ma la libertà “di parola” trova sempre l’opposizione del potere con false accuse (cf vv. 15-16) che tuttavia non ne ostacolano o impediscono l’attiva presenza (cf vv. 17-26): infatti, tra la folla che ascolta c’è chi accoglie senza riserve e per loro c’è una nuova beatitudine (cf vv. 27-28). Il segno di Giona diventa allora per il Nazareno la “chiave interpretativa” della sua vicenda messianica e ne illumina la comprensione (cf vv. 29-36) che trova l’ostilità degli esperti della Torah fino alle persecuzioni dei discepoli e dei futuri credenti (cf vv. 37-54; 12,1-12).
Inoltre, la comunità lucana si rivela, fin dai suoi inizi, sensibile alle situazioni di povertà e di indigenza, attenta alle insidie nascoste dietro un uso “ingenuo” o spregiudicato dei beni materiali. Lo attestano i primi capitoli degli Atti nel descrivere la prima comunità di Gerusalemme ed il suo stile di vita anche con scelte per noi non facili da attualizzare (cf 2,44-45; 4,34-37; 5,1-11). Nelle memorie evangeliche, come nella parabola del capitolo 12 vv.16-21, viene illustrato in modo esemplare il messaggio del v. 14: la vita non dipende da ciò che si possiede.
L’antidoto è espresso nella conclusione come monito/invito ad arricchirsi davanti a/presso Dio (cf v. 21) il cui contenuto sarà esplicitato in seguito (cf vv. 30b-34).
Cosa rende “ricco” Dio se non l’amore per noi e per tutta l’umanità che lo ha portato a donare il proprio Figlio! Lui è vissuto anzitutto cercando la volontà del Padre e non sé stesso, quello era il suo “tesoro” (cf v. 34) e “svuotandosi di sé” lo ha speso per noi (cf Filippesi 2). Nel non possedere sé stesso ha dato pieno senso alla sua esistenza e a quella di chiunque la spenda per Lui e per gli altri. Non si tratta di disprezzare ingenuamente i beni terreni, ma di adoperarci instancabilmente affinché essi ci permettano un’esistenza più umana, da figlie e figli del Padre, sorelle e fratelli tra noi.
Ambientazione liturgica
La Vita, nascosta ma che c’è, trasfigura l’esistenza.
+ La Liturgia è il momento in cui “gesti e parole” assumono un significato e un valore “altro”, “simbolico”, paradossalmente capace di far emergere la Vita “nascosta” nell’esistenza quotidiana e che noi non sempre accogliamo in tutta la sua “novità salvifica”: siamo risorti con Cristo, passati con Lui da morte a vita nella ricerca della nostra vera identità.
- L’esperienza battesimale che si rinnova efficacemente nella celebrazione eucaristica ci permette di vincere l’idolatria dell’insaziabile possedere, l’inganno reciproco delle discriminazioni e delle appartenenze esclusive… per un’autentica vita e unità in Cristo, “tutto in tutti” [Colossesi 3 -II lettura].
- I beni di cui siamo resi partecipi, la Parola e il Pane di Vita, ci “saziano” nella misura in cui non ci serviamo di Cristo a nostro uso e consumo, ma mettiamo noi stessi al servizio degli altri condividendo nella libertà e nella gioia ciò che abbiamo per essere autenticamente quello che siamo, superando la paura di “sprecare” la nostra esistenza e il rischio di “perderla per sempre” [Luca 12 – Evangelo].
- La lode e l’adorazione nei confronti del Signore a cui i Salmi invitano, ci liberano da ogni dipendenza e sottomissione permettendoci di ritrovare il senso autentico del nostro essere “umani”, trasformando la durezza del nostro cuore [Salmo 94].
- Superiamo allora ogni visione cinica e pessimista dell’attività umana, ritrovandone il valore costruttivo e realizzante per gli individui oltre che per le società [Qoèlet 1-2 – I lettura].
Preghiamo con la Liturgia
Padre, fonte dell’amore,
che in Cristo tuo Figlio
ci chiami a condividere la gioia del Regno,
donaci di lavorare con impegno in questo mondo,
affinché, liberi da ogni cupidigia,
ricerchiamo con sapienza i beni veri ed eterni.
Amen.
Amen. Sia fatta la Tua volontà
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