giovedì 14 agosto 2025

Il FUOCO della PACE

 

Vicina è la Parola
17 agosto 2025 – Domenica xx/c
Geremia 38,4-6.8-10 / Salmo 39
Ebrei 12,1-4
Luca
12,49-57
 
Il FUOCO della PACE
        Forse mai come in questo periodo storico abbiamo bisogno di uno sguardo più profondo e completo degli avvenimenti. Tutti siamo convinti della necessità della pace che ponga fine agli attuali conflitti che lacerano la convivenza internazionale, ma questo non ci deve esimere da un’analisi “critica” dei processi che li hanno scatenati. Dobbiamo imparare dalle soluzioni che hanno accorciato le distanze nazionali ma non hanno fatto avvicinare le persone nella comprensione delle cause e nel superamento dei rancori evolvendo verso il bene di ciascuno e di tutti.
        La Pace è “un Fuoco che consuma e lascia in piedi solo la verità”, è un processo che procura sofferenza paradossalmente come una guerra, il cui esito però è completamente diverso: è una vera e propria rinascita, un “battesimo”, un’immersione fino in fondo nel dolore per un’emersione alla vita nell’amore che permette di risorgere!
 
Contestualizzazione evangelica di Luca 12,49-57
        La comunità di Luca, come la nostra, si sente interpellata dalle vicende che attraversa e si interroga sul senso della missione del Nazareno e sulla reale efficacia della sua morte e risurrezione: “È vana la sua missione o la nostra comprensione di Lui?” (cf 12,49-51).
       Essa sperimenta che “il regno di Dio”, annunciato e attuato dal Nazareno come Messia “portatore di pace” (cf 2,14), non riappacifica affatto, non annulla contrasti e divisioni anche al suo interno (cf 2,33-34), addirittura nelle famiglie (cf vv. 52-53), non neutralizza le inimicizie e le persecuzioni nei suoi confronti, anzi in alcuni momenti le acutizza (cf vv. 58-59).
        Il suo “immergersi divino” nell’umano [battesimo] è un “fuoco” (cf 3,16), ma di quale portata? Si è forse estinto quello divampato nella Pentecoste? (cf Atti 2,3). Sembra così dall’esterno, ma esso agisce dentro le dinamiche storiche ed esistenziali contrastanti perché il Signore, per primo, proverà la stessa angoscia che i discepoli e i futuri credenti sperimenteranno (cf 22,39-46).
            Ogni contesto storico è provocatorio per la comunità dei discepoli e dei credenti, la porta a “scrutare attentamente” [discernimento] gli eventi, il loro svolgimento ed esito, in quanto essi stessi sono “una parabola evangelica” da comprendere profondamente per operare le scelte più opportune (cf vv. 54-57). Sarà così possibile evitare ogni fraintendimento “ipocrita” dell’annuncio evangelico riguardante “il regno di Dio” e la sua signoria, come la pace di cui ne è effetto.
 
Ambientazione liturgica
            + La proclamazione liturgica dell’evangelo è preceduta da testi che ne favoriscono una “piena” comprensione, secondo il principio dell’Ordinamento liturgico delle letture bibliche di cui la proclamazione evangelica è “il culmine” (OLM, 2007).
            - La vicenda profetica di Geremia diventa, per la nostra comunità cristiana, “chiave interpretativa” di quella messianica vissuta da Gesù Nazareno “servo sofferente” e già annunciata così da Isaia (cap. 53). La sua predicazione, interpretata come disfattista e osteggiata con l’accusa di scoraggiare, messa a tacere dai rappresentanti del suo popolo che la rifiutano e lo condannano alla morte, è invece compresa e “salvata” da chi paradossalmente le è “estraneo” [I lettura],
            - Oggi la comunità la assume come paradigma di ogni esperienza di sofferenza e di persecuzione, anche personale, e si unisce alla sua invocazione di salvezza non “dal” ma “nel fango” in cui anche il Figlio/Servo si è immerso per la forza del suo amore, e nella lode a Chi “libera dal potere della morte” [Salmo 39].
            - Proprio su di Lui “teniamo fisso lo sguardo” anche nel frangente delle persecuzioni; sulla sua “croce” per” non farsi sopraffare nelle prove”: la sua fiducia nel Padre [fede] è stata sottoposta alla prova che è anzitutto opposizione e contrasto all’amore gratuitamente donato [Ebrei 12 – II lettura] ed è il “fuoco” nuovo e inestinguibile del Risorto che dona la pace (cf Lc 24,36).
            + La Parola, sinceramente accolta e condivisa, ci porta necessariamente a scelte anche divisive… altrimenti il rischio è di neutralizzarla, anche con pastorali che spesso prescindono dall’annuncio celebrativo, che invece dovrebbe essere criterio di discernimento degli eventi storici e per l’esistenza dei credenti.
 
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
nella croce del tuo Figlio
ci riveli il senso più profondo
degli eventi della storia e della nostra vita
aiutaci e tenere fisso lo sguardo su Gesù,
affinché corriamo con perseveranza incontro a Lui,
nostra salvezza.
Amen.

venerdì 8 agosto 2025

Vicina è la Parola10 agosto 2025 – Domenica XXIX C Sempre in CAMMINO

Sempre in cammino

 Vicina è la Parola


10 agosto 2025 – Domenica xxix c

Sapienza 18,3.6-9 / Salmo 32

Ebrei 11,1-2.8-19

Luca 12,32-48

 

Sempre in CAMMINO

Non solo in “tempo di sinodo”!

Siamo costituiti così, come “popolo di Dio in cammino” nel mondo e nella storia, sulle strade di ogni donna e di ogni uomo, di diverse culture ed etnie. Un cammino ormai millenario che ha conosciuto rallentamenti, smarrimenti di direzione… ma mai fermo. E oggi più che mai è fondamentale rimetterci in cammino, forse in un’epoca in cui tanti eventi potrebbero farci desistere e preferire una stabilità che purtroppo in altre epoche ha spinto le Chiese ad arroccarsi.

Il Dio che Israele fin dall’inizio ha conosciuto è stato in cammino con il suo popolo ed ha fatto sì che esso non si fermasse, continuando ad ascoltare la peregrinazione interiore di ogni essere umano tra nostalgia e desiderio.

Piccolo gregge

Nonostante l’adunata oceanica dei giovani a Tor Vergata (RM) per il loro Giubileo, le nostre Chiese conoscono un tempo di fatica e di scarsità.

L’esperienza della “civiltà cristiana” ha dato un contributo incontestabile al continente europeo dopo la “caduta” dell’Impero romano, ma con il passare del tempo ha manifestato anche tutti i suoi limiti e deviazioni, e ora si è definitivamente conclusa. Eppure ci sono nostalgici che ancora sognano un “mondo cristiano”, un po’ come chi sostiene un “mondo russo”!

Più volte è stato affermato che in ogni “crisi” si rivela “un’opportunità”, oggi è sicuramente quella di riscoprire la vocazione di una Chiesa sale e lievito, piccolo gregge che ci faccia vivere serenamente e con responsabilità l’essere “minoranza significativa”, non per cedere alla pigrizia o ignavia pastorale, ma per essere fedeli al Vangelo di Gesù che in questa domenica ce lo riafferma.

 

Contestualizzazione evangelica di Luca 12,32-48

La comunità di Luca stava superando “il trauma” di un ritorno glorioso del Signore che si faceva troppo attendere; alcune scelte economiche testimoniate da Atti (cf 2,44-45; 4,34-37; 5,1-11) rimanevano esemplari e paradigmatiche di una condivisione che nella storia della Chiesa conoscerà poi diverse versioni ma anche clamorose smentite. Emergeva quindi una nuova consapevolezza della storia e del tempo a disposizione come opportunità per assumersi la responsabilità di una missione che il Nazareno aveva già affidato ai vari discepoli (cf Lc 9,1 ss.; 10, 1 ss.) e ora animata dal suo Spirito (cf At 8,1-4; 9,20-22; 13,1-3).

Risultano quindi appropriate le raccomandazioni sull’uso dei beni economici di 12,13-31. 33-34 e anche per un nuovo modo di adempiere la Torah: il “regno di Dio” -proclamato e attuato da Gesù- non si può né meritare né conquistare con mezzi materiali, è “dono del Padre” e può essere solo accolto da chi riconosce la propria piccolezza e disponibilità a lasciarsi condurre da Lui, unico vero tesoro (cf vv. 32.34), a rimanere in quell’atteggiamento di prontezza e vigilanza tipici dell’esodo (cf v. 35). Qui però il contesto è nuziale e conviviale, quasi eucaristico: il Signore viene già in mezzo a noi ed è Lui a servirci e nutrirci (cf vv. 36-40) come comunità sposa chiamata a un servizio reciproco che non dovrà mai essere una forma di potere (cf vv. 41-46).

Quest’ultima raccomandazione è valida per ogni ministero e per sempre!

 

Ambientazione liturgica

            + In ogni celebrazione eucaristica la comunità rivive l’evento pasquale del Signore, di cui Egli stesso ci rende partecipi come persone risorte e finalmente libere di poter vivere una vita nuova scaturita dalla veglia pasquale, nella quale ogni “notte” diventa “veramente beata”, anche quella di ogni essere umano nel suo viaggio sconosciuto fuori dalle sue sicurezze. Anche quella dell’umanità oggi ferita e lacerata, con la sola fiducia della Parola in una reciproca solidarietà verso la libertà.

          - L’autore di Sapienza, che vive libero in Egitto, può celebrare la cena pasquale senza dimenticare “quella notte” di sterminio: ora le promesse si sono realizzate! Li aveva guidati una colonna di fuoco ancora accesa nel viaggio dell’esistenza come allora sulla via del ritorno nella terra dei propri antenati. Anche oggi la comunità riunita in assemblea liturgica ringrazia a nome di tutta l’umanità per la libertà donata e tiene viva la sua speranza lungo il suo cammino nel tempo [Sapienza 18 – I lettura].

            - Per questo l’umanità ha incessantemente bisogno di fiducia che Qualcuno compia le sue attese più profonde e vere, che ci sia un amore gratuitamente donato ad alimentarne la speranza [Salmo 32].

       - Oggi la comunità cristiana, soprattutto nella persecuzione, ha ancora come riferimento il peregrinare di Abramo, il suo desiderio di un “altrove” dove avere una propria casa. Nonostante l’età potesse indurlo a fermarsi, egli si mise in cammino, senza tornare indietro. Cosa lo sostenne insieme alla moglie Sara che conoscerà un’impossibile maternità? La fiducia in un domani migliore preparato e compiuto da Chi con noi ha vissuto il nostro oggi vincendo il limite della morte [Ebrei 11 – II lettura].

- La risurrezione di Gesù dalla morte è già l’inizio del “regno donato”, desiderato e sperato.

Noi credenti lo sperimentiamo non facendoci deludere dal “ritardo” del ritorno del Signore e nemmeno illudere dalle soddisfazioni immediate; consapevoli che il nostro tesoro è già nel cuore di chi rimane vigile poiché qui ed ora nel banchetto eucaristico, seppur nella notte, sperimentiamo la sua beatitudine: Egli, che ci convoca alla sua mensa, ci serve e ci nutre di sé stesso. Ciò vale anche per ogni ministero nella comunità: servire e nutrire, disponibili all’inatteso che sempre sorprende e gratifica, quasi al termine della notte già rischiarata dalle prime luci dell’amore che ci fa riconoscere e accogliere il Signore nel volto degli altri [Luca 12,32-48].

 

Preghiamo con la Liturgia

Dio nostro Padre,

fedele alle tue promesse,
spingici a vivere da pellegrini in questo mondo,
e come ti sei fatto conoscere ad Abramo

anche noi, vigilanti nell'attesa,
possiamo accogliere il tuo Figlio

in ogni sua continua venuta.
Amen.

venerdì 1 agosto 2025

Vicina è la Parola 3 Agosto 2025 – Domenica XVIII C Avere o ESSERE Il colore dei soldi

 Vicina è la Parola

3 Agosto 2025 – Domenica XVIII C

Qoèlet 1,2;2,21-23 / Salmo 89

Colossesi 3,1-5.9-11

Luca 12,13-21

Avere o ESSERE


Il colore dei soldi

Uno dei bisogni fondamentali di oggi è la sicurezza personale. 

Da sempre l’essere umano ricerca appassionatamente e necessariamente un fondamento stabile per la propria esistenza, ad esempio sul denaro: “Il denaro è tutto”, si dice; anche se poi: “i soldi non fanno la felicità” …figuriamoci la miseria!

L’insidia sta però nell’uso del denaro e nel suo “potere” di asservimento a sé e degli altri.

Il meccanismo dell’accumulare diventa una forma di idolatria a cui sottomettersi pur di avere, e la sete di denaro oppone gli individui -l’altro diventa un rivale da superare o da eliminare- da cui non sono esenti nemmeno le famiglie nel momento della spartizione dell’eredità che in quel momento rischiano di dividersi. 

Nella società è infatti il denaro l’origine delle gerarchie sociali e delle discriminazioni: chi più ha è in alto e gli individui si distinguono per quello che “hanno”, perdendo il valore di quello che “sono”; così come la distribuzione ingiusta delle ricchezze provenienti dai profitti è uno dei mali più gravi a tutti i livelli.

“L’uomo del denaro” diventa però un uomo solo e alienato, schiavo e prigioniero delle sue stesse ricchezze. Dal possedere all’essere posseduti! 

È la morte a rivelare questa verità e la sua previsione compie realisticamente in ogni essere umano la liberazione da l’illusione.

Da questa “trappola” non sono esenti purtroppo né i credenti né le Chiese: quando si parla sempre e solo di “cose spirituali” qualcuno approfitta nell’ombra di quelle materiali (vedi i recenti ma non ultimi “scandali vaticani!). Ci si alterna tra un ipocrita disprezzo della ricchezza e un suo ingenuo o spregiudicato utilizzo. Di conseguenza il nostro atteggiamento “cristiano” nei confronti dei poveri e delle forme di povertà rimane cristallizzato in una mentalità di “beneficienza” e non di solidarietà o di equità sociale. 

Le proposte per una “nuova economia”, anche per impulso di papa Francesco, stanno facendo breccia nelle coscienze individuali e sociali, manca tuttavia una “formazione morale” che le renda possibili partendo dall’esperienza educativa basilare della gratificazione che si prova nel donare e nel condividere.


Contestualizzazione evangelica di Luca 12,13-21

Nell’annuncio evangelico il Regno di Dio” è Gesù stesso, pellegrino in mezzo a noi, che lo manifesta nel liberare una persona da una forza occulta che la riduceva muta (cf 11,14); ma la libertà “di parola” trova sempre l’opposizione del potere con false accuse (cf vv. 15-16) che tuttavia non ne ostacolano o impediscono l’attiva presenza (cf vv. 17-26): infatti, tra la folla che ascolta c’è chi accoglie senza riserve e per loro c’è una nuova beatitudine (cf vv. 27-28). Il segno di Giona diventa allora per il Nazareno la “chiave interpretativa” della sua vicenda messianica e ne illumina la comprensione (cf vv. 29-36) che trova l’ostilità degli esperti della Torah fino alle persecuzioni dei discepoli e dei futuri credenti (cf vv. 37-54; 12,1-12).

Inoltre, la comunità lucana si rivela, fin dai suoi inizi, sensibile alle situazioni di povertà e di indigenza, attenta alle insidie nascoste dietro un uso “ingenuo” o spregiudicato dei beni materiali. Lo attestano i primi capitoli degli Atti nel descrivere la prima comunità di Gerusalemme ed il suo stile di vita anche con scelte per noi non facili da attualizzare (cf 2,44-45; 4,34-37; 5,1-11). Nelle memorie evangeliche, come nella parabola del capitolo 12 vv.16-21, viene illustrato in modo esemplare il messaggio del v. 14: la vita non dipende da ciò che si possiede.

L’antidoto è espresso nella conclusione come monito/invito ad arricchirsi davanti a/presso Dio (cf v. 21) il cui contenuto sarà esplicitato in seguito (cf vv. 30b-34).

Cosa rende “ricco” Dio se non l’amore per noi e per tutta l’umanità che lo ha portato a donare il proprio Figlio! Lui è vissuto anzitutto cercando la volontà del Padre e non sé stesso, quello era il suo “tesoro” (cf v. 34) e “svuotandosi di sé” lo ha speso per noi (cf Filippesi 2). Nel non possedere sé stesso ha dato pieno senso alla sua esistenza e a quella di chiunque la spenda per Lui e per gli altri. Non si tratta di disprezzare ingenuamente i beni terreni, ma di adoperarci instancabilmente affinché essi ci permettano un’esistenza più umana, da figlie e figli del Padre, sorelle e fratelli tra noi.


Ambientazione liturgica

La Vita, nascosta ma che c’è, trasfigura l’esistenza.

+ La Liturgia è il momento in cui “gesti e parole” assumono un significato e un valore “altro”, “simbolico”, paradossalmente capace di far emergere la Vita “nascosta” nell’esistenza quotidiana e che noi non sempre accogliamo in tutta la sua “novità salvifica”: siamo risorti con Cristo, passati con Lui da morte a vita nella ricerca della nostra vera identità. 

- L’esperienza battesimale che si rinnova efficacemente nella celebrazione eucaristica ci permette di vincere l’idolatria dell’insaziabile possedere, l’inganno reciproco delle discriminazioni e delle appartenenze esclusive… per un’autentica vita e unità in Cristo, “tutto in tutti” [Colossesi 3 -II lettura].

- I beni di cui siamo resi partecipi, la Parola e il Pane di Vita, ci “saziano” nella misura in cui non ci serviamo di Cristo a nostro uso e consumo, ma mettiamo noi stessi al servizio degli altri condividendo nella libertà e nella gioia ciò che abbiamo per essere autenticamente quello che siamo, superando la paura di “sprecare” la nostra esistenza e il rischio di “perderla per sempre” [Luca 12 – Evangelo].

- La lode e l’adorazione nei confronti del Signore a cui i Salmi invitano, ci liberano da ogni dipendenza e sottomissione permettendoci di ritrovare il senso autentico del nostro essere “umani”, trasformando la durezza del nostro cuore [Salmo 94].

- Superiamo allora ogni visione cinica e pessimista dell’attività umana, ritrovandone il valore costruttivo e realizzante per gli individui oltre che per le società [Qoèlet 1-2 – I lettura].


Preghiamo con la Liturgia

Padre, fonte dell’amore,
che in Cristo tuo Figlio
ci chiami a condividere la gioia del Regno,
donaci di lavorare con impegno in questo mondo,
affinché, liberi da ogni cupidigia,
ricerchiamo con sapienza i beni veri ed eterni.
Amen.


Il FUOCO della PACE

  Vicina è la Parola 17 agosto 2025 – Domenica xx / c Geremia 38,4-6.8-10 / Salmo 39 Ebrei 12,1-4 Luca 12,49-57   Il FUOCO della PACE     ...