venerdì 25 aprile 2025

Vicina è la Parola 27 Aprile 2025 Domenica di Pasqua/C Guardare dentro per vedere oltre…è come toccare

 Vicina è la Parola









27 Aprile 2025

Domenica di Pasqua/C

Atti 5,2-16 / Salmo 117 / Apocalisse 1,9…19

Giovanni 20,19-31


Guardare dentro per vedere oltre…è come toccare


La tentazione di volgere frettolosamente lo sguardo da un’altra parte per non rivivere un disagio o una sofferenza già provata, non è soltanto un’istantanea nella nostra mente, è anche quello che siamo tentati di fare ogni volta che siamo raggiunti dalle immagini di un pianeta devastato, delle rovine sotto i bombardamenti e dei corpi dilaniati.

“Fermare l’immagine…” per cercare dove si nasconda ancora la Vita; da dove possa venire un tenue raggio di luce che ce la faccia scorgere con stupore e meraviglia, così da poter dire anche noi: “Non è qui… è risorto!”.

Ma è proprio “da qui” che inevitabilmente dobbiamo passare, senza scorciatoie o “uscite di sicurezza”, calpestando macerie e raccogliendo cadaveri spiaggiati in questa deriva dell’umanità.

Seppure inermi, quasi a vincere una irresistibile “forza di gravità”, occorre tendere le nostre mani tremanti protesi verso ciò che più ci fa male, dove anche il cuore sanguina.

Ficca il tuo dito e guarda; allunga la tua mano e mettila…” dice a Didymos, “il nostro gemello, la voce ancora familiare del Maestro che riecheggia fino a noi (Giovanni 19,27a).

Non tutto è spento, inerme… Lentamente, quasi impercettibile ritorna il battito vitale in chi “comincia a credere e continua…” (cf v. 27b) e da qui continuando a credere si comincia a vedere… e sempre meglio!

Così, solo persone “create nuove” dal suo Soffio vitale, possono riconoscere nel crocifisso il risorto, accogliendo il dono della sua “Pace” come impegno e responsabilità di tutti a cominciare un mondo nuovo da un “modo nuovo”, riconciliato, di vivere nel perdono ricevuto e donato.

L’amore è quel che rende l’uomo un essere vivente”. (Alberto Maggi)

Uomini e donne interiormente rigenerati potranno dar vita a nuove relazioni, in una “nuova giustizia” evangelica, principio di una “civiltà dell’amore” di cui fa parte chi ama e non pretende un’appartenenza etnica o religiosa, non pone la difesa delle proprie frontiere e i condizionamenti dal passato… protesa verso il futuro.

Il mondo non penserà più a questo crocifisso, ma i discepoli lo vedranno vivo, risorto e glorioso”. (A. Nocent)


Contestualizzazione liturgica

L’esperienza di credere è una “pienezza di vita”, la pace della Bibbia; perdono: dono ricevuto per essere condiviso, testimoniato in modo che si mantenga e cresca [Apocalisse 1 - II lettura].

Quindi è un’esperienza per sua natura comunitaria e non può rimanere individualistica, ma vissuta in comunione e fraternità [Atti 5 – I lettura].

È nella comunità, nel corpo comunitario come nel suo corpo ferito, che il Risorto manifesta la sua presenza a Tommaso [Evangelo] e come a lui allora, ora mostra la sua potenza nelle guarigioni che gli apostoli compiono sul corpo infermo di molti malati.

Soprattutto non è un’esperienza “vaga” ma determinata nel tempo, “superiore allo spazio” come affermava papa Francesco, nell’ottavo giorno; avviene inoltre in relazione a una narrazione scritta e letta in assemblea da dove si sprigionano le energie pasquali che guidano ciascuna comunità nel proprio cammino di conversione [Apocalisse].

Il corpo trafitto e glorioso del Signore narra in modo inconfutabile l’amore che ha sostenuto in tutta la sua esistenza e che ora trasmette come un respiro vivificante, e rende anche noi capaci di amare nello stesso modo: l’agape.

Il corpo risorto annuncia un amore vissuto fino alla fine ed effuso come inarrestabile flusso che ora anima la vita dei credenti e delle comunità nella loro esperienza di compagnia e fraternità.

L’amore è all’origine della risurrezione e permette di vedere dentro quel corpo e oltre: “nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu” (Klaus Hemmerle, Occhi di Pasqua).

Egli chiede alla chiesa, attraverso il nostro corpo di credenti, di narrare la misericordia con il perdono e di testimoniare una gioia che non elude la sofferenza ma la trasfigura.

Guardare dentro per vedere oltre questa è l’esperienza di Tommaso che siamo chiamati a rivivere anche noi in ogni eucaristia, e questo ce ne fa cogliere tutto il suo insostituibile valore.


Pregare con la liturgica

Padre di misericordia,
che in questo giorno santo 

raduni il tuo popolo
per celebrare il memoriale
del Signore morto e risorto,
effondi il tuo Spirito sulla Chiesa
perché rechi a tutti
l’annuncio della salvezza e della pace.
Amen.


sabato 19 aprile 2025

Vicina è la Parola Domenica di Pasqua 2025/c Credere nella risurrezione


Vicina è la Parola

Domenica di Pasqua 2025/c



Credere nella risurrezione

Che un morto possa tornare in vita è la più grande sfida sia per la scienza che per una religione. Eppure la fede cristiana si basa proprio sul fatto/evento che Gesù il Nazareno sia risorto dai morti” o “dalla morte e così hanno attestato fin dall’inizio i suoi seguaci, sostenendo addirittura di averlo “visto” e anche di aver “mangiato con Lui” (Atti 10,37-43).

Creduti o meno questo è stato l’annuncio che ancora attraversa i secoli e provoca il pensiero di tutte le culture così da diventare il criterio ermeneutico dell’intera vicenda terrena di quell’uomo proclamato Cristo e addirittura creduto come Figlio di Dio.

Se Cristo non è risorto allora vano è il nostro credere” così scrive Paolo (1Corinti 15,12ss.). “ma se è risorto allora anche noi possiamo sperare di vivere per sempre con Lui”.

Questa è la novità assoluta per ogni essere umano nella sua pur irrimediabilmente tragica sia la sua esistenza: “Nel giorno di Pasqua germoglia in maniera delicatissima e segreta una speranza”. (D. Bonhoeffer)

Credere nel Risorto

Non solo tutto quello che ha detto e fatto Gesù merita di essere creduto, ma Egli diventa il tramite per un’esperienza di vita davvero piena nonostante tutti nostri tentativi, purtroppo ben riusciti, di far prevale la morte ad ogni costo, soprattutto a costo della vita altrui!

In Lui ognuno può trovare motivi ed energie per continuare a ritenere affidabile l’esistenza e preziosa quella degli altri: “Solo persone disposte ad amare fino alla morte possono costruire la vera società umana: sono individui liberi, che rompono con un passato per cominciare di nuovo, non più rinchiusi in una tradizione, nazionalità o cultura. La loro vita sarà la pratica dell’amore, il dono di se stessi, con l’universalità cui Dio ama l’umanità intera”. (E. Borghi)

Vivere da risorti

“A partire dalla resurrezione la vita religiosa della maggior parte dei cristiani prende le ferie, le ferie di Pasqua. Si sentono disoccupati. Dal momento che non è più il caso di affliggersi col Signore, non c’è più niente da fare. La gioia li fa sentire spaesati. La Resurrezione li disorienta. Non ci si ritrovano. Il Signore è lassù, nel cielo, felice, giubilato, pensionato, fuori portata, e loro continuano a vivere quaggiù la loro povera piccola vita…”. (Luis Evely)

Anche noi cristiani nel nostro modo di organizzare nostro tempo, personale sociale, abbiamo ceduto alla mondana consuetudine di celebrare “il fine settimana”, perdendo così l’originalità innescata, fin dall’inizio del cristianesimo, del “primo giorno della settimana” caratterizzato proprio dalla domenica. La settimana inizia così, a volte tristemente, col lunedì facendo prevalere la logica lavorativa su quella gioiosa della festa.

Ma la domanda è se sia possibile oggi, e quanto lo sia, dirci cristiani prescindendo dalla centralità della Risurrezione di Cristo e cosa cambierebbe se così non fosse. Se dovessimo accorgerci che poco si avverte della “novità” che essa comporta e del radicale cambiamento che essa ha inaugurato, allora avremmo trovato un altro valido motivo all’attuale situazione “critica” di noi cristiani nel mondo di oggi.

Non basta sapere che il Cristo è risuscitato. Per credere occorre sperimentarlo vivo e vivificante”. (M. Maggi)

Celebrare la Risurrezione

Luca 24,1-12 [notte]

Atti 5,12-16 / Salmo 117 / Apocalisse 1,9…19

Giovanni 20,1-9 [giorno] Luca 24,13-35 [sera]

Possiamo celebrare solo ciò che viviamo e crediamo anche se oggi, nella chiesa e nelle comunità cristiana non sembra avere la stessa centralità e forza motivazionale, pensiamo solo come esempio alle nostre celebrazioni esequiali, soprattutto nella predicazione e appunto da come affrontiamo la morte.

In realtà non radichiamo la nostra esperienza cristiana nella risurrezione ed anche la nostra narrazione al riguardo pone questo evento come previsto, ma improbabile “lieto fine” del tragico epilogo del Nazareno e non tanto come “gioioso inizio” di una nuova e irreversibile storia che, da quel mattino del “primo giorno dopo il sabato”, ha pervaso il cuore dei discepoli dilagando e coinvolgendo la storia umana, addirittura l’intero universo.

Le Liturgie che abbiamo celebrato nei diversi giorni di questa “Settimana” possono darci l’idea che tutto questo “prepari” alla Pasqua, mentre in realtà la celebrano interamente come unico e indivisibile Triduo Pasquale, e noi celebriamo la passione morte del Signore perché crediamo e viviamo nella Risurrezione inizio di una vita nuova, di una nuova storia e creazione che ha già iniziato a coinvolgere gli esseri umani e quindi anche noi.

La Liturgia pasquale traccia, anche nel suo tempo a seguire, un percorso di immersione e di espansione e costituisce l’ambito nel quale la comunità e il singolo credente hanno la possibilità di ascoltare l’annuncio pasquale, di celebrarlo e di accoglierlo come luce e forza per la propria esperienza familiare e lavorativa, per il dono e l’impegno di testimoniare Gesù, il Crocifisso-Risorto a tutti.

Tutti diventano “prossimi”, soprattutto di fronte alle sfide esistenziali e alle questioni perenni che a volte li assillano a livello personale e sociale come la sofferenza e la morte, le ingiustizie e le violenze, i fallimenti dei progetti di vita e le proprie fragilità. 

«Noi crediamo in Gesù che venne a portare a pienezza la vita 

e crediamo in un Dio vivente che dà la vita agli uomini 

e chiede che gli uomini vivano in verità. 

Queste radicali verità della fede si fanno realmente verità, e verità radicali, 

quando la Chiesa si inserisce nel mezzo della vita e della morte del suo popolo. 

Con grande chiarezza vediamo allora che alla Chiesa, 

come a ogni uomo, si presenta l'opzione fondamentale della propria fede: 

essere in favore della vita o della morte. 

Con grande chiarezza vediamo che in questo non vi è possibile neutralità. 

O serviamo la vita dei salvadoregni o siamo complici della loro morte. 

Sta qui la mediazione storica dell'essenza fondamentale della fede: 

o crediamo in un Dio di vita o serviamo gli idoli della morte”. (+ O. A. Romero)


Pregare la Risurrezione

O Padre,

che a quanti ha acceso nel cuore

il desiderio della gioia senza fine,

offri il dono di celebrare insieme nel tempo,

il gaudio della risurrezione.

Posa benigno lo sguardo sul popolo raccolto

e ascolta la sua preghiera.

Infondi il tuo Spirito di fortezza

a quelli che nella fede hanno ritrovato la Vita; 

prendi totale possesso dei tuoi fedeli

con la dolcezza della tua pace,

e fa’ che portiamo a frutto maturo

le elargizioni della tua grazia,

rispettosi di tutte le creature

che il tuo amore ogni giorno

riconduce alla vita. Amen”.

(Liturgia mozarabica per il III giorno dopo la Domenica di Risurrezione)


sabato 12 aprile 2025

Vicina è La PAROLA 13 Aprile 2025 Domenica di Passione/C la Passione dell’Amore I racconti della passione e morte di Gesù Nazareno: la versione di Luca

Vicina è La PAROLA
13 Aprile 2025
Domenica di Passione/C















Isaia 50,4-7 / Salmo 21

Filippesi 2,6-11

Luca 22,14- 23,56


la Passione dell’Amore

I racconti della passione e morte di Gesù Nazareno: la versione di Luca


Gli studi sui racconti evangelici della passione e morte di Gesù il Nazareno hanno mostrato che essi costituiscono probabilmente il primo nucleo delle memorie scritte, ancora vive nei ricordi dei discepoli riguardo alle ultime settimane di vita terrena del loro Maestro. 

Le attuali narrazioni sembrano seguire uno schema comune nel riportare gli avvenimenti di quelle ultime ore: Getsemani; processo giudaico e romano; verso il Calvario; crocefissione e morte; sepoltura. In queste unità letterarie si inseriscono poi tradizioni particolari sulla cena pasquale, sul processo, sul Calvario, sulla sepoltura… dovute anche a fonti particolari.

Esse poi si differenziano anche per episodi esclusivi in base all’intenzione teologica catechetica di ciascuno ed alle varie situazioni comunitarie.

Sembra che i redattori si siano basati su un breve resoconto arricchito successivamente seguendo due tradizioni: una che voleva far notare la realizzazione delle profezie di Isaia sul “Servo sofferente” (Marco e Matteo) e un’altra orientata al “sacrificio pasquale” di Gesù come glorificazione messianica (Luca e Giovanni).

Tra l’altro essi mettono in evidenza l’esperienza di fede che le loro comunità facevano nel meditare sulla passione del Signore: da gruppi sparuti erano diventati comunità ben avviate e organizzate, con una gioiosa comunione e in continua espansione, ma esposte anche alle prime difficoltà, interne ed esterne, anche a persecuzioni che portavano smarrimento e scoraggiamento.

È quindi importante che la vicenda dolorosa fosse letta come “dono d’amore” secondo un “piano divino” di cui il Figlio stesso era consapevole nel quale si muovono, intrecciandosi e a volte opponendosi, la manifestazione di Gesù e il rifiuto umano. Diventa così anche un paradigma per la vita dei credenti e delle loro comunità che rileggono tutta la vicenda terrena del Nazareno alla luce della risurrezione e così la scrivono, in modo tale che appaia come anche per Lui questa prospettiva fosse già la motivazione al suo “consegnarsi” e fosse anche di consolazione per loro.

Luca, nel suo racconto evangelico, presenta spesso Gesù deciso nel proseguire il suo cammino verso Gerusalemme dove liberamente e coscientemente sa che il suo destino è di compiere fedelmente la volontà del Padre, fino in fondo, fino alla morte (9,21ss. 44. 51; 18,31-34). Dall’inizio del suo ministero esiste per Lui una “necessità salvifica” che si rivela nei suoi incontri e annunci [de͂in = è necessario: cf 13,33] e che dà a tutto il suo compimento (cf 22.37).

Con questa consapevolezza Egli si consegna al Padre (cf 23,46) e vive anche il tradimento dei suoi discepoli, come sua consegna all’umanità spalancando a tutti, senza distinzioni, il paradiso (cf 23,39-43). Luca presenta un Gesù mite ed evidenzia anche atteggiamenti di benevolenza verso di Lui (cf 22,41; 23,27-31.34a.43.46a.40-43); mitiga e omette i particolari più crudi della passione (cf 22,40-46 // Marco).

Ora, noi che ascoltiamo o leggiamo il racconto non siamo semplici spettatori poiché si compie nella nostra carne umana il suo mistero di morte e risurrezione: Egli realizza quello che ha insegnato e i suoi discepoli sono chiamati a seguirlo (M. Galizzi). Egli è il “primo martire” e con Lui “la Chiesa è sempre sotto la croce”. (W. Wilkens). 


Schema e Struttura del Racconto Lucano 

Presentazione dell’opera lucana (cf Atti 1,1-2) 1,1-4

L’annuncio della Salvezza 1,5- 9, 50

Il realizzarsi della Salvezza:

verso Gerusalemme 9,51- 21,38


Il compimento della salvezza

in Gesù crocifisso-risorto (cf Atti 1,3- 14) 22,1- 24,53

La consegna messianica di Gesù 22,1-62

La consegna di Giuda al sinedrio 22,1-6

La consegna di Gesù nella cena pasquale 22,7-23

La consegna del servizio ai discepoli 22,24-30

La consegna dei fratelli a Pietro 22,31-38

La consegna di Gesù alla volontà del Padre 22,39-47

La consegna di Gesù ai soldati 22,48-53

La consegna del discepolo Pietro 22,54-62

La sofferenza messianica 22,63- 23,38

Oltraggi e interrogatorio 22,63-71

Gesù da Pilato 23,1-7

Gesù da Erode 23,8-12

La consegna di Gesù ai Giudei 23,13-25

Chi segue Gesù portando la croce 23,26-32

La morte messianica svela l’amore 23,33-49

La crocifissione di Gesù 23,33-38

La consegna del Paradiso al malfattore 23,39-43

La consegna dello Spirito 23,44-49

La consegna nel sepolcro 23,50-56

L’esperienza del Risorto 24,1-53

L’esperienza delle donne al sepolcro 24,1-12

L’esperienza dei due discepoli verso Emmaus 24,13-35

L’esperienza dei discepoli riuniti 24,36-49

La definitiva consegna al Padre 24,50-53


Contestualizzazione liturgica

La passione e morte di Gesù è “profetizzata” come consegna di sé dal brano proclamato di Isaia [I lettura]: la sottomissione alla violenza dei suoi avversari fa emergere la determinazione e la risolutezza del Servo, nel suo essere non-violento, come affidamento al Signore.

Il “mistero” di tale abbassamento/umiliazione è proclamato dall’apostolo Paolo nella lettera alla comunità cristiana di Filippi [II lettura] come spogliazione e svuotamento del Figlio, della sua divinità fino alla condizione di schiavo, che riemergerà condivisa con tutta l’umanità e con l’intero cosmo nella sua risurrezione.

È l’unica e universale parola dell’Amore che Gesù rivela essere il linguaggio potente che raggiunge non solo i presenti ma anche noi credenti, smascherati delle nostre contraddizioni [Luca 23,13.15.22), siamo così condotti nella verità di noi stessi a ritrovare il rapporto con il Padre (cf 2,34-35; 23,34.46.48). È la parola del Maestro che proprio nella cena svela dell’amore ogni suo possibile tradimento (22,1-23), ribaltamento (vv. 24-30), presunzione (vv. 31-46) ed offre la sua testimonianza personale ai discepoli e a noi sua chiesa il dono di sé che fa eterno l’amore.

In questa prospettiva la narrazione della cena non è un preambolo alla passione ma la anticipa svelandone il senso e il significato, il suo valore. Questo dovranno per sempre ricordare i suoi discepoli ogni volta che spezzeranno il pane (1Corinti 11,23-26; Atti 2,42): memoria del suo ardente desiderio d’amarci e profezia del suo compimento finale (cf vv. 22,14-20) affinché sia annunciata come parola d’amore a tutti gli sfiduciati (cf Isaia 50,4).


La Settimana Santa: cuore di tutto l’anno


La Domenica di Passione/delle Palmeaprirà le celebrazioni della Settimana santa, cuore di tutto l’anno liturgico e della nostra spiritualità cristiana. palme

Vivremo in anteprima tutto il mistero della passione, crocifissione, morte e sepoltura del Signore Gesù. Sarà il racconto dell’evangelista Luca a condurci 

con Gesù, figlio obbediente, fino alla croce dove il Padre manifesta in pienezza 

il suo amore misericordioso per tutta l’umanità.cena


Rivivremo con altrettanta intensità il mistero di questo Amore croce

nella Cena del Signore, il Giovedì santo: l’eucaristia,

il comandamento dell’amore reciproco, il sacerdozio ministeriale 

sono il dono che il Signore Gesù fa di sé stesso 

per rimanere sempre presente in mezzo a noi e in noi.


Il Venerdì santo, adoreremo e baceremo la Croce,

che il Crocifisso ha trasformato da strumento di supplizio in Albero di Vita


Il silenzio accompagnerà il Sabato santo, in attesa dell’esplosione di luce vegliapasqua

e di gioia della Notte pasquale.



Nella Santa Veglia ripercorreremo a tappe la storia di salvezza 

fino ad oggi: anche noi, celebrando l’Eucaristia nella Chiesa, possiamo rinascere a vita nuova, in un continuo Battesimo: immersi nel Signore Gesù, il Crocifisso Risorto!



Preghiamo con la Liturgia

Padre, santo e misericordioso,
che hai dato come modello agli esseri umani
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gioia della risurrezione. Amen.


Vicina è la PAROLA 29 giugno 2025 Santi Apostoli Pietro e Paolo La chiave e la pietra

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