Vicina è la Parola
27 Aprile 2025
Domenica di Pasqua/C
Atti 5,2-16 / Salmo 117 / Apocalisse 1,9…19
Giovanni 20,19-31
Guardare dentro per vedere oltre…è come toccare
La tentazione di volgere frettolosamente lo sguardo da un’altra parte per non rivivere un disagio o una sofferenza già provata, non è soltanto un’istantanea nella nostra mente, è anche quello che siamo tentati di fare ogni volta che siamo raggiunti dalle immagini di un pianeta devastato, delle rovine sotto i bombardamenti e dei corpi dilaniati.
“Fermare l’immagine…” per cercare dove si nasconda ancora la Vita; da dove possa venire un tenue raggio di luce che ce la faccia scorgere con stupore e meraviglia, così da poter dire anche noi: “Non è qui… è risorto!”.
Ma è proprio “da qui” che inevitabilmente dobbiamo passare, senza scorciatoie o “uscite di sicurezza”, calpestando macerie e raccogliendo cadaveri spiaggiati in questa deriva dell’umanità.
Seppure inermi, quasi a vincere una irresistibile “forza di gravità”, occorre tendere le nostre mani tremanti protesi verso ciò che più ci fa male, dove anche il cuore sanguina.
“Ficca il tuo dito e guarda; allunga la tua mano e mettila…” dice a Didymos, “il nostro gemello, la voce ancora familiare del Maestro che riecheggia fino a noi (Giovanni 19,27a).
Non tutto è spento, inerme… Lentamente, quasi impercettibile ritorna il battito vitale in chi “comincia a credere e continua…” (cf v. 27b) e da qui continuando a credere si comincia a vedere… e sempre meglio!
Così, solo persone “create nuove” dal suo Soffio vitale, possono riconoscere nel crocifisso il risorto, accogliendo il dono della sua “Pace” come impegno e responsabilità di tutti a cominciare un mondo nuovo da un “modo nuovo”, riconciliato, di vivere nel perdono ricevuto e donato.
“L’amore è quel che rende l’uomo un essere vivente”. (Alberto Maggi)
Uomini e donne interiormente rigenerati potranno dar vita a nuove relazioni, in una “nuova giustizia” evangelica, principio di una “civiltà dell’amore” di cui fa parte chi ama e non pretende un’appartenenza etnica o religiosa, non pone la difesa delle proprie frontiere e i condizionamenti dal passato… protesa verso il futuro.
“Il mondo non penserà più a questo crocifisso, ma i discepoli lo vedranno vivo, risorto e glorioso”. (A. Nocent)
Contestualizzazione liturgica
L’esperienza di credere è una “pienezza di vita”, la pace della Bibbia; perdono: dono ricevuto per essere condiviso, testimoniato in modo che si mantenga e cresca [Apocalisse 1 - II lettura].
Quindi è un’esperienza per sua natura comunitaria e non può rimanere individualistica, ma vissuta in comunione e fraternità [Atti 5 – I lettura].
È nella comunità, nel corpo comunitario come nel suo corpo ferito, che il Risorto manifesta la sua presenza a Tommaso [Evangelo] e come a lui allora, ora mostra la sua potenza nelle guarigioni che gli apostoli compiono sul corpo infermo di molti malati.
Soprattutto non è un’esperienza “vaga” ma determinata nel tempo, “superiore allo spazio” come affermava papa Francesco, nell’ottavo giorno; avviene inoltre in relazione a una narrazione scritta e letta in assemblea da dove si sprigionano le energie pasquali che guidano ciascuna comunità nel proprio cammino di conversione [Apocalisse].
Il corpo trafitto e glorioso del Signore narra in modo inconfutabile l’amore che ha sostenuto in tutta la sua esistenza e che ora trasmette come un respiro vivificante, e rende anche noi capaci di amare nello stesso modo: l’agape.
Il corpo risorto annuncia un amore vissuto fino alla fine ed effuso come inarrestabile flusso che ora anima la vita dei credenti e delle comunità nella loro esperienza di compagnia e fraternità.
L’amore è all’origine della risurrezione e permette di vedere dentro quel corpo e oltre: “nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu” (Klaus Hemmerle, Occhi di Pasqua).
Egli chiede alla chiesa, attraverso il nostro corpo di credenti, di narrare la misericordia con il perdono e di testimoniare una gioia che non elude la sofferenza ma la trasfigura.
Guardare dentro per vedere oltre questa è l’esperienza di Tommaso che siamo chiamati a rivivere anche noi in ogni eucaristia, e questo ce ne fa cogliere tutto il suo insostituibile valore.
Pregare con la liturgica
Padre di misericordia,
che in questo giorno santo
raduni il tuo popolo
per celebrare il memoriale
del Signore morto e risorto,
effondi il tuo Spirito sulla Chiesa
perché rechi a tutti
l’annuncio della salvezza e della pace.
Amen.