sabato 19 aprile 2025

Vicina è la Parola Domenica di Pasqua 2025/c Credere nella risurrezione


Vicina è la Parola

Domenica di Pasqua 2025/c



Credere nella risurrezione

Che un morto possa tornare in vita è la più grande sfida sia per la scienza che per una religione. Eppure la fede cristiana si basa proprio sul fatto/evento che Gesù il Nazareno sia risorto dai morti” o “dalla morte e così hanno attestato fin dall’inizio i suoi seguaci, sostenendo addirittura di averlo “visto” e anche di aver “mangiato con Lui” (Atti 10,37-43).

Creduti o meno questo è stato l’annuncio che ancora attraversa i secoli e provoca il pensiero di tutte le culture così da diventare il criterio ermeneutico dell’intera vicenda terrena di quell’uomo proclamato Cristo e addirittura creduto come Figlio di Dio.

Se Cristo non è risorto allora vano è il nostro credere” così scrive Paolo (1Corinti 15,12ss.). “ma se è risorto allora anche noi possiamo sperare di vivere per sempre con Lui”.

Questa è la novità assoluta per ogni essere umano nella sua pur irrimediabilmente tragica sia la sua esistenza: “Nel giorno di Pasqua germoglia in maniera delicatissima e segreta una speranza”. (D. Bonhoeffer)

Credere nel Risorto

Non solo tutto quello che ha detto e fatto Gesù merita di essere creduto, ma Egli diventa il tramite per un’esperienza di vita davvero piena nonostante tutti nostri tentativi, purtroppo ben riusciti, di far prevale la morte ad ogni costo, soprattutto a costo della vita altrui!

In Lui ognuno può trovare motivi ed energie per continuare a ritenere affidabile l’esistenza e preziosa quella degli altri: “Solo persone disposte ad amare fino alla morte possono costruire la vera società umana: sono individui liberi, che rompono con un passato per cominciare di nuovo, non più rinchiusi in una tradizione, nazionalità o cultura. La loro vita sarà la pratica dell’amore, il dono di se stessi, con l’universalità cui Dio ama l’umanità intera”. (E. Borghi)

Vivere da risorti

“A partire dalla resurrezione la vita religiosa della maggior parte dei cristiani prende le ferie, le ferie di Pasqua. Si sentono disoccupati. Dal momento che non è più il caso di affliggersi col Signore, non c’è più niente da fare. La gioia li fa sentire spaesati. La Resurrezione li disorienta. Non ci si ritrovano. Il Signore è lassù, nel cielo, felice, giubilato, pensionato, fuori portata, e loro continuano a vivere quaggiù la loro povera piccola vita…”. (Luis Evely)

Anche noi cristiani nel nostro modo di organizzare nostro tempo, personale sociale, abbiamo ceduto alla mondana consuetudine di celebrare “il fine settimana”, perdendo così l’originalità innescata, fin dall’inizio del cristianesimo, del “primo giorno della settimana” caratterizzato proprio dalla domenica. La settimana inizia così, a volte tristemente, col lunedì facendo prevalere la logica lavorativa su quella gioiosa della festa.

Ma la domanda è se sia possibile oggi, e quanto lo sia, dirci cristiani prescindendo dalla centralità della Risurrezione di Cristo e cosa cambierebbe se così non fosse. Se dovessimo accorgerci che poco si avverte della “novità” che essa comporta e del radicale cambiamento che essa ha inaugurato, allora avremmo trovato un altro valido motivo all’attuale situazione “critica” di noi cristiani nel mondo di oggi.

Non basta sapere che il Cristo è risuscitato. Per credere occorre sperimentarlo vivo e vivificante”. (M. Maggi)

Celebrare la Risurrezione

Luca 24,1-12 [notte]

Atti 5,12-16 / Salmo 117 / Apocalisse 1,9…19

Giovanni 20,1-9 [giorno] Luca 24,13-35 [sera]

Possiamo celebrare solo ciò che viviamo e crediamo anche se oggi, nella chiesa e nelle comunità cristiana non sembra avere la stessa centralità e forza motivazionale, pensiamo solo come esempio alle nostre celebrazioni esequiali, soprattutto nella predicazione e appunto da come affrontiamo la morte.

In realtà non radichiamo la nostra esperienza cristiana nella risurrezione ed anche la nostra narrazione al riguardo pone questo evento come previsto, ma improbabile “lieto fine” del tragico epilogo del Nazareno e non tanto come “gioioso inizio” di una nuova e irreversibile storia che, da quel mattino del “primo giorno dopo il sabato”, ha pervaso il cuore dei discepoli dilagando e coinvolgendo la storia umana, addirittura l’intero universo.

Le Liturgie che abbiamo celebrato nei diversi giorni di questa “Settimana” possono darci l’idea che tutto questo “prepari” alla Pasqua, mentre in realtà la celebrano interamente come unico e indivisibile Triduo Pasquale, e noi celebriamo la passione morte del Signore perché crediamo e viviamo nella Risurrezione inizio di una vita nuova, di una nuova storia e creazione che ha già iniziato a coinvolgere gli esseri umani e quindi anche noi.

La Liturgia pasquale traccia, anche nel suo tempo a seguire, un percorso di immersione e di espansione e costituisce l’ambito nel quale la comunità e il singolo credente hanno la possibilità di ascoltare l’annuncio pasquale, di celebrarlo e di accoglierlo come luce e forza per la propria esperienza familiare e lavorativa, per il dono e l’impegno di testimoniare Gesù, il Crocifisso-Risorto a tutti.

Tutti diventano “prossimi”, soprattutto di fronte alle sfide esistenziali e alle questioni perenni che a volte li assillano a livello personale e sociale come la sofferenza e la morte, le ingiustizie e le violenze, i fallimenti dei progetti di vita e le proprie fragilità. 

«Noi crediamo in Gesù che venne a portare a pienezza la vita 

e crediamo in un Dio vivente che dà la vita agli uomini 

e chiede che gli uomini vivano in verità. 

Queste radicali verità della fede si fanno realmente verità, e verità radicali, 

quando la Chiesa si inserisce nel mezzo della vita e della morte del suo popolo. 

Con grande chiarezza vediamo allora che alla Chiesa, 

come a ogni uomo, si presenta l'opzione fondamentale della propria fede: 

essere in favore della vita o della morte. 

Con grande chiarezza vediamo che in questo non vi è possibile neutralità. 

O serviamo la vita dei salvadoregni o siamo complici della loro morte. 

Sta qui la mediazione storica dell'essenza fondamentale della fede: 

o crediamo in un Dio di vita o serviamo gli idoli della morte”. (+ O. A. Romero)


Pregare la Risurrezione

O Padre,

che a quanti ha acceso nel cuore

il desiderio della gioia senza fine,

offri il dono di celebrare insieme nel tempo,

il gaudio della risurrezione.

Posa benigno lo sguardo sul popolo raccolto

e ascolta la sua preghiera.

Infondi il tuo Spirito di fortezza

a quelli che nella fede hanno ritrovato la Vita; 

prendi totale possesso dei tuoi fedeli

con la dolcezza della tua pace,

e fa’ che portiamo a frutto maturo

le elargizioni della tua grazia,

rispettosi di tutte le creature

che il tuo amore ogni giorno

riconduce alla vita. Amen”.

(Liturgia mozarabica per il III giorno dopo la Domenica di Risurrezione)


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