venerdì 21 marzo 2025

Vicina è La PAROLA 23 Marzo 2025 III Quaresima/c Curati, attesi e amati, perdonati

Vicina è La PAROLA

23 Marzo 2025

III Quaresima/c



Esodo 3,1…15 / Salmo 102 1Corinzi 10,1…12

Luca 13,1-9


Curati, attesi e amati, perdonati

Chi si prende cura di noi come figli e figlie, prima attesi e amati, poi anche rigenerati perché abbracciati, è il Padre “paziente” che ha a cuore la nostra realizzazione/fecondità e con il suo perdono risana le nostre ferite e ci fa rinascere: un Padre che ci ama come una Madre.


Ambientazione liturgica

Attraverso i testi dell’AT, di Paolo, Luca e Giovanni, ci viene proposto da più “soggetti” (Israele, la comunità cristiana, Gesù) un percorso tematico, biblico e catechetico:

1. dal memoriale alla novità della svolta profetica [I Lettura AT]

2. l’accoglienza della vita in Cristo, 

pienezza dell’esistenza umana e della storia di Israele 

nell’esperienza della comunità cristiana [I Lettura]

3. il ritorno, seguendo il Signore Gesù, [Vangeli:

al primo amore fecondo III domenica

poiché in Lui siamo amati come figli/e IV domenica

oltre ogni misura. V domenica]

I brani proclamati son il “cuore” di tutto l’annuncio evangelico, in particolare di Luca.

Il perdono annunciato alla donna infedele ma di fronte all’amore assoluto che non la giudica si china davanti a lei [V: Giovanni 8 di ispirazione lucana].

La misericordia che spalanca le braccia paterne e materne, al figlio minore finalmente ritornato e ritrovato, passato dalla morte alla vita, e che intende dare anche al maggiore la possibilità di diventare effettivamente figlio e fratello [IV: Luca 15]. 

L’amore paziente che si prende cura e feconda le radici dell’umanità, sempre in balìa degli eventi più tragici, ma ormai abitata dal Messia povero e liberatore [III: Luca 13].

È la stessa gratuità dell’amore messa alla prova in Gesù, nella sua consapevolezza di Figlio [I: Luca 4], ma confermata dal Padre nella sua trasfigurazione [II: Luca 9], evento che anticipa la risurrezione, da cui ha preso origine, e definitiva risposta al cammino più volte intrapreso da Israele [AT].

Inizia così per l’umanità, per ogni uomo e donna, un’esperienza definitivamente appagante e di “vita nuova” per i credenti nel Risorto [Lettere apostoliche].

Il tempo di Quaresima, in forza della Parola che in esso si annunzia, attualizza soprattutto nel momento liturgico il “farsi storiadell’amore misericordioso di Dio: quello del ritorno a Lui, della conversione, ormai definitivamente possibile per ogni essere umano, per tutti. 

Un percorso per andare incontro a Colui che in Gesù ci viene incontro e ci conduce ad incontrare l’altro come fratello e sorella, riconosciuti tali alla luce di quella Parola che annuncia paradossalmente il “convertirsi” di Dio su di noi per liberarci con il suo perdono.


Contestualizzazione evangelica di Luca 13,1-9

È proprio l’evangelista Luca il testimone e l’ambasciatore di questa novità: il cambiamento di rotta da parte di Dio che “si volge verso di noi” e ci offre così la possibilità reale di cambiare a nostra volta la direzione del nostro cammino per “convergere” verso di Lui, novità assoluta che incessantemente distrugge sicurezze autonome e false.

La conversione cristiana, perché modalità dell’amore, è il cambiamento di strada che si intraprende insieme, in vista di un incontro desiderato ma disatteso, invocato ma rimandato, di liberazione da ogni ambiguità e inconcludenza.

Nel capitolo 13 Luca riporta la lettura “sapienziale” di due fatti di vita quotidiana (cf vv. 1-5) che esige di “cambiare la nostra mentalità” riguardo all’esistenza umana e ai suoi imprevisti, talvolta anche tragici. Mette in discussione il nostro modo di pensare la presenza di Dio nella storia e nella nostra vita... altrimenti non avremo scampo per la nostra esistenza se non quella di intravvederne la fine. Guardare attraverso per vedere oltre i fatti, la realtà… questa è la conversione che viene proposta e chiesta! 

Le tragedie non colpiscono alcuni perché colpevoli più di altri: ognuno ha certo le sue responsabilità, ma Gesù invita i suoi discepoli a “leggere attraverso” gli avvenimenti, a sentirsene coinvolti, pro-vocati. Nemmeno Dio ne è estraneo! Egli, in Gesù crocifisso e risorto, si sente coinvolto in prima persona e in un modo diverso da come noi pretenderemmo… senza giudicare!

Anche se pare assente, non è indifferente: vede – ascolta – si abbassa… e interviene in modo sempre inedito, come è stato nella storia di Israele [Esodo 3 – I lettura], e contro ogni pretesa religiosa è il Dio che si manifesta e si fa conoscere come amore paziente.

La parabola del fico improduttivo (cf vv. 6-9) vuole inoltre mettere in risalto la capacità di attesa di un padre che attende e soffre con noi, per noi figli suoi con pazienza, attraverso il Figlio suo travolto dalla “tragedia umana” del rifiuto e della sua stessa condanna a morte. 

Noi non possiamo programmare o fissare scadenze, ma coinvolgerci nella sua fatica di fecondare la storia con il suo amore infinito pur di vincere la sterilità, ed è ciò che permette di “generare vita” comunque, anche dove poniamo alternative egoiste ed autosufficienti al suo misterioso agire [1Corinti 10 – II lettura].


Preghiamo con la Liturgia

Padre, che ti riveli santo e misericordioso,

mai abbandoni i tuoi figli

e ascolti il grido degli oppressi.

Infrangi la durezza della nostra mente

e del nostro cuore

perché sappiamo riconoscere 

la tua azione nella storia

e aderendo saldamente a Cristo,

portiamo frutti di un vero cambiamento.

Amen


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