Vicina è la Parola
12 gennaio 2025 Battesimo del Signore/C
Isaia 40,1-5.9-11 / Salmo 103
Tito 2,1-14; 3,4-7
Luca 3,15-16.21-22
Immersione
“Quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio,
quelli che non osavano andare al di là della soglia del Tempio,
quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni.
Gesù è venuto per tutti, anche per loro,
e comincia proprio unendosi a loro.
Gesù apre la porta dei Cieli,
e da quella breccia discende lo Spirito
E dall’alto una voce proclama la verità stupenda:
Tu sei il Figlio mio, l’amato”.
(Francesco, 28 ottobre 2020)
“Io pensavo che per arrivare a Dio fosse necessario salire, salire,
e invece, leggendo il Vangelo, ho capito che per arrivare a Dio bisogna scendere,
scendere, scendere.
Perché tutto il mistero di Gesù Cristo non è altro che una discesa:
è disceso per farsi uomo, è disceso nascendo a Betlemme nella povertà,
è disceso vivendo a Nazareth nell’umiltà,
è disceso soprattutto nel mistero della croce” (Charles de Foucauld).
12 gennaio 2025 Battesimo del Signore/C
Isaia 40,1-5.9-11 / Salmo 103
Tito 2,1-14; 3,4-7
Luca 3,15-16.21-22
Immersione
“Quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio,
quelli che non osavano andare al di là della soglia del Tempio,
quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni.
Gesù è venuto per tutti, anche per loro,
e comincia proprio unendosi a loro.
Gesù apre la porta dei Cieli,
e da quella breccia discende lo Spirito
E dall’alto una voce proclama la verità stupenda:
Tu sei il Figlio mio, l’amato”.
(Francesco, 28 ottobre 2020)
“Io pensavo che per arrivare a Dio fosse necessario salire, salire,
e invece, leggendo il Vangelo, ho capito che per arrivare a Dio bisogna scendere,
scendere, scendere.
Perché tutto il mistero di Gesù Cristo non è altro che una discesa:
è disceso per farsi uomo, è disceso nascendo a Betlemme nella povertà,
è disceso vivendo a Nazareth nell’umiltà,
è disceso soprattutto nel mistero della croce” (Charles de Foucauld).
Contestualizzazione evangelica di Luca 3,15-16 … 21-22
I nostri racconti evangelici ci riportano la figura di Giovanni “il battezzatore”, la sua predicazione che attualizza le profezie di Isaia riguardo al Messia, il suo incontro con Gesù Nazareno e l’immersione nel fiume Giordano (almeno i tre cosiddetti “sinottici”).
Il racconto di Luca ha meno enfasi di Marco (3,13-17) e Matteo (1,9-11) e si intreccia con la lunga ed articolata sezione dedicata al Battista (Luca 3,1-20)
Il gesto proposto dal profeta predicatore di immergere nel fiume Giordano fa rivivere al popolo quanto avvenuto al suo ingresso nella “terra promessa” dall’attuale Giordania, dopo 40 anni di vagare nel deserto. Il guado del fiume in piena fu, per le tribù guidate da Giosuè, il rinnovamento dell’alleanza con il Signore: “Onorerete il Signore, vostro Dio, e gli ubbidirete per sempre” (Libro di Giosuè 3,1- 4,11).
Egli era consapevole che per la gente, quello poteva essere un segno della volontà di ritornare decisamente al Signore per vivere in una rinnovata alleanza con Lui, ma che occorreva in realtà un’immersione nel suo Spirito e questa poteva compierla solo il suo Inviato (cf Luca 3,16-18).
Paradossalmente e contro ogni previsione, ora è il Nazareno stesso che si presenta nel suo immergersi, mescolato tra il popolo e nel Giordano, ma in realtà immerso nel rapporto con il Padre che “rompe il suo cielo” e scende con il suo Spirito, si fa sentire con una parola che lo dichiara e lo conferma “figlio amato, fedele al suo amore” (cf vv. 21-22).
Da quel momento Egli esprimerà così il suo essere Figlio obbediente al Padre, nell’amore che si china per servire fino all’immersione nell’oscurità su una terra di morte per riemergere, non più da solo, con tutta l’umanità alla vita nuova nello Spirito, nell’amore che rende liberi [Isaia 40 – I lettura e Salmo 103 / Tito 2 – II lettura].
“Gesù, passando ovunque in mezzo a noi, apre una via di umanizzazione aperta a orizzonti inauditi, proprio attraverso il servizio da sorelle e fratelli tra altri fratelli e sorelle”, risvegliando in noi la forza feconda dell’Amore, Soffio vitale, Fuoco che consuma e unisce” (cf Atti 10,34-38).
Ambientazione liturgica
Abbiamo appena concluso il “Tempo Natalizio” e già siamo entrati con l’Epifania nel “Tempo della Manifestazione del Signore” che celebriamo nei “tria miracula”: l’Epifania ai Magi (6 gennaio) – il Battesimo nel Giordano (12 gennaio) – le Nozze di Cana (19 gennaio). Gesù Nazareno si manifesta come l’Inviato del Padre prima ai più lontani, rappresentati dai maghi d’oriente, poi al suo popolo Israele ed infine ai suoi discepoli in Cana di Galilea (cf Gv 2,11-12).
Così li scandisce la liturgia: “I magi vanno a Betlem e la stella li guida: nella sua luce amica cercan la vera luce. / Il Figlio dell’Altissimo s’immerge nel Giordano, l’Agnello senza macchia lava le nostre colpe. / Nuovo prodigio a Cana: versan vino le anfore, si arrossano le acque, mutando la natura” (Inno dei Vespri).
“Oggi la Chiesa, lavata dalla colpa nel fiume Giordano, si unisce a Cristo, suo Sposo, accorrono i magi con doni alle nozze regali e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa, alleluia”. (Antifona al Benedictus)
Nei giorni dal 7 al 12 le preghiere introduttive alla celebrazione eucaristica chiedono che il Signore si manifesti anche noi con la luce della sua presenza nel mondo come si è manifestato ai Magi nella nostra carne umana, ai nostri antenati nella storia…”.
Tutta la sua esistenza storica ha manifestato di Gesù “il Figlio amato e inviato” e diverse narrazioni evangeliche lo denotano, ma questi tre eventi sono per così dire “inaugurali” e quest’anno abbiamo la possibilità di viverli nelle due domeniche dopo l’Epifania.
È significativo che si parta dai più lontani per arrivare i più vicini, dai pagani erranti ed in ricerca ai discepoli attratti dal Maestro… si tratta di una manifestazione inclusiva e unificante che può indicare anche a noi come vivere in una comunità cristiana che cerca di seguirlo.
Preghiamo con la Parola
O Padre,
che all’immersione nel fiume Giordano
proclamasti Gesù il Cristo, tuo amato Figlio
mentre discendeva su di Lui il tuo Spirito,
concedi a noi tuoi figli di adozione,
rinati dall’acqua e dallo Spirito,
di vivere sempre nel tuo amore.
DIVENTARE CRISTIANI VUOL DIRE DIVENTARE UMANI
RispondiEliminaSIAMO IMPREGNATI DI SPIRITUALITÀ
«Noi non siamo esseri umani che vivono una esperienza spirituale.
Siamo esseri spirituali che vivono una esperienza umana».
Pierre Teilhard de Chardin, (1881 – 1955) teologo, filosofo, paleontologo
Anche il racconto del Battesimo di Gesù, come quello del Natale e quello dei Magi, è un racconto “teologico”.
Non è una cronaca di ciò che è avvenuto. L’intento di Luca è quello di comunicarci un messaggio. Il Dio di Gesù non è quello che se ne sta nell’alto dei cieli. È invece quello che si fa bambino, si fa carne come noi.
«… e Gesù ricevuto anche lui il battesimo … »
Perché Gesù si mette in fila con i peccatori e va a farsi battezzare?
Perché vuole iniziare la sua missione con un gesto di solidarietà.
Non inizia andando al Tempio, ma al Giordano tra i peccatori.
La parola “battesimo” deriva dal greco “baptìzo” che vuol dire “immergere”.
L’acqua è il simbolo della vita.
Gesù si “immerge” nella vita della gente.
Vuole essere “uno fra gli altri”.
Stare con gli ultimi. È questa la sua scelta di vita.
E proprio nel momento in cui Gesù si fa piccolo, si aprono i cieli.
«Ed ecco, il cielo si aprì … »
Non avviene nulla di miracoloso. Il cielo che si apre è una immagine simbolica per dire che con Gesù, cielo e terra si incontrano. È il divino che abbraccia l’umano.
Con Gesù finisce la separazione tra sacro e profano.
Noi cristiani spesso preghiamo il “Dio del cielo”, ma ci dimentichiamo del “Dio della terra”.
Il vero battesimo di Gesù non è stato il rito al Giordano, ma il suo stile di vita di ogni giorno: l’andare a mangiare con i peccatori, il non giudicare e il non condannare chi ha sbagliato, difendere i diritti degli emarginati.
Qual è il messaggio per noi oggi?
Il battesimo di Gesù illumina il nostro battesimo.
Quando anch'io, come Gesù, “mi metto in fila” con i più deboli,
quando mi prendo cura di chi mi sta accanto,
anche per me “i cieli si aprono”. Faccio esperienza del divino che è in me.
Il battesimo non è un rito magico di purificazione che mi garantisce la tessera per andare in paradiso.
Essere battezzato non vuol dire entrare a far parte di una casta di privilegiati.
«Andate e battezzate» non vuol dire che devo costringere tutti ad iscriversi nel registro della chiesa.
Chi ha deciso la mia nascita? I miei genitori.
Chi ha deciso il mio battesimo? I miei genitori.
Ora devo scegliere io da che parte stare.
Devo imparare io a coniugare il cielo con la terra
Il Battesimo deve diventare la mia ri-nascita.
Se voglio essere un cristiano vero, non posso rimanere “spettatore” della vita.
Anche noi come il Cristo, dobbiamo “uscire” dalle nostre comodità e “immergerci” nelle acque delle periferie della vita.
Non si nasce cristiani. Cristiani si diventa. Camminando. Ogni giorno!
Signore Gesù dacci il Tuo Spirito per mettere in pratica il Tuo Insegnamento. Antonietta ,grazie per il commento
RispondiEliminaA te è sempre piaciuto immergerti,
RispondiEliminanelle acque del Giordano come in quelle della storia.
Immerso in Dio e quindi immerso nell'umanità.
Divino perchè umano e umano perchè divino.
Ti sei immerso in trent'anni di vita quotidiana,
per rendere prezioso ogni momento.
Ti sei immerso in sentieri solitari,
dove hai camminato fra i mortali.
Ti sei immerso nei grovigli più spenti,
quando hai sperato con i miserabili.
Ti sei immerso senza paura,
quando hai imparato ad amare.
Ti sei immerso nelle novità,
perchè credere non è abitudine.
Ti sei immerso nella normalità,
perchè apprezzi lo stupore.
Ti sei immerso nella debolezza umana,
perchè nessuno si senta solo.
Ti sei immerso nella cattiveria,
quando hai scoperto il perdono.
A te è sempre piaciuto immergerti,
nelle acque del Giordano come in quelle della storia.
Immerso nell'amore perchè senza si muore,
quando rinasce questa umanità ti scopre nell'amore...
𝐈𝐌𝐌𝐄𝐑𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄
RispondiEliminaBattesimo significa immersione. Chiedere (per sé e per altri) e ricevere un battesimo significa raggiungere la consapevolezza che siamo immersi in una forza più grande di noi che abita contemporaneamente le nostre profondità come tensione a iniziare nuovi cammini.
C’è sempre un momento, nella vita ciascuno di noi, in cui quello che abbiamo sperimentato, quello in cui crediamo e quello che possediamo appare, magari buono, ma non più sufficiente. È il momento in cui avvertiamo che il cammino non è concluso, che c’è un altrove che ci aspetta, un ulteriore dono da ricevere, altre persone da incontrare.
È come nel film Chocolat: quando giunge “l’irrequieto Vento del nord” tocca abbandonare il luogo (fisico o esistenziale) in cui si è immersi per riprendere ad andare , spinti verso nuove mete, nuovi orizzonti, nuovi paesaggi dell’anima, nuove immersioni, nuovi battesimi.
Cresceremo a tal punto nella vita spirituale sviluppando armonicamente tutte le nostre componenti, fino ad avvertire quella tensione interiore che ci impedisce di assolutizzare i legami, i progetti, le credenze e ci chiede una rinascita, un’emersione simbolica da un passato che ha concluso il suo tempo e ci apre a quell’inedito che la vita continuamente ci offre?
𝑷𝒓𝒆𝒈𝒉𝒊𝒆𝒓𝒂
Mostraci, Signore, la via per rinnovare il nostro battesimo, affinché, spinti dal tuo soffio vitale, possiamo compiere ulteriori passi verso la piena identità di figlie o di figli, di fratelli e di sorelle.
Gesù non ha saltato la fila.
RispondiEliminaNon ha scansato i peccatori.
Non ha alzato il mento per dire: "Sai chi è mio Padre?".
È rimasto lì, in mezzo agli ultimi.
Ha scelto la strada più lunga, quella che sporca le mani
e appesantisce i passi.
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù aspetta il suo turno,
si mette in fila per il battesimo.
Nessun titolo, nessun vantaggio.
Solo fedeltà.