“le parole… la PAROLA”
22 dicembre 2024:
IV Domenica dell’Avvento
Michea 5,1-4a / Salmo 79
Ebrei 10, 5-10
Luca 1,39-45
IL Signore è con noi:
accogliamolo con la fede di Maria!
Incontri
Fin da ragazzo mi piaceva viaggiare in treno, soprattutto da solo (a 15 anni Milano-Palermo) e i treni non erano come oggi tipo autobus o aereo. Ti ritrovavi a viaggiare in uno scompartimento che era un po’ come un salottino e anche se avevi il posto prenotato (ai miei tempi un lusso) non sapevi chi sarebbero stati i tuoi compagni di viaggio anche solo per qualche ora.
Entravi in un mondo parallelo: il reale scorreva fuori a diverse velocità e dentro regnava il silenzio finché qualcuno non azzardava una battuta, un’esclamazione… un’imprecazione per una frenata brusca.
Comunque tutto era parte dell’avventura: la destinazione, il motivo del viaggio, il libro che si faticava a leggere. Anche segreti inconfessati… tanto tutto finiva lì, alla stazione d’arrivo.
Ma succedeva, ed è successo, che nascessero amori, amicizie, storie da raccontare agli amici.
Una volta perfino un cenone di capodanno!
Così in quei pochi metri quadrati scorreva la vita e si fermava… mentre fuori scorreva e spesso non si riusciva ad afferrarla.
La Vita scorre dentro ciascuno di noi e il miracolo di condividerla genera “pienezza di gioia!”.
Riflessi della Parola
Betlemme, la più piccola delle città di Giuda come lo era Davide che in essa fu unto re di Israele e come Maria, la “vergine povera”, “tipo” trasparente dell’integra umanità delle origini che in Lei ritrova rinnovata la sua capacità generativa di unità e di pace: “Egli sarà la Pace” [Michea – I lettura].
Nell’incontro tra la ragazza di Nazareth e la ormai non più sterile Elisabetta non c’è più nulla di proprio per “collaborare” alla realizzazione della Promessa, ma solo il fidarsi, reciprocamente confermato, della presenza umana dell’amore di Dio: la sua definitiva venuta tra noi [Luca - Evangelo].
A questo dono riecheggiano, come riposta esultante di Giovanni, lo stupore e la gioia, la riconoscenza di tutto un popolo per la “beatitudine” finalmente ritrovata del volto paterno che ci guida nel nostro cammino [Salmo 79].
Tutti costoro fanno parte della nostra umanità resa finalmente capace, dal dono del corpo stesso di Gesù, di accoglierlo e di offrirlo per ogni essere umano, una volta per sempre, per tutte [Ebrei – II lettura].
Accensione del QUARTO CERO
Accendiamo il quarto cero
e tu sei con noi, Maria di Nazareth.
In te si è accesa la Vita e non l’hai tenuta per te:
l’hai condivisa con noi.
Incontrando Elisabetta
hai visitato ogni uomo e ogni donna
che ancora oggi attendono pace, giustizia, misericordia.
Così noi oggi non siamo soli:
con te, nostra madre, e come te
possiamo accogliere il tuo figlio Gesù,
l’Inviato del Padre,
nostro fratello e salvatore.
Così vogliamo accogliere anche i nostri fratelli e sorelle
nella fede, nell’amore, nelle gioie e nei dolori,
nel lavoro di ogni giorno.
Vieni presto, Signore!
Vieni a visitarci!
Viene il Signore nella Parola:
Lo attendiamo con la Preghiera
O Padre, che hai scelto
un'umile figlia di Israele
per farne la tua dimora in mezzo a noi,
donaci fiducia nella tua volontà,
perché imitiamo tuo Figlio,
venuto nel mondo per servire
e offriamo a te un perenne cantico di lode.
Amen.
«Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45)
RispondiEliminaIl vangelo ci chiede di vivere un incontro.
È l’incontro tra due donne “abitate” da un altro, da un figlio che non appartiene a loro, ma soltanto a Dio: Giovanni è consacrato a Dio fin dal grembo materno; Gesù è Figlio di Dio. Sono due donne che hanno vissuto un’esperienza forte di intimità con il Signore che ha trasformato la loro carne in una promessa di vita; sono una per l’altra, proclamazione gioiosa, memoria vivente che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).
È l’incontro di due alleanze: Elisabetta, la donna anziana, sterile e «giusti davanti a Dio» (1,5), rappresenta il popolo d’Israele; Maria, la fanciulla vergine, indica un nuovo inizio: nel loro abbraccio si rende visibile il cammino che ha condotto Dio a farsi figlio della nostra storia.
Elisabetta è definita «colma di Spirito Santo»: questa terminologia è costantemente associata in Luca a parole profetiche che spiegano l’intervento di Dio nella storia (cfr. At 2,4; 4,8; 4,31; 6,3.8; 9,17). Elisabetta nello Spirito può vedere “oltre”, scoprire e dischiudere a Maria la sua identità più vera, ciò che è chiamata ad essere: la Madre del Signore. Le parole di Elisabetta, «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle Parole del Signore» (Lc 1,42) ci aiutano inoltre a percepire che la beatitudine di Maria non è legata alla generazione fisica di Gesù: Maria è beata perché ha creduto, perché ha “incollato” la sua vita, ha aderito con tutta la sua persona a Dio.
La sua fede è ancorata alla Parola: nel racconto della nascita e della presentazione al tempio Maria è presentata come colei che “tesoreggia” nel suo cuore ogni avvenimento (cfr. 2, 19.51) cercando di cogliervi il volto di Dio. Maria non pretende di capire ma lascia che la Parola “abiti” in lei, sciolga ogni resistenza, liberi da ogni possesso, anche dalla preoccupazione per la vita di un figlio che non le appartiene (cfr. 3,49).
In questa fede, Maria canta il Magnificat. È il canto di un’umanità riconciliata che ritrova il proprio posto nelle mani del Padre. Maria canta la gioia di sentirsi creatura, di essere piccola, terra plasmata e riplasmata dalle mani dell’Amore. Il suo canto spazia lungo i secoli e raccoglie lo stupore del suo popolo nel contemplare le meraviglie di Dio.
Contempla lo sguardo di Dio alla sua creatura appena generata alla vita, quello sguardo che dona ad ogni cosa la sua bontà originaria.
Contempla il braccio santo di Dio, la sua forza con la quale ha reso Israele popolo, liberandolo dall’Egitto e donandogli una terra.
Contempla la promessa fedele di Dio fatta ad Abramo e confermata di generazione in generazione alla sua discendenza, quella promessa fatta ormai Carne nel suo grembo.
Contempla la giustizia di Dio che sceglie la straniera, lo schiavo, la prostituta, l’ultimo… per operare grandi cose.
Contempla la misericordia di Dio che solleva il povero, esalta l’umile, e protegge chi pone in Lui la propria speranza.
Maria scopre proprio nella misericordia di Dio l’intreccio nascosto che guida ogni cosa, la sua esistenza personale e la vita del popolo al quale appartiene. Per Israele la misericordia è il “grembo accogliente” di Dio che genera e custodisce la vita. Maria comprende che la Misericordia è ormai venuta a piantare la propria tenda tra di noi, a farsi nostro ospite per dialogare con noi e trasformarci in Lui.
Ognuno di noi è chiamato ad essere Maria, a generare Cristo nella nostra storia: siamo disposti a celebrare il Natale?
di Nicoletta Gatti