venerdì 11 ottobre 2024

Vicina è la Parola 13 ottobre 2024 – XXVIII Domenica/B Sapienza 7,7-11 / Salmo 89 Ebrei 4,12-13 Marco 10,17-30 Contestualizzazione evangelica di Marco 10,17-30 Uno sguardo che ama e che interpella

Vicina è la Parola
13 ottobre 2024 – XXVIII Domenica/B



Sapienza 7,7-11 / Salmo 89
Ebrei 4,12-13
Marco 10,17-30
Contestualizzazione evangelica di Marco 10,17-30
Uno sguardo che ama e che interpella


   

Lo sguardo di Gesù, che molte volte ha cercato tra la folla l’esattore delle tasse per chiamarlo a vita nuova (Marco 2,14), i farisei per denunciarne l’ipocrisia e la durezza di cuore (3,5), i discepoli stessi per proclamarli a sé consanguinei secondo la vita nello Spirito (3,34), la donna per annunziarle la guarigione (5,32), la folla per averne compassione (6,34), questo sguardo scrutatore e creativo cerca ora il giovane assetato di vita per amarlo (10,17-30).

Amare per Gesù è dare la propria vita, vuol dire partecipare e condividere con altri l’amore del Padre, introdurre nella propria esistenza di Figlio obbediente, per primo amato, il Regno di Dio.

È l’offerta di un’esistenza piena, totale.

Troppo pervasivo?

È un coinvolgimento che l’essere umano spesso non tollera, che le molte ricchezze di quel giovane impediscono poiché, entrare nel regno, è abbandonarsi all’amore del Padre e richiede di svuotarsi del possesso della propria esistenza -come bambini- per avere una pienezza di vita eterna. 

Il suo è appello ad una povertà radicale, ad aprire le mani ai poveri, camminando dietro Lui, il Figlio Servo - Figlio dell’uomo che deve soffrire persecuzioni esterne e ancor più pressanti, interiori.

Non è solo inaccessibile per il ricco, ma per l’essere umano in quanto tale, entrare nel regno; esigente perché costituito da un amore radicale e totale, viscerale / misericordioso.

“Nuova tristezza dunque è venuta ad aggiungere Costui alla nostra esistenza già triste: un sogno irrealizzabile?

Amarezza per un’esclusione: Non fa per me!?

Di nuovo Gesù guarda i discepoli sbigottiti, come ogni persona tremante di fronte al dono di Dio, uno sguardo preannunzio di una parola creatrice, di un evangelo senza pentimenti che è liberazione completa dalle nostre incapacità umane: tutto è possibile presso Dio.

Questa potenza di Dio è così per noi assoluta libertà che si comunica e forma l’ambiente vitale adatto al nostro cammino di fiducia in Lui” (Comunità monastica di Viboldone).


Ambientazione liturgica

Una povertà che libera

La nostra Assemblea liturgica è orante nel chiedere e sperare di ricevere ciò che è per noi veramente essenziale, consapevoli dell’insufficienza ed inefficacia dei nostri mezzi umani?

Allora è proprio nel nostro corpo che si dona il corpo consegnato del Figlio, povero e nudo, e noi così lo riceviamo come parola, germe di pienezza eterna, e come pane di vita inarginabile. Nella nostra nudità, nelle nostre mani aperte per riceverlo e accoglierlo che poi non possono più chiudersi alla povertà altrui [Ebrei 4 – II lettura].

“Un nulla radicale raggiunto per pura grazia… su cui il presente si popola di infinite promesse, di realtà già tangibili, umanissime, rapporti nuovi, sigillati dalla fedeltà dell’amore di Dio, dal segno di una vita che non muore più” [Sapienza 7 – I lettura].

Maria è colei che in modo unico ha fatto questa esperienza nel suo stesso corpo, dalle sue mani al suo grembo accogliente, “vergine”. Prima di lei Abramo e il popolo in tutte le tappe della sua storia, liberato e nuovamente spogliato da ogni pretesa e possesso di ricchezza, fosse anche la sua terra, eppure gratificato dolcemente e gioiosamente saziato dall’amore del suo Signore [Salmo 89].


Preghiamo con la Parola

Padre,

che conosci i sentimenti

e i pensieri del cuore umano,

donaci di amare sopra ogni cosa

Gesù Cristo, tuo Figlio,

perché, valutando con sapienza i beni terreni,

diventiamo liberi e poveri per il tuo regno.

Egli vive e regna con te

e in mezzo a noi

ora e nell’eternità.

Amen.

venerdì 4 ottobre 2024

Vicina è la Parola 6 ottobre 2024 – XXVII Domenica/B Una sola carne…

Vicina è la Parola
6 ottobre 2024 – XXVII Domenica/B




Genesi 2,18-24 / Salmo 18

Ebrei 2,9-11

Marco 10,2-16


Una sola carne…

Sarebbe facile aprire un dibattito sul divorzio, le conseguenze sulle famiglie e le nostre società; oppure cercare di farsi spazio nel tortuoso percorso ecclesiale di “pastorale degli irregolari o dei feriti”, sempre alla ricerca di una dicitura “socialmente corretta”.

Lasciamo questo tracciato, non perché non sia urgente fare chiarezza e soprattutto necessario agire evangelicamente, piuttosto per aprire testa e cuore alla Parola che vuole provocare in noi una vera conversione, un cambiamento nel modo di pensare e di agire.


Contestualizzazione evangelica di Marco 10,2-16

e sua ambientazione liturgica

Nuovi orizzonti e nuovi contesti per un continuo rinnovarsi dell’annuncio evangelico, ma chi si avvicina a Gesù non lo fa sempre per ricerca personale o per attrazione; c’è chi, come i farisei, è sempre assillato da problemi legalistici a cui il predicatore nazareno dovrebbe rispondere (cf 10,1-4).

E come sempre Gesù parte dall’interiorità delle persone, mettendo in luce la radice di ogni chiusura: la durezza del cuore (cf v. 5).

“L’irruzione del Regno che rende vicina la Presenza dell’Amore, in mezzo a noi e nei rapporti più significativi e intimi dell’esistenza, assume e fermenta dall’interno ogni dimensione umana riconducendola alla sua originalità e radicale integrità”.

Non si tratta di una semplice restaurazione, ma di una pienezza che viene donata a colmare le lacune che la natura umana inesorabilmente ci fa sperimentare.

[Marco 10,6-9, e Genesi 2,18-24Evangelo e I lettura].

Denuncia le nostre incapacità e inadempienze e soprattutto i nostri escamotages legalistici -come l’uso improprio della Torah- e nella Parola si dona come novità assoluta e possibilità insperata di vita che non finisce, eterna.

“È così che la vicinanza di Dio, del suo amore vittorioso, interpella l’essere umano nella sua solitudine e nei rapporti che ad esso vorrebbero corrispondere adeguatamente: lo chiama proprio nei suoi slanci come nei suoi fallimenti di un’unità cercata tra uomo e donna -insieme l’uno difronte all’altra- alla sequela dell’evangelo di Gesù che porta in sé amore gratuito, fedele ed eterno.

Poiché la solitudine è ripiombata, presagio di morte, ad intaccare quella relazione che invece avrebbe dovuto sconfiggerla, non più come assenza ma come rifiuto dell’altro/a, come egoistico possesso, solo l’annuncio buono e totalmente gratuito, solo il dono di un amore incondizionatamente fedele può salvarla: Gesù in relazione al Padre” (cf vv. 10-12).

Per questo il Figlio “non si vergogna di chiamarci fratelli…” [Ebrei 2,9-11 – II lettura], come invece facciamo noi quando un membro della nostra famiglia è un poco di buono o ha combinato grossi guai. Proprio nella coppia e nella famiglia, dove naturalmente sperimentiamo la sponsalità, la maternità e la paternità, la fraternità… siamo più fragili e feriti, necessitiamo del perdono che sgorga dal cuore del Padre, amore che guarisce, risana, ricrea; che abbraccia l’essere umano nella sua piccolezza e incapacità (cf vv. 13-16

È una Parola creatrice di unità a cui tutti aneliamo e dai cui purtroppo ci allontaniamo, spesso sbagliando obbiettivo. 


…poiché c’è un solo Amore

Nella carne umana del Figlio, che sua ha fatto la nostra, offerta come Sposo per un’umanità sposa ma infedele (vedi Osea, Ezechiele) a cui dona se stesso per renderla come non mai nuova e capace di fedeltà, non più ad un comando, e di esprimere il suo stesso unico Amore, addirittura come sacramento nuziale (cf Efesini 5,32; cf Galati 2,20-21a). 

Dal fianco squarciato del Crocifisso “assopito”, “nuovo Adamo”, è generata la Chiesa sua sposa (Agostino), promessa e profezia della nostra possibilità di amare “come Lui ha amato noi”.

“Senza presunzione e paura di smentita, aldilà dell’umana precarietà, l’unione uomo e donna diventa evangelo irreversibile, annuncio vivente della perenne e inesauribile fecondità dell’amore, pur nella lotta quotidiana per l’unione piena”. (LG 11/314; cf Galati 3,27-28)


Preghiamo con la Parola

Padre, tu hai creato l'uomo e la donna

affinché i due siano una carne sola

in un solo amore 

che dona a tutti noi 

la capacità di essere fedeli

e di superare ogni fallimento e divisione

nel tuo Figlio crocifisso e risorto,

nostro fratello e Signore,

che vivere e regna con te

e in mezzo a noi

nel tempo e nell’eternità.

Amen.


Vicina è la Parola 13 ottobre 2024 – XXVIII Domenica/B Sapienza 7,7-11 / Salmo 89 Ebrei 4,12-13 Marco 10,17-30 Contestualizzazione evangelica di Marco 10,17-30 Uno sguardo che ama e che interpella

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