venerdì 16 agosto 2024

Vicina è la Parola 18 agosto 2024 - XX Domenica/B Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue ha Vita in sé.

 

Vicina è la Parola

18 agosto 2024 - XX Domenica/B

 


       

 

mangiare per… “vivere per

Proverbi 9,1-6 / Salmo 33

Efesini 5,15-20

Giovanni 6,51-58

 

Contestualizzazione evangelica di Giovanni 6,51-58

Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue ha Vita in sé.

 

Dal v. 51 Gesù insiste che per avere Vita in noi stessi non possiamo rifiutarci di “mangiare la sua carne e bere il suo sangue”, infatti sono “realmente cibo e bevanda” nutrendoci di Lui che ha preso la nostra carne umana (cf 1,14).

Questo realismo, presente anche nel simbolismo eucaristico, induce la reazione: “come mai può [dirci di] fare questo!”. Se già risultava inaccettabile da parte dei Giudei che Gesù si definisse “vero pane da Dio”, è allora comprensibile la loro furibonda reazione nel rifiutare la proposta di Gesù di dare “la [sua] carne da mangiare” (v. 52); ma Lui ritorna su questa esperienza e così dal v. 54 l’evangelista non userà più il verbo mangiare ma masticare, con cui si indica il modo di pascersi da parte degli animali.

            È questo il senso globale dei vv. 53-55, dove l’evangelista sembra voler spingere sul realismo del “nutrirsi masticando” la carne e il sangue umani del Figlio, perché sono “realmente cibo e bevanda”. Probabilmente questa crudezza motiva la reazione, quasi infrangere il tabù del cannibalismo: “come mai può [dirci di] fare questo!” (cf Levitico 17,10-14).

            Lo spingersi fino a questo limite estremo e la circolarità del discorso imprimono una ripetizione che marca molto il modo del cibarsi come accesso alla Vita di Dio!

            Così i motivi di scandalo e di protesta sono due, uno ancestrale, antropologico e l’altro religioso: nutrirsi della carne umana del Figlio del Padre per diventare figli e figlie suoi!

            Questo nutrimento dà origine ad una relazione stabile, reciproca tra noi e Gesù che “rimane/dimora” e che ci permette di vivere attraverso di Lui, nello stesso modo in cui Egli vive grazie al Padre che lo ha inviato a noi: una relazione d’amore filiale (vv. 56-57 e cf 15,4 ss.).

            In quest’ultima parte del discorso, in parallelo con il realismo di nutrirsi, emerge la simbologia eucaristica: mangiando il pane e bevendo il vino noi ci nutriamo di Cristo nel suo corpo e sangue, della sua persona di Figlio del Padre mandato a noi, Egli in noi è Vita piena, indefettibile e incorruttibile, fino alla nostra risurrezione finale.

         I vv. 58-59 chiudono l’insegnamento di Gesù nella sinagoga a Cafarnao ricollegandosi all’esperienza degli antenati nel deserto con cui il discorso è iniziato ai vv. 49 e 31.

 

Nell’OGGI della Liturgia

Anche per noi Qualcuno apre oggi “la sua casa e ha imbandito la tavola” a favore della nostra inesperienza [Proverbi – I lettura], riconoscendo la nostra radicale e provvidenziale indigenza e “brama di vita” [Salmo 33]. Allora, ancora una volta gratuitamente, saremo invitati a mangiare ed a saziarci estinguendo anche la nostra sete (cf Isaia 55,1-3).

Ci scandalizzeremo anche noi, ritenendola “folle”, esagerata o semplicemente un modo di dire, l’affermazione evangelica di Gesù: Io sono, nella mia carne - nel mio corpo umano, pane per la Vita del mondo? [Evangelo]. Eppure dovremmo nonostante la nostra assuefazione all’ostentazione edonistica del corpo ed allo scempio della carne nelle continue carneficine sugli scenari di guerra.

Chi non mangia la mia carne non ha Vita!

Cos’è la sua carne se non Egli stesso donato-per-gli altri non più estranei perché amati [mondo amato in cf 3,16] espressione insuperabile e piena della realtà [Io-sono] inizio della pienezza futura di Vita.

La sua follia, che supera la nostra stoltezza, ci invita ad abbandonare ogni spiritualismo o astrazione razionale ed a lasciarsi coinvolgere in una mutua e reciproca immanenza d’amore, superando il timore di un’eccessiva prossimità che ancora una volta ha solo questo come causa e motivo “Io vivo per il Padre.

Vivere per…” effetto di una relazione nata dall’entrare nella mia esistenza della Vita non solo assaporata, “masticata” e assimilata, che genera gratitudine per il dono di questa novità assoluta e gratuità nel donarsi. [Efesini 5 – II lettura].

 

In prossimità con il 15 agosto dedicato a festeggiare l’Assunzione di Maria, può essere utile ricordare che quel corpo umano di Gesù, fatto di carne e sangue, è stato concepito e in gestazione per nove mesi proprio nel ventre di Maria di Nazaret.

Ora non poteva essere procrastinato a Lei lo stesso destino glorioso del corpo del suo figlio risorto. La sua dormitio nel sonno della morte, all’orientale, o la sua assunzione dall’incorruttibilità dopo la morte, all’occidentale, sfociano nella piena e personale partecipazione al mistero pasquale di Cristo, “segno profetico” del destino personale e sociale di ogni essere umano e di tutta l’umanità: “un corpo solo in Cristo” (1Corinzi 12,12; Efesini 1,23).

2 commenti:

  1. "Ha Vita in sè"... ma per gli altri! Così la Vita rimane per sempre.

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  2. Grazie Gesù pane di Vita che ci rigenera a figli nutrendoci di Te

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