7 aprile 2024: II Domenica di Pasqua
Atti 4,32-35 / Salmo 117
1Giovanni 5,1-6
Giovanni 20,19-31
Guardare dentro… per vedere oltre
È questa la convinzione sempre più forte nel guardare la mia esistenza ferita ed ancora incerta nella fatica di “andare oltre” un fallimento, una delusione…
La tentazione è di volgere frettolosamente lo sguardo altrove per non rivivere quel disagio o quella sofferenza già provata…
Non è quello che siamo tentati di fare ogni volta che siamo raggiunti dalle immagini di un pianeta devastato, delle rovine sotto i bombardamenti e dei corpi dilaniati?!
“Fermare l’immagine” per cercare dove si nasconda ancora la Vita; da dove possa venire un tenue raggio di luce che ce la faccia scorgere con stupore e meraviglia, così da poter dire anche noi: “Non è qui… è risorto!”.
Ma è proprio “da qui” che inevitabilmente dobbiamo passare, senza scorciatoie o “uscite di sicurezza”, calpestando macerie e raccogliendo cadaveri spiaggiati in questa deriva dell’umanità.
Seppure inermi, quasi a vincere una irresistibile “forza di gravità”, occorre tendere le nostre mani tremanti protesi verso ciò che più ci fa male, dove anche il cuore sanguina.
Leggo da Boris Pasternak:
“Ma il libro della vita
è giunto alla pagina più preziosa
d’ogni cosa sacra;
… e il terzo giorno risorgerò;
e, come le zattere scendono i fiumi,
in giudizio da me,
come chiatte in carovana,
affluiranno i secoli dall’oscurità. (da “L’Orto del Getsemani”)
Contestualizzazione evangelica di Giovanni 20,19-31
“Ficca il tuo dito e guarda; allunga la tua mano e mettila…” dice a Didymos, “il nostro gemello, la voce familiare del Maestro che riecheggia ancora fino a noi (v. 27a).
Non tutto è spento, inerme… Lentamente, quasi impercettibile ritorna il battito vitale in chi “comincia a credere e continua…” (v. 27b) e da qui continuando a credere si comincia a vedere… e sempre meglio! (cf v. 29).
Così, solo persone “create nuove” dal suo Soffio vitale possono riconoscere nel crocifisso il risorto, ed accogliendo il dono della sua “Pace” come impegno e responsabilità a cominciare un mondo nuovo da un “modo nuovo”, riconciliato, di vedere per poter vivere nel perdono ricevuto e donato (cf vv. 19.22-23).
L’amore è all’origine della risurrezione e permette di “vedere dentro” quel corpo, nel nostro e in quello degli altri, “oltre”:
“nella morte fino alla vita,
nella colpa fino al perdono,
nella divisione fino all’unità,
nella piaga fino allo splendore,
nell’uomo fino a Dio,
in Dio fino all’uomo,
nell’Io fino al Tu” (Klaus Hemmerle, Occhi di Pasqua).
Ambientazione liturgica
“L’amore è quel che rende l’uomo un essere vivente”. (Alberto Maggi)
Il corpo trafitto e glorioso del Signore che i primi discepoli, pur increduli, vedono e vorrebbero toccare, come Tommaso, narra in modo inconfutabile l’amore che ha sostenuto tutta la sua esistenza e che ora trasmette a loro come pneuma vivificante: Egli rende capaci di amare nel suo stesso modo, l’agape [Giovanni 5 – II lettura].
Il corpo risorto annuncia soprattutto un amore vissuto fino alla fine ed effuso come inarrestabile flusso che ora anima la vita dei credenti e delle comunità nella loro esperienza di compagnia e di fraternità [Atti 4 – I lettura].
“Il mondo non penserà più a questo crocifisso, ma i discepoli lo vedranno vivo, risorto e glorioso”. (A. Nocent)
Uomini e donne interiormente rigenerati potranno dar vita a nuove relazioni, in una “nuova giustizia” evangelica, principio di una “civiltà dell’amore” di cui vi fa parte chi ama e non pretende un’appartenenza etnica o religiosa, non pone la difesa delle proprie frontiere ed i condizionamenti dal passato… protesa verso il futuro. (E. Borghi)
Guardare dentro per vedere oltre questa è l’esperienza di Tommaso che siamo chiamati a rivivere anche noi in ogni eucaristia e ne costituisce il suo insostituibile valore.
Preghiamo con la liturgia mozarabica
“O Padre,
che a quanti ha acceso nel cuore
il desiderio della gioia senza fine,
offri il dono di celebrare insieme nel tempo,
il gaudio della risurrezione.
Posa benigno lo sguardo sul popolo raccolto
e ascolta la sua preghiera.
Infondi il tuo Spirito di fortezza
a quelli che nella fede hanno ritrovato la Vita;
prendi totale possesso dei tuoi fedeli
con la dolcezza della tua pace,
e fa’ che portiamo a frutto maturo
le elargizioni della tua grazia,
rispettosi di tutte le creature
che il tuo amore ogni giorno
riconduce alla vita.
Amen”.
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