sabato 16 settembre 2023

Vicina è la PAROLA 17 Settembre 2023 XXIV Domenica dell’anno/A Sembra facile…

Vicina è la PAROLA

17 Settembre 2023
XXIV Domenica dell’anno/A
Siracide 27,33- 28,9 / Salmo 103
Romani 14,7-9
     Matteo 18,21-35
Sembra facile…
Rimango sempre impressionato quando durante le interviste televisive a seguito di un efferato delitto o di tragedie familiari, arriva la fatidica domanda: “Ma voi siete disposti a perdonare?”.
Rifletto e penso se la rivolgessero a me.
Non cerco vendetta, voglio solo giustizia!”
Ecco un’altra di quelle esternazioni ricorrenti nelle medesime trasmissioni.
È come se il perdonare ci facesse diventare di colpo persone migliori o mettesse in evidenza quel lato “buono” di noi stessi che spesso rimane nascosto o assopito.
Che tipo di risposta ci aspettiamo in queste circostanze; o quale daremmo noi?
Adesso non posso, forse… un giorno”.
Non posso perdonare… non ce la faccio”.
Mi sembrano risposte umanamente adeguate perché c’è sempre un’infinita sproporzione tra il danno causato e subito, il dolore provato che non basta una semplice parola per cancellare tutto: il perdono è un processo interiore di crescita e riconciliazione anzitutto con noi stessi, con quella parte capace dei peggiori pensieri. La “Parola fatta carne” lo innesca nella nostra umanità con la forza di un amore che non viene da noi, che ci attraversa come una spada e un fuoco, che sgorga e ci intenerisce come acqua viva: l’Amore divino.
Contestualizzazione evangelica di Matteo 18,21-35
Siamo sempre nel denominato “discorso comunitario”, il quarto dei cinque che scandiscono il racconto evangelico di Matteo.
Il centro indiscusso è il v. 20: “Dove sono due o tre riuniti nel mio Nome, lì Io-sono-in mezzo a loroche costituisce la chiave di interpretazione delle dinamiche comunitarie, positive o negative, e dell’intero evento messianico del “Dio-con-noi” (cf 1,22-23; 28,20).
Dopo aver considerato la condizione del discepolo e del credente in nuovi termini di figliolanza e di conseguente libertà, di piccolezza e quindi fraternità (vv. 1-14), il riferimento stabile dato da Gesù, Maestro e Signore, è il Padre (vv. 15-17).
Come mantenere “alto” il livello di questa esperienza comunitaria senza cedere a idealismi frustranti o a relazioni mediocri e formali? Considerandoci tutti in un cammino di crescita e non in competizione, dove l’arrivo è già nella pienezza del Risorto a cui partecipiamo “per-dono”.
“Ricominciare sempre” vuol dire perdonare sempre.
Ma perché non risulti un concetto astratto, Matteo lo esprime come suo solito con una domanda che pone Pietro e una parabola illuminante per la sua paradossalità (vv. 21-35). Egli mette così in evidenza la comprensione e l’atteggiamento di ogni discepolo che fatica ancora ad entrare nell’assoluta gratuità dell’amore, rimanendo legato alla mentalità retributiva e quasi commerciale del perdono, La parabola sconvolge tutto ponendo il rapporto sul piano della misericordia e non solo della giustizia.
La sorprendete novità evangelica nasce dalla compassione come empatia che ci mette nell’altrui situazione per accoglierla intimamente, così che anche noi “lettori” siamo coinvolti con stupore in quello che la parabola ci narra: tutti siamo “debitori”, tutti “graziati”… solidali nel debito ma soprattutto nel perdono, come il Signore insegna nel pregare (cf 6,12).
Ambientazione liturgica
Ogni celebrazione eucaristica si apre, dopo l’accoglienza ed il saluto, con la richiesta di perdono: lo chiediamo al Padre ed ai nostri fratelli e sorelle, diventando così capaci di donarlo a nostra volta, memori dell’ammonimento evangelico “lascia lì la tua offerta e prima riconciliati” (Matteo 5,21-37), indispensabile alla “validità” del sacramento eucaristico!
“Ogni giorno, nella preghiera al Padre, rinnoviamo questo patto per il quale il nostro perdonare si appella alla forza del suo amore che perdona [Salmo 102] e lo chiediamo accanto al pane quotidiano, perché è ciò di cui la nostra umanità ha più bisogno per non autodistruggersi” [Siracide 27 – I lettura].
Questa invocazione si rinnova prima della comunione eucaristica, in cui accogliamo il dono della pace del Signore come vincolo di unità per la Chiesa stessa e per l’intera famiglia umana, ed esprimiamo la comunione ecclesiale e l’amore vicendevole [Gv 13,34], prima di comunicare al Sacramento.
Il Signore Gesù, durante la cena pasquale, prima di affrontare la passione dona la sua pace ai discepoli (cf Giovanni 14,27) e così, dopo la sua risurrezione, dicendo: «Pace a voi!» li invita ad entrare nella nuova logica, insensata umanamente, del perdono (cf 20,21-23).
Non-vivere-più-per-se-stessi, in funzione di sé che Paolo raccomanda ai cristiani di Roma [II lettura] seguendo quando il Signore Gesù ha compiuto sulla croce (cf Luca 23,34) che, vincendo la morte, ha donato vita senza fine a chi rischia, nella povertà della propria storia di seguirne l’esempio.
Preghiamo con la Liturgia
O Padre, tu ami la giustizia
ma ci avvolgi del tuo perdono;
rendici capaci di vincere ogni offesa
e di illuminare il mondo
con il tuo amore
a immagine del tuo Figlio Gesù,
nostro Signore e nostro Dio.
Amen.


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