venerdì 8 settembre 2023

Vicina è la PAROLA 10 Settembre 2023 XXIII Domenica dell’anno/A TUTTI per uno...

Vicina è la PAROLA



10 Settembre 2023

XXIII Domenica dell’anno/A

Ezechiele 33,1.7-9 / Salmo 95

Romani 13,8-10

     Matteo 18,15-20


TUTTI per uno...

Già non è facile essere responsabili per se stessi, figuriamo per altri.

Lo siamo per i nostri figli ma solo fino ad una certa età, anche se alcuni pretendono di esserlo per sempre…).

Ci piace far capire chi è il/la “responsabile” del nostro settore professionale, ma non vogliamo certo prenderci le responsabilità degli altri, anzi a volte le scarichiamo volentieri.

Purtroppo la nostra società abbonda di irresponsabili alla guida di veicoli e addirittura di governo! Nella vita tutti siamo chiamati a “rispondere” di qualcosa, di no stessi ma anche degli altri anche se ci viene da dire “ma che c’entro io?!”.

Sono forse io il custode di mio fratello?” è una domanda retorica che risuona fin dalle origini (cf Genesi 4,9) è che spesso facciamo finta di non sentire, figuriamoci se la ascoltiamo.

Come cristiani crediamo in Uno che ha vissuto responsabilmente da Figlio e come fratello di ciascuno si è sentito responsabile anche per noi che invece viviamo in modo irresponsabile, come se non dovessimo rendere conto a nessuno delle nostre azioni e del nostro modo di vivere.

UNO per tutti!

E’ un assioma chiave della cristologia che ha come conseguenza nella prassi ecclesiale: TUTTI per uno poiché qui davvero “uno vale cento”!


Contestualizzazione evangelica di Matteo 18,15-20

Sei giorni dopo” il dialogo sconcertante tra Gesù e Pietro sul suo tragico destino messianico (17,21-23) e le condizioni dettate ai discepoli per seguirlo (vv. 24-28), il Maestro dona loro un anticipo della sua “risurrezione” con la “trasfigurandosi davanti a loro” (17,1-13). Anche la seguente guarigione dell’epilettico evidenzia che i discepoli ancora poco si fidano di Lui come inviato del Padre (vv. 14-21) e così condivide con loro, per la seconda volta, il suo destino di sofferenza e di morte, il che li rattrista (vv. 22-23). Il dialogo sulla tassa imperiale è l’occasione per evidenziare che tuttavia anch’essi partecipano della sua figliolanza, dono di libertà (vv. 24-27).

Il capitolo 18 contiene quanto la comunità messianica, implicita al racconto evangelico di Matteo, viveva al suo interno: arrivismi, scandali, conflitti e interrogativi sul suo futuro, tuttavia certa della presenza del Risorto (cf v. 20). 

C’è un filo di continuità tra i discepoli, ai quali si rivolge il discorso di Gesù - la comunità delle origini - la chiesa di oggi, che caratterizza con termini “nuovi” anche il profilo del credente: una persona libera perché figlio/a costituita nella libertà; consapevole della “piccolezza” propria e altrui (vv. 1-4) e quindi capace di vivere in fraternità (vv. 5-10) perché tutti figli dell’unico Padre (vv. 11-14). Proprio questa esperienza risulta essere segno nuovo di una presenza del “regno”, il Signore.

Non ci si considera “piccoli” per l’età o la maturità, ma per la propria capacità di fede e questo caratterizza tutti, non solo alcuni, soprattutto quelli che commettono errori. Chi non li commette?

Tutti devono essere animati da una sollecitudine fraterna, anche verso chi se ne va sbattendo la porta.

Conseguenze concrete: non giudicare nessuno, ma cercare a tutti i costi una soluzione poiché l’essenziale è salvare i rapporti come il Padre (vv. 15-17); “la fraternità è un rapporto divino vissuto umanamente” (v. 18) e nella “accordatura” di vari legami risuona l’azione e la presenza del Risorto (vv. 19-20) il “Dio-con-noi” (cf 1,22-23; 28,20). 

Egli “sta in mezzo” come il più piccolo, presente all’inizio del capitolo 18 (vv. 1-4) ed alla conclusione del racconto evangelico (cf 25,45). 

Non c’è un punto di arrivo in questa esperienza: è un cammino in cui “ricominciare” sempre vuol dire perdonare sempre (vv. 21-35). L’insuccesso non è da attribuire unicamente a chi è coinvolto nella “correzione”, ma riguarda tutta la comunità ed è segno di una comunione non ancora piena che è garantita solo dal Signore, in quanto Lui è il compimento.


Ambientazione liturgica

Quando ci raduniamo perché convocati per la celebrazione eucaristica dimentichiamo che il Signore è già presente tra noi, è Lui che ci accoglie e ci perdona rendendoci così capaci, ma anche chiedendocelo, di perdonarci tra noi. 

Questo è il senso del saluto “Il Signore sia con voi”, e come si risponde nella liturgia brasiliana “Egli è già in mezzo a noi!”: la sua presenza sacramentale si basa sulla presenza sostanziale e personale, nonché interpersonale. 

Nell’atto penitenziale noi chiediamo perdono al Signore ed ai nostri fratelli e sorelle; anche a loro dobbiamo perdonare secondo l’invito “lascia lì la tua offerta e prima riconciliati” (Matteo 5,21-37), una “chiave d’accesso” alla “validità” del sacramento eucaristico!

Sono le indicazioni che emergono soprattutto dalla proclamazione evangelica [Matteo 18], e che ci vengono offerte nel senso di “responsabilità” personale e comunitaria riguardo all’autenticità della celebrazione eucaristica, reagendo all’automatismo che tutto avvenga anche senza il nostro assenso consapevole.

La stessa responsabilità che Paolo chiede ai cristiani di Roma, motivata dall’amore vicendevole, non da un sentimento buonista e che si espone alla fatica di chiarire le posizioni, al rischio del fraintendimento, anche di sbagliarsi ma che non può astenersi dall’amare, fino in fondo, fino alla pienezza [II lettura].

Non è mai un’iniziativa isolata o individuale [Ezechiele 33 – I lettura] è parte di una concertazione in cui il Signore interagisce con noi poiché Lui ha vinto il potere del male e noi con Lui attraverso la preghiera che non ci fa indurire il cuore [Salmo 94].

Quante banalità nelle nostre “preghiere dei fedeli”, senza sapore e così impersonali da andar bene per tutti e per nessuno!


Preghiamo con la Liturgia

O Padre, tu ascolti con gioia 

la nostra unanime preghiera,

donaci capacità nuove

per essere attenti custodi degli altri,

sorelle e fratelli che vivono

verso la pienezza dell’amore

in Cristo Gesù, 

tuo Figlio e nostro Signore.

Amen.


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