VICINA È LA PAROLA
5 MARZO 2023
DOMENICA II QUARESIMA/A
Genesi 12,1-4 / Salmo 32
2Timoteo 1,8-10
Matteo 17,1-9
Contestualizzazione evangelica
Dopo il deserto inizia un “nuovo percorso” in Galilea, lungo le coste del mare di Tiberiade, cominciando nel territorio di Zàbulon e di Nèftali (cf 4,12 ss.; 9,35 ss.), dal monte al piano sconfinando in territori stranieri e a volte ostili (cf 5,1, 8,1), ma soprattutto nel cuore delle persone più semplici, spesso afflitte da varie malattie ed infermità.
Questa è l’umanità incontrata, accolta, curata e amata dal Nazareno che percorre le polverose strade della sua terra (cf 4,23; 9,35-36; 15,29-31), di cui anche esulterà perché capace di riconoscere la sua Figliolanza, sconosciuta “ai sapienti e agli intelligenti” (cf 11,25-27), a volte anche osteggiata o perseguitata (cf 13,53-58; 14,1-2 ss.).
È l’umanità per cui sarà chiamato a dare la sua vita in modo cruento ed inviterà i suoi discepoli a seguirlo in questo destino (cf 16,1-28).
Quale può essere stata la loro reazione? Un esempio ce lo dà Pietro (cf 16,22-23) ma possiamo immaginare quello degli altri… Comunque il Maestro non li vuole escludere, anzi li coinvolge ancora più intimamente e profondamente in un’esperienza che rimane “memorabile” anche per i credenti delle successive generazioni (cf 2Pietro 1,16-18).
La redazione evangelica di Matteo mette in evidenza che l’episodio avviene “il settimo giorno” (con riferimento Esodo 24 e 32 tanti elementi fanno pensare a Mosè ed al suo viso luminoso), ma anche all’esperienza della comunità cristiana della pasqua settimanale, in particolare quando Gesù si rivolge a loro “Alzatevi, non temete” facendoli “risorgere” così come quando Lui risorto li incontrerà (cf 28,5.10
Il riferimento alla passione è accompagnato dalla presenza di Elia e dal riferimento alla morte del Battezzatore (cf vv. 10-13).
Si tratta quindi di un episodio “pasquale” che ha un posto “strategico” nel racconto evangelico e ben collocato nel cammino quaresimale come seconda tappa.
Ambientazione liturgica: dal deserto al monte dove la vita si trasfigura
I - La nostra esistenza di battezzati è minacciata spesso da prove che, se affrontate con responsabilità, ci aiutano a fidarci solo di Dio Padre come figli e figlie da Lui amati. È una fiducia sorretta dalla vittoria di Gesù sulle prove “dia-boliche” che hanno cercato di allontanarlo - separarlo dal Padre, mettendo in discussione e dubitando della sua identità di Figlio, inducendolo a vivere in un’autonomia mondana la sua futura missione.
II - È proprio il Padre che attesterà e manifesterà il suo amore per il Figlio unigenito nella “trasfigurazione sul monte”. Anche noi cristiani/e come i suoi discepoli, pur provati, siamo progressivamente trasfigurati dal suo amore e la nostra esistenza ne è trasformata.
Questo è il vero cambiamento operato dal Battesimo, dalla Pasqua vissuta nella carità e nell’Eucaristia! L’essere umano, ritorna così in Cristo alla sua identità originaria ad immagine e somiglianza con Dio.
Il credente vede in quella del suo Signore la trasfigurazione dell’umanità ancor oggi deturpata e sfigurata.
Ad incoraggiamento, sia del catecumeno che del battezzato, l’annuncio evangelico della trasfigurazione accompagna i primi passi del cammino quaresimale: già si intravvede la gloria della risurrezione che sarà annunciata e celebrata la notte di Pasqua.
Così preghiamo nel Prefazio: «indicò agli apostoli che solo attraverso la passione, possiamo giungere a lui, al trionfo della risurrezione».
Questa è anche la prospettiva che ogni evangelista vuole dare al proprio racconto, ponendolo in un momento “critico” del cammino di Gesù verso Gerusalemme, drammaticamente annunciato da lui stesso ai suoi discepoli. [Matteo - Evangelo]
“Il settimo giorno” in cui celebriamo l'eucaristia è il momento nel quale la nostra assemblea rende grazie al Padre per averci introdotto nell’intelligenza vitale del mistero della trasfigurazione di Cristo, e nello stesso tempo è il momento nel quale questo mistero opera in noi una profonda trasformazione, ravvivando la grazia del battesimo. Il contatto con il corpo glorificato del Signore nell'eucaristia alla quale partecipiamo, infatti, è il pegno che anche il nostro corpo di miseria sarà trasfigurato e reso conforme al suo corpo di gloria (cf Filippesi 3,20-21).
Anche nella liturgia della Parola risuona per noi l’invito del Padre “Ascoltatelo!” che vuol dire seguitelo. Questo ascolto ci apre alla sua stessa esperienza di amore di cui diventiamo partecipi. Come Abramo, nel buio della comprensione [Genesi – I lettura], Gesù esce dalla “sua terra” verso di noi, per condurci nel cammino dell’esistenza, capaci di cogliere i segni di una speranza luminosa. Così preghiamo all’inizio della celebrazione: «Il tuo volto io cerco, o Signore. Non nascondermi il tuo volto» [Salmo 26] ed Egli, come ci rispondesse, “libera dalla morte e nutre nella fame… per questo in te speriamo” [Salmo 32].
L’apostolo Paolo focalizza questa esperienza che può sembrare straordinaria, nella chiamata a far parte di un popolo da santificato dal Signore, glorificato dal suo amore. [Timoteo - II lettura]
Preghiamo con la Liturgia
O Dio nostro Padre,
che hai chiamato alla fede i nostri predecessori
e per mezzo del Vangelo hai fatto risplendere la vita,
aprici all’ascolto del tuo Figlio,
perché, accogliendo in noi il mistero della croce,
possiamo essere con lui trasfigurati nella luce
della sua risurrezione.
Amen.
PAROLA CHE SI FA VITA
RispondiEliminaLetture bibliche a commento della Parola domenicale. Meditandola e pregandola, cogliamo il suo attuale avvenimento nella nostra vita. I brani proposti ci aiutano a comprenderla alla luce di tutta la storia della salvezza:
Gàlati 3,1-14. 22-29
Siamo di Cristo, discendenza di Abramo nella promessa.
Giovanni 17,1-5.22-23
La gloria che tu Padre hai dato a me, io l’ho data a loro.
Giovanni 8,28-40.53-58
Abramo vide il mio giorno e ne gioì.
2Pietro 1,1-10.16-19
Siamo partecipi della natura divina che ci ha donato.
Romani 4,1-8.13-25
Abramo credette e divenne erede del mondo.
Nel "deserto" Gesù è da solo, qui sul "monte" in compagnia dei suoi discepoli.
RispondiEliminaNel "deserto" Egli è tentato sulla sua figliolanza e il diavolo cerca di separarlo / opporlo al Padre, qui è Lui stesso che lo "conferma" in modo che anche gli amici possano sentirlo: "Costui è il mio figlio, quello che io amo e nel quale mi compiaccio. Ascoltatelo!" Cioè seguitelo.
Ed in questo seguirlo saranno essi stessi introdotti e confermati in una nuova esperienza: "figli nel Figlio".
La "luce" che illumina il volto di Gesù non viene da fuori, ma da dentro di Lui.
RispondiEliminaLa luce del Risorto ci illumina nel profondo di noi stessi e fuga le tenebre che ci minacciano, le mette a tacere come scrive fr. Roger: "Gesù, il Cristo, Luce interiore non lasciare che le mie tenebre mi parlino. Gesù, il Cristo, donami il tuo amore".