VICINA È LA PAROLA
26 MARZO 2023
DOMENICA V QUARESIMA/A
Ezechiele 37,12-14 / Salmo 129
Romani 8,8-11
Giovanni 11,1-45
A causa della morte,
noi uomini siamo come città senza mura. (EPICURO)
Di fronte a questa insicurezza e alla precarietà che ingenera nella nostra mente e nel cuore fino all’ansia…, siamo tentati di costruirci difese che oltre rivelarsi inutili, diventano anche barriere tra noi e gli altri, tra noi e Dio, tra il nostro desiderio di vita e l’angoscia di perderla. Difenderci e diventare così schiavi delle nostre paure si alleano, facendo sì che la nostra esistenza non sia più vita, ma morte! Cercando di difenderci dalla morte ci allontaniamo così dalla vita.
Gli uomini sono schiavi per tutta la vita
a causa della paura della morte. (Agli Ebrei 2,15)
Ma la morte, lo sappiamo bene, non è soltanto la perdita di esistenza vitale; la morte stessa ci attanaglia quando ci abbandona la voglia di vivere o non ci sembra di aver più motivi per sperare, o il futuro ci appare un muro invalicabile e il suo percorso una fitta nebbia impenetrabile. Ci sembra di “morire dentro” quando ci sentiamo traditi, incompresi, umiliati, anche solo trascurati. Con un amore che finisce, può morire la voglia di vivere e attanagliarci il desiderio di morire.
Chi crede in me, anche se muore vivrà. Ci credi? (Gesù a Marta)
Per noi umani vincere la nostra autosufficienza egocentrica è più difficile che per un razzo superare la forza di gravità del nostro pianeta.
Gesù è entrato nella nostra esistenza solo con amore e così ha fatto sua la nostra morte. L’amore del Padre, che mai delude Gesù come figlio, è forza attrattiva più forte della nostra paura. Abbiamo a disposizione solo l’amore come arma contro la morte e la nostra fede è il terreno dove il seme della Parola di Gesù può portare il frutto della Vita.
Lazzaro sia per te come uno specchio:
contemplando te stesso in lui, credi nel risveglio! (IPPOLITO)
Contestualizzazione evangelica
Nel capitolo 11 del racconto evangelico troviamo il VII ed ultimo segno giovanneo, prima dell’VIII, quello della risurrezione del Signore, anticipato in Lazzaro risuscitato. Nei precedenti capitoli, fin dal suo prologo, l’evangelista annuncia Gesù “Parola di Vita” per ogni essere umano che crede in Lui (cf 1,4): Egli si dona come sorgente dell’acqua viva (cap. 4), luce del mondo (cap. 9) e qui nel cap. 11 ancora Lui Vita che fa risorgere dalla morte.
Più Cristo si manifesta al mondo come Vita e come Luce, più è rifiutato” (cf 1,10-11) e tuttavia compie “segni che lo rivelano”: fa rinascere (cf cap. 3), dona l’acqua viva (cap. 4) e il pane vivente (cap. 6). Con questo VII segnoGesù sirivela e si proclamaResurrezione eVita(v. 25), ma richiamando dai morti l’amico che giaceva nella tomba già da quattro giorni.
I personaggi determinano la drammaticità di questo brano: Gesù con i discepoli (cf 11,1-16), Gesù incontra Marta (cf 17-27) e poi Maria seguita da un gruppo di Giudei che la seguono (cf 28-37), la resurrezione dell’amico Lazzaro (cf 38-44). La presenza sua dall’inizio alla fine dà unità a tutto l’episodio, mentre la varietà degli attori dà vivacità all’azione.
I luoghi dove si svolge la narrazione sono nominati dettagliatamente e utili anch’essi a delimitare i diversi brani del racconto; essi però costituiscono soprattutto riferimenti “teologici” dell’operato di Gesù.
Per quanto riguarda il tempo cronologico in cui è collocato questo segno, tra la festa della Dedicazione (cf 10,22) e la Pasqua dei Giudei (cf 12,1), ha anzitutto un valore teologico per connotare le “opere” che Gesù compie e che l’evangelista evidenzia come pienezza del contenuto di quelle antiche e in loro alternativa e contestazione sul modo in cui ormai venivano celebrate dalla casta sacerdotale, prive di senso e di comprensione per il resto del popolo, e sulla loro strumentalizzazione da parte del potere religioso e politico.
Ricordiamo che proprio in occasione della Festa della Dedicazione, Gesù si era presentato come il “buon/vero/bello pastore” che dà la vita per le pecore e non permette che esse siano rapite dalla sua mano, perché così gli sono state affidate dal Padre (cf 10,29). Il segno che compie ora non fa altro che evidenziare come nessun nemico possa strappare “i suoi dalla sua mano”, neppure la morte: nella risurrezione di Lazzaro si manifesta la fedeltà del Padre attraverso Gesù.
Forse sarebbe utile avere a disposizione uno schema che metta in evidenza una struttura letteraria e tematica, ma qui non è lo spazio adatto.
Appare una grande inclusione tematica dei vv. 4 e 40 che insinua la luce nella quale interpretare la resurrezione di Lazzaro: è un segno che manifesta la presenza amorosa [gloria] gloria del Padre.
Ambientazione liturgica: dal sepolcro erompe la Vita
La vita in Cristo è risurrezione: passare da morte a vita.
A noi, viventi ancora oggi su una “terra di morte” e disseminata di morti, Ezechiele annuncia, come allora agli esuli scoraggiati in Babilonia il ritorno nella loro terra, una risurrezione animata dal Soffio vitale di Dio [Ezechiele 37 – I lettura].
È lo Spirito del Risorto che vive nei cristiani e li rende persone vitalizzate, già risorte [Romani 8 – II lettura].
La risurrezione dell’amico Lazzaro da parte di Gesù che sta andando verso la morte è anticipo della sua e annuncio della vita in Lui: risurrezione che non fa morire, mai! [Giovanni 11 – Evangelo]. Il battesimo, che i catecumeni si preparavano a ricevere, è infatti immersione nella sua morte ed emersione a vita eterna in Cristo, sacramento di un’esistenza configurata al Signore crocifisso-risorto.
L’eucaristia che celebriamo è così sintetizzata nell’acclamazione: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.
L’ermeneutica battesimale di Gv 11
Nelle precedenti Domeniche abbiamo celebrato Gesù Vita di ogni essere umano che crede in Lui, come sorgente dell’acqua viva (III) e come luce del mondo (IV), oggi - la III degli scrutini dei catecumeni - celebriamo ancora Lui Vita che fa risorgere dalla morte.
“Tuo fratello risorgerà” (v. 11,23).
“Ora Cristo lo afferma alla Chiesa [ma non come alle sorelle…]: è con tutta la Chiesa, con ciascuno dei suoi membri che hanno in sé la Vita, che Egli rivolge la sua preghiera al Padre. La Chiesa si rivolge al catecumeno… come al cristiano: “Vieni fuori!”.
Il Cristo e la Chiesa diranno: “Scioglietelo e lasciatelo andare”. Le bende del peccato e della morte cadranno alla sola voce di Cristo e della sua Chiesa. Egli è la luce del mondo (vv. 9-10) e oggi, per mezzo della Chiesa, Egli è risurrezione e vita del mondo (vv. 25-26).
La Chiesa freme col Cristo davanti a Lazzaro, l’uomo peccatore, [non soltanto espressione di un vivo amore umano e spirituale] e la sua preghiera lo libera dalle bende del peccato e lo rende alla vita. La Chiesa deve sempre fremere quando vede le conseguenze della catastrofe iniziale del genere umano [come Cristo Uomo-Dio sente il dolore profondo di fronte al fallimento della prima creazione, di ciò che il peccato ha fatto dell’essere umano creato splendente di vita e di bellezza]. E le vede in ogni istante, ogni volta che getta uno sguardo sul mondo e sui suoi membri feriti nella loro vitalità” (A. NOCENT).
Preghiamo con la Liturgia
In questa domenica la Chiesa continua la preparazione prossima dei catecumeni al Battesimo e prega su di loro e per loro:
“Padre della vita, tu che sei il Dio dei vivi,
tu che hai mandato il tuo Figlio come araldo della vita
per condurre alla risurrezione gli umani
strappati al regno della morte…
libera questi tuoi eletti
dalla potenza apportatrice di morte…
e che essi possano ricevere la vita nuova
dal Cristo risorto
e renderne testimonianza”.
“Signore Gesù,
che risuscitando Lazzaro dai morti,
voluto indicare che tu sei venuto
per dare la vita agli umani
e che essi la ricevono senza misura,
libera dal potere della morte
coloro che chiedono la vita ai tuoi sacramenti;
scioglili dal male, comunica loro la fede,
che essi, vivendo sempre con Te,
partecipino alla tua risurrezione”.
La PAROLA nella Parola
RispondiEliminaLetture bibliche a commento della Parola domenicale.
Meditandola e pregandola,
cogliamo il suo attuale avvenimento nella nostra vita.
I brani proposti ci aiutano a comprenderla
alla luce di tutta la storia della salvezza:
1Corinti 15,20-22 55-58
Cristo è il primo dei risuscitati.
1Giovanni 3,13-16; 5,10-15
Siamo passati dalla morte alla vita.
Giovanni 12,9-11;30-38
Il seme, se muore, porta molto frutto.
Apocalisse 1,1-6.9-11…17-18
Non temere! Chi ci ama è il Vivente!
Giovanni 5,19-30
Il Padre risuscita e dà la Vita.
Chi è amico di Gesù è libero vive da risorto.Grazie Signore
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