venerdì 2 dicembre 2022

VICINA È LA PAROLA 27 NOVEMBRE – 24 DICEMBRE 2022 TEMPO DELL’AVVENTO/AFuturo presente: OGGI

VICINA È LA PAROLA 
27 NOVEMBRE – 24 DICEMBRE 2022 
TEMPO DELL’AVVENTO/A 
Una speranza per tutti: il regno di Dio è vicino
Annuncio di gioia per chi da povero si fida del Signore. 
AVVENTO/A Isaia Salmo Apostolo Matteo 
DOMENICA I 1,2-5 121,1-9 Romani 13,11-14 24,37-44 
DOMENICA II 11,1-10 71,1-17 Romani 15,4-9 3,1-12 
DOMENICA III 35,1…10 146,7-10 Giacomo 5,7-10 11,2-11 
DOMENICA IV 7,10-14 23,1-8 Romani 1,1-7 1,18-24 
Futuro presente: OGGI 
Il FUTURO è di sicuro la realtà che in questo  
momento ci preoccupa di più. 
E pensare che quando eravamo piccoli  
guardavamo al futuro con incanto ed eravamo fieri  
quando qualcuno ci chiedeva incuriosito: “Cosa vuoi  
fare da grande?”. 
Ecco per i più giovani il futuro è “diventare  
grandi”, “farsi un futuro”. 
Per non parlare poi del liceo (vissuto da me  
nei mitici anni ’70) in cui il futuro era la possibilità  
di cambiare il mondo”, come i “quattro amici al  
bar” dell’amico Gino Paoli. 
Mi dirai che è fisiologico questo cambio di  
prospettiva dato dall’età, dalle esperienze  
accumulate, dalle sconfitte subite, dai sogni non realizzati… ma mi sa che è proprio la mancanza di  prospettive a fare la differenza. 
Se poi ci mettiamo pure le crisi internazionali, il cambiamento climatico, le risorge  energetiche… allora c’è davvero da preoccuparsi al solo pensarlo il futuro! 
In modo stupefacente, con coraggio e determinazione, la Liturgia romana della Chiesa inizia  il suo “nuovo anno” proprio dal futuro, ma non da quello prossimo -le prossime “feste natalizie” che  ormai hanno inquinato inesorabilmente anche la vita cristiana- ma quello remoto: l’ultimo! 
Ne parlano i “vangeli sinottici” riportando i discorsi escatologici del Nazareno proprio alla  viglia della sua passione [cf Marco 13; Matteo 24; Luca 12 e 21] e in un contesto comunitario dove  la maggiora parte degli eventi “previsti” ormai si sono realizzati, compresi la distruzione di  Gerusalemme per mano dei legionari romani (70 d. C.) e le stesse persecuzioni nei confronti dei  primi cristiani. 
Colpisce che, in mezzo alle catastrofi climatiche e cosmiche preannunciate, venga in primo  piano proprio Colui che ben conosciamo nel suo aspetto umano: il Figlio. Quasi un incontro atteso  e desiderato anche se pur sempre imprevedibile e sorprendente, a volte addirittura descritto come  lo Sposo che viene per le nozze [cf Matteo 25,1-3] o il padrone che torna da un lungo viaggio [vv.  14-30]. 
Comunque nulla di terrificante, piuttosto di affascinante (fascinans) quasi a voler suscitare il  desiderio di “andargli incontro”, come il ritornello del Salmo 121 (I domenica) addirittura “con  gioia”. 
È questo il senso del costante invito nel tempo di Avvento all’attenzione vigile.
Tendere con tutto se stessi verso chi viene a “suscitare la pace” e l’armonia universale, “a  giudicare con giustizia i poveri, i miseri, gli oppressi” (cf Isaia 2 e 11) finalmente! Un futuro così attrae, non disincanta come un’utopia distopica, alimenta ancora di il  desiderio, favorisce il sogno, ma nello stesso tempo sorregge i progetti: dà all’oggi un respiro  necessario a muovere tutta l’esistenza verso il suo compimento e sostiene la speranza di un mondo  già ora possibile [“il regno di Dio è giunto… è qui… in mezzo a voi” cf Marco 1,15; Luca 17,20-25]. Paolo esortava già i cristiani di Roma, e oggi noi, a vivere “svegli e armati di lucerivestiti di  Cristo” (I domenica), consapevoli che vivere il presente con questi atteggiamenti richiede  “perseveranza”, né si improvvisano né si affrettano e soprattutto si verificano da come siamo  disponibili ad “accoglierci gli uni gli altri… come Cristo accolse noi” (II domenica). C’è sempre spazio, nella vita cristiana, al compiersi di una promessa e all’attuare un  cambiamento di rotta, di pensiero e di azione non tanto perché ne siamo capaci ma piuttosto perché ormai il vero cambiamento è stato fatto da Dio stesso in Gesù verso di noi: ci ha immersi nel suo  Spirto (pneuma) e fuoco (puros) che forgia creature e persone nuove [cf Matteo 3,1-12 – II  domenica]. 
Il futuro è dunque un tempo da abitare vivendo l’oggi che già lo contiene in germe. 
VIENI
Vieni di notte,  
ma nel nostro cuore è sempre notte:  
e dunque vieni sempre, Signore.  
Vieni in solitudine,  
ma ognuno di noi è sempre più solo:  
e dunque vieni sempre, Signore.  
Vieni, figlio della pace,  
noi ignoriamo cosa sia la pace:  
e dunque vieni sempre, Signore.  
Vieni a liberarci,  
noi siamo sempre più schiavi:  
e dunque vieni sempre, Signore.  
Vieni a consolarci,  
noi siamo sempre più soli 
e dunque vieni sempre, Signore.  
Vieni a cercarci,  
noi siamo sempre più perduti:  
e dunque vieni sempre, Signore. 
Vieni, tu che ci ami,  
nessuno è in comunione col fratello  
se non è in comunione con te, o Signore. 
Noi siamo tutti lontani, smarriti,  
né sappiamo chi siamo,  
cosa vogliamo. 
Vieni, Signore. 
Vieni sempre, Signore!

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Il futuro, qualcosa che non penso di guardare troppo... son convinto che senza presente non c'è futuro.
    Ecco, la vigile attesa è uno strumento con cui vivere il presente per costruire un futuro...non semplice perché in chiave attuale ci sono i vari imprevisti...ma possibile.

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