sabato 19 novembre 2022

VICINA È LA PAROLA 20 NOVEMBRE 2022 / CRISTO RE E SIGNORE Regnare è servire… servire è amare!

VICINA È LA PAROLA 
20 NOVEMBRE 2022 / CRISTO RE E SIGNORE 
2samuele 5,1-3 /Salmo 121 
Colossesi 1,12-20 
Luca 23,35-43 
Regnare è servire… servire è amare! 
Quando un oggetto è diventato completamente inutile lo definiamo che “non serve più a  nulla”. Lo diciamo anche delle persone, purtroppo… Ma a cosa dovrebbe servire una cosa se non ad  essere usata finché ha esaurito il suo scopo?! 
Una persona potrà anche essere usata, come avviene nel nostro mondo commercializzato e  globalizzato, ma da parte sua servirà sempre perché avrà sempre in sé nuove energie per essere se  stessa, per rigenerarsi. 
Anche quando regaliamo qualcosa, in realtà tentiamo di donare noi stessi, e proprio perché  ci riesce difficile farlo lasciamo un vuoto che un qualsiasi regalo non può riempire. “Il vero amore, al contrario, è in grado di illuminare questo vuoto senza doverlo riempire con  un “di più” numinoso. Anche se dessi tutto (cf 1Corinti 13) l’amore mostra che da ultimo, si tratta di  nulla, che anche l’intero rimane incompiuto (S. Žižek). Così anche noi ci doniamo a vicenda in modo  che ognuno possa diventare un donatore incompiuto e imperfetto. 
Sulla croce Gesù raccoglie tutti gli amori nell’oggi del qui e ora, nel presente così che l’amore  possa davvero regnare sulla morte. Il vero amore non si dispiega in un lontano dopo, in un paradiso  che promette un di più di felicità, di piacere, o di Dio solo sa cosa. L’amore coglie questa semplice,  fuggente presenza e fa di essa, qui e ora, la verità dell’incondizionato essere-insieme”. 
Contestualizzazione evangelica di Luca 23,35-43 
Il racconto della passione e morte del Nazareno riportato da Luca ha molte caratteristiche  originali che lo differenziano dagli altri ed è coerente con tutta la sua narrazione che attualizza  nell’oggi delle persone incontrate da Gesù l’annuncio e l’esperienza della misericordia del Padre. 
Non potendo qui allargare l’obbiettivo su tutto il racconto, per altro già ascoltato nella  “Domenica di Passione di quest’anno, lo restringiamo sul momento della crocifissione, luogo di  incontri e di relazioni, che vede anzitutto in Simone di Cirene sia il discepolo che porta la croce  seguendo Gesù (23,26, cf 9,23) sia la misericordia usata da uno sconosciuto verso di lui; seguono  anche le donne in mezzo alla moltitudine di popolo in un atteggiamento compassionevole tale da 
attrarre l’ammonimento profetico del condannato (vv. 27-32); infine la crocifissione condivisa con  due malfattori (v. 33). 
In tale contesto le prime parole del crocifisso sono un’invocazione di perdono da parte del  Padre per i suoi uccisori (v. 34) che contrasta con la reazione di derisione da parte delle autorità e  dei soldati (vv. 35-37) e di uno dei due malfattori rimproverato però dall’altro (vv. 39-41). 
Sembra che il precipitare della situazione abbia come arrivo “culmine” proprio il dialogo tra  questo delinquente, reo confesso, e Gesù: egli riconosce contemporaneamente il suo fallimento e  la regalità di chi è crocifisso con lui, caso unico nei racconti evangelici (v. 42). 
La risposta affermativa di Gesù è l’apice di tutto il vangelo: oggi con me sarai nel paradiso! (v. 43). 
Stare con Lui in croce è già un paradiso. Sembra paradossale ma è questo il senso della  promessa che poggia su quell’oggi, che come spesso abbiamo notato, è la collocazione teologica  più che temporale della salvezza che si fa storia nell’esistenza umana e di persone concrete (cf 5,21),  soprattutto che ne sarebbero per ovvie ragioni escluse (cf 19,9-10). 
Questa è la consapevolezza che deve maturare la comunità lucana: nessuno è escluso dalla  misericordia del Padre; qualsiasi sofferenza vissuta con Gesù non è più una condanna. 
Ambientazione liturgica 
+ Dovremmo iniziare ogni liturgia eucaristica entrando nell’aula liturgica seguendo la  Croce, per non dimenticarci mai che nel nostro cammino di popolo seguiamo il Signore Crocifisso  la cui regalità, che in questa domenica celebriamo solennemente, si manifesta proprio nella misericordia: l’amore che perdona [Riti inziali e Atto penitenziale]. 
- Proclamiamo nell’Evangelo di oggi una regalità “derisa” perché non esterna nessuna  potenza umana, anzi il contrario, e rinuncia a “salvarsi” per “salvare”, un re vincitore della morte,  che diventa “porta” del paradiso [Luca 23,35-43]. 
- Questa è la vera “immagine di quel Dio invisibile” che finalmente esce allo scoperto nel suo  piano di finalizzare tutto nel Figlio “primo e ultimo”, “mediante il quale tutto ha riconciliato a sé con  il suo sangue versato sulla croce”; in Lui è la “pienezza” divina di un’umanità liberata e redenta pienamente integrata e rappacificata [Colossesi 1 – II lettura]. 
- Al gioioso ringraziamento di Paolo si unisce quello della comunità non più come un tempo  per la città santa, ma come proclamazione di una cittadinanza di cui essa è stata solo un annuncio  ed una figura [Salmo 121]. 
+ Celebrare il Signore nella liturgia eucaristia costituisce il nostro oggi nel quale ciò che è  proclamato e ascoltato diventa esperienza unica e universale insieme. Colui che ha assunto la nostra  natura umana, prefigurato nella regalità di David uomo debole e insieme guida sicura, ci associa a  sé in una comunione carnale che non ha eguali, in una sponsalità regale eterna. È infatti nella  comunione eucaristica che noi sperimentiamo di essere “sue ossa e sua carne” [2Samuele 5 – I  lettura]. 
Preghiamo con la Liturgia 
Dio nostro Padre, 
che seguendo le orme del tuo Figlio, 
ci hai chiamati a regnare con Lui 
nella giustizia e nell'amore, 
liberaci dal potere delle tenebre 
perché, possiamo condividere la sua gloria nel paradiso. 
Amen.

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