VICINA È LA PAROLA
2 OTTOBRE 2022
DOMENICA XXVII/C
Abacuc 1,2…4
Salmo 95
2Timoteo 1,6…14
Luca 17,5-10
L’elogio della GRATUITA’
Avrei voluto titolare “Elogio dell’INUTILITA’” ma in realtà nulla di più inutile della gratuità, anche se nella nostra società, dominata dalle leggi del profitto esasperato, “gratis” funziona molto almeno come esca per poi incastrarci allo scadere dell’allettante offerta.
La gratuità dell’amore è la caratteristica che lo garantisce ed invera, svelandone le manipolazioni o contraffazioni: amare senza nulla in cambio.
Forse è questo che ci spaventa dell’amore di Dio fino a ritenerlo “inutile” e da allontanarlo da noi per non poterlo meritare e non doverlo ricambiare, mentre Lui nemmeno ce lo chiede. L’amore nella sua gratuità ci salva e ci abilita ad amare gratuitamente esponendoci al rischio di sentirci inutili quando, senza nessun utile, lo doniamo.
L’inutilità diventa un valore tra le mani di un abile artigiano che sa riciclare e forgiare la bellezza dallo scarto e da ciò che viene buttato perché ormai ritento inutile. Proprio quando una cosa non ci serve più diciamo che ormai è inutile; ecco quando non possiamo più servircene… la buttiamo. “Servire senza servirsene” riguarda invece noi esseri umani nei confronti della chiesa e della società, ma anche delle nostre relazioni amicali ed affettive. E quando non potremo neppure servire…? E quando la società o la chiesa stessa dovesse ritenerci non più utili? Potremo amare ancora!
Allora sperimenteremo quanto l’amore sia necessario, gratuitamente indispensabile.
Contestualizzazione evangelica di Luca 17,5-10
Il racconto evangelico di Luca alterna insegnamenti del Nazareno alle autorità religiose ed ai suoi discepoli entrambi raccolte e proposte ai credenti ed alle comunità della seconda generazione cristiana. In questo contesto l’esperienza fa constatare problemi di relazioni e di comportamenti critici che sono di ostacolo [scandalo] agli altri nel loro già non facile cammino di fede. La “regola” di base per affrontarli [rimprovero] è lo stesso vissuto da Gesù e da Lui proposto a più riprese: il perdono (17,1-4 e Mt 18,16-35; cf Lc 23,34).
Sembra un segno di bontà d’animo la disposizione a perdonare, ma già i discepoli si rendevano conto che dipende dalla fiducia nel Signore, dall’esperienza della sua misericordia che il Maestro ha loro annunciato e manifestato (cf 15).
Comprendiamo meglio allora la richiesta al Signore, alla quale uniamo anche la nostra, “Facci crescere nella fede!” perché il perdono degli altri richiede proprio di “sradicare” dentro di noi non solo l’odio e il desiderio di vendetta, ma ci permette di verificare proprio l’autenticità della nostra fede (cf 17,5-6).
La parabola che segue, di solito per attuare l’insegnamento dato, ci tutela dal ritenere insuperabile la nostra incapacità naturale di accogliere il messaggio evangelo dell’amore e di considerarci “inutili”. Piuttosto ci incoraggia ad essere ministri fedeli al rapporto con il affinché ogni nostro sforzo non sia inutile e sprecato ma valorizzato dal Signore.
Queto è il vero “servizio” [diakonìa] nei confronti dei nostri fratelle e sorelle ma anche di ogni essere umano: siamo mandati dal Risorto ad annunciare e testimoniare la forza rigeneratrice dell’amore.
“Nulla è perduto di ciò che fatto con amore” (E. L. WORD) anche se a noi sembrasse così e ci sentissimo “inutili”, ma forse proprio perché “senza utile”, senza merito o diritto ad una ricompensa (cf vv. 7-10).
Ambientazione liturgica
+ Metterci in ascolto della Parola vuol dire anzitutto un atteggiamento di fede, di fiducia che quanto ci viene annunciato/proclamata il Signore stesso lo compie nella nostra esistenza e nella storia di cui facciamo parte.
- La nostra esistenza in ogni fase storica ci pone interrogativi che anche la Parola fa riecheggiare; siamo tentati di rovesciare le responsabilità sulla mancanza di un intervento divino piuttosto che verificare la nostra reale fiducia nella sua presenza: non vederla non dà garanzie e assicurazioni; attesta un fine: se tarda attendilo! [Abacuc 1 – I lettura].
- Ascoltare per il credente è anzitutto accogliere questa presenza quasi mai appariscente ma visibile nel creato e nel procedere della storia. Anche se siamo sempre tentati di dubitare la liturgia ci invita ad applaudire, ad acclamare, a ringraziare ed adorare i segni di questo amore [Salmo 94].
- Così, giorno per giorno, si ravviva il dono ricevuto e custodito… sempre alimentato dallo Spirito del Risorto che in noi dimora. In questo modo, come i discepoli, non siamo più timidi o vergognosi ma forti, saggi, capaci di amare e di testimoniare anche quando fossimo impossibilitati dalle circostanze o dalle sofferenze [2Timoteo 1 – II lettura].
+ L’efficacia del credere è la forza della speranza, è servizio che non vede utilità ma quanto mai necessario anche oggi, anche non riconosciuto o valutato inutile [Luca 17 – Evangelo]. Lo stesso Signore, che celebriamo come comunità pasquale, non è stato forse ritenuto servo inutile e la sua croce insulsaggine e follia perché contraddice l’uomo sicuro di sé?! Saremo noi capaci di tollerare questa nostra povertà come testimoni?
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
tu non tolleri l'oppressione e la violenza,
e soccorri prontamente i tuoi figli,
rinvigorisci la nostra fede,
affinché non ci stanchiamo di operare in questo mondo,
nella gioia di essere tuoi servi.
Amen.
La fede è un dono, come la misericordia ricevuta non solo per la propria vita personale, ma anche l'anima della vita comunitaria.
RispondiEliminaSiamo chiamati a perdonarci e accoglierci con carità e verità sincera, a volte anche con fatica.
Percio' chi si sente amato ama a sua volta, da qui nasce la fede e la capacità di amare gratuitamente senza diventarne padrone.