venerdì 1 luglio 2022

Le parole… la PAROLA 3 luglio 2022 – Domenica XIV C “Se non vuoi fare promesse che non potrai mantenere… continua a crederci e ad amare finché la promessa sia sempre viva!”.

Le parole… la PAROLA 

3 luglio 2022 – Domenica XIV C

Isaia 66,10-14c / Salmo 66

Galati 6,14-18

Luca 10,1-12 [17-20]


Se non vuoi fare promesse che non potrai mantenere…

continua a crederci e ad amare finché la promessa sia sempre viva!”.

Le immagini televisive dei campi arsi per la siccità non ci fanno certo intravvedere un promettente raccolto; le distese incendiate e annerite delle campagne ucraine non prometto nulla di buono anche per milione di persone nel mondo… Prevedere il futuro di nuovo paese sotto quelle macerie sembra davvero illusorio o campo di approfittatori e speculatori internazionali.

Vedere già il frutto da raccogliere negli incerti germogli è da esperti e pazienti agricoltori; ma dove lo sguardo coglie desolazione può essere un sogno, un miraggio, un’allucinazione… oppure un afflato di speranza.

Succede così anche quando ci fermiamo dinnanzi alle apparenze di una persona, di una situazione senza vedere le sue potenzialità nascoste ma presenti.

Lo sguardo di Gesù è sempre implicito nei racconti evangelici e spesso messo in evidenza: qui vede messi abbondanti nei campi davanti a sé e abili mietitori nei suoi discepoli per lo più pescatori…

Chiede di pregare per questo ma intanto li manda Lui, pur consapevole delle difficoltà nell’impresa, delle opposizioni; li invita alla fiducia, alla sobrietà ed essenzialità, all’ospitalità… la riuscita sta nella forza dell’annuncio che essi portano e non tanto nelle proprie umane capacità: Dio è qui! È presente tra noi. È all’opera per la pace… [Luca 10]


Ambientazione liturgica

- Nelle parole usate da Isaia capiamo la forza della sua visione profetica, sempre molto immaginifiche, molto suggestive soprattutto nel suo “terzo libro”: “ad un popolo in esilio, lontano dalla propria terra, dubbioso e scoraggiato, promette una consolazione invincibile in Gerusalemme, in quella città così miseramente ridotta in macerie dalle invasioni devastanti e dalle deportazioni, fiaccata dalla tristezza e da lutto… proprio lì ci sarà consolazione” [Isaia 66 / I lettura].

Ma come, e quando?

Gli avranno dato credito i suoi connazionali deportati? Avranno tenuta accesa la speranza?

Quelli che portavano il lutto sono invitati a gioire perché il ritorno è iniziato e la Città comincia a riprendere vita. La pace ritorna su di essa e il Signore ve la dirige come un fiume!

Il profeta descrive addirittura la gioia della pace che ritorna. (cf Salmo 125)

- Anche la prima chiesa vede lentamente realizzarsi i frutti della sua missione già affidata da Gesù ai “72” e si sente attraversare da un fremito di gioia perché il Regno di Dio si sta estendendo in tutto il mediterraneo: è il Signore stesso che viene con la sua pace!

Il Vangelo è un annuncio di speranza e di consolazione: è il dono dello shalom di Dio ed è affidato ad un gruppo sparuto di poveri come i loro destinatari ed è per tutti”.

È un dono e va offerto così, senza pretese, sicurezze o tutele; è prezioso in quanto gratuito e chiede solo di essere accolto con ospitalità e condivisione, senza chiedersi perché, ma nella gioia che sgorga dal non possedere nulla di proprio per meritarlo.

La giovane chiesa non deve dimenticarlo nei suoi successi come nei suoi fallimenti.

Dal Povero ai poveri, per mano di poveri, il dono assolutamente gratuito della pace chiede solo di essere portato come tale e da chi in esso si identifica nella certezza dell’amore del Padre unica nostra definitiva dimora” [Luca 10 – Evangelo].

+ Alla mensa eucaristica siamo tutti invitati a condividere il dono dell’Agnello, insieme fratelli e sorelle, nessuno è padrone, tutti siamo servi gli uni degli altri e dei più piccoli, a loro siamo inviati.

Sempre il rapporto tra Parola e storia è stato sconcertante; in essa non c’è mai alcun supporto di potere (anche se le religioni spesso lo hanno usato) né alcuna formula di efficienza su misura umana, per rendere credibile il dono di Dio”. (Comunità di Viboldone)

- Soprattutto nel Nazareno la sua forza si è rivelata nella debolezza della croce e l’apostolo Paolo ne è ben consapevole e lo attesta più volte, anche prendendo le distanze dalle pretese di redenzione già religiosamente acquisite: altro vanto non ci sia per me che la croce di Cristo!

Da quella misericordia nasce l’esperienza di una vita nuova nella pace (cf 5,22), di persone profondamente rinnovate. [Galati 6 / II lettura]

- Quest’opera e questa gioiosa novità possono essere ancora cantate dall’assemblea liturgica [Salmo 66] consapevoli che anche oggi il mondo attende l’annuncio gioioso della pace da parte di persone che ci credono e che l’hanno sperimentata


Contestualizzazione evangelica di Luca 10,1-12 [17-20]

[Decenni dopo la giovane chiesa rilegge le esortazioni del Nazareno ai suoi discepoli e le sente attuali soprattutto nelle sue esperienze missionarie. Ha già visto numerosi riscontri nei risultati ottenuti, ma anche nei primi insuccessi e persecuzioni; vengono scritte e rivolte alle generazioni cristiane che seguiranno come stile di una missione che continua ancora oggi]. 


Dopo aver fatto Lui il “passo decisivo” (cf 9,51) adesso il suo volto/sguardo è di orientamento per i 72 che Egli designò per inviarli in coppia, avanti a Lui. Il numero indica l’universalità allora conosciuta, il loro anonimato include tutti e quindi anche noi che veniamo “dopo”, l’andare a due a due è già un inizio di comunità, di una missione condivisa e non solitaria anche se eroica (v. 1).

Ora il suo volto si intenerisce nel vedere davanti a sé il campo dell’umanità biondeggiante come una messe e lo indica pronto per il raccolto (v. 2).

Questo è ciò che gli inviati devono annunciare: ogni essere umano è amato dal Padre e il mondo diventa così la casa nella quale si può vivere in fraternità, nell’accoglienza reciproca.

Chi è disponibile a farsi operaio senza nessuna pretesa di far da padrone?

È un dono da chiedere al Padre, non una pretesa da avanzare!

Anche i mezzi e lo stile devono essere coerenti con il fine: disarmati, espropriati, ospitali, liberi, capaci di condividere il pane per il sostentamento, senza perdersi in chiacchiere… 

Lo shalom del Regno che viene in mezzo a noi entra nelle case e nelle famiglie creando una rete di relazioni nuove: offerto come un dono, accolto un dono da condividere tra poveri seduti alla stessa mensa (vv. 3-9), figli e figlie dell’unico Padre che tutti chiama per nome (v. 20).

Preghiamo con la Liturgia

Padre santo e misericordioso,
Dio di consolazione e di pace,
che chiami alla comunione con te tutti i viventi,
fa' che la Chiesa annunci la venuta del tuo regno
confidando solo nella forza del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,nell'unità dell’unico Spirito,
ora per l’eternità. Amen.

3 commenti:

  1. “Chi è disponibile a farsi operaio senza nessuna pretesa di far da padrone?” Già l'impegno per gli altri e anche per una società migliore…

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  2. Gesù ci invita alla fiducia, alla sobrietà, all'essenzialità, all'ospitalità...allora la speranza del Vangelo sarà realtà.

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  3. Ricordiamoci che l'annuncio cristiano è fonte di speranza, e che i tempi di Dio, pur non essendo i tempi dell'uomo, sono immensamente più pieni!

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