venerdì 10 giugno 2022

Le parole… la PAROLA 12 giugno 2022 Dio… Trinità d’Amore Il grembo generativo di ogni relazione

Le parole… la PAROLA 

12 giugno 2022

Dio… Trinità d’Amore

Proverbi 8,22-31 / Salmo 8/ Romani 5,1-5/ Giovanni 16,12-15


Il grembo generativo di ogni relazione

Noi con le nostre esperienze, non sempre appaganti, di relazione e comunione, di integrazione. Qualcosa o Qualcuno spinge da dentro l’essere umano ad “uscire fuori di sé”, in un primo momento attratto da un alter, alla ricerca di un nuovo habitat dove lasciarsi andare ed esplorare le proprie capacità di essere libero, libera con qualcun altro, altra. Un intreccio di vissuti che porta a picchi di felicità e cadute di delusione, alimentato da sempre nuove aspettative, riciclandosi comunque e nonostante i presagi di morte coincidano con la fine di un amore.

Dio, comunque lo pensiamo o lo definiamo, come si è fatto conoscere in Gesù di Nazareth e non solo come lo abbiamo da sempre immaginato.

Il semplice fatto che un essere umano abbia avanzato la pretesa di essere “figlio uni/primogenito” è come se dicesse a ciascuno di noi “mio fratello è figlio unico”; apre un varco nell’umanità e nell’intimo di ognuno, rivela un orizzonte capace di contenere ogni processo relazionale, di evidenziarne il senso e il valore, di facilitarne il successo, un “grembo paterno”.

Che tutto questo non avvenga in modo indolore ce lo dicono sufficientemente le nostre e altrui peripezie affettive, ma che il “Figlio e Fratello” lo assuma volontariamente e liberamente come massima estensione dell’amore, offre da parte nostra un atto di fiducia totale ed una disponibilità a provare sulla nostra pelle e sul nostro cuore quanto sia umanamente possibile.

L’effetto, anche a lunga durata, è l’essere pervasi nuovamente dall’afflato vitale che in alcuni momenti di assenza ci pareva di asfissiare; da un’energia vitale che credevamo evaporata; da un fuoco interiore che credevamo estinto; da una luce pervasiva che illumina il nostro procedere, ora più sicuro… parliamo dello Spirito!

Lo stupore è accorgerci che qualcosa di simile è avvenuto anche in altri e tra di noi.

Quando diciamo “Trinità”, spesso senza saperlo purtroppo, parliamo di tutto questo e anche di molto più!


Ambientazione liturgica

Può sembrare superfluo dedicare una festa liturgica alla “Trinità” quando tutta l’azione della comunità celebra il “rendimento di grazie” [eukaristìa] per il dono perenne che il Padre fa del suo Figlio crocifisso e risorto per amore dell’umanità, animato dalla potenza del loro Spirito. Tuttavia ci aiuta ricordare che la nostra esistenza e la nostra storia trovano senso, valore e piena realizzazione nel Loro comunicarsi a noi, nel dono della Vita altro non è che Amore: amore che in-con-tra noi!

In noi perché lo è in se stesso; con noi in quanto comunione di persone, intercorrere di relazioni identitarie basate sul dono di sé che suscita reciprocità e realizza così l’unità.

Ogni espressione di vita è dunque celebrazione della Trinità e trova nella Liturgia la sua profetica trasfigurazione: amore che vuole donarsi e perciò sempre eternamente creativo. 

La riflessione sapienziale proietta il credente in un “eterno prima”, ed anche i cristiani delle prime generazioni lo hanno creduto per Gesù in quanto Figlio (cf Giovanni 1; Efesini 1,3 ss.) ed hanno visto in Lui, Parola eterna e vitale del Padre, e nella sua umanità il realizzarsi di quel progetto d’amore sapiente che da sempre sosteneva tutto e già era presente nella trama nascosta degli eventi più anonimi della progressiva formazione del cosmo [Proverbi I lettura].

Quella Parola eterna del Padre, quella Parola fatta carne, opera anche nell’oggi della chiesa, del mondo e il loro Spirito effuso in e su noi ci annuncia che Egli è in mezzo a noi e ce ne fa riconoscere e attualizzare la presenza attraverso l’amore [Giovanni 16 – Evangelo]. Tra un abisso di fronte al quale le parole e le capacità umane di comprendere rimangono interdette e l’accettazione fiduciosa della prossimità a noi di tale mistero insondabile, il salto è operato non da noi ma dalla misericordia che annienta nell’amore del Nazareno e in Lui, Signore Risorto, manifesta la pienezza della sua presenza [Romani 5 – II lettura] (Comunità di Viboldone).

L’attuale riforma conciliare sembra farci celebrare ciclicamente ogni “persona divina”, in particolare questo “anno c” lo Spirito santo, Colui che ci permette una conoscenza “personale” di Dio. Egli ci conduce alla consapevolezza che Dio ha impegnato tutto se stesso con noi e continua farlo, anche se ci sembra di essere sopraffatti dalla nostra debolezza e siamo assaliti dalla tristezza come i discepoli di Gesù. La fiducia in Lui vincitore della morte fonda la nostra speranza e ci impegna nell’amore fraterno estensione di quello trinitario e compimento vero della nostra umanità.


Contestualizzazione evangelica di Giovanni 16,12-15

Lo Spirito della verità, vi guiderà nell’intera verità.

Come se Gesù riconoscesse la difficoltà dei discepoli a recepire tutto il suo insegnamento, forse anche per la loro immaturità (cf v. 12), sarà proprio compito dello Spirito della verità condurli “nella verità tutta intera” (cf 14,25-26), ad accompagnarli nella crescita progressiva sia del loro rapporto con Lui dopo la sua morte – risurrezione, sia della loro fede compresa e professata, in continuità con Lui e con la sua rivelazione del Padre (cf v. 13a).

Lo Spirito ora illumina di nuova luce ciò che Cristo ha già comunicato durante la sua missione (cf 3,32; 7,17; 8,28; 12,49; 14,10) e permette ai discepoli di capire gli altrimenti incomprensibili e tragici accadimenti pasquali, con uno sguardo anche oltre, sul futuro delle comunità cristiane (cf 2,22; 12,16). 

Il verbo usato, per ben tre volte, è “anaghèllein” che equivale ad annunciare, ma anche svelare/rivelare pienamente/ripetere, il che spiega la variegata azione dello Spirito nei confronti di Gesù e del Padre. v. 13b: annuncerà loro cioè che sta avvenendo; v. 14: condividerà con loro ciò che gli appartiene manifestandolo appieno [glorificandolo]; v. 15: chiarirà a loro il suo appartenere al Padre, la comunione con Lui.

La verità tutta intera” non è un compendio degli insegnamenti di Gesù o dei contenuti rivelati riguardo alla sua vita con il Padre, ma è la piena partecipazione alla vita filiale, finora sua esclusiva in quanto Figlio (cf 10,30; 17,10), comunicata anche ai discepoli e ai futuri credenti (cf 7,17s.; 8,26.28.38.; 12,49-50; 14,10).

Questo ci aiuta a capire che la verità è un cammino e non un possesso; che la totalità non è una conquista ma una recezione poiché è del Logos il “farsi carne” e così continua come processo rivelativo sull’essere divino e sull’essere umano. Una verità da “fare” più che da sapere (cf 3,21).

Questa “rivelazione”, che solo lo Spirito può attuare, compie anche il processo di glorificazione di Gesù iniziato già nella sua esistenza terrena e compiuto nell’innalzamento (cf 1,14; 2,11; 12,28-30; 17,1.4.5).

Lo Spirito ci accompagna in un percorso di comprensione, di comunicazione e partecipazione, rendendoci consapevoli della centralità del mistero pasquale nella messianicità di Gesù e nella nostra esperienza di fede.

Lo Spirito, forza vitale del Creatore, non ripete le cose del passato (cf Isaia 43,18-19), ma annuncia che saranno create nuove risposte alle attese e ai bisogni dell’umanità. Forza dinamica d’amore guiderà la comunità cristiana a scoprire modalità inedite e coraggiose”, “nel difficile compito di unire la fedeltà alla novità, la memoria al rinnovamento…; un ricondurre sempre a Gesù, a quell’insegnamento che è Gesù. Infatti, ciò che importa capire è la persona di Gesù, il significato della storia che egli ha vissuto: è una conoscenza nuova, interiore e progressiva, “verso e dentro la pienezza della verità (hodeghései eis), dalla periferia al centro, è la capacità di leggere il presente alla luce della sua conclusione” (Alberto Maggi, Bruno Maggioni).


Preghiamo con la Liturgia

Padre santo e misericordioso,
che nel tuo Figlio ci hai redenti
e nello Spirito ci hai santificati,
donaci di crescere in una speranza che non delude,
affinché abiti in noi la tua sapienza d’amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, 

tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, 

nell’unità del tuo Spirito, 

ora per l’eternità. Amen.


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