venerdì 17 giugno 2022

Le parole… la PAROLA19 giugno 2022 Spezzare per MOLTIPLICARE - Fame e sete… di cosa, di CHI?

Le parole… la PAROLA 


19 giugno 2022
Spezzare per MOLTIPLICARE
Genesi 14,18-20 / Salmo 109
1Corinzi 11,23-26
Luca 9,11-17
Fame e sete… di cosa, di CHI?
Di cosa abbiamo davvero fame? 
Si tratta solo di un istinto primario di sopravvivenza, oppure di una carenza o “compensazione” affettiva?
Ma di cosa vale davvero la pena di avere fame/sete… di ciò a cui non si può rinunciare per vivere? Non è questione di appetiti o di gusto. 
Addirittura nell’evangelo di Matteo Gesù proclama la “beatitudine” di “chi ha fame e sete di un nuovo rapporto con Dio perché finalmente viene saziato” (Mt 5,6) 
Altro che “buco nello stomaco” da riempire… una voragine incolmabile che viene colmata (cf Luca 3,5)!
Fame di vita e sete d’amore per viver col cibo hanno un po’ sempre a che fare ed anche nel vangelo quasi si “rincorrono” per svelarci il “dono” che appaga (cf Giovanni 4,8.10.15,31-34).
Questo processo inizia a svelarsi quando, diventati consapevoli, riusciamo a riconoscerla e a dargli un nome, nel momento in cui ci accorgiamo che essa ci accomuna tra noi e che più ci separiamo essa cresce in modo insaziabile.
Anche condividere la fame ci fa apprezzare il “dono” del pane, quando Chi ce lo dona non ce lo getta dall’alto (così da dove “sgomitare” per accaparrarcelo come fanno le ong) ma ce lo “offre” come dono d’amore dal Padre (cf Giovanni 6,32.39). Dopo avercelo chiesto e per noi “lo/si” spezza donandoci un’identità e unendoci tra noi facendoci prima assaporare il gusto della compagnia, della solidarietà, premessa profetica di quella divina.
Ambientazione liturgica
Gesti inediti e parole sconosciute prima si sono impresse nella memoria di un popolo come quelle di Melchisedek, re di Salem incontrando Abramo: ringraziamento per una vittoria bellica sui propri nemici [Genesi 14 – I lettura] e via via la tradizione biblica vede in lui una profezia del re David e del Messia [Salmo 109].
Ma la tradizione è andata oltre nella memoria dei discepoli di Gesù le sue parole, i suoi gesti col pane ed il vino della cena pasquale [1Corinzi 11 – II lettura] e mesi prima nello spezzare il pane per una folla affamata di vita, in una radura assolata, gente oppressa da malattie e mali.
Ciò che si era rifiutato di fare per se stesso (cf Luca 4,2-4) ancora nel deserto provvede pane in abbondanza per tutti, a partire dalla povertà di quello che viene portato, di per sé impotente ed insufficiente a sfamare [Luca 9 – Evangelo].
Così un gesto profetico del dono di sé che solo l’amore può autenticare.
L’amore, che appaga e unisce, fa di noi un corpo solo come quella folla una comunità; la misericordia che parte dalla nostra povertà quotidiana e la sazia, la trasforma capace di saziare effetto della risurrezione, la vera vittoria per cui ringraziare sul potere del male e della morte che rende l’umanità capace di donarsi e offrirsi in quanto corpo del Cristo donato [Paolo ai Corinzi]. Questo il Padre riconoscerà: la sua misericordia fatta carne, storia quotidiana, vita nella gioia (Comunità di Viboldone).

Ermeneutica evangelica di Luca 9,11-17
La Parola del Regno è prossimità del Nazareno alle “folle bisognose di cure”. Una persona che si muove tra loro e sta con loro dall’alba al tramonto, h24!
Non vuole nemmeno farsi staccare da loro, anzi i loro bisogni vitali lo attraggono, li accomuna lo stesso “deserto” che lui ha dovuto frequentare anni prima, la stessa tentazione di una soluzione “scorciatoia” che egli rifiuta optando per la più ardua, non miracolistica e meno eclatante ma ugualmente prodigiosa: il prendersi cura con amore!
Voi stessi date loro da mangiare/date loro voi stessi da mangiare”… comunque la giri è una provocazione, dice comunque un coinvolgimento personale, il far ricorso a qualcosa di proprio e non di precedentemente confezionato.
Le risorse da mettere in campo sembrano sempre in questi casi inadeguate e insufficienti… fino a che Qualcuno, con la forza della sua Parola, non accende lo sguardo e scalda il cuore (cf Luca 24,30-32): 5x5000 è la proiezione all’infinito dell’amore che non ha limiti ma che inizia dal possibile 5x10: il prodigio è già in atto e inizia a dare frutto “radunando” e facendo stare insieme, in gruppo che è l’inizio della comunità.
Sarà poi, nel pieno del 50simo giorno, la pentecoste, a diventare “chiesa” che “spezza il pane in letizia e semplicità di cuore… senza che più a nessuno manchi il necessario per vivere” (cf Atti 2,1.42.46; 4,35). 
“Spezzare per moltiplicare” è il prodotto dell’amore che implica il dono di sé e che alla fine consente a ciascuno dei dodici di andar via con una cesta piena di avanzi, custodi della provvidente carità.
In tale contesto le parole e gesti eucaristici, per lungo tempo considerati quasi “magici”, acquistano e sprigionano tutta la loro potenza, nella fragilità dei loro segni.
Preghiamo con la Liturgia
Padre santo e misericordioso,
Signore del cielo e della terra,
che ci raduni in festosa assemblea
per celebrare il sacramento pasquale
del Corpo e Sangue del tuo Figlio,
fa’ che nella partecipazione
all’unico pane e all’unico calice
impariamo a condividere con i fratelli e sorelle
i beni della terra e quelli eterni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, 
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, 
nell’unità del tuo Spirito, 
ora per l’eternità. Amen.


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