“ESSERE CHIESA… PER FARE CHIESA”
ATTI DEGLI APOSTOLI
nella Chiesa di oggi e di domani / II parte
Che effetto fa alle nostre assemblee celebranti ascoltare oggi gli ATTI e le memorie delle prime comunità cristiane?
Quale migliore paradigma con cui confrontarci?!
Possiamo tranquillamente accettare che sia indifferente ascoltare un brano del primo testamento e pagine di vita apostolica sia negli Atti che nelle Lettere?!
L’ascolto “celebrativo” ha tutte le potenzialità per diventare un “cantiere” di verifica e di progettazione ecclesiale e comunitario.
Vorrei offrire, in questa II parte, qualche strumento e occasioni per interrogarci, per discernere, per un percorso come stiamo dicendo, spesso anche a sproposito, “sinodale”.
Per vivere la Liturgia con gli ATTI DEGLI APOSTOLI - 1
In molti passi di ATTI si respira un “clima liturgico” dove sono narrati momenti cultuali e di preghiera e soprattutto perché le stesse “memorie apostoliche” hanno trovato nella liturgia il loro habitat più lucido e permeante l’intera vita che i primi gruppi di credenti condividevano e che ruota attorno ad alcuni nuclei: koinonìa – diakonìa – leiturghìa – marturìa, nel suo duplice significato di annuncio/testimonianza e di martirio cruento (CARLO GHIDELLI).
Il Lezionario pasquale
Sono anzitutto partito, come per i racconti evangelici, da una “ricognizione liturgica” dell’uso liturgico di Atti ed ho preso in considerazione il Lezionario festivo e feriale del “tempo pasquale” che ne fa una lettura continuativa, senza tralasciare il suo uso più significativo in altri tempi e ricorrenze, come le solennità, le feste e le memorie degli apostoli, dei martiri, dei pastori e dottori, dei missionari, delle sante e dei santi.
“Secondo un criterio suggerito dalla loro importanza e suffragato dalla tradizione liturgica… Viene conservata, per esempio, la tradizione sia occidentale (ambrosiana e iberica) sia orientale di leggere nel tempo pasquale gli Atti degli Apostoli.
Si pone, così, in risalto che proprio dal mistero pasquale ha inizio la vita della Chiesa. B. DOMENICHE - La prima lettura è tratta dagli Atti degli Apostoli, che nel tempo pasquale, sostituiscono la lettura dell’Antico Testamento. (…) ed è distribuita, in un ciclo triennale, in progressione parallela: viene così presentato ogni anno qualche elemento sulla vita, la testimonianza e lo sviluppo della Chiesa delle origini.
C. FERIE - La prima lettura è desunta, come nelle domeniche, dagli Atti degli Apostoli, in forma semicontinua.
D. SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE E DELLA PENTECOSTE
La solennità dell’Ascensione conserva come prima lettura la narrazione dell’evento secondo gli Atti degli Apostoli: testo completato dalle letture dell’Apostolo sul Cristo esaltato alla destra del Padre.
Per la Messa del giorno [di Pentecoste], la prima lettura è la pagina tradizionale degli Atti degli Apostoli, in cui si narra il grande evento della Pentecoste” (CEI, Ordinamento delle Letture della Messa [OLM]. Introduzione: “Criteri fondamentali per la scelta e l’ordine delle letture. Cap. V – 4. Tempo di Pasqua”. In Lezionario Domenicale e Festivo. Anno A. Roma 2007, pp. 99-102).
Mi pare che questa scelta liturgica, nonostante il criterio della “progressione parallela”, risulti però abbastanza parziale in quanto la proclamazione domenicale di Atti, nonostante i tre cicli A - B - C nelle sette domeniche del T.P. non riesce a dare la possibilità di seguire il cammino e lo sviluppo delle comunità cristiane e delle attività apostoliche nate dall’evento della Risurrezione del Nazareno. Una maggior continuità si riscontra invece durante le settimane, ma la partecipazione dei fedeli alle liturgie feriali è ormai insignificante, per cui la maggior parte dei cristiani di oggi è privata di questa testimonianza fondamentale.
In una eventuale riforma del Lezionario forse sarebbe meglio rinunciare a qualche testo dell’A. T. per dare più spazio a quest’opera lucana “che non è certamente uno dei libri neo testamentari più conosciuti sia a livello ecclesiale che extra (…) un’approssimazione che deve essere superata nell’interesse della Chiesa di Gesù Cristo, nelle sue diverse denominazioni confessionali, e di una comune conoscenza non mitologica o illusoria delle origini cristiane” (ERNESTO BORGHI).
Parola e Comunità
Ascoltare dunque la proclamazione liturgica di ATTI, nelle domeniche e nelle settimane del “tempo pasquale”, ci pone nella stessa ambientazione “teologica” nella quale quei testi sono nati e sono avvenuti i fatti che essi narrano a partire dalla risurrezione del Nazareno, o per lo meno dalle sue apparizioni da loro ricevute (cf Luca cap. 24 e Atti 1,1-11).
Questo dato imprime una particolare forza “performante” all’ascolto comunitario e individuale: noi siamo lì nel cenacolo con il Risorto, con i primi discepoli a Gerusalemme, tra gli uditori della predicazione apostolica… così diventiamo anche noi quella comunità di cui leggiamo e che in fondo vorremmo essere. Potrebbe essere questo l’intento del redattore finale di Atti, opera non di un letterato ma di un “pastore” (A. RODRIGUEZ CARMONA).
Infatti “la conclusione lascia un programma aperto al suo compimento…; a lettrici e lettori è chiesto di far proseguire l’avventura della diffusione del Vangelo, prendendo liberamente il proprio posto nella catena dei testimoni; …si possono scoprire mobilitati come Pietro, abitati dal coraggio come Stefano, toccati come Lidia, investiti da una missione come Paolo.
Il lettore, che è indispensabile, discerne in ATTI la storia di cui è chiamato a scrivere una pagina, una storia senza fine, una storia la cui fine coinciderà con l’avvento del Regno” (D. MARGUERAT).
Tutto ciò potrebbe dare anche un ulteriore significato all’utilizzo del “noi” oltre le ipotesi già formulate.
Un altro elemento determinante di questa esperienza “performativa” ci viene donato dallo stretto rapporto tra Parola e comunità spesso sottolineato in questa seconda parte dell’opera lucana (6,2.4.7; 12, 24 ss.) e che si concentra “sulla Parola e sulla sua potenza… il ministero della parola offerta come fonte di salvezza a tutti” (GIUSEPPE BETORI).
Fin dall’inizio della narrazione riguardante la comunità dei discepoli del Risorto, e poi via via di tutti gli sviluppi successivi, il radicamento nella Parola insieme ad un’esistenza eucaristica e una condotta di vita coerente con l’annuncio dell’universale amore di Dio, risultano le costanti che danno continuità a tutta l’esperienza apostolica e contraddistinguono le generazioni cristiane che seguiranno.
“Nel rapporto tra parola e lettore si rinnova l’evento della Pentecoste (Atti 16,14). Sotto l’azione dello Spirito, del Risorto e il lettore… un intreccio nell’unica opera di evangelizzazione e di santificazione” (CARLO GHIDELLI).
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