giovedì 5 maggio 2022

“ESSERE CHIESA… PER FARE CHIESA” ATTI DEGLI APOSTOLI nella Chiesa di oggi e di domani / I parte

ESSERE CHIESAPER FARE CHIESA” 
ATTI DEGLI APOSTOLI 
nella Chiesa di oggi e di domani / I parte 

Credo sia quanto mai opportuno chiederci che effetto faccia alle nostre assemblee  celebranti ascoltare oggi gli Atti e le memorie delle prime comunità cristiane. Mi sembra però che manchino anzitutto strumenti e occasioni per interrogarci, per  discernere, per un percorso come stiamo dicendo, spesso anche a sproposito, “sinodale”. Eppure quale migliore paradigma con cui confrontarci?! 
Possiamo tranquillamente accettare che sia indifferente ascoltare un brano del primo  testamento e pagine di vita apostolica sia negli Atti che nelle Lettere?! 
L’ascolto “celebrativo” ha tutte le potenzialità per diventare un “cantiere” di verifica e di  progettazione ecclesiale e comunitario
Nella nostra comunità parrocchiale san Tommaso apostolo in Ortona abbiamo intrapreso  un percorso di “lettura comunitaria” di Atti degli Apostoli pensando a cosa fare per vivere anche noi  il percorso proposto da papa Francesco e dai vescovi italiani per “diventare una Chiesa sinodale” e  non solo per prepararci alla celebrazione di un altro Sinodo… sulla “sinodalità” stavolta! 
Stiamo seguendo il testo di ERNESTO BORGHI: Dio fa preferenze? Ed. Terra Santa, Milano 2014  ed ho redatto un piccolo sussidio per la comunità (il n. 8 di quest’anno pastorale, pubblicato su  http://www.tommasoapostolo.it
Sono stato spinto a scrivere qualcosa anche dall’esperienza di MARCELLO NERI: Affinché la  Parola circoli: comunità e sinodalità pubblicata su http://www.settimananews.it/chiesa/affinche-la parola-circoli-comunita-e-sinodalita/?utm_source=newsletter-2022-05-03 
“Il richiamo di papa Francesco a un processo sinodale della Chiesa italiana, il Sinodo dei  vescovi sulla sinodalità e l’ingresso di don Alberto, il nuovo parroco. Raccogliendo quanto emerso  dalla verifica dell’anno prima, da un lato, e volendo dare spazio nella lectio divina anche a queste  dimensioni più ampie dell’essere comunità cristiana, dall’altro, ci siamo orientati per una lettura  continua degli Atti degli Apostoli. 
Lo abbiamo fatto perché sentivamo l’esigenza di confrontarci con la Scrittura laddove essa  custodisce la memoria di comunità nascenti, che devono inventarsi il loro modo di essere  coniugando insieme la tradizione da cui provengono e l’inedito che esse stesse rappresentano. 
Non si nasce mai dal nulla, ma sempre da una storia. Ma ogni nascita rappresenta, per quella  storia, una cesura che apre verso un futuro possibile che, senza di essa, non sarebbe nemmeno sorto  all’orizzonte. Non si nasce mai da soli, ma dentro un tessuto di legami che ci introducono alla vita  nel mondo e ci consegnano la prima sapienza necessaria a renderlo umanamente abitabile. 
Anche la Parola irrompe così nella storia umana, ed è sempre in cerca di compagni e  compagne che la rilancino oltre le mura di una dimora che può essere sì confortevole, ma che  proprio in questo rischia di ridurla a cimelio di una comunità settaria”.

Infatti, alcuni “spaccati di vita” in particolare della prima comunità di Gerusalemme, i  cosiddetti “sommari” (2,42-47; 4,32-35; 5,12-16), non per nulla proclamati subito nella domenica  successiva a quella “di Risurrezione”, costituiscono un “paradigma” di vita ecclesiale e comunitaria  sempre attuale, pur con le sue ermeneutiche parziali, le sue enfatizzazioni idealistiche, le sue spinte  utopistiche. 
Così come il celebre incontro del diacono missionario Filippo con l’Etiope di ritorno dalle  feste pasquali di Gerusalemme (8,26-40) che costituisce, nel rinnovamento della catechesi, un  chiaro itinerario di “primo annuncio” per l’iniziazione cristiana degli adulti (LUCA MOSCATELLI). 
«Qui vediamo un programma di evangelizzazione. Ed è bello, perché è un modello che può  essere seguito da ciascuno di noi. Noi non parleremo alle masse invasati dallo Spirito santo come ha  fatto Pietro davanti a tutto il popolo, o come ha fatto Stefano davanti al sinedrio. Ma questo di  accostare una persona, ascoltarla, dialogare con lei, e trasmettere la nostra esperienza, questo è il  modo normale con cui cresce la fede e si diffonde» (SILVANO FAUSTI). 
Per non parlare poi dell’assetto ministeriale che prende fin dall’inizio la comunità dei  discepoli del Risorto (6,1-7; 12,24- 13,5; 14,21-27), la sua apertura fuori dai confini e dalle  prerogative giudaiche all’ambiente culturale ellenistico (11,1-26; 13,44-52; 15,1-31), la gestione  delle sue dinamiche interne e degli inevitabili conflitti (sempre nel capitolo 15). 
Soprattutto veniamo a contatto con il primo annuncio, essenziale ma incisivo nella  predicazione degli Apostoli e di Pietro in prima persona, della crocifissione del Nazareno e della sua  risurrezione da parte di Dio Padre – il kerygma – e i successivi ed elaborati discorsi apostolici che  costituiscono delle vere e proprie catechesi “pasquali” (2,14…41; 3,13-19; 4,8-12; 5,27…41; 10,34- 42; 13,16-23), che seguono uno schema ben preciso, come fa notare CARLO GHIDELLI in un suo studio,  non estranei ad una loro originaria ambientazione liturgica.  
Oltre a costituire una testimonianza in prima persona, dei personaggi e dei fatti “capitati a  Gerusalemme in quei giorni” (cf Luca 24,18-20), ATTI sono un riferimento imprescindibile per le  comunità cristiane di tutti i tempi ed in particolare per la Chiesa di oggi, che nel Concilio Vaticano II  ha conosciuto una nuova stagione “primaverile” ritornando proprio alle fonti apostoliche.

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