“ESSERE CHIESA… PER FARE CHIESA”
ATTI DEGLI APOSTOLI
nella Chiesa di oggi e di domani / I parte
Credo sia quanto mai opportuno chiederci che effetto faccia alle nostre assemblee celebranti ascoltare oggi gli Atti e le memorie delle prime comunità cristiane. Mi sembra però che manchino anzitutto strumenti e occasioni per interrogarci, per discernere, per un percorso come stiamo dicendo, spesso anche a sproposito, “sinodale”. Eppure quale migliore paradigma con cui confrontarci?!
Possiamo tranquillamente accettare che sia indifferente ascoltare un brano del primo testamento e pagine di vita apostolica sia negli Atti che nelle Lettere?!
L’ascolto “celebrativo” ha tutte le potenzialità per diventare un “cantiere” di verifica e di progettazione ecclesiale e comunitario.
Nella nostra comunità parrocchiale san Tommaso apostolo in Ortona abbiamo intrapreso un percorso di “lettura comunitaria” di Atti degli Apostoli pensando a cosa fare per vivere anche noi il percorso proposto da papa Francesco e dai vescovi italiani per “diventare una Chiesa sinodale” e non solo per prepararci alla celebrazione di un altro Sinodo… sulla “sinodalità” stavolta!
Stiamo seguendo il testo di ERNESTO BORGHI: Dio fa preferenze? Ed. Terra Santa, Milano 2014 ed ho redatto un piccolo sussidio per la comunità (il n. 8 di quest’anno pastorale, pubblicato su http://www.tommasoapostolo.it)
Sono stato spinto a scrivere qualcosa anche dall’esperienza di MARCELLO NERI: Affinché la Parola circoli: comunità e sinodalità pubblicata su http://www.settimananews.it/chiesa/affinche-la parola-circoli-comunita-e-sinodalita/?utm_source=newsletter-2022-05-03
“Il richiamo di papa Francesco a un processo sinodale della Chiesa italiana, il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità e l’ingresso di don Alberto, il nuovo parroco. Raccogliendo quanto emerso dalla verifica dell’anno prima, da un lato, e volendo dare spazio nella lectio divina anche a queste dimensioni più ampie dell’essere comunità cristiana, dall’altro, ci siamo orientati per una lettura continua degli Atti degli Apostoli.
Lo abbiamo fatto perché sentivamo l’esigenza di confrontarci con la Scrittura laddove essa custodisce la memoria di comunità nascenti, che devono inventarsi il loro modo di essere coniugando insieme la tradizione da cui provengono e l’inedito che esse stesse rappresentano.
Non si nasce mai dal nulla, ma sempre da una storia. Ma ogni nascita rappresenta, per quella storia, una cesura che apre verso un futuro possibile che, senza di essa, non sarebbe nemmeno sorto all’orizzonte. Non si nasce mai da soli, ma dentro un tessuto di legami che ci introducono alla vita nel mondo e ci consegnano la prima sapienza necessaria a renderlo umanamente abitabile.
Anche la Parola irrompe così nella storia umana, ed è sempre in cerca di compagni e compagne che la rilancino oltre le mura di una dimora che può essere sì confortevole, ma che proprio in questo rischia di ridurla a cimelio di una comunità settaria”.
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Infatti, alcuni “spaccati di vita” in particolare della prima comunità di Gerusalemme, i cosiddetti “sommari” (2,42-47; 4,32-35; 5,12-16), non per nulla proclamati subito nella domenica successiva a quella “di Risurrezione”, costituiscono un “paradigma” di vita ecclesiale e comunitaria sempre attuale, pur con le sue ermeneutiche parziali, le sue enfatizzazioni idealistiche, le sue spinte utopistiche.
Così come il celebre incontro del diacono missionario Filippo con l’Etiope di ritorno dalle feste pasquali di Gerusalemme (8,26-40) che costituisce, nel rinnovamento della catechesi, un chiaro itinerario di “primo annuncio” per l’iniziazione cristiana degli adulti (LUCA MOSCATELLI).
«Qui vediamo un programma di evangelizzazione. Ed è bello, perché è un modello che può essere seguito da ciascuno di noi. Noi non parleremo alle masse invasati dallo Spirito santo come ha fatto Pietro davanti a tutto il popolo, o come ha fatto Stefano davanti al sinedrio. Ma questo di accostare una persona, ascoltarla, dialogare con lei, e trasmettere la nostra esperienza, questo è il modo normale con cui cresce la fede e si diffonde» (SILVANO FAUSTI).
Per non parlare poi dell’assetto ministeriale che prende fin dall’inizio la comunità dei discepoli del Risorto (6,1-7; 12,24- 13,5; 14,21-27), la sua apertura fuori dai confini e dalle prerogative giudaiche all’ambiente culturale ellenistico (11,1-26; 13,44-52; 15,1-31), la gestione delle sue dinamiche interne e degli inevitabili conflitti (sempre nel capitolo 15).
Soprattutto veniamo a contatto con il primo annuncio, essenziale ma incisivo nella predicazione degli Apostoli e di Pietro in prima persona, della crocifissione del Nazareno e della sua risurrezione da parte di Dio Padre – il kerygma – e i successivi ed elaborati discorsi apostolici che costituiscono delle vere e proprie catechesi “pasquali” (2,14…41; 3,13-19; 4,8-12; 5,27…41; 10,34- 42; 13,16-23), che seguono uno schema ben preciso, come fa notare CARLO GHIDELLI in un suo studio, non estranei ad una loro originaria ambientazione liturgica.
Oltre a costituire una testimonianza in prima persona, dei personaggi e dei fatti “capitati a Gerusalemme in quei giorni” (cf Luca 24,18-20), ATTI sono un riferimento imprescindibile per le comunità cristiane di tutti i tempi ed in particolare per la Chiesa di oggi, che nel Concilio Vaticano II ha conosciuto una nuova stagione “primaverile” ritornando proprio alle fonti apostoliche.
ATTI DEGLI APOSTOLI
nella Chiesa di oggi e di domani / I parte
Credo sia quanto mai opportuno chiederci che effetto faccia alle nostre assemblee celebranti ascoltare oggi gli Atti e le memorie delle prime comunità cristiane. Mi sembra però che manchino anzitutto strumenti e occasioni per interrogarci, per discernere, per un percorso come stiamo dicendo, spesso anche a sproposito, “sinodale”. Eppure quale migliore paradigma con cui confrontarci?!
Possiamo tranquillamente accettare che sia indifferente ascoltare un brano del primo testamento e pagine di vita apostolica sia negli Atti che nelle Lettere?!
L’ascolto “celebrativo” ha tutte le potenzialità per diventare un “cantiere” di verifica e di progettazione ecclesiale e comunitario.
Nella nostra comunità parrocchiale san Tommaso apostolo in Ortona abbiamo intrapreso un percorso di “lettura comunitaria” di Atti degli Apostoli pensando a cosa fare per vivere anche noi il percorso proposto da papa Francesco e dai vescovi italiani per “diventare una Chiesa sinodale” e non solo per prepararci alla celebrazione di un altro Sinodo… sulla “sinodalità” stavolta!
Stiamo seguendo il testo di ERNESTO BORGHI: Dio fa preferenze? Ed. Terra Santa, Milano 2014 ed ho redatto un piccolo sussidio per la comunità (il n. 8 di quest’anno pastorale, pubblicato su http://www.tommasoapostolo.it)
Sono stato spinto a scrivere qualcosa anche dall’esperienza di MARCELLO NERI: Affinché la Parola circoli: comunità e sinodalità pubblicata su http://www.settimananews.it/chiesa/affinche-la parola-circoli-comunita-e-sinodalita/?utm_source=newsletter-2022-05-03
“Il richiamo di papa Francesco a un processo sinodale della Chiesa italiana, il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità e l’ingresso di don Alberto, il nuovo parroco. Raccogliendo quanto emerso dalla verifica dell’anno prima, da un lato, e volendo dare spazio nella lectio divina anche a queste dimensioni più ampie dell’essere comunità cristiana, dall’altro, ci siamo orientati per una lettura continua degli Atti degli Apostoli.
Lo abbiamo fatto perché sentivamo l’esigenza di confrontarci con la Scrittura laddove essa custodisce la memoria di comunità nascenti, che devono inventarsi il loro modo di essere coniugando insieme la tradizione da cui provengono e l’inedito che esse stesse rappresentano.
Non si nasce mai dal nulla, ma sempre da una storia. Ma ogni nascita rappresenta, per quella storia, una cesura che apre verso un futuro possibile che, senza di essa, non sarebbe nemmeno sorto all’orizzonte. Non si nasce mai da soli, ma dentro un tessuto di legami che ci introducono alla vita nel mondo e ci consegnano la prima sapienza necessaria a renderlo umanamente abitabile.
Anche la Parola irrompe così nella storia umana, ed è sempre in cerca di compagni e compagne che la rilancino oltre le mura di una dimora che può essere sì confortevole, ma che proprio in questo rischia di ridurla a cimelio di una comunità settaria”.
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Infatti, alcuni “spaccati di vita” in particolare della prima comunità di Gerusalemme, i cosiddetti “sommari” (2,42-47; 4,32-35; 5,12-16), non per nulla proclamati subito nella domenica successiva a quella “di Risurrezione”, costituiscono un “paradigma” di vita ecclesiale e comunitaria sempre attuale, pur con le sue ermeneutiche parziali, le sue enfatizzazioni idealistiche, le sue spinte utopistiche.
Così come il celebre incontro del diacono missionario Filippo con l’Etiope di ritorno dalle feste pasquali di Gerusalemme (8,26-40) che costituisce, nel rinnovamento della catechesi, un chiaro itinerario di “primo annuncio” per l’iniziazione cristiana degli adulti (LUCA MOSCATELLI).
«Qui vediamo un programma di evangelizzazione. Ed è bello, perché è un modello che può essere seguito da ciascuno di noi. Noi non parleremo alle masse invasati dallo Spirito santo come ha fatto Pietro davanti a tutto il popolo, o come ha fatto Stefano davanti al sinedrio. Ma questo di accostare una persona, ascoltarla, dialogare con lei, e trasmettere la nostra esperienza, questo è il modo normale con cui cresce la fede e si diffonde» (SILVANO FAUSTI).
Per non parlare poi dell’assetto ministeriale che prende fin dall’inizio la comunità dei discepoli del Risorto (6,1-7; 12,24- 13,5; 14,21-27), la sua apertura fuori dai confini e dalle prerogative giudaiche all’ambiente culturale ellenistico (11,1-26; 13,44-52; 15,1-31), la gestione delle sue dinamiche interne e degli inevitabili conflitti (sempre nel capitolo 15).
Soprattutto veniamo a contatto con il primo annuncio, essenziale ma incisivo nella predicazione degli Apostoli e di Pietro in prima persona, della crocifissione del Nazareno e della sua risurrezione da parte di Dio Padre – il kerygma – e i successivi ed elaborati discorsi apostolici che costituiscono delle vere e proprie catechesi “pasquali” (2,14…41; 3,13-19; 4,8-12; 5,27…41; 10,34- 42; 13,16-23), che seguono uno schema ben preciso, come fa notare CARLO GHIDELLI in un suo studio, non estranei ad una loro originaria ambientazione liturgica.
Oltre a costituire una testimonianza in prima persona, dei personaggi e dei fatti “capitati a Gerusalemme in quei giorni” (cf Luca 24,18-20), ATTI sono un riferimento imprescindibile per le comunità cristiane di tutti i tempi ed in particolare per la Chiesa di oggi, che nel Concilio Vaticano II ha conosciuto una nuova stagione “primaverile” ritornando proprio alle fonti apostoliche.
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