mercoledì 13 aprile 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 17 APRILE 2022 – DOMENICA DI RISURREZIONE Celebrare la VITA

LE PAROLE…LA PAROLA” 

17 APRILE 2022 – DOMENICA DI RISURREZIONE 
Luca 24,1-12 
Giovanni 20,1-9 
Luca 24,13-35 
Celebrare la VITA 
Sarebbe interessante fermarci a riflettere su quanto ci  
viene annunciato nelle Liturgie di questi Giorni “unici” e  
così intensi che compongo l’unico e indivisibile TRIDUO  
PASUALE. Sollecitato e scrivere qualcosa che possa  
aiutarci ad entrare nel “mistero” [avvenimento attuale] 
preferisco optare per la dimensione a mio parere più  
trascurata: la RISURREZIONE. O meglio, l’esperienza che  
ha iniziato a coinvolgere gli esseri umani e quindi anche  
noi, dell’essere stato risuscitato di Gesù dalla morte così  
da essere riconosciuto come “Il Signore”. 
LA RISURREZIONE DI GESÙ NAZARENO
CREDUTA - ANNUNCIATA TESTIMONIATA CELEBRATA 
DAI CRISTIANI E DALLE LORO COMUNITÀ 
Annunciare la risurrezione dai morti” [o “dalla morte] di Gesù il Nazareno è stato, fin dai  primi giorni dopo i tragici eventi, l’impegno principale dei suoi discepoli, anzitutto a Gerusalemme. Sappiamo tutto questo dai “discorsi” che Simon Pietro avrebbe tenuto a Gerusalemme o in  diverse circostanze e luoghi, e che sono riportati dagli Atti degli Apostoli. Inoltre già da tempo le  comunità cristiane motivavano tutta la loro esistenza e il loro slancio missionario partendo proprio  dalla risurrezione. 
Oggi il ricorso all’annuncio della risurrezione nella chiesa e nella comunità cristiana non  sembra avere la stessa centralità e forza motivazionale, a mala pena sembra illuminare le nostre  celebrazioni esequiali, soprattutto nella predicazione. Sicuramente nel periodo post conciliare ha  ritrovato la sua importanza nel pensiero teologico, nel magistero anche sociale e antropologico (una  prospettiva da approfondire). 
In alcuni movimenti ecclesiali contemporanei, come nel Cammino Neocatecumenale che fa  del Kerygma il suo asse portante. 
I più recenti Orientamenti catechetici danno ampio spazio alla dimensione kerygmatica,  soprattutto quando si prende in considerazione la necessità di un primo annuncio rivolto agli adulti. 
Credere alla o nella Risurrezione 
In realtà non riusciamo ancora a vivere la nostra esperienza cristiana partendo dalla  risurrezione di Gesù.  
Anche la nostra narrazione al riguardo pone questo evento come previsto ma improbabile  “lieto fine” del tragico epilogo del Nazareno e non tanto come “gioioso inizio” di una nuova e  irreversibile storia che, da quel mattino del “primo giorno dopo il sabato”, ha pervaso il cuore dei  discepoli dilagando e coinvolgendo la storia umana e addirittura l’intero universo. 
Basta pensare che la “percezione” della presenza del Signore risorto in mezzo a noi (cf Mt  28,20 e 18,20) è più “un riferimento storico” che non una realtà [f]attuale, riconosciuta come centro  vitale della nostra esistenza. Questo nonostante lo sforzo fatto nella Riforma dalla corrente  Evangelica e nella Chiesa cattolica dal Movimento dei Focolari.
Voglio riportare un passo emblematico, ironico e provocatorio, di un autore che ha  accompagnato la mia formazione giovanile, LUIS EVELY:  
“A partire dalla resurrezione la vita religiosa  
della maggior parte dei cristiani prende le ferie,  
le ferie di Pasqua. Si sentono disoccupati. 
Dal momento che non è più il caso di affliggersi col Signore,  
non c’è più niente da fare.  
La gioia li fa sentire spaesati. 
La Resurrezione li disorienta. 
Non ci si ritrovano. 
Il Signore è lassù, nel cielo, felice, giubilato, pensionato,  
fuori portata, e loro continuano a vivere quaggiù  
la loro povera piccola vita…”. 
Anche nel nostro modo di organizzare la nostra esistenza, personale sociale, noi cristiani  abbiamo ceduto alla mondana consuetudine del “fine settimana” per celebrare la festa, perdendo  così l’originalità innescata, fin dall’inizio del cristianesimo, del “primo giorno della settimana”  caratterizzato proprio dalla domenica. Quanti di noi consideriamo e viviamo questo Giorno, non  come “il primo”, ma “l’ultimo”?! Anche per noi, molto tristemente, la settimana inizia col lunedì,  facendo prevalere la logica lavorativa su quella gioiosa della Festa. 
La domanda è se sia possibile oggi, e quanto lo sia, dirsi cristiani prescindendo dalla centralità  della Risurrezione di Cristo e cosa cambierebbe se così non fosse. Se dovessimo accorgerci che poco  si avverte della “novità” che essa comporta e del radicale cambiamento che essa ha inaugurato,  allora avremmo trovato un altro valido motivo all’attuale situazione “critica” di noi cristiani nel  mondo di oggi. 
Non basta sapere che il Cristo è risuscitato.  
Per credere occorre sperimentarlo vivo e vivificante”. (M. MAGGI
Gesù risorto si fa riconoscere soltanto da coloro ai quali  
la fede apre gli occhi…; vedere e Signore si iscrivono 
in una prospettiva cristiana: si tratta di vedere e di capire  
che Gesù è il Signore della risurrezione, di vedere  
e di credere che Egli è ormai con noi per sempre,  
che è il Figlio dell’Uomo entrato nella sua gloria”. (H.VAN DEN BUSSHE
Noi siamo nel “tempo della risurrezione”, essa è un evento di tale portata cosmica che “il  processo pasquale” può essere definito come tutt’ora in atto nel succedersi di “morte/vita” (cf  Sequenza pasquale) che trova nella risurrezione la sua continua spinta a procedere verso una  pienezza sempre nuova di vita, “di pienezza in pienezza”, ma non ancora definitivamente compiuto. 
La concretezza e l’immediatezza della possibilità della vita mettono in luce la responsabilità  degli umani nei confronti di essa: l’ingiustizia, la schiavitù, la miseria, la malattia, la morte,  sono opere umane, l’essere umano le introduce nel mondo.  
Il regno dei cieli c’è ed è disponibile, occorre accettarne la realtà  
e vivere in conformità di essa.  
Se non c’è è perché non la si vuole”. (R. OSCULATI
Solo persone disposte ad amare fino alla morte possono costruire la vera società umana:  sono individui liberi, che rompono con un passato per cominciare di nuovo,  non più rinchiusi in una tradizione, nazionalità o cultura.  
La loro vita sarà la pratica dell’amore, il dono di se stessi,  
con l’universalità cui Dio ama l’umanità intera 
[in riferimento a Gv 3,16]”. (E. BORGHI
Eppure già nei primi secoli era avvertita questa novità “globale”:
Voi siete venuti a incontrare il Cristo risorto. 
Ecco, contemplate ora la sua risurrezione. 
Sta qui il segreto della vostra felicità. 
(Egli) vi mostra ciò che vi interessa sapere  
intorno alla felicità…  
Non è questa terra il paese  
dove la felicità si lascia trovare. 
Egli ci invita alla sua magnifica tavola e ci dice:  
‘Io vi invito a partecipare alla mia vita 
in cui nessuno muore, in cui essere felici,  
in cui il nutrimento rinvigorisce 
e non lascia venir meno le forze’. (S. AGOSTINO
Celebrare la Risurrezione 
Volendo tracciare un percorso di riflessione mi sembra logico privilegiare quello liturgico,  sia per la sua percorribilità e sia per il fatto che esso costituisce l’ambito nel quale la comunità e il  singolo credente hanno la possibilità di ascoltare l’annuncio pasquale, di celebrarlo e di accoglierlo come luce e forza per la sua esperienza familiare e lavorativa, per il dono e l’impegno di testimoniare  Gesù, il Crocifisso-Risorto a tutti. 
Tutti diventano “prossimi”, soprattutto di fronte alle sfide esistenziali e alle questioni  perenni che a volte li assillano a livello personale e sociale come la sofferenza e la morte, le  ingiustizie e le violenze, i fallimenti dei progetti di vita e le proprie fragilità.  
Questo diventa ancor più vero quando noi celebriamo l’Eucaristia, in particolare la domenica,  “Giorno del Signore”, e nel Triduo Pasquale con il Tempo che ne segue. 
Così fa pregare la Liturgia mozarabica per il III giorno dopo la Domenica della risurrezione: “O Padre, 
che a quanti ha acceso nel cuore 
il desiderio della gioia senza fine, 
offri il dono di celebrare insieme nel tempo, 
il gaudio della risurrezione. 
Posa benigno lo sguardo sul popolo raccolto 
e ascolta la sua preghiera. 
Infondi il tuo Spirito di fortezza 
a quelli che nella fede hanno ritrovato la Vita; 
prendi totale possesso dei tuoi fedeli 
con la dolcezza della tua pace, 
e fa’ che portiamo a frutto maturo 
le elargizioni della tua grazia, 
rispettosi di tutte le creature 
che il tuo amore ogni giorno 
riconduce alla vita. Amen”. 
N.B. Non ho riportato le note bibliografiche che sono numerose e importanti, ma se si possono  trovare in: “La Risurrezione di Gesù Nazareno, creduta e annunciata, testimoniata e celebrata”.  Ortona 2021. (vedi sito web: www.tommasoapostolo.it)

1 commento:

  1. Che bello sarebbe poter stupirsi e dire " guarda, Cristo è risorto veramente, lo vedo nel tuo volto, e in quello dei tuoi amici".
    Anche noi siamo risorti con Lui facciamo vedere come ci amiamo, con quella gioia che risplende quando questo amore circola fra noi il Signore.
    Se il nostro cuore è traboccante di gioia si sentirà e si vedrà.
    Alleluia!

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