“LE PAROLE…LA PAROLA”
10 APRILE 2022 – DOMENICA DI PASSIONE Isaia 50,4-7 / Salmo 21
Filippesi 2,6-11
Luca 22,14- 23,56
La Passione dell’Amore
Mi sembra utile fornire alla comunità, che si raduna
per l’ascolto della proclamazione liturgica della “Passione
del Signore” (nella Domenica di Passione da uno dei Sinottici
in base al ciclo liturgico annuale A/B/C e il Venerdì santo dal
vangelo secondo Giovanni), e al credente che vuole
approfondirne la meditazione, un’introduzione che aiuti
semplicemente a seguire la narrazione1.
I RACCONTI EVANGELICI della PASSIONE e MORTE DI GESU’
La versione di LUCA
Gli studi sui racconti evangelici della passione e morte di Gesù il Nazareno sono numerosi e di diversa natura dato che agli inizi del secolo scorso si è molto indagato su questa parte corposa degli attuali evangeli2. Hanno anzitutto mostrato che i racconti della passione costituiscono probabilmente il primo nucleo delle memorie scritte, ancora vive nei ricordi dei discepoli riguardo a Gesù3.
Negli attuali vangeli convergono dunque narrazioni che hanno uno schema comune nel riportare gli avvenimenti di quelle ultime ore: Getsemani; processo giudaico e romano; verso il Calvario; crocefissione e morte; sepoltura. In queste unità letterarie si inseriscono poi tradizioni particolari sulla cena pasquale, sul processo, sul Calvario, sulla sepoltura…
I racconti dei quattro i vangeli si differenziano anche per episodi esclusivi4in base all’intenzione kerygmatica e catechetica di ciascuno ed alla situazione della loro comunità. Sembra che si siano basati su un breve resoconto arricchito successivamente seguendo due tradizioni: una che voleva far notare la realizzazione delle profezie di Isaia sul “Servo sofferente” (Marco e Matteo) e un’altra il sacrificio pasquale di Gesù come glorificazione messianica (Luca e Giovanni).
Tra l’altro essi mettono in evidenza l’esperienza di fede che le loro comunità facevano nel meditare sulla passione del Signore: da gruppi sparuti sono diventati comunità ben avviate e organizzate, con una gioiosa comunione ed in continua espansione.
Iniziano però anche le prime difficoltà, interne ed esterne che possono portare allo smarrimento ed allo scoraggiamento.
È quindi importante che la vicenda dolorosa sia letta come “dono” d’amore secondo un “piano divino” di cui il Figlio stesso è consapevole. In esso si muovono, intrecciandosi, a volte opponendosi, la “manifestazione” di Gesù e il “rifiuto” umano. Questo diventa un paradigma anche
1 Tra i commenti più recenti e completi: R. FABRIS, in “I Vangeli”, Assisi 2008, pp. 1431-1479. 2 Una bibliografia abbastanza completa e aggiornata fino agli anni ’90 del secolo scorso la troviamo in “Logos. Corso di Studi Biblici. 5”, Torino 1999, pp.361-395. Vedi anche R. FABRIS, “Introduzione generale ai Sinottici” in “I Vangeli”, Assisi 2008, pp. 17-50.
3 Questa considerazione può essere ritenuta attendibile se si accetta l’ipotesi di “libretti” (“i detti di Gesù”, “le parabole”, “i miracoli”, “discorsi”…) che originariamente raccoglievano materiale utile alla predicazione e alla catechesi (dalle tradizioni alle forme) che poi sono confluite negli attuali racconti evangelici (redazioni). Vedi op. cit., pp. 109 ss. 4 Op. cit., pp. 87 ss.
per la vita dei credenti e delle loro comunità che rileggono tutta la sua vicenda alla luce della risurrezione e così la scrivono, in modo tale che appaia come anche per Gesù questa prospettiva fosse già presente come motivazione al suo “consegnarsi” e fosse anche di luce per loro.
Luca nel suo racconto presenta così un Gesù deciso nel proseguire in suo cammino verso Gerusalemme dove liberamente e coscientemente sa che il suo destino è di compiere fedelmente la volontà del Padre, fino in fondo, fino alla morte (9,21ss. 44. 51; 18,31-34). Dall’inizio del suo ministero esiste per Lui una “necessità salvifica” che si rivela nei suoi incontri e annunci [de͂in=è necessario: cf 13,33] e che dà a tutto il suo compimento (cf 22.37).
Con questa consapevolezza si consegna al Padre (cf 23,46) e vive anche il tradimento dei suoi discepoli, come sua consegna all’umanità spalancando a tutti, senza distinzioni, il paradiso (cf 23,39- 43). Luca presenta un Gesù mite ed evidenzia atteggiamenti di benevolenza verso di Lui (cf 22,41; 23,27-31.34a.43.46a.40-43); mitiga ed omette i particolari più crudi (cf 22,40-46 // Marco).
Anche noi che ascoltiamo o leggiamo il racconto non siamo semplici spettatori poiché si compie nella nostra carne umana il suo mistero di morte e risurrezione: Egli realizza quello che ha insegnato e i suoi discepoli sono chiamati a seguirlo (M. Galizzi). Egli è il “primo martire” e con Lui “la Chiesa è sempre sotto la croce”. (W. Wilkens).
Propongo un mio “schema ermeneutico” di lettura e di ascolto della Passione lucana.
Presentazione dell’opera lucana (cf Atti 1,1-2) 1,1-4
L’ANNUNCIO DELLA SALVEZZA 1,5- 9, 50
IL REALIZZARSI DELLA SALVEZZA:
VERSO GERUSALEMME 9,51- 21,38
IL COMPIMENTO DELLA SALVEZZA
IN GESÙ CROCIFISSO-RISORTO (cf Atti 1,3- 14) 22,1- 24, 53
La consegna messianica di Gesù 22,1-62
La consegna di Giuda al sinedrio 22,1-6
La consegna di Gesù nella cena pasquale 22,7-23
La consegna del servizio ai discepoli 22,24-30
La consegna del discepolo: Pietro 22,31-38
La consegna di Gesù alla volontà del Padre 22,39-47
La consegna di Gesù ai soldati 22,48-53
La consegna del discepolo: Pietro 22,54-62
La sofferenza messianica 22,63-23,38
Oltraggi e interrogatorio 22,63-71
Gesù da Pilato 23,1-7
Gesù da Erode 23,8-12
La consegna di Gesù ai Giudei 23,13-25
Chi segue Gesù portando la croce 23,26-32
La morte messianica svela l’amore 23,33-49
La crocifissione di Gesù 23,33-38
La consegna del Paradiso al malfattore 23,39-43
La consegna dello Spirito 23,44-49
La consegna nel sepolcro 23,50-56
L’esperienza del Risorto 24,1-53
Contestualizzazione liturgica
La passione e morte di Gesù è “profetizzata” come consegna di sé dal brano proclamato di Isaia [50,4-7/I lettura]: la sottomissione alla violenza dei suoi avversari fa emergere la determinazione e la risolutezza del Servo, nel suo essere non-violento, come affidamento al Signore.
Il “mistero” di tale abbassamento/umiliazione è proclamato dall’apostolo Paolo nella lettera alla comunità cristiana di Filippi (2,6-11/II lettura] come spogliazione e svuotamento del Figlio, della sua divinità fino alla condizione di schiavo, che riemergerà condivisa con tutta l’umanità e con l’intero cosmo nella sua risurrezione.
È l’unica e universale parola dell’Amore che Gesù rivela essere il linguaggio potente che raggiunge non solo i presenti ma anche noi credenti, smascherati delle nostre contraddizioni (Luca 23,13.15.22), siamo così condotti nella verità di noi stessi a ritrovare il rapporto con il Padre (cf 2,34- 35; 23,34.46.48). È la parola del Maestro che proprio nella cena svela dell’amore ogni suo possibile tradimento (22,1-23), ribaltamento (vv. 24-30), presunzione (vv. 31-46) ed offre la sua testimonianza personale ai discepoli ed a noi sua chiesa il dono di sé che fa eterno l’amore.
La narrazione della cena non è un preambolo a quello della passione ma ne anticipa svelandolo il suo senso e significato, il suo valore. Questo dovranno per sempre ricordare i suoi discepoli ogni volta che spezzeranno il pane (1Corinti 11,23-26; Atti 2,42): memoria del suo ardente desiderio d’amarci e profezia del suo compimento finale (cf vv. 22,14-20) affinché sia rivolta come parola d’amore agli sfiduciati (cf Isaia 50,4).
In preghiera con la Liturgia
Dio, Padre onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello
a noi esseri umani
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità del tuo Spirito,
ora per l’eternità. Amen.
10 APRILE 2022 – DOMENICA DI PASSIONE Isaia 50,4-7 / Salmo 21
Filippesi 2,6-11
Luca 22,14- 23,56
La Passione dell’Amore
Mi sembra utile fornire alla comunità, che si raduna
per l’ascolto della proclamazione liturgica della “Passione
del Signore” (nella Domenica di Passione da uno dei Sinottici
in base al ciclo liturgico annuale A/B/C e il Venerdì santo dal
vangelo secondo Giovanni), e al credente che vuole
approfondirne la meditazione, un’introduzione che aiuti
semplicemente a seguire la narrazione1.
I RACCONTI EVANGELICI della PASSIONE e MORTE DI GESU’
La versione di LUCA
Gli studi sui racconti evangelici della passione e morte di Gesù il Nazareno sono numerosi e di diversa natura dato che agli inizi del secolo scorso si è molto indagato su questa parte corposa degli attuali evangeli2. Hanno anzitutto mostrato che i racconti della passione costituiscono probabilmente il primo nucleo delle memorie scritte, ancora vive nei ricordi dei discepoli riguardo a Gesù3.
Negli attuali vangeli convergono dunque narrazioni che hanno uno schema comune nel riportare gli avvenimenti di quelle ultime ore: Getsemani; processo giudaico e romano; verso il Calvario; crocefissione e morte; sepoltura. In queste unità letterarie si inseriscono poi tradizioni particolari sulla cena pasquale, sul processo, sul Calvario, sulla sepoltura…
I racconti dei quattro i vangeli si differenziano anche per episodi esclusivi4in base all’intenzione kerygmatica e catechetica di ciascuno ed alla situazione della loro comunità. Sembra che si siano basati su un breve resoconto arricchito successivamente seguendo due tradizioni: una che voleva far notare la realizzazione delle profezie di Isaia sul “Servo sofferente” (Marco e Matteo) e un’altra il sacrificio pasquale di Gesù come glorificazione messianica (Luca e Giovanni).
Tra l’altro essi mettono in evidenza l’esperienza di fede che le loro comunità facevano nel meditare sulla passione del Signore: da gruppi sparuti sono diventati comunità ben avviate e organizzate, con una gioiosa comunione ed in continua espansione.
Iniziano però anche le prime difficoltà, interne ed esterne che possono portare allo smarrimento ed allo scoraggiamento.
È quindi importante che la vicenda dolorosa sia letta come “dono” d’amore secondo un “piano divino” di cui il Figlio stesso è consapevole. In esso si muovono, intrecciandosi, a volte opponendosi, la “manifestazione” di Gesù e il “rifiuto” umano. Questo diventa un paradigma anche
1 Tra i commenti più recenti e completi: R. FABRIS, in “I Vangeli”, Assisi 2008, pp. 1431-1479. 2 Una bibliografia abbastanza completa e aggiornata fino agli anni ’90 del secolo scorso la troviamo in “Logos. Corso di Studi Biblici. 5”, Torino 1999, pp.361-395. Vedi anche R. FABRIS, “Introduzione generale ai Sinottici” in “I Vangeli”, Assisi 2008, pp. 17-50.
3 Questa considerazione può essere ritenuta attendibile se si accetta l’ipotesi di “libretti” (“i detti di Gesù”, “le parabole”, “i miracoli”, “discorsi”…) che originariamente raccoglievano materiale utile alla predicazione e alla catechesi (dalle tradizioni alle forme) che poi sono confluite negli attuali racconti evangelici (redazioni). Vedi op. cit., pp. 109 ss. 4 Op. cit., pp. 87 ss.
per la vita dei credenti e delle loro comunità che rileggono tutta la sua vicenda alla luce della risurrezione e così la scrivono, in modo tale che appaia come anche per Gesù questa prospettiva fosse già presente come motivazione al suo “consegnarsi” e fosse anche di luce per loro.
Luca nel suo racconto presenta così un Gesù deciso nel proseguire in suo cammino verso Gerusalemme dove liberamente e coscientemente sa che il suo destino è di compiere fedelmente la volontà del Padre, fino in fondo, fino alla morte (9,21ss. 44. 51; 18,31-34). Dall’inizio del suo ministero esiste per Lui una “necessità salvifica” che si rivela nei suoi incontri e annunci [de͂in=è necessario: cf 13,33] e che dà a tutto il suo compimento (cf 22.37).
Con questa consapevolezza si consegna al Padre (cf 23,46) e vive anche il tradimento dei suoi discepoli, come sua consegna all’umanità spalancando a tutti, senza distinzioni, il paradiso (cf 23,39- 43). Luca presenta un Gesù mite ed evidenzia atteggiamenti di benevolenza verso di Lui (cf 22,41; 23,27-31.34a.43.46a.40-43); mitiga ed omette i particolari più crudi (cf 22,40-46 // Marco).
Anche noi che ascoltiamo o leggiamo il racconto non siamo semplici spettatori poiché si compie nella nostra carne umana il suo mistero di morte e risurrezione: Egli realizza quello che ha insegnato e i suoi discepoli sono chiamati a seguirlo (M. Galizzi). Egli è il “primo martire” e con Lui “la Chiesa è sempre sotto la croce”. (W. Wilkens).
Propongo un mio “schema ermeneutico” di lettura e di ascolto della Passione lucana.
Presentazione dell’opera lucana (cf Atti 1,1-2) 1,1-4
L’ANNUNCIO DELLA SALVEZZA 1,5- 9, 50
IL REALIZZARSI DELLA SALVEZZA:
VERSO GERUSALEMME 9,51- 21,38
IL COMPIMENTO DELLA SALVEZZA
IN GESÙ CROCIFISSO-RISORTO (cf Atti 1,3- 14) 22,1- 24, 53
La consegna messianica di Gesù 22,1-62
La consegna di Giuda al sinedrio 22,1-6
La consegna di Gesù nella cena pasquale 22,7-23
La consegna del servizio ai discepoli 22,24-30
La consegna del discepolo: Pietro 22,31-38
La consegna di Gesù alla volontà del Padre 22,39-47
La consegna di Gesù ai soldati 22,48-53
La consegna del discepolo: Pietro 22,54-62
La sofferenza messianica 22,63-23,38
Oltraggi e interrogatorio 22,63-71
Gesù da Pilato 23,1-7
Gesù da Erode 23,8-12
La consegna di Gesù ai Giudei 23,13-25
Chi segue Gesù portando la croce 23,26-32
La morte messianica svela l’amore 23,33-49
La crocifissione di Gesù 23,33-38
La consegna del Paradiso al malfattore 23,39-43
La consegna dello Spirito 23,44-49
La consegna nel sepolcro 23,50-56
L’esperienza del Risorto 24,1-53
Contestualizzazione liturgica
La passione e morte di Gesù è “profetizzata” come consegna di sé dal brano proclamato di Isaia [50,4-7/I lettura]: la sottomissione alla violenza dei suoi avversari fa emergere la determinazione e la risolutezza del Servo, nel suo essere non-violento, come affidamento al Signore.
Il “mistero” di tale abbassamento/umiliazione è proclamato dall’apostolo Paolo nella lettera alla comunità cristiana di Filippi (2,6-11/II lettura] come spogliazione e svuotamento del Figlio, della sua divinità fino alla condizione di schiavo, che riemergerà condivisa con tutta l’umanità e con l’intero cosmo nella sua risurrezione.
È l’unica e universale parola dell’Amore che Gesù rivela essere il linguaggio potente che raggiunge non solo i presenti ma anche noi credenti, smascherati delle nostre contraddizioni (Luca 23,13.15.22), siamo così condotti nella verità di noi stessi a ritrovare il rapporto con il Padre (cf 2,34- 35; 23,34.46.48). È la parola del Maestro che proprio nella cena svela dell’amore ogni suo possibile tradimento (22,1-23), ribaltamento (vv. 24-30), presunzione (vv. 31-46) ed offre la sua testimonianza personale ai discepoli ed a noi sua chiesa il dono di sé che fa eterno l’amore.
La narrazione della cena non è un preambolo a quello della passione ma ne anticipa svelandolo il suo senso e significato, il suo valore. Questo dovranno per sempre ricordare i suoi discepoli ogni volta che spezzeranno il pane (1Corinti 11,23-26; Atti 2,42): memoria del suo ardente desiderio d’amarci e profezia del suo compimento finale (cf vv. 22,14-20) affinché sia rivolta come parola d’amore agli sfiduciati (cf Isaia 50,4).
In preghiera con la Liturgia
Dio, Padre onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello
a noi esseri umani
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità del tuo Spirito,
ora per l’eternità. Amen.
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