venerdì 1 aprile 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 3 APRILE 2022 - V QUARESIMA / C Ho scritto T’amo…

LE PAROLE…LA PAROLA” 

3 APRILE 2022 - V QUARESIMA / C 

Isaia 43,16-21 / Salmo 125 

Filippesi 3,8-14 

Giovanni 8,1-11 

Ho scritto T’amo… 

Una canzone della mia adolescenza faceva: “Ho scritto t’amo sulla sabbia e il vento a poco a  poco se l’è portato via con sé” e mi viene sempre in mente quanto leggo o ascolto il brano del  vangelo di Giovanni in cui Gesù si rifiuta di condannare e lascia andare libera la donna che aveva  tradito il marito e che per questo, applicando la Torah, doveva essere uccisa a sassate. 

Lo so che alla maggioranza è più familiare il “Chi è senza peccato…” (anche se siamo soliti  usarlo a nostro favore quando ci hanno colto in fallo). 

Ma sarà per la leggerezza del gesto di “scrivere per terra” che mi sa tanto di tenerezza verso quella donna già giudicata e condannata come “una tale donna; …donne come questa” (non posso  riportare qui come i maschilisti le apostrofano, ma ci siamo capiti!). 

In questo modo Gesù non cade nella trappola della discussione ma agisce, “non scrive  qualcosa ma presenta se stesso come parola definitiva e autorevole di Dio” (L. MANICARDI). Tuttavia richiama e contrasta con la Legge di Mosè che Dio col suo dito avrebbe scritto sulla  pietra per ben due volte (cf Esodo 31,18; 32-34), come Gesù (Giovanni 8,6b.8). Ma a ben riflettere i due gesti così accostati ci aiutano a capire che Gesù, Figlio del Padre,  non solo manifesta le sembianze del suo vero volto, ma agisce come è nelle sue vere intenzioni  scrivendo proprio su quel suolo da cui l’essere umano è stato formato ma che per il suo soffio è  diventato vivente (cf Genesi 2,7). Il soffio del Risorto vivificherà per sempre eliminando il potere  distruttivo dei nostri fallimenti (cf Giovanni 20,22-23). Lo Spirito ci fa di nuovo rinascere (cf 3,7-8). Su di un muro sotto casa mia, qualche ragazzotto ha scritto con un pennarello. “IL MALE CH FAI  INCIDILO SULLA PIETRA. SE FAI IL BENE SCRIVILO SULLA SABBIA”. 

Mi emoziona davvero tanto pensare che Gesù in silenzio, quel giorno, tra una donna inerme  e uomini assetati di sangue, abbia scritto per terra: TI AMO! 

Giovanni 8,1-11 / IL CORTILE 

Questo episodio dall’evangelo di Giovanni conclude il nostro itinerario quaresimale del “ciclo  c” dopo aver letto quattro brani di Luca, dato il “sapore” teologico della misericordia e della  spiritualità lucane che lo pervade [alcuni studiosi azzardano ipotesi di una sua appartenenza1]. 

Infatti siamo di fronte ad un meraviglioso esempio di come l’amore di Dio manifestato da  Gesù superi ogni misura e previsione, che trova qui però un anticipo, un preludio addirittura alla sua  passione dato il particolare contesto in cui questa “gemma” è incastonata. 

L’opposizione delle autorità giudaiche verso il Nazareno sta arrivato al suo culmine (cf 7,41b 53; 8,59): la folla lo riconosce come “il profeta”, “il Cristo” per essersi definito capace di far “sgorgare  fiumi di acqua viva”, lo Spirito di Dio da chi crede in Lui (cf 7,37-41a); loro cercano ogni mezzo per  ucciderlo dopo averlo definito “un pazzo, un bugiardo, un eretico, un demonio” (cf 8,48.52.55). 

Il sinedrio non è ancora riunito e già inizia il processo contro Gesù: la donna sorpresa in  adulterio è solo un pretesto per screditarlo davanti al popolo accusandolo di non osservare la Legge  di Mosè (cf 8,6.13ss.) e di essere complice di chi la trasgredisce (cf Matteo 11,19; Luca 7,39; 15,1- 2). Ma questo diventa per Gesù un’occasione per manifestare il modo di giudicare da parte di Dio. 

Infatti il suo permanere nel Tempio di Gerusalemme ad insegnare ci fa ritenere che egli prenda il  1 ERNESTO BORGHI, Lettura del vangelo secondo Giovanni. Milano 216, pp. 121-122.

posto del santuario ebraico (cf 7,28.37; 8,2.12ss.20) e così si manifesti come parola della verità che  rende liberi (8,31-32). 

Ci colpisce il suo silenzio, come davanti ai suoi giudici durante la passione, un silenzio  assoluto che mette ciascuno degli accusatori anzitutto davanti a se stesso ed ai propri fallimenti (cf  8,6-9). Mentre la crescete tensione nella narrazione sembra andare verso l’inesorabile uccisione, si  arresta quando lo sguardo, dal basso verso l’alto, del “muto scrivente” e la sua parola aprono uno  spiraglio di luce su colei che gli sta veramente a cuore e pur su di loro. 

L’atteggiamento di Gesù vuole porre davanti a Dio non il fallimento personale come capo  d’accusa ma la coscienza dell’essere umano che ha bisogno di essere illuminato dal suo amore  misericordioso. La donna che rimane ferma e sola davanti a Gesù è posta al centro dell’attenzione  di Dio, mentre i suoi accusatori se ne vanno uno per uno (cf v. 9) sottraendosi così pure loro all’incontro trasformante con il giudizio che non condanna e che offre la possibilità di sottrarsi per  sempre alla sconfitta dei propri fallimenti (cf vv. 10-11). Una volta infranta la Legge di Mosè [Torah]  si instaura la misericordia di Colui che viene a togliere prendendo su di sé il peccato del mondo 

(Giovanni 1,29.36) e che pur potendo scagliare per primo la pietra e l’unico che permette di andare  oltre: lascia infatti andare “disarmati” i peccatori occulti e perdonata quella reputata tale. La donna, finora rimasta muta e “assente” pur essendo stata messa “al centro” (vv. 3 e 9),  come tra “due fuochi”, è davvero al centro dell’attenzione di Gesù che la interpella personalmente  rendendola così consapevole e responsabile delle sue azioni, sia fallimentari sia imputabili.  Lei, ritrovata la sua dignità e autonomia, con le due parole di risposta mette in evidenza che Lui è “il  centro”, l’unico che davvero rimane: mentre gli altri che se ne sono andati sono “Nessuno” Lui è il  “Signore” (v. 13), il datore della Torah. 

Nel suo “alzarsi in piedi”, Egli coinvolge la donna nel suo destino di risurrezione per aver fatto  proprio il suo destino di morte: infatti dopo aver tentato di lapidare lei, lo stesso faranno con Lui (cf  v. 59). L’unica pietra che alla fine verrà scagliata sarà quella della sua tomba, segno del prevalere definitivo della vita e dell’amore su ogni forma di morte (cf 20,1). Qui è anticipata come liberazione  e reale possibilità di una vita nuova: “e va’ non fallire più”. 

Una conclusione troppo ingenua o utopistica? 

Il marito e la sua famiglia l’avranno riaccolta? 

Piuttosto un anticipo di una vita possibile per chi si crede o si sente condannato dalla propria  fragilità umana, in una “tensione critica tra la parola di Gesù e la realtà umana e storica carica di  conflitti e contraddizioni”, anche di nuove sconfitte come se tutto fosse da rifare… Tuttavia lo è per  chi “crede che l’avvenire, nonostante tutto, si può ancora inventare”. (M. ORSATTI

Per questo ALBERTO MAGGI prospetta che la donna abbia trovato tra i discepoli di Gesù una  nuova famiglia. 

Contestualizzazione liturgica 

Dopo aver letto in questo itinerario quaresimale del “ciclo c” brani tratti dal racconto  evangelico di Luca, lo conclude -portandolo ad un vertice assoluto di amore- l’episodio di Giovanni 8,1-11. Domenica scorsa siamo stati illuminati dal volto materno del padre misericordioso, oggi Gesù  nostro “vero fratello maggiore” ci dona possibilità di una vita nuova con i suoi gesti e la sua parola:  la parabola diventa storia vera, la sua è parola di vita! 

La liturgia quaresimale è soprattutto annuncio gioioso di liberazione, perdono fonte di  speranza gioiosa, tensione verso un futuro nuovo. Tutti e tre i testi proclamati sono la testimonianza  del cambiamento che la misericordia di Dio produce nell’esistenza delle persone. 

Così Isaia 43,16-21 [I lettura] apre la Liturgia della Parola con un consolante ed incoraggiante  invito a non ricordare più il passato, pur costellato da diversi interventi salvifici: “Ecco io faccio una  cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”. Il Signore, dopo l’esilio a Babilonia, apre  un futuro nuovo al suo popolo, un “nuovo esodo” e la conversione è presa di coscienza di un  cambiamento già in atto, anche nella natura stessa. 

Gesù davanti alla donna adultera lo attesterà: è Lui la novità tanto attesa e sperata che  compie l’esodo dell’amore di Dio verso l’intera umanità attraverso il suo popolo.  Le letture dell’AT in queste 5 domeniche ce l’hanno fatto percorrere nelle sue diverse tappe. Anche noi, come esuli di ritorno o pellegrini, possiamo pregare con il Salmo 125 il Signore  che fa grandi cose per noi, cantando il suo perdono che fa rifiorire nel nostro cuore il canto della  gratitudine e della gioia [Colletta C]. 

Superando Israele anche per Paolo, una volta afferrato da Cristo, si apre un futuro di vita  nuova verso cui correre, pur essendo ancora in prigione [Filippesi 3,8-14 / II lettura]. La comunità  cristiana diventa partecipe della stessa esperienza che l’apostolo le comunica, libera da ogni  esclusione e presunzione di “premio conseguito”. 

Liberáti una volta per sempre ora non sarà facile vivere da persone libere, ma almeno sarà  possibile! (Colossesi 1,15-20) 

In preghiera con la Liturgia 

O Dio, Padre di misericordia, 

che hai mandato il tuo Figlio 

non per condannare  

ma per salvare il mondo, 

perdona ogni nostra colpa, 

perché rifiorisca nel cuore 

il canto della gratitudine e della gioia. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo, 

Nel tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, 

nell’unità del tuo Spirito, ora per l’eternità. Amen.

4 commenti:

  1. A proposito di sguardi d'amore Dacia Maraini scrive:
    " Lo sguardo a volte può farsi carne,
    unire due persone più di un abbraccio."
    Quella donna, sicuramente si è sentita amata
    di un amore nuovo.

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  2. Niente mi commuove di più del sentirmi perdonata, salvata, amata da Lui e, andare e non peccare più, con quello sguardo su di me, sembra facile. Il problema nasce quando perdo di vista il Suo sguardo d'amore e tutto ricomincia come un'avventura infinita con la ricerca nuova di quello sguardo. Il Tuo volto Signore io cerco.

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  3. " Date parole al dolore , il dolore che non parla, sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi"
    W. Shakespeare
    Ecco! La misericordia di Dio aspetta la nostra dichiarazione di debolezza, una volta che ci siamo rivelati deboli , il Signore ci viene a salvare . Ci dice io non ti abbandono, sto al tuo fianco, non ti condanno.
    incomincia una vita nuova, il passato è cancellato, rimettiti in piedi.
    Ed è già Pasqua per te.

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  4. animazione liturgica5 aprile 2022 alle ore 17:09

    I RIFLESSI DELLA PAROLA DURANTE LA SETTIMANA

    Romani 1,16-18; 2,1-4. 17-29; 3,21-24
    “Giustificati per more gratuito, mediante Gesù”.
    Questo è il Vangelo: Dio può fare “giusto”
    un essere umano peccatore abbandonandosi a Lui;
    ma chi se ne scandalizza, sostituendosi a Dio
    si autoesclude dalla possibilità di ricevere questo
    vangelo e di ritrovare la libertà.

    Ezechiele 16,1-15. 60-63
    “Io non ti condanno”.
    I profeti raffigurano spesso il rapporto tra il Signore
    e il suo popolo come una relazione sponsale
    dove il tradimento e l’infedeltà richiedono una nuova scelta d’amore: la misericordia.
    Gesù, alla vigilia della sua morte,
    accoglie questo popolo che sta per condannarlo
    e gli rivela la pienezza dell’amore di Dio Padre.

    Luca 7,10-11
    “Molto ti è perdonato perché molto hai amato”.
    Il perdono chiede solo amore nell’accogliere e nel donare.

    Romani 8,31-38
    “Chi ci condannerà?”.
    Il canto di vittoria dell’apostolo Paolo
    è quello di ogni essere umano che ha accettato
    di non giustificarsi ma di lasciarsi amare da Dio.

    Geremia 2,1…22; 3,12
    Ebrei 10,15-17
    “Torna…”.
    Dio scrive su un cuore di carne il verdetto del suo amore infinito,
    la sua Parola è una dichiarazione d’amore

    Efesini 5,1…27
    “Cristo ha amato la sua Chiesa
    come sposo la sposa dando se stesso per lei”.


    PREGARE LA PAROLA

    Salmo 24 Ricordati di me…
    Salmo 29 Ti esalterò perché mi hai liberato.
    Salmo 114 Giusto è il Signore, misericordioso…

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