venerdì 11 marzo 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 13 MARZO 2022 - II QUARESIMA / C VOLTI TRASFIGURATI

LE PAROLE…LA PAROLA” 

13 MARZO 2022 - II QUARESIMA / C 
Genesi 15,5-18 / Salmo 26 
Luca 9,28-36 
Filippesi 3,17- 4,1 
VOLTI TRAS/FIGURATI 
Già i volti di chi incontriamo quotidianamente sono un invito alla ri-conoscenza, spesso  ostacolata dalla diffidenza e dalla perplessità dell’ignoto. 
Alcuni ci attraggono, altri ci incuriosiscono soltanto, quasi che vorremmo scorgere nei loro  tratti qualcosa di familiare o di ostile per cui avvinarci o fuggire, anche solo dallo sguardo. Appare così nemico o amichevole, comunque pericoloso perché capace di suscitare i  sentimenti più nascosti e incontrollabili.  
Fermiamoci alla tenerezza che ci suscita il volto smarrito dei bambini ucraini in fuga stretti  alle loro bellissime madri i cui volti fieri a fatica celano il dolore, la rabbia, la rassegnazione, lo strazio  della separazione, le lacrime ma che comunicano amore. 
A confronto l’inespressività del premier russo ti “gela” e non riesce a comunicare nulla di  quanto atrocemente avviene per suo ordine, rimane un enigma. 
Volti con-figurati sotto i caschi mimetici, s-figurati e dilaniati dagli ordigni piovuti dal cielo. Quale volto dà l’immagine vera e migliore di sé? Auto-generati o ri-generati… da quale GAN? Abbiamo abbastanza specchi per vederci invecchiare, dimagrire incuriositi come se ci  vedessimo per la prima volta? 
Il Volto che sotto i nostri occhi oggi viene illuminato è trasfigurato dall’amore, presentatoci  come amato (Luca 9,35 – Evangelo di oggi), è anche dai suoi simili riconosciuto capace di amare e  di guarire anche solo col suo sguardo (v. 38). 
Luca 9,28-36 – Il monte 
L’episodio sul monte, della trasfigurazione di Gesù ai suoi discepoli, dopo la rievocazione  delle prove nel deserto, nel racconto di Luca assume un significato particolare: siamo in cammino  verso Gerusalemme (cf 9,51) nella direzione dell’uscita [esodo] del ministero di Gesù e nello stesso  tempo già in vista della meta del nostro cammino quaresimale con questo anticipo di risurrezione. 
Dopo la “dichiarazione” di Pietro e il “primo annuncio della passione/morte/risurrezione (cf  vv. 18-27), ecco una tappa cruciale nella “salita” a Gerusalemme (culmine suggerito dall’ultima  prova in 4,9): sul monte con i tre discepoli a pregare. Quasi una pausa nella quale Gesù cerca il Padre  per scoprire il senso di ciò che è chiamato a compiere, nella quale appaiono anche i testimoni della  rivelazione di Dio a Israele e della prima alleanza, “Mosè ed Elia”
Luca annota spesso che Gesù, in momenti cruciali per lui e per i suoi, si apparta a pregare (cf  3,21; 5,16; 9,18; 11,1). La nube avvolge tutti e anche i discepoli sono partecipi di questa  manifestazione divina: è un evento cristologico ed ecclesiale che coinvolge anche noi comunità  celebrante nell’evento liturgico. 
Anche “la voce del Padre”, dopo il Giordano (cf 3,22), qui è percepita da tutti affinché i  discepoli “ascoltandolo” riconoscano il lui “il Figlio eletto/amato”, e di conseguenza lo seguano cioè  aderiscano a lui seguendolo fino a Gerusalemme (cf v. 23). Per ora essi non possono essere  evangelizzatori di questo evento che Luca condivide con noi, ma solo partecipi e progressivamente  consapevoli. (cf II Lettera di Pietro 1,16-18). 
L’immersione di luce e di gloria è un anticipo della pienezza che giungerà fino al giorno di  Pentecoste (cf Atti 2), ma nella sua quotidianità nascosta nella nostra umanità è ancora un faticoso  cammino in salita, anche se di immersione nella volontà del Padre che gli apre un varco negli abissi  della nostra storia.
Contestualizzazione liturgica 
La II domenica di Quaresima è una “epifania”, una rivelazione-manifestazione gloriosa della  presenza di Dio nella storia umana. La liturgia della Parola presenta un “trittico di trasfigurazioni” dal profilo “pasquale”. 
Nell’ANTIFONA DI INGRESSO: “Di te dice il mio cuore: Cercate il suo volto» / Il tuo volto io cerco,  o Signore. / Non nascondermi il tuo volto” si anticipa lo stesso SALMO RESPONSORIALE (Salmo 26,8-9). Dall’intimo di se stesso, l’orante innalza la sua preghiera e cerca la “presenza concreta del  Signore, «il Volto». L’occhio vuole sempre vedere il volto, come l’orecchio vuole ascoltare la voce [vedi la sposa nel Cantico: «Mostrami il volto tuo, fa’ che io ascolti la voce tua!» (2,14; 8,13)].  Si tratta di una visione trasformante del Volto/Presenza d’amore e di bontà (cf Salmi 23,6;  104,4). Se il Signore distoglie la sua presenza e la sua cura benevola, l’umanità è destinata a restare immersa nella tristezza e nell’oblio della morte (cf Salmi 21,2; 50,13; 68,18; 101,3; 142,7 e Geremia 7,15). Il credente, che si concentra nella preghiera, desidera solo vivere alla luce di quel “Volto. Come acclamiamo al Vangelo (cf Marco 9,7), anche noi oggi siamo invitati a cercare e godere  del Volto-Presenza e questo è possibile proprio perché il Padre invita a dare ascolto e adesione totale  al Figlio, sua Parola fatta carne, che ci nutre di sé e ci trasforma a sua immagine (cf Colletta1). Una scena affasciante e tremenda appare da un'antica tradizione di Genesi 15 (I lettura): è  la trasfigurazione di Dio stesso che si rivela ad Abramo suo alleato, suo salvatore potente e sorgente  della promessa, della speranza. Il Signore, in un rito tribale, si manifesta con una presenza tangibile e si esprime con una voce: penetra nella buia realtà storica e dà origine ad un'epifania di luce per  offrire la sua vicinanza e il suo dono: “Alla tua discendenza io do questo paese” (v. 18). Ciò che per Abramo era “la stipula del patto”, per Paolo e la sua comunità di Filippi (II lettura)  -prima comunità ecclesiale europea- è “il corpo” in quanto intera e precaria persona umana: “Gesù  Cristo trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (cf 3,21 e 1Corinzi 15,20). Cristo infatti, entrando nella nostra carne, nella nostra storia, vi ha deposto un seme di  eterno e di infinito, destinato a crescere e sbocciare. In Lui La nostra mortalità e fragilità sono  destinate ad essere “trasfigurate”. 
Fede, speranza e preghiera sono gli atteggiamenti del credente all’azione trasformante del  Signore. La trasfigurazione di Dio e dell’essere umano nel Figlio si incontrano: Dio si rivela e si curva  su di lui per attirarlo a sé in un abbraccio d'amore e trasformarlo. 
Così, il vero volto di Dio si fa conoscere nella morte di suo Figlio “abbandonato” sulla croce;  una rivelazione amara per il popolo ebraico e le sue autorità: segno che Egli non s'identifica con  nessun ritratto di potere umano ma con il volto spesso sfigurato del più anonimo individuo che a  fatica riconosce in sé, e vede riconosciuta, la sua dignità “a immagine e somiglianza di Dio” (cf Genesi  1,26-27).  
In preghiera con la Liturgia 
O Padre, 
che hai fatto risplendere la tua gloriosa presenza 
sul volto del tuo Figlio in preghiera, 
donaci un cuore docile alla sua parola 
perché possiamo seguirlo sulla via della croce 
ed essere trasfigurati a immagine del suo corpo risorto. 
  
1 O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua Parola e ricrea il nostro sguardo  interiore perché possiamo godere la visione della tua gloriosa presenza.
Una Chiesa sinodale è una comunità in ascolto 

QUARESIMA:  
TEMPO di CONVERSIONE all’ASCOLTO, alla REALTA’, alla SPIRITUALITA’ Dal Messaggio della conferenza episcopale italiana 
“Quaranta giorni” non soltanto per rilevare i problemi quanto piuttosto per prepararci a  vivere il mistero pasquale di Gesù, morto e risorto. Sono giorni in cui possiamo convertirci ad un  modo di stare nel mondo da persone già risorte con Cristo (cf Colossesi 3,1). 
Una conversione, urgente e importante in questa fase della storia, in particolare per le Chiese  che si trovano in Italia: conversione all’ascolto, alla realtà e alla spiritualità. 
“Conversione sì, certamente… ma qui ora sembra di essere afferrati da una particolare  ventata dello Spirito, che “fa nuove tutte le cose”, che “rinnova la faccia della terra”, che allarga gli  orizzonti e sospinge menti e cuori. Abbiamo cioè la percezione di trovarci di fronte alla proposta di  una nuova chiave d’interpretazione di quella che è la vita ecclesiale e la presenza cristiana nelle  realtà sociali. 
Trasfigurare, quale “unzione” dello Spirito, non opera nostra. 
Trasfigurare, quale impegno di trasformazione secondo il modello originale dell’immagine e  somiglianza di Dio. 
Trasfigurare, dunque, quale processo divino/umano: 
lasciarsi trasfigurare in “creature” dalla dignità di persone profondamente interiori e  dinamicamente sociali per trasfigurare situazioni e relazioni umane in fraternità, attraverso scelte  di giustizia e di onestà, gesti di pace e di solidarietà, atti di amore e di perdono così da dare, insieme,  un volto più umano alla società e contribuire in umile consapevolezza al progetto redentivo nella  certa speranza che possa ricrearsi “l’armonia del cosmo”. 
Se… guardiamo all’icona della trasfigurazione 
Se… ci domandiamo di quale colore è la trasfigurazione di Gesù 
con gioia pensiamo al bianco intenso, che comprende tutti i colori. 
Se… vogliamo trovare l’aggettivo più bello della trasfigurazione 
essa ci viene incontro luminosa, tale da riempire i nostri occhi di luce. 
Se… intendiamo salire su di un alto monte per fare la reale esperienza della trasfigurazione forse dobbiamo cominciare a scendere nelle profondità del nostro essere. 
Se… cerchiamo di spiegare la trasfigurazione con la nostra ragione 
ecco che ci appare la potenza inafferrabile del mistero 
e se… analizziamo i sentimenti del nostro cuore 
non ci meravigliamo di percepire il palpito della paura. 
Se… desideriamo entrare nell’ottica cristiana della trasfigurazione 
comprendiamo che i nostri passi si muovono al ritmo del silenzio 
e se… c’è una parola che si può pronunciare di fronte alla trasfigurazione 
questa è la parola rivelatrice che risuona dall’Alto. 
Se… il nostro spirito è orientato alla trasfigurazione come dono e impegno 
non possiamo rinchiuderla nel nostro orizzonte personale 
ma dobbiamo lanciarla come sfida di speranza al mondo intero. 
www.movimentoprosanctitate.org
Trasfigurare (GOFFREDO BOSELLI, monaco di Bose per Firenze2015) 
Parola di Dio - Liturgia - Carità.  
La lectio divina ci conduce a rinnovare la Liturgia come “evento di trasfigurazione” per  esercitare “una carità capace di accogliere e coinvolgere tutti con umiltà”.  
1 - “Riaffermare il posto centrale che occupano la liturgia, la preghiera e i sacramenti nella  vita ordinaria delle comunità”. La proposta è che ogni comunità e ogni famiglia, “sappia trovare  tempi e modi per sospendere ogni sua attività e sostare in preghiera comune”.  
2 - Chiesa in preghiera e Chiesa in uscita: “la preghiera è il primo atto di una Chiesa in uscita,  come la preghiera di Gesù nel luogo deserto è il primo atto della sua missione a Cafarnao”. La Chiesa  che celebra è la stessa che va verso le periferie esistenziali”.  
3 - Il battesimo per i figli e la loro iniziazione, la richiesta del matrimonio cristiano,  l’esperienza del male e della colpa, la malattia e la morte… sono “periferie esistenziali verso le quali  la Chiesa è impegnata a uscire”.  
I sacramenti della Chiesa “sono un cammino di umanizzazione evangelica”, per questo il compito  che ci attende è far vivere l’umanità della Liturgia”.  
Le liturgie di domani “per essere cammini di prossimità, di misericordia, di tenerezza e di speranza  saranno chiamate a diventare spazi di santità ospitale”. 
http://www.firenze2015.it/wp-content/uploads/2015/11/Trasfigurare_Boselli.pdf

4 commenti:

  1. animazione liturgica12 marzo 2022 alle ore 19:28

    L'Ottavo giorno..
    Una settimana intensa, quella di Gesù con i suoi discepoli: "mandati ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi" (9,2); di erode che vuol "vedere" Gesù (cf vv. 7-9); delle folle sempre alla loro ricerca, affamata da sfamare (cf vv.10-17); ma soprattutto dello sconcerto per l'annunzio della passione e morte e delle esigenze radicali della sequela (cf vv. 18-27).
    Per loro ci voleva un "ottavo giorno di luce e di consolazione... ma anche noi ne abbiamo bisogno!
    C'è la Liturgia domenicale per gettare uno spiraglio di luce di sereno nella nostra "notte".

    RispondiElimina
  2. Tristezza, trasformare, è la stessa parola in greco, vuol dire cambiare forma. Eppure era ancora Lui. È un cambiare la forma interiore. È la nostra umanità, spesso anche bestiale, che lascia vedere la forma di Dio. Di che stoffa è il mondo e l’uomo. L’uomo è della stoffa di Dio, è suo figlio. Siamo tutti destinati a questo splendore. (S. Fausti)

    RispondiElimina
  3. I RIFLESSI DELLA PAROLA DURANTE LA SETTIMANA

    Galati 3,1-14.22-29
    “Appartenete a Cristo, discendenza di Abramo”.
    Cristiani, appartenenti a Cristo che ci rende protagonisti
    in prima persona dell’alleanza
    di misericordia tra Dio è l’umanità per la croce di Cristo.

    Isaia 52,13– 53,12
    Giovanni 17,1-5.22-23
    “Ho comunicato a loro il nostro rapporto d’amore [gloria]
    perché siano perfetti nell’unità”.
    Gesù “trasfigurato” è preannuncio del suo volto sfigurato sulla croce dall’inimicizia umana
    e amato dal Padre. È la “gloria” che Gesù invoca per i suoi discepoli e per noi: la potenza
    della misericordia che sa trarre dalle nostre deturpazioni,
    pagando di persona, un’inaudita possibilità di vita
    manifestazione della vita stessa di Dio: unità d’amore.

    Giovanni 8,28-40,53-58
    “Abramo vide il mio giorno e ne gioi”.
    Ogni riferimento ad Abramo ci risulta attuale del dono definitivo
    una piena libertà a tutti gli esseri umani nell’obbedienza al Padre.

    2Pietro 1,1-10.16-19
    “Siamo divenuti partecipi della vita divina per dono gratuito”.
    Pietro, protagonista della trasfigurazione sul monte, la ricorda come avvenimento nel quale si sono realizzate le promesse divine: la piena conoscenza di Dio attraverso Gesù.

    Ebrei 11,17-19
    Siracide 44,19-21
    “Abramo stabilì nella propria carne l’alleanza”.
    Abramo sta solo in relazione a Cristo, unico mediatore tra Dio
    e l’umanità.

    Romani 4,1-8.13-25
    “Per la sua fede nella promessa, Abramo divenne erede del mondo”.
    Abramo si abbandonò contro ogni evidenza alla promessa di benedizione fattagli da Dio.
    Gesù si abbandonò, nell’apparente fallimento, alla volontà del Padre.
    La sua risurrezione è compimento dell’attesa di Abramo
    e pegno per ogni credente nel Risorto.

    PREGARE LA PAROLA

    Salmo 15
    Gioia piena per me stare alla tua presenza.
    Salmo 19
    Ora so che il Signore salva il suo Cristo, con la sua vittoria.
    Salmo 26
    Il Signore è mia luce: ogni giorno voglio stare con Lui.
    Salmo 88
    Beato chi hai scelto e chiamato vicino.
    Salmo 145
    Beato il popolo che cammina alla luce del tuo volto.

    RispondiElimina
  4. Il VOLTO di Gesù è altro,
    come ogni volto che vediamo non è tutta la persona: c'è altro!
    La GLORIA che si manifesta
    è quella che gli occhi dei discepoli posso sostenere: c'è altro!
    La VOCE del Padre
    dice quello che il rifiuto, sofferenza e la morte nasconderanno: l'amore!
    Se c'è bellezza su quel volto è quella dell'amore che che si prende cura della paura e del dolore altrui, che lo condivide.
    La VOCE dice quello che il VOLTO manifesta:
    nella notte della paura e dello smarrimento,
    nella nube che Maestro e discepoli devono attraversare,
    c'è altro, essi sono altro e per questo possono continuare a fidarsi
    gli uni dell'altro!
    Se è vero che la notte potrà anche oscurare il sole
    e impedire ai nostri occhi di vederlo,
    non potrà però mai spegnerlo.

    RispondiElimina

Vicina è la PAROLA 19 maggio 2024 Pentecoste dello Spirito La Verità della nostra esistenza umana: l’Amore. Lo Spirito testimonia e fa testimoni nel mondo.

Vicina è la PAROLA 19 maggio 2024  Pentecoste dello Spirito Atti 2,1-11 / Salmo 103 Galati 5,16-25 Giovanni 15,26-27;16,12-15 La Verità del...