“LE PAROLE…LA PAROLA”
20 MARZO 2022 - III QUARESIMA / C Esodo 3,1…15
Salmo 102
1Corinzi 10,1…12
Luca 13,1-9
CONVERSIONE alla REALTA’
[Dal Messaggio dei Vescovi italiani per la Quaresima 2022]
Quaranta giorni non sono tanto l’occasione per rilevare i problemi quanto piuttosto per vivere il mistero pasquale di Gesù, morto e risorto. Sono giorni in cui possiamo convertirci ad un modo di stare nel mondo da persone già risorte con Cristo (cf Colossesi 3,1).
Una conversione, urgente e importante in questa fase della storia, in particolare per le Chiese che si trovano in Italia: conversione all’ascolto, alla realtà e alla spiritualità. Conversione alla realtà
Il Dio cristiano è il Dio della storia: Di certo la presenza del Figlio di Dio tra noi è stata la prova definitiva di quanto la storia degli umani sia importante per il Padre.
Non cediamo alla tentazione di un passato idealizzato o di un’attesa del futuro dal davanzale della finestra.
La fede non è una bacchetta magica.
Quando le soluzioni ai problemi richiedono percorsi lunghi, serve pazienza, la pazienza cristiana, che rifugge da scorciatoie semplicistiche e consente di restare saldi nell’impegno per il bene di tutti e non per un vantaggio egoistico o di parte.
Come comunità cristiana, oltre che come singoli credenti, dobbiamo riappropriarci del tempo presente con pazienza e restando aderenti alla realtà. Sentiamo quindi urgente il compito ecclesiale di educare alla verità, contribuendo a colmare il divario tra realtà e falsa percezione della realtà.
Conversione alla spiritualità
I discepoli di Gesù hanno continuato a vivere la loro vita in quel contesto storico, con tutte le sue contraddizioni e i suoi limiti: ma la sua compagnia ha modificato il modo di essere nel mondo. Il Maestro di Nazareth ha insegnato loro a essere protagonisti di quel tempo attraverso la fede nel Padre misericordioso, la carità verso gli ultimi e la speranza in un rinnovamento interiore delle persone.
Dopo la sua morte, dall’assenza fisica di Gesù è fiorita la vita eterna del Risorto e la presenza dello Spirito nella Chiesa (cfr. Giovanni 14,16-18; Atti 2,1-13). Lo Spirito domanda al credente di considerare ancora oggi la realtà in chiave pasquale, e non come la vede il mondo: per il discepolo una sconfitta può essere una vittoria, una perdita una conquista.
Cominciare a vivere la Pasqua significa considerare la storia nell’ottica dell’amore… portare la croce propria e altrui. Lo Spirito infatti non aliena dalla storia: mentre radica nel presente, spinge a cambiarlo in meglio. Per restare fedeli alla realtà e diventare al contempo costruttori di un futuro migliore, si richiede una interiorizzazione profonda dello stile di Gesù, del suo sguardo spirituale, della sua capacità di vedere ovunque occasioni per mostrare quanto è grande l’amore del Padre.
Forse non siamo abbastanza liberi di cuore da riconoscere queste opportunità di amore, perché frenati dalla paura o condizionati da aspettative irrealistiche. Mentre lo Spirito, invece, continua a lavorare come sempre.
Una Chiesa sinodale è una comunità in ascolto
Luca 13,1-9 / La storia
L’evangelista riporta “la lettura sapienziale” di due fatti di vita quotidiana e una parabola sulla cura per un fico: “cambiare la nostra mentalità” riguardo all’esistenza umana e ai suoi imprevisti, talvolta anche tragici; riguarda il nostro modo “pensare la presenza di Dio nella storia” e nella nostra vita.
Altrimenti non abbiamo scampo per la nostra esistenza se non quella di intravvederne la fine: “guardare attraverso per vedere oltre” i fatti, la realtà… questa è la conversione! Le tragedie non colpiscono alcuni perché peccatori o colpevoli più di altri: ognuno ha certo le sue responsabilità personali e collettive, civili e penali.
Gesù invita i suoi discepoli a “leggere attraverso” gli avvenienti, a sentirsene coinvolti, pro vocati. Nemmeno Dio ne è estraneo, Egli in Gesù crocifisso e risorto, si sente coinvolto in prima persona e in un modo diverso da come noi pretenderemmo… senza giudicare! Non è indifferente, anche se sembra assente, interviene sempre in un modo sicuro e inedito come è stato nella storia di Israele (vedi Esodo) e per ogni pretesa religiosa: è solo amore paziente.
Con la parabola del fico improduttivo vuole mettere in risalto la capacità di attesa di un padre che attende e soffre con noi, per noi figli suoi [pazienza], attraverso il Figlio suo travolto dalla “tragedia umana” del rifiuto e della sua stessa condanna a morte.
Dio è certamente paziente, ma noi non ne possiamo programmare o fissare scadenze, ma coinvolgerci nella sua fatica di fecondare la storia con il suo amore infinito, che raddoppia la responsabilità pur di vincere la sterilità.
Ciò permette di “generare vita” dove noi invece notiamo solo contraddizioni sterili.
Contestualizzazione liturgica
Con la terza domenica entriamo nella parte “catechetica” del cammino quaresimale e che costituisce anche l’originalità di ogni ciclo liturgico: ci invita alla conversione per vivere la Pasqua del Signore. Dall’inizio della sua prima predicazione, il Nazareno aveva proclamato alle folle l’imperativo a “cambiare mentalità” [metànoia] per accogliere con fiducia l’annuncio gioioso della definitiva presenza di Dio in noi e in mezzo a noi [il regno di Dio] (cf Marco 1,15; Matteo 3,2).
Mentre la preghiera iniziale ricapitola il senso fondamentale della conversione: «Padre santo e misericordioso… infrangi la durezza della mente e del cuore... perché portiamo frutti di vera e continua conversione», nell’acclamazione all'Evangelo lo stesso motivo si trasforma in un imperativo profetico: «Convertitevi, dice il Signore: il regno di Dio è vicino!».
La storia di Israele è per tutti noi il “paradigma” dell’agire di Dio nella vicenda umana: con la rivelazione della sua “identità personale” [Nome] inizia una storia che è un cammino di liberazione. La sua libertà anzitutto, indisponibile a qualsiasi potere umano, è la sua stessa misericordia, offerta a chi è ormai ridotto alla massima debolezza o marginalità. Al movimento primo e originante del suo osservare la miseria e ascoltare il grido e scendere corrisponde già il salire/uscire dall’Egitto (Esodo 3,1..15 / I lettura).
Questo “ascolto reciproco” è vissuto dalla comunità celebrante nella preghiera del Salmo responsoriale come lode benedicente al Signore, nella memoria sempre viva del suo “amore gratuito e misericordioso che perdona, cura, guarisce" (cf Salmo 102).
Ma come per Israele, anche per la comunità cristiana è sempre presente il rischio di mancare a questa risposta, a questo appuntamento del Dio liberatore, solo che in Cristo la libertà è nella sua fedeltà che non può venir meno senza violare la nostra (1Corinti 10,1-6.10-12 / II lettura).
Quel roveto dal fuoco inestinguibile che attirò Mosè ad avvicinarsi ed a conoscere di chi era quella voce che udiva provenirvi, invece non era un fatto abituale che poteva anche trascurare?! Invece lo ha preso sul serio, si è coinvolto, seguendo quel Dio liberatore che “è-per-noi” [Javhè].
La quotidianità (I lettura), la scrittura (II lettura), la storia (evangelo) sono i tre “luoghi” attraverso cui Dio parla all’essere umano; ascolto, memoria, discernimento sono gli atteggiamenti fondamentali per accoglierlo.
In preghiera con la Liturgia
O Padre, paziente e misericordioso,
che fin dai tempi di Israele
mai abbandoni i tuoi figli
e ascolti il grido degli oppressi,
infrangi la durezza della nostra mente
e del nostro cuore a fidarci di te
affinché possiamo riconoscere nelle vicende della storia
la presenza di Cristo, crocifisso-risorto,
e portare in Lui frutti di vita eterna.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito santo,
oggi e per l’eternità. Amen.
20 MARZO 2022 - III QUARESIMA / C Esodo 3,1…15
Salmo 102
1Corinzi 10,1…12
Luca 13,1-9
CONVERSIONE alla REALTA’
[Dal Messaggio dei Vescovi italiani per la Quaresima 2022]
Quaranta giorni non sono tanto l’occasione per rilevare i problemi quanto piuttosto per vivere il mistero pasquale di Gesù, morto e risorto. Sono giorni in cui possiamo convertirci ad un modo di stare nel mondo da persone già risorte con Cristo (cf Colossesi 3,1).
Una conversione, urgente e importante in questa fase della storia, in particolare per le Chiese che si trovano in Italia: conversione all’ascolto, alla realtà e alla spiritualità. Conversione alla realtà
Il Dio cristiano è il Dio della storia: Di certo la presenza del Figlio di Dio tra noi è stata la prova definitiva di quanto la storia degli umani sia importante per il Padre.
Non cediamo alla tentazione di un passato idealizzato o di un’attesa del futuro dal davanzale della finestra.
La fede non è una bacchetta magica.
Quando le soluzioni ai problemi richiedono percorsi lunghi, serve pazienza, la pazienza cristiana, che rifugge da scorciatoie semplicistiche e consente di restare saldi nell’impegno per il bene di tutti e non per un vantaggio egoistico o di parte.
Come comunità cristiana, oltre che come singoli credenti, dobbiamo riappropriarci del tempo presente con pazienza e restando aderenti alla realtà. Sentiamo quindi urgente il compito ecclesiale di educare alla verità, contribuendo a colmare il divario tra realtà e falsa percezione della realtà.
Conversione alla spiritualità
I discepoli di Gesù hanno continuato a vivere la loro vita in quel contesto storico, con tutte le sue contraddizioni e i suoi limiti: ma la sua compagnia ha modificato il modo di essere nel mondo. Il Maestro di Nazareth ha insegnato loro a essere protagonisti di quel tempo attraverso la fede nel Padre misericordioso, la carità verso gli ultimi e la speranza in un rinnovamento interiore delle persone.
Dopo la sua morte, dall’assenza fisica di Gesù è fiorita la vita eterna del Risorto e la presenza dello Spirito nella Chiesa (cfr. Giovanni 14,16-18; Atti 2,1-13). Lo Spirito domanda al credente di considerare ancora oggi la realtà in chiave pasquale, e non come la vede il mondo: per il discepolo una sconfitta può essere una vittoria, una perdita una conquista.
Cominciare a vivere la Pasqua significa considerare la storia nell’ottica dell’amore… portare la croce propria e altrui. Lo Spirito infatti non aliena dalla storia: mentre radica nel presente, spinge a cambiarlo in meglio. Per restare fedeli alla realtà e diventare al contempo costruttori di un futuro migliore, si richiede una interiorizzazione profonda dello stile di Gesù, del suo sguardo spirituale, della sua capacità di vedere ovunque occasioni per mostrare quanto è grande l’amore del Padre.
Forse non siamo abbastanza liberi di cuore da riconoscere queste opportunità di amore, perché frenati dalla paura o condizionati da aspettative irrealistiche. Mentre lo Spirito, invece, continua a lavorare come sempre.
Una Chiesa sinodale è una comunità in ascolto
Luca 13,1-9 / La storia
L’evangelista riporta “la lettura sapienziale” di due fatti di vita quotidiana e una parabola sulla cura per un fico: “cambiare la nostra mentalità” riguardo all’esistenza umana e ai suoi imprevisti, talvolta anche tragici; riguarda il nostro modo “pensare la presenza di Dio nella storia” e nella nostra vita.
Altrimenti non abbiamo scampo per la nostra esistenza se non quella di intravvederne la fine: “guardare attraverso per vedere oltre” i fatti, la realtà… questa è la conversione! Le tragedie non colpiscono alcuni perché peccatori o colpevoli più di altri: ognuno ha certo le sue responsabilità personali e collettive, civili e penali.
Gesù invita i suoi discepoli a “leggere attraverso” gli avvenienti, a sentirsene coinvolti, pro vocati. Nemmeno Dio ne è estraneo, Egli in Gesù crocifisso e risorto, si sente coinvolto in prima persona e in un modo diverso da come noi pretenderemmo… senza giudicare! Non è indifferente, anche se sembra assente, interviene sempre in un modo sicuro e inedito come è stato nella storia di Israele (vedi Esodo) e per ogni pretesa religiosa: è solo amore paziente.
Con la parabola del fico improduttivo vuole mettere in risalto la capacità di attesa di un padre che attende e soffre con noi, per noi figli suoi [pazienza], attraverso il Figlio suo travolto dalla “tragedia umana” del rifiuto e della sua stessa condanna a morte.
Dio è certamente paziente, ma noi non ne possiamo programmare o fissare scadenze, ma coinvolgerci nella sua fatica di fecondare la storia con il suo amore infinito, che raddoppia la responsabilità pur di vincere la sterilità.
Ciò permette di “generare vita” dove noi invece notiamo solo contraddizioni sterili.
Contestualizzazione liturgica
Con la terza domenica entriamo nella parte “catechetica” del cammino quaresimale e che costituisce anche l’originalità di ogni ciclo liturgico: ci invita alla conversione per vivere la Pasqua del Signore. Dall’inizio della sua prima predicazione, il Nazareno aveva proclamato alle folle l’imperativo a “cambiare mentalità” [metànoia] per accogliere con fiducia l’annuncio gioioso della definitiva presenza di Dio in noi e in mezzo a noi [il regno di Dio] (cf Marco 1,15; Matteo 3,2).
Mentre la preghiera iniziale ricapitola il senso fondamentale della conversione: «Padre santo e misericordioso… infrangi la durezza della mente e del cuore... perché portiamo frutti di vera e continua conversione», nell’acclamazione all'Evangelo lo stesso motivo si trasforma in un imperativo profetico: «Convertitevi, dice il Signore: il regno di Dio è vicino!».
La storia di Israele è per tutti noi il “paradigma” dell’agire di Dio nella vicenda umana: con la rivelazione della sua “identità personale” [Nome] inizia una storia che è un cammino di liberazione. La sua libertà anzitutto, indisponibile a qualsiasi potere umano, è la sua stessa misericordia, offerta a chi è ormai ridotto alla massima debolezza o marginalità. Al movimento primo e originante del suo osservare la miseria e ascoltare il grido e scendere corrisponde già il salire/uscire dall’Egitto (Esodo 3,1..15 / I lettura).
Questo “ascolto reciproco” è vissuto dalla comunità celebrante nella preghiera del Salmo responsoriale come lode benedicente al Signore, nella memoria sempre viva del suo “amore gratuito e misericordioso che perdona, cura, guarisce" (cf Salmo 102).
Ma come per Israele, anche per la comunità cristiana è sempre presente il rischio di mancare a questa risposta, a questo appuntamento del Dio liberatore, solo che in Cristo la libertà è nella sua fedeltà che non può venir meno senza violare la nostra (1Corinti 10,1-6.10-12 / II lettura).
Quel roveto dal fuoco inestinguibile che attirò Mosè ad avvicinarsi ed a conoscere di chi era quella voce che udiva provenirvi, invece non era un fatto abituale che poteva anche trascurare?! Invece lo ha preso sul serio, si è coinvolto, seguendo quel Dio liberatore che “è-per-noi” [Javhè].
La quotidianità (I lettura), la scrittura (II lettura), la storia (evangelo) sono i tre “luoghi” attraverso cui Dio parla all’essere umano; ascolto, memoria, discernimento sono gli atteggiamenti fondamentali per accoglierlo.
In preghiera con la Liturgia
O Padre, paziente e misericordioso,
che fin dai tempi di Israele
mai abbandoni i tuoi figli
e ascolti il grido degli oppressi,
infrangi la durezza della nostra mente
e del nostro cuore a fidarci di te
affinché possiamo riconoscere nelle vicende della storia
la presenza di Cristo, crocifisso-risorto,
e portare in Lui frutti di vita eterna.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito santo,
oggi e per l’eternità. Amen.
Amore paziente! Che cosa grande! ��una grande forza!��
RispondiEliminaGrazie, ho letto ieri sera a conclusione di una giornata molto difficile.
RispondiEliminaPer combattere e spezzare la tristezza improvvisa e canaglia ho ricercato il prezioso silenzio. Ho portato con me solo la Parola, il resto* me lo ha donato Lui.
In disparte il Signore ci chiama, ci istruisce e ci corregge.
Nel tuo scritto ho ritrovato i punti della riflessione fatta in solitudine e che con fatica stavo maturando.
Grazie.
[*Ci ha messo più del "resto"...sicuramente il Tutto!
Grazie a Dio... Padre!
I RIFLESSI DELLA PAROLA DURANTE LA SETTIMANA
RispondiEliminaEbrei 10,19-34
“Ricordate quei primi giorni: fidatevi del Signore,
non indietreggiate”.
La memoria dell’originaria esperienza di Dio in Gesù Cristo
e dell’amore che ne scaturiva, impone una quotidiana conversione: franchezza, perseveranza, solidarietà con gli altri.
Numeri 14,1-12.17-24
Luca 13,2-3
“Se non vi convertite…”.
Il pericolo costante è di indietreggiare di fronte al cammino divino percorso da Gesù,
quello dell’amore, è la paura della libertà.
Convertirsi è riprendere quotidianamente questo rischioso cammino dell’amore.
Luca 5,1-11
“Allontanati da me, Signore!
Non temere!”.
Dio si manifesta in Gesù, atterrito e consapevole di essere peccatore, non per schiacciarlo, bensì per chiamarlo alla libertà.
Atti 2,22-24.37-40
“Convertitevi dai vostri peccati al Signore
che vi promette il dono del suo Spirito”.
La manifestazione dello Spirito a Pentecoste,
e la successiva predicazione di Pietro,
hanno come esito l’invito alla conversione. Gesù di Nazareth crocifisso-risorto, ce ne indica la via.
Geremia 3,11-22
Marco 1,14-15
“Ritornate e vi risanerò, figli traviati”.
Gesù, presenza umana di Dio, con il suo vangelo -annuncio
di misericordia- rivelandosi
chiama ad un cammino di conversione: accettare il volto misericordioso di Dio, il suo amore inspiegabile è credere
al suo vangelo.
2Corinzi 5,14- 6,10
“Lasciatevi riconciliare con Dio”.
Mosè, come gli apostoli, è servo del messaggio divino di liberazione, della volontà prima e assolutamente gratuita di Dio di riconciliarci con se stesso e con la realtà storica:
è Lui che si “converte” verso l’essere umano!
PREGARE LA PAROLA
Salmo 49
Viene il nostro Dio e non sta in silenzio, un fuoco divorante. Ascolta, popolo mio.
Salmo 79 Rialzaci, Signore, e saremo salvi.
Salmo 80
Hai gridato a me nell’angoscia e ti ho salvato. Ascolta, popolo mio.