venerdì 11 febbraio 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 13 FEBBRAIO 2022 - VI DOMENICA T.O./C BEATI… NOI?! La Parola fatta carne continua il suo cammino in mezzo a noi.

LE PAROLE…LA PAROLA
13 FEBBRAIO 2022 - VI DOMENICA T.O./C 
Geremia 17,5-8 / Salmo
Luca 6,17.20-26 
1Corìnzi 15,12.16-20 
BEATI… NOI?! 
La Parola fatta carne continua il suo cammino in mezzo a noi. 
Chi nessuno poteva incontrare, a cui nessuno si poteva accostare invece a lui il Nazareno  “tende la mano”. Mentre le folle sono sempre attorno a lui per ascoltare la Parola “Egli si ritirava in  luoghi solitari a pregare” (Luca 5,12-16). 
Addirittura si smuovono i farisei e i maestri della Legge mosaica da ogni villaggio, da nord a  sud, ma anche gente “disperata” che non esita a scoperchiare il tetto della casa pur di fargli guarire  un paralitico e in realtà scoprono che finalmente, “oggi”, c’è qualcuno capace non solo di guarire  fisicamente ma di far rinascere interiormente (5,17-26). 
Uno di questi, Levi, da esattore delle tasse infame giudeo, diventa suo discepolo: “Seguimi”  (5,27-32). 
Egli è “lo sposo” per le “nozze” di Dio con l’umanità, il “vino nuovo” che richiedi “otri nuovi”  (5,33-39); 
Il tempo “nuovo” è stato inaugurato, “il sabato” in cui ogni “vita è salvata”, tranne la sua che  fin dall’inizio è minacciata (6,1-11). 
Ma non curante del pericolo, immerso in Dio, coinvolge altri, dodici, per mandarli e tra loro  anche chi lo tradirà e insieme si immergono in una gran folla desiderosa di ascoltarlo e toccarlo per essere liberata dal male (6,12-19). 
Una parola di “beatitudine”. 
Con loro condivide e a loro annuncia la beatitudine della sua esistenza di Figlio pienamente abbandonato alla volontà del Padre, quindi veramente povero. 
La sua beatitudine è affidarsi alla giustizia e alla verità operate dal Padre, fino in fondo, fino  al disprezzo assoluto per l’amore fragile e povero che solo Lui sa dimostrare verso ogni altro essere  umano. (Luca 6,20-26 / Evangelo di oggi) 
Un amore da povero per i poveri, in tutte le sue espressioni; povertà come  decondizionamento per poter amare di più. In tutto il racconto di Luca la povertà è “una teologia  del regno” non una sociologia del vangelo. Dall’inizio nelle parole di Maria è annunciato che Dio “ha  saziato gli affamati e aperto ai ricchi le mani” (1,53), fino alla comunità di Gerusalemme dove i  discepoli e i credenti “tenevano ogni cosa in comune” (Atti 2,44; 4,32). 
Contestualizzazione liturgica 
Una beatitudine inedita anche se spesso profetizzata, il capovolto di un essere arido e  insensibile, vivo e fecondo perché radicato nell’amore e libero da ogni condizionamento del  possesso. (Geremia 17,1-8 / I lettura)
Elogiata e promessa per chi è sempre in cammino, alla ricerca per vie ignote eppure sicure,  in un continuo dialogo con l’esistenza e la sua origine. (Salmo 1
Ma è la risurrezione di Gesù, mentre conferma che il suo affidarsi non è stato vano, rafforza  la vita stessa di tutti coloro che credono, in una beatitudine già operante nell’oggi, primizia del  nostro essere vivi in Lui (1Corinzi 12,12… / II lettura). 
In preghiera con la Liturgia 
O Dio, nostro Padre, 
che prometti il tuo regno ai poveri e agli oppressi 
e resisti ai potenti e ai superbi, 
concedi alla tua Chiesa 
di vivere secondo lo spirito delle beatitudini 
vissute e proclamate da Gesù Cristo,  
tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, 
che vive e regna con te, 
nell'unità di un solo Spirito, 
ora e per sempre. Amen. 
Una Chiesa sinodale è una comunità in ascolto 
Per una Chiesa che vuole riscoprire la sua identità “sinodale”, di  
popolo che “cammina insieme”, l’ascolto è una dimensione  
fondamentale. 
Oltre ad interrogarci noi… può essere significativo coinvolgere  
anche chi guarda alla Chiesa dall’esterno, per provare ad ascoltare  
quel che ha da dirci e da chiedere.  
Confrontarci con la percezione che della comunità ecclesiale e delle sue dinamiche interne ha la  gente, con ciò che le persone si attendono, nei luoghi comuni di vita. 
COMPAGNI DI VIAGGIO 
Nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco. 
- Chi fa parte della comunità ecclesiale e chi sono coloro che in essa “camminano insieme”? - Si è parlato in questi anni di una “Chiesa in uscita”. Verso chi e verso dove? ASCOLTARE  
L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi. - La comunità ecclesiale è un luogo in cui ci si ascolta e si impara ad ascoltare gli altri? PRENDERE LA PAROLA 
Tutti sono invitati a parlare con coraggio e sincerità, integrando libertà, verità e carità. - All’interno della comunità c’è uno stile e uno spazio comunicativo libero e autentico, aperto a tutti?  - E nei confronti della società, su che cosa e come la Chiesa può prendere parola? CELEBRARE 
Camminare insiemenell’ascolto comunitario della Parola e nell’Eucaristia.  - Quale spazio viene dato all’ascolto della Parola: come viene annunciata e incarnata- Come appaiono le celebrazioni liturgiche a chi ad esse si accosta? Quale coinvolgimentoUNA MISSIONE CONDIVISA 
Sinodalità è condividere l’unica missione del Vangelo 
- Quale riteniamo sia la missione specifica della Chiesa nel mondo di oggi?  
- Come la comunità sostiene chi è impegnato nella società: come li aiuta e collabora? - Catechesi e Carità cono vissute come missione comunitaria
DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ 
Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze,  ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli.
Con le altre Confessioni Cristiane 
- Conosciamo le comunità cristiane presenti sul territorio e quali i rapporti con loro? L’Autorità nella comunità ecclesiale 
- C’è una pratica di lavoro in équipe e di corresponsabilità?  
- Come si promuove l’assunzione di responsabilità da parte dei fedeli
Discernere e Decidere 
Nello stile sinodale si decide per discernimento… in obbedienza allo Spirito. - Con quali procedure e con quali metodi si prendono le decisioni?  
- Quale attenzione è data alla trasparenza dei processi decisionali?  
FORMARSI ALLA SINODALITÀ 
Camminare insieme” richiede una spiritualità ed una formazione delle persone, delle famiglie,  dei gruppi. 
- Come ci preoccupiamo di una formazione per essere capaci di “camminare insieme”? (cf https://camminosinodale.chiesacattolica.it/le-tappe-del-cammino-sinodale-delle-chiese-in-italia/)

5 commenti:

  1. Beati i poveri...
    "Con loro condivide e a loro annuncia la beatitudine della sua esistenza di Figlio pienamente abbandonato alla volontà del Padre, quindi veramente povero."
    C'è povertà e povertà...
    Una povertà subita, imposta dalle scelte dei meno deboli a chi è in condizione di fragilità, e una povertà scelta per amore. È questa la condizione libera che fa spazio a Dio.
    Beato chi confida nel Signore!
    La beatitudine sottintesa a tutte le altre.
    Più l'ego è impoverito e semplice più è libero, perché ben disposto e desideroso di fidarsi e affidarsi, di unirsi e conformarsi e di riempirsi totalmente di Dio.
    Credo sia questo il sogno del Signore.
    Non vorrebbe nessuno affamato e sofferente, ma figli misericordiosi, pacifici, pronti a spendere la vita per prendersi cura gli uni degli altri in qualsiasi condizione e circostanza. Attenti a chi è più debole, pronti a condividere per godere tutti della stessa gioia.
    Ciò che nel mondo sembra ancora un'utopia diventa certezza e vita eterna per scelta... Dio rimette tutto nelle mani dell'uomo, figlio libero, che può in ogni momento della vita e fino alla fine scegliere da che parte stare.

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  2. Beati NOI poveri?!
    Qual'è la nostra povertà?
    In questo tempo ci sono mancate tante cose, persone, relazioni, libertà... abbiamo sperimentato una povertà inedita.
    Chissà come l'abbiamo vissuta.
    La nostra povertà in questo momento è la mancanza dei bambini alla Liturgia domenicale, di adulti che li accompagnino nel loro cammino di iniziazione alla vita cristiana.
    La mancanza di chi anima con il canto e la musica la Liturgia...
    Povertà di cui vergognarci o "kairòs", tempo di grazia per scoprire i nostri doni da condividere, le nostre risorse sopite: per risvegliarci dalla pigrizia e da dare un po' per scontato, per dovuto.
    Una povertà di cui sentirci "beati" e non "puniti".
    La Comunità è fatta di "poveri", ricchi solo dell'Amore di Dio.

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  3. I RIFLESSI DELLA PAROLA DURANTE LA SETTIMANA

    1Pietro 4,12-16 “Gettate nel Padre ogni preoccupazione:
    Egli ha cura di voi”.
    5,5b-11 La beatitudine evangelica è gioia di credere, di affidarsi; diversamente che umanità pensiamo di vivere e di proporre. Sicuramente non quella di Gesù!

    Deuteronomio 28,1-9; 29,13-17; 30,1-6
    Luca 12,29-34 “Ecco io pongo davanti a te la benedizione
    e la maledizione”.
    Ogni Patto ha clausole e conseguenze.
    Gesù le compie e le supera alle radici: nella sua stessa
    esistenza di Figlio compie patto e fedeltà.
    La sua risurrezione manifesta la sua beatitudine.

    Giovanni 20,11-18 “Beati…sarete consolati”.
    La risurrezione del Nazareno crocifisso è il
    vero compimento delle promesse evangeliche di
    beatitudine.
    Maria, povera di ogni vero amore umano,
    nell’abbraccio con il Risorto
    è testimone della speranza nuovo
    per ogni essere umano.

    1Tessalonicesi 1,1-6; 2,13-20
    “Imitatori del Signore, accogliendo la Parola con la gioia dello Spirito”.
    La giovane comunità di Tessalonica, nella sua povertà, riceve da Paolo
    il dono della Parola evangelica come reale beatitudine pur in una situazione di difficoltà e sa ricambiare con l’amore il dono ricevuto.

    Filippesi 2,1-5; 4,4-13
    “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”.
    Che le beatitudini possano essere il vero volto del vivere cristiano dipende dal rapporto con il Signore nel suo farsi uno con noi, svuotandosi di sé ha trovato la sua piena realizzazione umana.

    PREGARE LA PAROLA

    Salmo 22 Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita.
    Salmo 29 Hai mutato la mia veste di lutto in abito di festa.
    Salmo 33 Qualcuno desidera la vita? Ascoltino gli umili e si rallegrino.
    Salmo 64 Beato chi hai scelto e chiamato vicino.
    Salmo 145 Beato chi spera nel Signore.

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  4. La mitezza, virtù difficile ma che ci avvicina a Dio e noi tutti saremo migliori, più sereni e protratti verso il prossimo. Per questo chiediamo l'aiuto di Dio e dello Spirito Santo perché da soli non ce la facciamo. Grazie e buona settimana.
    Vanda

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  5. "Dio e io, adesso, siamo rimasti del tutto soli. Non c'è più nessuno che mi può aiutare. Ho delle responsabilità, ma non me le sono ancora caricate del tutto sulle spalle. Gioco ancora molto e sono indisciplinata. - Non mi sento assolutamente mai impoverita, ma ricca e quieta: Dio e io, adesso, siamo rimasti del tutto soli. -
    (Etty Hillesum, 4 ottobre 1942)

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