“LE PAROLE… LA PAROLA”
3 ottobre 2021 – XXVII Domenica T.O.
Genesi 2,18-24 / Salmo 18 / Ebrei 2,9-11 / Marco 10,2-16 Una sola carne poiché un solo Amore
Con un brano evangelico del genere
sarebbe facile aprire un dibattito sul
divorzio e le conseguenze sulle famiglie e
le nostre società; oppure cercare di farsi
spazio nel tortuoso percorso ecclesiale di
“pastorale degli irregolari o dei feriti”,
[sempre alla ricerca di una dicitura
“socialmente corretta”].
Lasciamo questo tracciato, non perché non sia urgente fare chiarezza e soprattutto necessario agire evangelicamente, piuttosto per aprire testa e cuore alla Parola che vuole provocare in noi una vera conversione, un cambiamento nel modo di pensare e di agire.
Contestualizzazione liturgica
“L’irruzione del Regno che rende vicina la Presenza dell’Amore, in mezzo a noi e nei rapporti più significati e intimi dell’esistenza, assume e fermenta dall’interno ogni dimensione umana riconducendola alla sua originalità radicale e integrità”.
(Marco 10,2-16, e Genesi 2,18-24 – Evangelo e I lettura). Non si tratta di una semplice restaurazione, ma di una pienezza che viene donata a colmare le lacune che la natura umana inesorabilmente ci fa sperimentare.
Non denuncia le nostre incapacità e inadempienze, ma i nostri escamotages legalistici -come l’uso improprio della Torah e si dona come novità assoluta e possibilità insperata di vita che non finisce, eterna.
“È così che la vicinanza di Dio, del suo amore vittorioso, interpella l’essere umano nella sua solitudine e nei rapporti che proprio ad essa vorrebbero corrispondere adeguatamente, e lo chiama, così come in essi si viene a trovare nello slancio o nel fallimento di un’unità cercata di uomo e donna, insieme l’uno difronte all’altra alla sequela dell’evangelo che porta amore gratuito, fedele ed eterno.
Poiché la solitudine è ripiombata, presagio di morte, ad intaccare quella relazione che invece avrebbe dovuto sconfiggerla, non più come assenza ma come rifiuto dell’altro/a, come egoistico possesso, solo l’annuncio buono e totalmente gratuito, solo il dono di un amore incondizionatamente fedele può salvarla: Gesù in relazione al Padre”.
Per questo il Figlio “non si vergogna di chiamarci fratelli…” (Ebrei 2,9-11 – II lettura), come invece facciamo noi quando un membro della nostra famiglia è un poco di buono o ha combinato grossi guai. Proprio nella coppia e nella famiglia, dove naturalmente sperimentiamo la sponsalità, la maternità e la paternità, la fraternità… siamo più fragili e feriti, necessitiamo del perdono che sgorga dal cuore del Padre, amore che guarisce, risana, ricrea…
È una parola creatrice di unità a cui tutti aneliamo e dai cui ci allontaniamo, spesso sbagliando obbiettivo.
Una sola carne poiché un solo Amore
Nella carne umana del Figlio, che sua ha fatto la nostra, offerta come Sposo per un’umanità sposa e infedele (vedi Osea, Ezechiele) a cui dona se stesso per renderla come non mai nuova e capace sia di fedeltà ad un comando sia di esprimere il suo stesso unico Amore, addirittura come sacramento nuziale. (cf Efesini 5,32; cf Galati 2,20-21a).
Dal fianco squarciato del Crocifisso “assopito”, “nuovo Adamo”, è generata la Chiesa sua sposa (Agostino), promessa e
profezia della nostra possibilità di amare “come Lui ha amato noi”.
Senza presunzione e paura di smentita, aldilà dell’umana precarietà, l’unione uomo e donna diventa evangelo irreversibile, annuncio vivente della perenne e inesauribile fecondità dell’amore, pur nella “lotta quotidiana per l’unione piena” (LG 11/314; cf Galati 3,27-28).
In preghiera
Padre, tu hai creato l'uomo e la donna
affinché i due siano una carne sola
in un solo amore
che dona a tutti noi
la capacità di essere fedeli
e di superare ogni fallimento e divisione
nel tuo Figlio crocifisso e risorto,
nostro fratello e Signore,
che vivere e regna con te
e in mezzo a noi
nel tempo e nell’eternità.
Amen.
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