“LE PAROLE… LA PAROLA”
10 ottobre 2021 – XXVIII Domenica T.O./B
Sapienza 7,7-11 / Salmo 89 / Ebrei 4,12-13 / Marco 10,17-30 Una povertà che libera
Uno sguardo che ama,
che interpella
“Lo sguardo di Gesù, che molte volte ha cercato tra la folla l’esattore delle tasse per chiamarlo a annunziare la guarigione (5,32), i farisei per denunciarne l’ipocrisia e la durezza di cuore (3,5), i discepoli stessi per proclamarli a sé consanguinei secondo la vita nello Spirito (3,34), la folla per averne compassione (6,34), questo sguardo scrutatore e creativo cerca il giovane assetato di vita per amarlo” (Marco 10,17-30 – Evangelo di oggi).
Amare per Gesù vuol dire dare la vita, vuol dire partecipare e condividere con altri l’amore del Padre, introdurre -nel suo regno- nella propria esistenza di Figlio obbediente, per primo amato.
Vuol dire chiamare ad un’esistenza piena, totale.
Troppo invasivo?
Un coinvolgimento che l’essere umano non sopporta, che “le molte ricchezze” di quel giovane impediscono poiché, entrare nel regno, è abbandonarsi all’amore di Del Padre e richiede di svuotarsi del possesso della propria esistenza -come bambini- per avere una pienezza di vita “eterna”.
L’appello è ad una povertà radicale, ad aprire le mani ai poveri, camminando dietro il Figlio Servo, il Figlio dell’uomo che deve soffrire, non solo persecuzione esteriore ma ancor -molto più pressante- dal di dentro.
Non solo inaccessibile per il ricco, per l’essere umano in quanto tale entrare nel regno, esigente perché costituito da un amore radicale e totale, viscerale [misericordioso].
“Nuova tristezza dunque è venuta ad aggiungere costui alla nostra esistenza già triste… un sogno irrealizzabile? Amarezza per un’esclusione: Non fa per me!?
Di nuovo Gesù guarda i discepoli sbigottiti, come ogni persona tremante di fronte al dono di Dio, uno sguardo preannunzio di parola creatrice, di evangelo senza pentimenti che è liberazione completa dalle nostre incapacità umane: tutto è possibile presso Dio.
Questa potenza di Dio è così “per noi”, è assoluta libertà che si comunica e forma l’ambiente vitale per il nostro cammino di fiducia in Lui”.
Maria è colei che in modo unico ha fatto questa esperienza nel suo stesso corpo, dalle sue mani al suo utero accogliente, “vergine”. Prima di lei Abramo e il popolo in tutte le tappe della sua storia, liberato e nuovamente spogliato da ogni pretesa e possesso di ricchezza, fosse anche la sua terra.
Contestualizzazione liturgica
Nel nostro corpo si dona il corpo consegnato del Figlio, povero e nudo, e noi così lo riceviamo come parola, germe di pienezza eterna, di vita inarginabile.
Nella nostra nudità, nelle nostre mani aperte per riceverlo e accoglierlo che più non possono chiudersi alla povertà altrui (Ebrei 4,12-13).
“Un nulla radicale raggiunto per pura grazia… su cui il presente si popola di infinite promesse, di realtà già tangibili, umanissime, rapporti nuovi, sigillati dalla fedeltà dell’amore di Dio, dal segno di una vita che non muore più” (Sapienza 7,7-11 – I lettura di oggi).
In preghiera
Dio, nostro Padre,
ti ci conosci nell'intimo di noi stessi, sentimenti e pensieri del cuore, liberaci dal possesso di beni
e facci capaci di amare te sopra ogni cosa seguendo da poveri il tuo figlio Gesù, nostro fratello e Signore,
che vivere e regna con te
e in mezzo a noi
nel tempo e nell'eternità.
Amen.
Gesù, nel suo camminare per strada verso Gerusalemme, è "il povero" che si affida totalmente all'amore del Padre [l'unico "buono"] dal quale "avrà in eredità la Vita"
RispondiElimina"La Parola di Dio è viva ed efficace".
RispondiEliminaE' la forza di questa Parola a renderci liberi se noi si affidiamo da poveri, rinunciando alla sicurezza che ci da il possedere cose e persone.
Alcuni riferimenti utili:
RispondiEliminaFilippesi 3,7-13: Tutto reputo una perdita, a confronto della conoscenza di Cristo.
Galati 1,11-24: Mi scelse e mi chiamò...
Luca 14,25-27: Lascia... va', annunzia!
Ebrei 11,32 - 12,2: Corriamo tenendo fisso lo sguardo su Gesù...