venerdì 15 ottobre 2021

“LE PAROLE… LA PAROLA” 17 ottobre 2021 – XXIX Domenica T.O. Marco 10,35-45

LE PAROLE… LA PAROLA” 
17 ottobre 2021 – XXIX Domenica T.O./B 
Isaia 53,2.3.10-11 / Salmo 32 / Ebrei 4,14-16 / Marco 10,35-45

Una Vita inarrestabile 
Molti dei primi saranno ultimi, e gli ultimi primi 
Abbiamo notato i discepoli stupiti delle parole che Gesù ha  rivolto all’uomo “ricco” demolendo l’assioma giudaico  “ricchezza=benedizione di Dio”, e quindi ancor più sconcertati che tentano di mettersi al sicuro “parandosi” dietro la loro scelta  di aver “lasciato tutto” per seguirlo (cf Marco 10,24.26.28;  1,18.20). 
Ora sono ancora più stupiti perché il Maestro, che stanno  seguendo nel suo cammino verso Gerusalemme, non indietreggia  davanti al suo tragico destino di sofferenza e morte vergognose  così crudamente descritte; proprio questo li terrorizza (cf 10,32- 34). 
Ma il colmo è la loro totale incoscienza e “cecità” (cf vv. 46- 52) nel chiedergli un posto di prestigio in un momento del  genere, ponendosi completamente fuori dalla realtà e dalla  volontà di Dio che invece Gesù vuole assumere come sua (v. 40). 
Tuttavia il Nazareno non si perde d’animo e con pazienza li  riconduce all’interno di una visione capovolta del “potere divino”  e quindi anche di rappresentarlo ed amministrarlo.

Essere primi… nel servire!
E servire non è né un atto né un atteggiamento servile,  nell’evangelo di Gesù corrisponde a “dare la vita in riscatto per  molti” come farà Lui stesso (v. 45). 

Contestualizzazione liturgica 
“Inesorabile – e volutamente sottolineata dall’evangelista  Marco – l’incomprensione dei discepoli accompagna Gesù fino  alle tappe ultime del suo cammino verso Gerusalemme: Egli  cresce sulla nostra terra, davvero come “radice in terra arida” (cf  Isaia 53 – I lettura di oggi) e così morirà sulla croce,  completamente abbandonato dai suoi. 
Tuttavia Egli ha saputo succhiare dalla nostra umanità  sgretolata dall’egoismo quel filo di vita che, ignorata, per pura  grazia essa conservava. 
Radice senza apparenza di vitalità, nel buio di un terreno  incapace di accoglierla, proteggerla, custodirla, terreno infido (cf  la parabola di Marco 4) Egli ha saputo evocare dalla nostra  umanità una creazione nuova, un albero frondoso e carico di vita:  il regno di Dio in mezzo a noi. 
E’ questo l’inizio e l’effetto di quella annunciata risurrezione che rivelerà ciò che è rimasto nascosto per 33 anni a Nazareth e  anonimamente per millenni, ma che già si preparava in un  tracciato di macerazione, ma sempre e fedelmente sentiero di  speranza”. Per questo dimostra ostinata fiducia che i suoi  capiscano, oltre ogni loro incomprensione e strumentalizzazione 
e che l’amore del Padre non verrà meno. 
Nella nostra dinamica eucaristica, Parola “seminata nel  terreno del nostro cuore” e Pane assimilato come cibo, tale  carsico percorso di vita -non nostra- si innesta nella nostra  umanità e mentre continua a succhiare dalla nostra terra di  morte umori vitali sconosciuti, “giustifica le nostre ingiustizie,  addossandosi le nostre iniquità, assumendo tutto in sé” comunicandosi a noi come Vita incorruttibile. (Ebrei 4,14-16 – II  lettura)
Così riscatta quell’alito vitale originario facendone in se  stesso emergere la grazia nascosta e inespressa in un mattino  senza domani. 
In preghiera 
Padre, Dio della pace e del perdono, 
che hai inviato il tuo Figlio nel mondo 
per dare la sua vita in riscatto per tutti, 
concedi alla tua Chiesa di servire l'umanità intera 
a immagine di Cristo, servo e Signore nostro 
che vivere e regna con te 
e in mezzo a noi 
nel tempo e nell’eternità. Amen.

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