“LE PAROLE… LA PAROLA”
15 agosto 2021 – MARIA NELLA GLORIA DELLA RISURREZIONE VIGILIA: 1Cronache 15,3… 16,2 / Salmo 131 / 1Corinzi 15,54b-57 / Luca 11,27-28 Apocalisse 11,19a… 12,10 / Salmo 44 / 1Corinzi 15,20-27 / Luca 1,39-45
La carne e il sangue sono di Maria
In questa domenica [XX del T.O.] avremmo dovuto leggere Giovanni 6,53-59: “Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue ha Vita in sé”. [Un mio commento si trova anche in Un Pane che sazia con Amore. “Strumenti pastorali 16”. Ortona 2021. http://www.tommasoapostolo.it/]
Gesù insiste che per avere Vita in noi stessi non possiamo rifiutarci di “mangiare la sua carne e bere il suo sangue”, nutrendoci di Lui che ha preso la nostra carne umana1, infatti sono “realmente cibo e bevanda”.
Questo “realismo” induce la reazione: “come mai può [dirci di] fare questo!”2.
Senza bizzarre estensioni o inclusioni, proprio in questa concomitanza con il 15 agosto dedicato a festeggiare L’ASSUNZIONE DI MARIA, è molto utile ricordare che quel corpo umano fatto di carne e sangue è stato concepito e in gestazione per nove mesi proprio in Maria.
Ora non poteva essere procrastinato a Lei lo stesso destino glorioso del corpo del suo figlio risorto. La sua “dormitio” nel sonno della morte [alla maniera orientale] o la sua incorruttibilità dopo la morte [all’occidentale] sfociano nella piena e personale partecipazione al mistero pasquale di Cristo, “segno profetico” del destino personale e sociale di ogni essere umano e di tutta l’umanità: “un corpo solo in Cristo” (1Corinzi 12,12; Efesini 1,23).
1 Dal v. 54 l’evangelista non usa più il verbo mangiare ma masticare, con cui si indica il modo di pascersi da parte egli animali.
2 Siamo all’infrangersi del tabù del cannibalismo (cf Lv 17,10-14).
Una lettura trasversale della Parola
L’umanità assunta e trasfigurata
* Riedito del 2020
Non possiamo disporci all’ascolto della Parola senza pensare che questa capacità ci è stata “salvaguardata” da sempre, pur in mezzo alle intemperie più devastanti della storia e della nostra esistenza personale, come una “promessa sponsale”.
Uno spiraglio di umanità,
nel quale annidarsi e proseguire la generazione inarrestabile della Vita.
Un lembo di terra,
sufficiente e ospitale a far sì che anche il deserto potesse essere abitabile.
Una tenda, un’arca, un santuario,
un cuore, un corpo e un’anima, un utero…
una di noi, una persona: Maria.
È quanto ci si dischiude nel solo pronunciare questo nome; il mondo, l’umanità in lei sono rappresentate al meglio. Ciascuno di noi può sollevare lo sguardo, finalmente, dalle
proprie incompiutezze e contemplare “un oltre reale”, non un miraggio utopico e illusorio, ma un orizzonte accogliente, un “grembo” di eterno compimento.
Il suo stare con noi, in mezzo a noi della Parola nella nostra carne, ha permesso di abitare in Lui, permanente e inclusivo, ogni frammento umano.
Un lento e progressivo processo di assunzione, di “far proprio”, voluto soltanto dall’Amore e possibile solo per il continuo dono di sé capace di attraversare addirittura la morte, limite ultimo.
Così tutto ciò che è amato è trasformato, rigenerato al di là di ogni possibilità, e trova in Maria il suo compimento ultimo e già
definitivo: tutte le generazioni si uniscono con lei in un unico cantico di lode.
Roberto Geroldi
"Cristo sarà glorificato nel mio corpo,
RispondiEliminasia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo
e il morire è un guadagno".
Paolo ai cristiani di Filippi (1,20-21)